[Lab14] Labiale e lentiggini
Senza date
Senza luoghi
7 anni e mezzo
"Non mi ha neppure salutato prima di partire... perché?... e diceva che mi voleva bene. Però mi manca già."
Alla fine della seconda elementare, il padre di Urbano, maresciallo itinerante, l'aveva caricato in macchina da un giorno all'altro per cambiare caserma e città, dopo tre anni. "Ma papà, non ho salutato la mia amica Fiammetta... "
"Te ne farai delle altre..."
Ma lui aveva pianto: lei era diversa, glielo diceva l'istinto, era speciale. Vicino a lei, si sentiva felice. L'amica sapeva anche giocare a calcio ed era imbattibile nel ruolo di portiere. Inoltre, a scuola era brava a suggerirgli col labiale le cose che non gli venivano subito in mente.
Lei, con le trecce rosse e le lentiggini, nel primo banco dalla finestra. Lui alla cattedra dal maestro. Sei per otto? Con le labbra a cuore, e fuori portata visiva del maestro, gli suggeriva: quarantotto.
25 anni
"A casa mia o a casa tua?"
"A casa mia." Giulia preferiva il proprio letto e lo proponeva quasi sempre a Urbano.
Lui accettava, come aveva sempre fatto con tutte, e questo era l'unico suggerimento che gradiva. Altri non ne aveva ricevuti da lei, né dalle altre donne che l'avevano preceduta. Belle, intelligenti, già laureate e/o entrate nel mondo del lavoro.
Urbano cercava la sua donna con una caratteristica unica ma non sapeva spiegarsi quale fosse. Ma era convinto che l'avrebbe riconosciuta, incontrandola.
32 anni
Fiammetta si trova in un ristorante con un'amica.
Nota un uomo aitante in compagnia di una donna a un tavolo un po' distante dal suo. I due la colpiscono perché mangiano in silenzio e senza sorrisi.
Da un terzo tavolo, si fa notare da tutti un'altra coppia, con lui che parla a lei con voce alterata, intimandole di non fare più qualcosa.
Lei nega di averlo fatto; lui dice che gli è passato l'appetito e che vada a quel paese. Che si aggiusti col conto e col taxi. Si alza facendo cadere la sedia; recupera la giacca e si allontana infuriato.
L'uomo silenzioso parla alla donna con lui che sbuffa e e nega, ma poi fa spallucce. Allora si alza e si avvicina alla donna sola che è rimasta impietrita al suo posto, sotto gli sguardi di tutti. "Sono Urbano e lei è la mia amica Monica. Venga a mangiare con noi: in compagnia e a pancia piena il mondo ti offre il suo lato migliore."
Fiammetta capisce soltanto che la sta invitando al loro tavolo per toglierla dall'imbarazzo.
Quando la donna sola accetta, il sipario del silenzio si rialza e il vocio del locale riprende.
Osserva quei tre al tavolo e intuisce le dinamiche: la grata, l'egoista, il soccorrevole.
Lei sta pensando: per un uomo così sarei disposta a battermi... bella forza... con una così si vince a mani basse.
Al momento in cui incrocia casualmente il suo sguardo, gli dice un "Bravo!" col labiale.
Va in bagno e fa la fila. Quando torna, i tre non ci sono più.
Dispiaciuta, si spinge a chiedere al cameriere se sono habitué del locale: negativo.
In più, lui le ricorda qualcuno...
Quello sguardo perso a cercare la risposta, lei lo ricordava ancora più smarrito e piccolo, mentre cercava di agganciare il suo.
Senza date
Senza luoghi
7 anni e mezzo
"Non mi ha neppure salutato prima di partire... perché?... e diceva che mi voleva bene. Però mi manca già."
Alla fine della seconda elementare, il padre di Urbano, maresciallo itinerante, l'aveva caricato in macchina da un giorno all'altro per cambiare caserma e città, dopo tre anni. "Ma papà, non ho salutato la mia amica Fiammetta... "
"Te ne farai delle altre..."
Ma lui aveva pianto: lei era diversa, glielo diceva l'istinto, era speciale. Vicino a lei, si sentiva felice. L'amica sapeva anche giocare a calcio ed era imbattibile nel ruolo di portiere. Inoltre, a scuola era brava a suggerirgli col labiale le cose che non gli venivano subito in mente.
Lei, con le trecce rosse e le lentiggini, nel primo banco dalla finestra. Lui alla cattedra dal maestro. Sei per otto? Con le labbra a cuore, e fuori portata visiva del maestro, gli suggeriva: quarantotto.
25 anni
"A casa mia o a casa tua?"
"A casa mia." Giulia preferiva il proprio letto e lo proponeva quasi sempre a Urbano.
Lui accettava, come aveva sempre fatto con tutte, e questo era l'unico suggerimento che gradiva. Altri non ne aveva ricevuti da lei, né dalle altre donne che l'avevano preceduta. Belle, intelligenti, già laureate e/o entrate nel mondo del lavoro.
Urbano cercava la sua donna con una caratteristica unica ma non sapeva spiegarsi quale fosse. Ma era convinto che l'avrebbe riconosciuta, incontrandola.
32 anni
Fiammetta si trova in un ristorante con un'amica.
Nota un uomo aitante in compagnia di una donna a un tavolo un po' distante dal suo. I due la colpiscono perché mangiano in silenzio e senza sorrisi.
Da un terzo tavolo, si fa notare da tutti un'altra coppia, con lui che parla a lei con voce alterata, intimandole di non fare più qualcosa.
Lei nega di averlo fatto; lui dice che gli è passato l'appetito e che vada a quel paese. Che si aggiusti col conto e col taxi. Si alza facendo cadere la sedia; recupera la giacca e si allontana infuriato.
L'uomo silenzioso parla alla donna con lui che sbuffa e e nega, ma poi fa spallucce. Allora si alza e si avvicina alla donna sola che è rimasta impietrita al suo posto, sotto gli sguardi di tutti. "Sono Urbano e lei è la mia amica Monica. Venga a mangiare con noi: in compagnia e a pancia piena il mondo ti offre il suo lato migliore."
Fiammetta capisce soltanto che la sta invitando al loro tavolo per toglierla dall'imbarazzo.
Quando la donna sola accetta, il sipario del silenzio si rialza e il vocio del locale riprende.
Osserva quei tre al tavolo e intuisce le dinamiche: la grata, l'egoista, il soccorrevole.
Lei sta pensando: per un uomo così sarei disposta a battermi... bella forza... con una così si vince a mani basse.
Al momento in cui incrocia casualmente il suo sguardo, gli dice un "Bravo!" col labiale.
Va in bagno e fa la fila. Quando torna, i tre non ci sono più.
Dispiaciuta, si spinge a chiedere al cameriere se sono habitué del locale: negativo.
In più, lui le ricorda qualcuno...
Quello sguardo perso a cercare la risposta, lei lo ricordava ancora più smarrito e piccolo, mentre cercava di agganciare il suo.
Urbano era stato preso dal problema della donna piantata in asso al ristorante. Usciti da lì, l'avevano portata a casa di una parente come lei desiderava. Poi, lui aveva accompagnato Monica a casa sua ma non era salito. Aveva voglia di fare due passi da solo. Ripensando alla serata, il flash di un retropensiero lo fa fermare di colpo... un "Bravo" letto dal labiale di una donna a un tavolo del locale... una coi capelli rossi e le lentiggini...
37 anni
Urbano è in coda al gate, con altri cento, intrappolato nella serpentina fra le transenne per andare ai controlli. Il gate di Fiammetta dev'essere altrove, perché lui la vede passare e la riconosce ma non può raggiungerla: vanno in due cieli diversi.
Sulle labbra gli affiora il nome: Fiammetta. "Fiammetta chi?" gli chiede Franca, accanto a lui. "Una compagna di scuola: credo di averla riconosciuta."
La rossa si volta come se avesse inteso e incrocia uno sguardo antico: "Urbano" dice il suo labiale e fa un cenno di saluto e un sorriso ma procede.
Ci sarà un'altra occasione.
40 anni
Dopo tre anni, un altro casuale incontro tra i due ha finalmente un parziale successo. In un grande centro commerciale, dove Urbano e la fidanzata del momento scelgono delle calzature, entrano per acquisti anche Fiammetta e il suo compagno.
Urbano va subito a salutare Fiammetta anche se con l'entusiasmo frenato dalla presenza incuriosita dei partner, ai quali la presenta con battute di spirito sulla seconda elementare fatta insieme. Finalmente può spiegarle il motivo della partenza improvvisa e senza un saluto.
Si provano le scarpe sullo stesso divanetto. "Che numero porti: quarantotto?" ride lei.
Mentre loro due sono accanto, in coda alla cassa con le loro scarpe, Urbano fa un'osservazione: "Sarebbe bello facessero la stessa strada insieme..." "Chi?" fa lei.
"Le nostre scarpe nuove" le risponde con un labiale semicelato.
Ma le buone premesse di quest'ultimo incontro non si concretano. Al momento dei saluti, sotto gli occhi dei rispettivi compagni, nessuno dei due prende l'iniziativa di lasciare il proprio numero di telefono all'altro.
47 anni
Lei insegna Lettere Storia e Geografia in una scuola media. Intende prendere una seconda laurea in Psicologia, a vent'anni dalla prima.
Quel giorno, si trova nell'Ateneo per assistere alla presentazione del nuovo Rettore. La sorpresa di leggere quel nome in quella autorevole carica l'ha spiazzata, in un primo attonito momento, ma poi si è sentita allargare il cuore per il successo dell'amico.
Aveva saputo, dall'incontro al centro commerciale, che era un insegnante come lei, ma di matematica... c'era da ridere rievocando...
Eppure lei non era stupita che lui fosse diventato un uomo di valore, nel privato e nel pubblico, in questi quarant'anni dalla loro conoscenza di scolari, come se fosse una vecchia amica adulta (anzi, molto di più) e non una vecchia amica bambina.
Nell'emiciclo della Sala Conferenze del prestigioso Ateneo, il Magnifico Rettore, Professor Urbano Mellis, intende trasmettere, nel suo primo discorso, la propria concezione sul significato della sua carica e sulla funzione delle Università.
Il target degli studenti presenti è rappresentativo dell'utenza complessiva: due terzi di italiani e un terzo di diverse nazionalità, e le età degli iscritti spaziano dal fine scuola secondaria a persone di età diverse per prima e seconda laurea, anche superiori a quarant'anni.
"Benvenuti a tutti gli iscritti, qui per costruire le basi di tutti i vostri Mondi!
Sono il vostro Rettore ed è mia intenzione svolgere questa funzione al meglio delle mie capacità e competenze.
Il Rettore rappresenta l'Università e sovrintende a tutte le sue attività, esercitando funzioni di iniziativa, di coordinamento e di attuazione. Soprattutto, è responsabile del rispetto dei diritti degli studenti nello svolgimento delle carriere di studio.
Ogni studente iscritto ha diritto di assistere alle lezioni, di essere seguito nel suo percorso di studio nei modi previsti, di dare gli esami nelle sessioni di sua competenza e di usufruire di tutti i servizi offerti dal nostro Ateneo per la sua formazione.
Va da sé che ogni studente ha il dovere di non ostacolare l'esercizio di questi diritti a nessun altro iscritto.
Oltre all'ambito interno e a quello nazionale, il Senato Accademico da me guidato può autonomamente, ossia senza influenze da qualunque parte provengano, stringere rapporti di collaborazione con tutti gli Atenei esteri interessati, nell'ottica di favorire l'integrazione delle scienze e dei saperi dei Popoli.
Perché dallo scambio reciproco del contenuto e delle interazioni... meglio... interconnessioni dei migliori cervelli si intessono rapporti anche di comprensione e di studio della natura degli altri popoli."
40 anni
Dopo tre anni, un altro casuale incontro tra i due ha finalmente un parziale successo. In un grande centro commerciale, dove Urbano e la fidanzata del momento scelgono delle calzature, entrano per acquisti anche Fiammetta e il suo compagno.
Urbano va subito a salutare Fiammetta anche se con l'entusiasmo frenato dalla presenza incuriosita dei partner, ai quali la presenta con battute di spirito sulla seconda elementare fatta insieme. Finalmente può spiegarle il motivo della partenza improvvisa e senza un saluto.
Si provano le scarpe sullo stesso divanetto. "Che numero porti: quarantotto?" ride lei.
Mentre loro due sono accanto, in coda alla cassa con le loro scarpe, Urbano fa un'osservazione: "Sarebbe bello facessero la stessa strada insieme..." "Chi?" fa lei.
"Le nostre scarpe nuove" le risponde con un labiale semicelato.
Ma le buone premesse di quest'ultimo incontro non si concretano. Al momento dei saluti, sotto gli occhi dei rispettivi compagni, nessuno dei due prende l'iniziativa di lasciare il proprio numero di telefono all'altro.
47 anni
Lei insegna Lettere Storia e Geografia in una scuola media. Intende prendere una seconda laurea in Psicologia, a vent'anni dalla prima.
Quel giorno, si trova nell'Ateneo per assistere alla presentazione del nuovo Rettore. La sorpresa di leggere quel nome in quella autorevole carica l'ha spiazzata, in un primo attonito momento, ma poi si è sentita allargare il cuore per il successo dell'amico.
Aveva saputo, dall'incontro al centro commerciale, che era un insegnante come lei, ma di matematica... c'era da ridere rievocando...
Eppure lei non era stupita che lui fosse diventato un uomo di valore, nel privato e nel pubblico, in questi quarant'anni dalla loro conoscenza di scolari, come se fosse una vecchia amica adulta (anzi, molto di più) e non una vecchia amica bambina.
Nell'emiciclo della Sala Conferenze del prestigioso Ateneo, il Magnifico Rettore, Professor Urbano Mellis, intende trasmettere, nel suo primo discorso, la propria concezione sul significato della sua carica e sulla funzione delle Università.
Il target degli studenti presenti è rappresentativo dell'utenza complessiva: due terzi di italiani e un terzo di diverse nazionalità, e le età degli iscritti spaziano dal fine scuola secondaria a persone di età diverse per prima e seconda laurea, anche superiori a quarant'anni.
"Benvenuti a tutti gli iscritti, qui per costruire le basi di tutti i vostri Mondi!
Sono il vostro Rettore ed è mia intenzione svolgere questa funzione al meglio delle mie capacità e competenze.
Il Rettore rappresenta l'Università e sovrintende a tutte le sue attività, esercitando funzioni di iniziativa, di coordinamento e di attuazione. Soprattutto, è responsabile del rispetto dei diritti degli studenti nello svolgimento delle carriere di studio.
Ogni studente iscritto ha diritto di assistere alle lezioni, di essere seguito nel suo percorso di studio nei modi previsti, di dare gli esami nelle sessioni di sua competenza e di usufruire di tutti i servizi offerti dal nostro Ateneo per la sua formazione.
Va da sé che ogni studente ha il dovere di non ostacolare l'esercizio di questi diritti a nessun altro iscritto.
Oltre all'ambito interno e a quello nazionale, il Senato Accademico da me guidato può autonomamente, ossia senza influenze da qualunque parte provengano, stringere rapporti di collaborazione con tutti gli Atenei esteri interessati, nell'ottica di favorire l'integrazione delle scienze e dei saperi dei Popoli.
Perché dallo scambio reciproco del contenuto e delle interazioni... meglio... interconnessioni dei migliori cervelli si intessono rapporti anche di comprensione e di studio della natura degli altri popoli."
Cos'era successo? Urbano si era inceppato sulle interazioni, che non era la parola più indicata per il significato che intendeva dare al concetto della frase.
Era andato a volgersi d'istinto, come chiamato, alla fine della prima fila, gremita, e sul fondo, verso la finestra, aveva incrociato lo sguardo di Fiammetta e il suo labiale: "interconnessioni". Tutto in pochi attimi di pausa.
Torna a bomba sul pezzo (ma col cuore che scoppia).
"Chi parte dalla comprensione del singolo individuo, ha in mano i mezzi per la comprensione delle basi e dei valori degli altri popoli; senza mai rifiutare il dialogo, si tutela la PACE, presente e futura. Oppure il PASSATO non ci ha insegnato niente?
Perché partiamo qui dal ... concetto... presupposto (labiale di due labbra a cuore della rossa con le lentiggini) ... ehm... presupposto, ripeto, che le decisioni spettano a chi le deve prendere!
Per chiarire meglio il mio pensiero, il Senato accademico che io rappresento non cederà all'oltraggio di sit-in nell'Ateneo per manifestazioni di radice politica, ideologica o altro. Non poter accedere ai locali cui si ha diritto? Non ha nessun senso!
Farei sgomberare immediatamente chi occupasse per suo capriccio... con l'arbitrio (dal labiale) i locali universitari ad uso di tutti, e ne impedisse la libera fruizione agli altri.
Si deve guardare anche alla ... volontà... al rispetto (dal labiale) degli Organi preposti a deliberare, che non devono cedere ai ricatti e alle pressioni di nessuno.
La popolazione studentesca deve rispettare le deliberazioni, anche quelle sugli accordi internazionali, di chi è tenuto a deciderle in modo autonomo.
Con forza e convinzione, io vi dico, studenti tutti: non mischiate le ideologie politiche con la natura di questo luogo;
è essenziale e basilare che la cultura sia sempre al di fuori e soprattutto al di sopra dei conflitti e della bagarre partitica e non venga presa a prestito come "scusa" o motivo per tentare di ammantare interessi e sotterfugi che con la cultura stessa non hanno niente da spartire.
Ascoltate con civiltà le opinioni diverse dalla vostra senza fare barriere di principio.
L'università è un cardine, un caposaldo di libertà dove si riconosce la dignità di ogni persona e non la si giudica per opinioni politiche, convinzioni religiose o appartenenza a una nazione piuttosto che un'altra. Siamo persone, con uguali diritti e uguali doveri, verso le quali l'unico e solo giudizio che possiamo farci contestare riguarda la "responsabilità personale".
Qui come altrove. Ma guai se non lo si riconoscesse qui! Sarebbe il declino...
Siete la classe dirigente di domani: Il vostro sapere, tutti gli apprendimenti che vi formeranno non devono essere disgiunti dalla crescita dei valori morali e di rispetto per tutti.
La considerazione per gli altri, ricordatelo sempre, è la derivazione ... origina (dal labiale) dal rispetto per noi stessi.
Mantenere un clima di serena e proficua collaborazione tra di noi è la base del progresso individuale e sociale.
Il mio consiglio personale: fermezza e volontà nell'applicazione allo studio.
Siete la classe dirigente di domani: Il vostro sapere, tutti gli apprendimenti che vi formeranno non devono essere disgiunti dalla crescita dei valori morali e di rispetto per tutti.
La considerazione per gli altri, ricordatelo sempre, è la derivazione ... origina (dal labiale) dal rispetto per noi stessi.
Mantenere un clima di serena e proficua collaborazione tra di noi è la base del progresso individuale e sociale.
Il mio consiglio personale: fermezza e volontà nell'applicazione allo studio.
La disciplina è tutto: per aspera ad astra!
Io vi prometto: Non farò ledere a nessuno il diritto di tutti allo studio! Piuttosto combino un ... casino...quarantotto!" (dal labiale).
Il professor Urbano conclude così, in maniera estemporanea, il suo libero discorso inaugurale accolto da una platea sorpresa ma plaudente.
Io vi prometto: Non farò ledere a nessuno il diritto di tutti allo studio! Piuttosto combino un ... casino...quarantotto!" (dal labiale).
Il professor Urbano conclude così, in maniera estemporanea, il suo libero discorso inaugurale accolto da una platea sorpresa ma plaudente.
Rivolto lo sguardo alla rossa Fiammetta, col suo labiale la invita: "Aspettami".
Se le nostre parole
danno un'eco d'amore
- con o senza labiale -
la possiamo captare
al di là del silenzio
di un tempo interrotto.