Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Io sospetto un doppio binario. Ma perché rischiare di infangarsi in queste cose, oggi che corre tutto su internet. Ti sgamano subito e se già vai male, andrai peggio con una brutta reputazione. Si, lo so, gli autori che pagano continuano a esserci… intanto intascano.
Contratti alla mano e dichiarazioni su email sono potenzialmente pericolosi quando si viaggia in queste situazioni, io non lo farei, piuttosto fallisco.
Etica e onore sono così d’altri tempi?

L’autore non sborsa un soldo oltre ai libri che vuole acquistare di sua volontà.
Riguardo alle presentazioni pagate, sta anche nelle casse della CE se lo può fare, altrimenti organizza in zona, anche perché se non hai un nome, è un gioco a perdere
Rivista Piegàmi
256 Edizioni

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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ElleryQ wrote: In realtà no, tramite un concorso e dopo aver partecipato, negli anni, a tantissimi altri. Avevo tentato la strada degli invii spontanei e delle agenzie letterarie, ma nel primo caso non hanno mai preso in considerazione le mail, nel secondo ho solo perso 5 anni e passa di tempo e di serenità, perché entrambe le agenzie (sebbene non a pagamento), non credo si fossero impegnate più di tanto nel proporre il libro agli editori, e in un caso ne ho anche avuta la riprova. Il libro ha avuto parecchie vicissitudini, per questo al momento non mi esprimo se non con grande cautela e una grossa manciata di scaramanzia. 
Posso dire che, per me, è stato un mix di determinazione, pazienza (nel rileggere all'infinito e migliorarsi), e attesa (per anni!) della giusta occasione. 
Mi sembra di capire, però, che anche tu ci sia arrivato.
Nel tuo caso, come è avvenuto?
Posso chiedere con quale concorso sei arrivato a questo bel risultato? Complimenti!

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Tornando all'argomento del titolo, se parliamo di big *molto* big sono ragionevolmente convinta che no, non chiedano contributi.
Su una posso affermarlo con certezza per esperienza diretta. Giunti non mi ha chiesto un soldino, giusto l'euro e spicci del francobollo per inviare il contratto firmato, e mi ha pure pagato un anticipo. 
Lo stesso so, con un solo grado di separazione che spero si annulli presto, di Mondadori e Feltrinelli.
Cosa scrivo

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Sineddoche wrote: @Darksy posso chiederti se puoi dirci, senza rivelare l'identità della CE, che cosa ti hanno controproposto? 
Ancora nulla. Una cosa che ho capito delle case editrici è che vivono in una dimensione parallela dove a una mail è normale rispondere dopo mesi, come se fosse una missiva cartacea spedita non dico nell'800 ma nel Medioevo. Calcolano il tempo che ci metterebbe un cavallo a portarla per migliaia di km e poi rispondono secondo questo intervallo. 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Darksy wrote:
Ancora nulla. Una cosa che ho capito delle case editrici è che vivono in una dimensione parallela dove a una mail è normale rispondere dopo mesi, come se fosse una missiva cartacea spedita non dico nell'800 ma nel Medioevo. Calcolano il tempo che ci metterebbe un cavallo a portarla per migliaia di km e poi rispondono secondo questo intervallo. 
Aspettiamo, ma contiamo sul fatto che, appena avuta la contro-proposta, la renderai nota. Così, tanto per poterci fare un'idea definitiva.
Mario Izzi
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Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Sineddoche wrote: Novità, @Darksy? 
Vorrei averle anch'io. Mi chiedo in quale altro settore lavorativo sia assolutamente normale rispondere a una mail dopo 3, 4, 6, 8 mesi. Eppure in quello editoriale è così. Poi si lamentano che il problema è che non ci sono lettori. Certo, come no. Mica che le case editrici lavorano ancora come se fossimo nel 1800, usando il telegrafo.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Darksy wrote:
Vorrei averle anch'io. Mi chiedo in quale altro settore lavorativo sia assolutamente normale rispondere a una mail dopo 3, 4, 6, 8 mesi. Eppure in quello editoriale è così. Poi si lamentano che il problema è che non ci sono lettori. Certo, come no. Mica che le case editrici lavorano ancora come se fossimo nel 1800, usando il telegrafo.
Credo che la questione sia da porre nei termini grilliani: "loro sono loro, e noi non siamo un cazzo" (chiedo scusa per il francesismo, ma una citazione è una citazione).
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Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Che grandi e medie case editrici chiedano soldi o acquisto copie mi sembra una leggenda metropolitana, alimentata non so da chi né per quale scopo (anche se quest'ultimo lo immagino). A suo tempo pubblicai quattro libri con Rizzoli, dietro riscossione di anticipi (per me) sostanziosi e senza nessun obbligo di acquisto né franchigie varie. Chi lo fa non né grande, né medio, né piccolo ma semplice EAP.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Gianmarco Perboni wrote: Che grandi e medie case editrici chiedano soldi o acquisto copie mi sembra una leggenda metropolitana, alimentata non so da chi né per quale scopo (anche se quest'ultimo lo immagino). A suo tempo pubblicai quattro libri con Rizzoli, dietro riscossione di anticipi (per me) sostanziosi e senza nessun obbligo di acquisto né franchigie varie. Chi lo fa non né grande, né medio, né piccolo ma semplice EAP.
Dipende da quanto tempo è passato da quell' a suo tempo. Non so quale scopo tu possa immaginare, ma se più di un utente di questo forum lamenta il fatto, significa che si tratta di realtà. Ultimamente ho letto di qualche CE titolata che impone una tassa di lettura per gli invii spontanei. In un mercato in cui i lettori diminuiscono di numero ogni giorno, si cerca di rimediare guadagnando sugli autori. Fossero tutti come me, il mercato si ripulirebbe: ho pubblicato tutto ciò che ho scritto, ovviamente con piccole e micro CE, senza sborsare un euro, e ne vado fiero. Sulle vendite, un velo pietoso. :P
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Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Ciao @Cheguevara 
lo scopo cui alludevo è quello dell'EAP che per giustificare il proprio operato dice "anche le grandi fanno così".
Per la mia esperienza (non preistorica) di bazzicatore al margine delle grandi case editrici come traduttore e, limitatamente, come autore ti posso assicurare che l'idea di farsi pagare dagli autori non rientra nel novero delle possibilità. Quella di pagarli poco (specialmente i traduttori) sì, senza dubbio.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Gianmarco Perboni wrote: Ciao @Cheguevara 
lo scopo cui alludevo è quello dell'EAP che per giustificare il proprio operato dice "anche le grandi fanno così".
Per la mia esperienza (non preistorica) di bazzicatore al margine delle grandi case editrici come traduttore e, limitatamente, come autore ti posso assicurare che l'idea di farsi pagare dagli autori non rientra nel novero delle possibilità. Quella di pagarli poco (specialmente i traduttori) sì, senza dubbio.
Il tuo caso è quello di un professionista che si muove da anni nel settore, con i conseguenti contatti. Ben diversamente dagli aspiranti autori, disposti a tutto pur di essere pubblicati da chicchessia, figurarsi da una CE di peso. E' per questo motivo che, proprio qui su CdM, è giunta notizia di una nota CE che impone una tassa di lettura sugli invii spontanei, e di un'altra che si propone anche come agenzia di rappresentanza. Ricordo le discussioni, ma non i nomi, e mettermi alla ricerca, spulciando centinaia di topic, sarebbe per me una fatica improba quanto inutile. A mio avviso, più il mercato s'imbastardisce, più le CE, grandi, piccole e mezzane, s'inventano nuovi modi per fare cassa. Un saluto.
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Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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@Cheguevara  Non mi sorprenderebbe se ci fosse qualcuno all'interno delle case editrici di cui hai letto che si fa forte del nome delle stesse per portare avanti iniziative personali. Mi ricordo un episodio di diversi anni fa (sono vecchio e ho molti ricordi in archivio): un famoso direttore di collana della Mondadori scrisse a me, come credo a tutti gli altri che avevano partecipato a un concorso letterario, offrendo servizi di editing a pagamento (e non a buon mercato), sventolando come esca il fatto che stava curando la redazione di una antologia per Mondadori e che, nel caso qualcosa gli fosse piaciuto, lo avrebbe pubblicato all'interno della stessa. Anche recentemente ho letto di un autore di un certo nome che si offre (va da sé non a tariffe popolari) come editor e (di nuovo l'esca che alletta l'aspirante alla celebrità) come agente presso le case editrici con cui è in contatto, nel caso l'opera pervenutagli sia meritevole. Evidentemente c'è della fame in giro, anche da parte di chi ha raggiunto una certa posizione.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Concentratevi su ciò che scrivete, maniacalmente. E fatelo come se non ci fosse più tempo, domani o altro da fare a questo mondo.
E' questa, a mio avviso, l'unica maniera per arrivare a scrivere qualcosa che porti a evitare i mille compromessi con un'editoria che non è editoria. Un grande e stimatissimo scrittore nostrano ebbe a dire, o scrivere, tempo fa, più o meno quanto segue: pubblicare, nel vero senso del termine, prevede un percorso molto preciso al centro del quale c'è l'autore e il suo testo posto all'insindacabile vaglio di un editor professionista che da pari a pari consiglia, cassa, modifica, suggerisce e infine vidima. Fatto questo, c'è il "produttore", ossia l'editore, colui che paga, investe e scommette perché in quel libro mette in gioco tutto se stesso e per quel libro è disposto a girare il mondo. Tutto il resto, per me, è bassa lega ragionieristica.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Gatto Economista wrote: Concentratevi su ciò che scrivete, maniacalmente. E fatelo come se non ci fosse più tempo, domani o altro da fare a questo mondo.
E' questa, a mio avviso, l'unica maniera per arrivare a scrivere qualcosa che porti a evitare i mille compromessi con un'editoria che non è editoria. Un grande e stimatissimo scrittore nostrano ebbe a dire, o scrivere, tempo fa, più o meno quanto segue: pubblicare, nel vero senso del termine, prevede un percorso molto preciso al centro del quale c'è l'autore e il suo testo posto all'insindacabile vaglio di un editor professionista che da pari a pari consiglia, cassa, modifica, suggerisce e infine vidima. Fatto questo, c'è il "produttore", ossia l'editore, colui che paga, investe e scommette perché in quel libro mette in gioco tutto se stesso e per quel libro è disposto a girare il mondo. Tutto il resto, per me, è bassa lega ragionieristica.
Mi sta bene solo se a pagare l'editor è la CE pubblicante. Altrimenti, è la solita menata intesa a spennare il pollo.
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Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Gianmarco Perboni wrote: Anche recentemente ho letto di un autore di un certo nome che si offre (va da sé non a tariffe popolari) come editor e (di nuovo l'esca che alletta l'aspirante alla celebrità
Forse si tratta dello stesso autore col quale ho avuto uno scontro in un'altra discussione qui su CdM, iniziali CF. Se è lui, con 150.000 copie vendute su 13 titoli in 15 anni che di certo non consentono di vivere, si capisce pure il perché.
Mario Izzi
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Cheguevara wrote: Forse si tratta dello stesso autore col quale ho avuto uno scontro in un'altra discussione qui su CdM, iniziali CF. Se è lui, con 150.000 copie vendute su 13 titoli in 15 anni che di certo non consentono di vivere, si capisce pure il perché.
:lol: :lol: :lol:
Prr parafrasare il buon Marra, lo zio Che va dritto al punto :asd:

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