[Lab12] Il Fato misterioso

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[Lab12] Il Fato misterioso

D'in sul proscenio d'un teatro vero
il Fato misterioso alla ventura
brigando va finché dimora il tempo
ed errano i suoi ruoli in questo spazio.

Che fa il Fato in questa sceneggiata,
sai cosa fa, lettore perspicace?
Il Fato passa e scruta, pensa e agisce
ma soprattutto guida ogni frangente.

Il suo strumento è il verbo che si piega
a far da azione al Caso.
Il Fato cura e inquadra lo scenario
delle nostre avventure e fissa il punto
di vista da regista.

- Forse -


Era stato un collega di ritorno dall'ultima sua corsa a ritrovare il corpo senza vita di Gustavo T., alias Apollo 11, tassista alla Stazione Piazza Principe di Genova, verso le ventidue e trenta. Sembrava riposasse, con la testa riversa sul volante e le chiavi inserite a motore dell'auto spento. Il corpo era ancora caldo. L'incasso sembrava intatto.
La registrazione dell'ultima corsa lo dava, verso le venti, a Voltaggio, nell'entroterra genovese, per portare il cliente a prendere il treno per Milano delle 21,45. Da questo treno e da quelli successivi non sembrava che lui avesse accolto, a Principe, nessun ulteriore cliente, i colleghi non lo avevano notato, e comunque né lui né il suo taxi figurava nelle riprese delle telecamere. Fatalità quell'angolo cieco... Chiunque si sarebbe potuto infilare sul sedile posteriore e aggredire da dietro il tassista. Inoltre, il lampione acceso più vicino era a diversi metri.
Il maresciallo competente aveva chiamato l'ultimo numero arrivato in derivazione sul cellulare della vittima e aveva parlato col probabile ultimo cliente:
"Buonasera, sono il Maresciallo Forti di Genova, la chiamo in proposito alla richiesta di taxi di stasera. Posso sapere il suo nome, per cominciare?"
"Paolo Bianchi. Che problema c'è? Sono in treno".
"La chiamo per la morte del tassista, trovato nel parcheggio della stazione. Mi racconti il suo viaggio in taxi".
" Oh no... Come? Quando?" resta qualche secondo senza parole e poi, con un sospiro: "Il tassista mi ha portato in anticipo di mezz'ora a Principe. Ho pagato e sono sceso con la valigia, Lui era ancora fermo a bordo quando l'ho lasciato e mi sono diretto al bar. Non l'avevo mai visto prima, era un tipo simpatico, molto ciarliero... Ma com'è morto?  Quando?" chiede il Bianchi con apprensione e partecipazione.
"Per il momento ci basta. Domani mattina, per cortesia, si presenti per la deposizione alla Caserma Montebello di Via Monti che avviserò. Grazie".
Era stata setacciata la vita della vittima. Stato civile libero, diverse avventure sentimentali e poche amicizie. Queste non sapevano segnalare particolari eventi o persone che avessero avuto un peso particolare nella vita dell'amico. Non aveva questioni con nessuno. Per loro, era un gran compagnone, sempre allegro e ciarliero, ma molto riservato nelle faccende private e di cuore. Per esempio, un anno prima, durante una partita a carte, gli era sfuggito un "Cica mia", con un sospiro, ma aveva scrollato le spalle quando gli avevano chiesto delucidazioni. Per assurdo, era molto più aperto sui fatti suoi coi clienti. Qualcuno ne aveva parlato in giro e gli amici erano stati curiosi di sapere i suoi motivi per quella scelta. "A volte mi va di confidarmi con un estraneo dei fatti miei: è catartico, come dice qualcuno, e poi cosa volete gliene freghi a quelli? Gli entra in un orecchio e gli esce dall'altro." era stata la sua risposta.
Il collega che lo aveva trovato giocava la schedina del totocalcio con lui ogni settimana e quella sera lo stava cercando per consegnargli la quota vinta con la schedina di gruppo, venti euro.
L'inchiesta si era concentrata in contemporanea su quell'ultimo cliente conosciuto, interrogato il giorno dopo tramite la Caserma di Montebello a Milano. Paolo Bianchi: era stato in visita ai genitori e agli amici d'infanzia per passare qualche giorno con loro. Vedovo da due anni, la moglie si era suicidata per motivi ignoti. A detta di lui, non vi erano mai stati dissapori di coppia. Negli ultimi tempi, lei era entrata in una fase depressiva e lui non era stato in grado di aiutarla a uscirne. 
Acquisiti agli atti impronte digitali e Dna.
Non erano risultati collegamenti col fatto delittuoso, salvo quelli ovvi (e confusi) dalla frequentazione di un mezzo pubblico. 
A questo punto...
Che fa il Fato in questa sceneggiata,
sai cosa fa, lettore perspicace?

Il cliente ha prenotato in mattinata  un taxi per lasciare la casa dei genitori a Voltaggio in tarda serata e farsi accompagnare alla stazione principale della città di Genova. Ha già il biglietto per Milano. Ha salutato amici e parenti con la promessa di rivedersi presto.
Si è accomodato sul sedile posteriore col borsone a terra nel posto accanto, come preferisce, mentre ha salutato l'autista e dato le indicazioni necessarie: il tassista non è quello dell'andata che, quindici giorni prima, lo aveva accompagnato a destinazione, purtroppo; questo si mette a parlare a macchinetta sin da subito.
"Di questo periodo, l'anno scorso c'erano dieci gradi in più... Un fantastico dicembre, almeno la prima metà... Vuole sentire le ultime?... No? Ha ragione, solo brutte notizie..." 
"No, non accenda la radio, voglio stare tranquillo, grazie".
Ma il concetto non sembra essere stato chiaro perché il tassista si ritiene con ciò autorizzato a intrattenere lui il cliente.
"La sa quella del tassista che sobbalza quando un cliente gli posa una mano sulla spalla all'improvviso?"
"No, ma adesso immagino lo saprò..."
"Appena sfiorato, perde il controllo dell'auto e va a sbattere. Pochi danni, ma il cliente gli chiede di spiegargli il motivo della sua paura e lui risponde: - Ho cambiato macchina. Fino a ieri, guidavo un carro funebre - ."
Dietro, si ride per educazione.
Non pago, l'autista sembra proteso ad afferrare qualsiasi spunto nel tragitto per infiocchettarlo con qualcosa di autobiografico.
Il passeggero ha da un po' innescato l'ascolto automatico, quello che si riattiva, per cortesia, quando il tono di chi parla assume la forma interrogativa, quando...
"Vuole sapere dove ho preso questo ciondolo?"
Dietro, il passeggero è ben desto, perché vede solo ora spuntare, dietro gli anelli di Saturno e una falce di Luna che lo nascondevano, quel ciondolo che lui conosce bene. Apollo 11 continua:
"Me l'ha regalato chi l'ha fatto per me, una grande donna: la mia Cica", e intanto sfiora la bambolina di corda appesa allo specchietto retrovisore. E lì il disco si ferma, purtroppo, proprio mentre lampi di interesse nudi e crudi attraversano, non visti, lo sguardo del cliente. Questi, impietrito, ricorda la notte in cui la moglie, nel sonno, aveva gridato un nome: Cico! 
La moglie del passeggero faceva le bamboline di corda e paglia con le sue iniziali M. V. (Maria Viola) applicate con un nastrino rosso su ogni prodotto di corda e paglia. Li rivendeva tramite il negozio di un'amica e aveva successo perché erano graziosi e originali. Quello appeso era di certo suo.
Il tassista, che gli ha già rivelato di essere un appassionato dei misteri dello Spazio (è nato nel giorno dello sbarco dell'uomo sulla Luna, vedi il caso) gli dice che ha perduto la sua Cica il giorno della partenza per lo Spazio della prima donna italiana, Samantha Cristoforetti, il 23 novembre 2014.
Dietro, sul taxi, c'è una statua di sale: la sua Viola era morta qualche giorno prima, nello spazio sotto un ponte.
Il passeggero ricorda:
dopo avere litigato in macchina su chi era Cico, lei aveva fermato l'auto (guidava sempre lei, lui non aveva la patente). Aveva ammesso il tradimento. Lui aveva reagito con rabbia e l'aveva aggredita verbalmente: "Sei una puttana" e l'aveva liquidata così, senza nemmeno vedere quel lampo folgorante che attraversava i profondi occhi neri.  Lei era scesa dall'auto, correndo, e di punto in bianco si era gettata dal vicino ponte, senza lasciarsi fermare da nessuno. Dopo avergli detto, amara: "Avevo scelto te".

L'ultimo cliente ha in testa i fotogrammi di un match dentro se stesso su un ring da pesi massimi: Odio e Compassione si sono alzati dai rispettivi angoli per sfidarsi sotto gli occhi dell'arbitro. Dopo il primo round, in cui gli sfidanti hanno debuttato a freddo, lui si spalma all'angolo della Compassione mentre l'arbitro conta e riconta, incombendo su di lui, esanime, che si sente già al tappeto.

Il tassista, ignaro del dramma che ha scatenato, sta riandando, commosso, al ricordo della sua Cica e pensa a voce alta: al tempo, lavorava a Milano, e l'aveva conosciuta perché un giorno l'aveva quasi investita a un passaggio pedonale. Erano finiti in un bar  dove lui l'aveva coperta di dolci e di scuse. Si erano rivisti diverse volte, anche solo per del jogging nel parco. Poi, lei si era presa una pausa di riflessione per scegliere tra lui e il marito. Se si fossero incontrati un mese esatto dopo, in un certo bar, avrebbe significato che sceglieva lui. Ma lei quel 23 novembre non si era presentata e lui aveva capito di averla persa. D'altronde, era un amore rubato sottobosco, tanto che lui non ne sapeva il cognome, né l'indirizzo, di proposito. L'aveva ancora cercata sul cellulare, che risultava muto. Avrebbe saputo tutto di lei, e lei di lui, solo dopo, solo se gli avesse detto "sì".

L'ultimo cliente non parla: sta assistendo alla fine del match nella sua testa. L'arbitro lo sta contando: non è nell'angolo; peggio, è al tappeto, dopo il ko dell'altro. Sta vincendo l'odio e lui sa che può reagire solo sopraffacendo l'odio con la compassione dell'altro e di sé. 
Ma si sente impotente a soverchiare l'Odio, come se l'esito fosse diretto dal Fato, più forte di lui.

Sono arrivati alla stazione.
Il buio li avvolge e non c'è che poca gente nei paraggi. Il tassista, già nel parcheggio, tira il freno a mano. L'ultimo cliente allunga una banconota. Mentre l'altro cerca il resto, lui circonda e supera con le braccia il poggiatesta davanti, e nel mentre cinge le mani guantate al collo del rivale e stringe con tutta la sua forza, integrata da un'acerrima rabbia. Un minuto di impegno, non prima di avergli detto, preda dell'odio più amaro: "Aveva scelto me".
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Poeta Zaza ha scritto: D'in sul proscenio d'un teatro vero
il Fato misterioso alla ventura
brigando va finché dimora il tempo
ed errano i suoi ruoli in questo spazio.

Che fa il Fato in questa sceneggiata,
sai cosa fa, lettore perspicace?
Il Fato passa e scruta, pensa e agisce
ma soprattutto guida ogni frangente.

Il suo strumento è il verbo che si piega
a far da azione al Caso.
Il Fato cura e inquadra lo scenario
delle nostre avventure e fissa il punto
di vista da regista.
Trovo suggestiva questa coraggiosa rivisitazione de “Il passero solitario” . Hai piegato il verbo per introdurre in modo teatrale la storia fornendo al lettore una indicazione che il Fato avrà un ruolo fondamentale in ciò che andrai a raccontare. 
È ormai parte del tuo stile questa interdisciplinarità e in questo caso funge da avvertimento: “caro lettore, ciò che stai per leggere potrebbe sembrarti assurdo, ma il Fato è il regista e può piegare la realtà e i propri attori  attori (i personaggi) a suo piacimento.” Forse. 
Il forse aggiunge una nota piccante. Potrebbe essere così oppure… 
Poeta Zaza ha scritto: Era stato un collega di ritorno dall'ultima sua corsa a ritrovare il corpo senza vita di Gustavo T., alias Apollo 11, tassista alla Stazione Piazza Principe di Genova, verso le ventidue e trenta. Sembrava riposasse, con la testa riversa sul volante e le chiavi inserite a motore dell'auto spento. Il corpo era ancora caldo. L'incasso sembrava intatto.
L’incipit è una immagine statica molto efficace per introdurre il giallo. Interessante la scelta dell’alias. Un dettaglio che tornerà ancora nella storia, quindi bene. 
In poche righe metti il lettore davanti al cadavere di un uomo (un tassista) morto da poco (è ancora caldo) e ci racconti che non è stato rapinato.
Potrebbe anche essere deceduto per cause naturali. Magari qualche dettaglio che potesse far pensare a un delitto si poteva aggiungere per sgombrare il dubbio che si trattasse di un infarto, per esempio. Potevi descriverlo con gli occhi sbarrati, la bava alla bocca qualsiasi cosa che facesse capire che si trattava di morte violenta.
Poeta Zaza ha scritto: comunque né lui né il suo taxi figurava nelle riprese delle telecamere. Fatalità quell'angolo cieco... Chiunque si sarebbe potuto infilare sul sedile posteriore e aggredire da dietro il tassista. Inoltre, il lampione acceso più vicino era a diversi metri.
  Qui il fato inizia a fare il proprio ingresso. 
Poeta Zaza ha scritto: Per esempio, un anno prima, durante una partita a carte, gli era sfuggito un "Cica mia",
anche qui nascondi un indizio quel “cica mia” sembra una cosa banale ma avrà un proprio ruolo
Poeta Zaza ha scritto: collega che lo aveva trovato giocava la schedina del totocalcio con lui ogni settimana e quella sera lo stava cercando per consegnargli la quota vinta con la schedina di gruppo, venti euro.
qui c’è un [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]depistaggio. Forse il collega non voleva condividere la cifra (magari ventimila euro avrebbe reso più plausibile un possibile movente)[/font]
Poeta Zaza ha scritto:
Che fa il Fato in questa sceneggiata,
sai cosa fa, lettore perspicace?
Il “regista”  Fato entra in azione e coinvolge direttamente il  lettore.
Le persone coinvolte di cui hai  tratteggiato in breve le biografie sembra che non abbiano nulla a che fare tra loro, ma…

A questo punto per me è stato come assistere a uno spettacolo in teatro. Tutto viene spiegato, il movente, la dinamica e quell’intervento del “destino” che  serve sul piatto d’argento all’assassino la possibilità di vendicarsi dell’uomo che anni prima aveva “rubato”  il cuore della sua amata consorte.
Forse la donna si è suicidata a causa di quell’amore clandestino? 

Una lettura molto piacevole con Genova in sottofondo (che conosco molto bene perché mia figlia lavora in quella città straordinaria che ho imparato ad amare)  
Grazie @Poeta Zaza

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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@@Monica  Grazie del tuo passaggio :flower:

Hai ragione sulla narrazione teatrale. Ci sta! Potrei svilupparla in futuro ampliando i dialoghi tra i due, prima della scoperta del passeggero sull'identità di Apollo 11.
Mi sei stata utilissima.
@Monica ha scritto: A questo punto per me è stato come assistere a uno spettacolo in teatro. Tutto viene spiegato, il movente, la dinamica e quell’intervento del “destino” che  serve sul piatto d’argento all’assassino la possibilità di vendicarsi dell’uomo che anni prima aveva “rubato”  il cuore della sua amata consorte.
Forse la donna si è suicidata a causa di quell’amore clandestino? 
Non per Cico, no, Lei alla fine aveva scelto di restare col marito. Ma lui che fa? Le dà della puttana, quando lei gli confessa il tradimento, la respinge. 
Disperata, decide che non è più vita, la sua.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Ciao @Poeta Zaza concordo con Monica sull'effetto teatrale del racconto, si legge con gradevole interesse e risulta particolare nella sua struttura, ma se devo essere sincera ciò che mi è mancato è stato il collegamento tra indagine e risoluzione del caso. Mi spiego, premetto che non sono una giallista quindi prendi il mio commento con le pinze e per quel che può valere (poco o niente), abbiamo sì l'interrogatorio telefonico, abbiamo la disamina delle ultime ore del tasststa, dei vari clienti che si sono avvicendati, abbiamo anche lo svisceramento della vita della vittima, scopriamo perfino l'abitudine che questi ha di aprirsi più con gli estranei che non con gli amici; insomma sembra esserci tutto quanto, solo che la risoluzione del caso, da come leggo io il testo, ce la dà l'autore. Ora non so dirti se nel giallo è valida anche questa forma, il caso in fondo finisce irrisolto per le autorità: Ho capito bene?
Poeta Zaza ha scritto: Acquisiti agli atti impronte digitali e Dna.
Non erano risultati collegamenti col fatto delittuoso, salvo quelli ovvi (e confusi) dalla frequentazione di un mezzo pubblico
Mi pare che l'indagine si chiuda qui, giusto?

L'evento delittuoso si concretizza solo per colpa del fato, del fato e dell'abitudine che la vittima ha nell'aprirsi con i clienti, convinto che all'estraneo non importi nulla dei fatti suoi. Quindi c'entra anche la sfortuna, sfortuna che in primis ha colpito l'assassino che non ha riconosciuto, durante la litigata, "quel lampo folgorante": la moglie aveva scelto lui e non l'amante tassista.
Bella la parte in versi che introduce Il Fato. Tuo tratto distintivo.  :love:

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Ciao @Poeta Zaza concordo con Monica sull'effetto teatrale del racconto, si legge con gradevole interesse e risulta particolare nella sua struttura, ma se devo essere sincera ciò che mi è mancato è stato il collegamento tra indagine e risoluzione del caso
Cara @Adel J. Pellitteri :flower:  

è proprio così che volevo venisse letto! 
Quanti omicidi non vengono risolti per l'intervento del Fato, di una casualità rarissima, di un incontro tra due sconosciuti che poi non lo sono affatto?

Il messaggio che mi preme far passare è che tantissimi delitti sono irresolvibili (anche nella realtà) perché chi indaga non può cogliere la relazione ultima tra assassino e vittima, magari sconosciuti l'uno all'altro sino al fatidico giorno, sino al fatale incontro...

Quindi, il mio è un sottogenere, spero nuovo ma chissà... del giallo. Come lo potrei taggare?  :grat:

I Gialli del Fato?   :libro:

(Mi piacerebbe sentire il nostro staffer giallista @Marcello in proposito.)

Riassumento, l'indagine non approda alla verità del fatto delittuoso, non trova l'assassino.
L'unico modo che aveva la sottoscritta di scrivere questo giallo era, dopo i soli indizi raccoglibili,  accompagnare direttamente il lettore nella vicenda fra i tre:
- la vittima, l'assassino e il Fato.
Importante anche il ring sullo sfondo, il match tra Odio e Compassione, in cui, qui, ha vinto l'Odio.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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@Monica ha scritto: Potrebbe anche essere deceduto per cause naturali. Magari qualche dettaglio che potesse far pensare a un delitto si poteva aggiungere per sgombrare il dubbio che si trattasse di un infarto, per esempio. Potevi descriverlo con gli occhi sbarrati, la bava alla bocca qualsiasi cosa che facesse capire che si trattava di morte violenta.
Hai ragione, @@Monica - dovevo far capire con chiarezza nell'incipit che era un omicidio!  :bash:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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@Poeta Zaza ciao.

D'in sul proscenio d'un teatro vero
il Fato misterioso alla ventura
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Il fato è di per sé misterioso
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- Forse -
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Quindi è tutto e niente. Bene, mi sembra che il destino, che pare al centro del racconto, venga posto al vaglio degli eventi.
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Era stato un collega di ritorno dall'ultima sua corsa a ritrovare il corpo senza vita di Gustavo T., alias Apollo 11, tassista alla Stazione Piazza Principe di Genova, verso le ventidue e trenta. Sembrava riposasse, con la testa riversa sul volante e le chiavi inserite a motore dell'auto spento. Il corpo era ancora caldo. L'incasso sembrava intatto.
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Un inizio chiaro, a parte "il riposasse", ma dato che è un giallo, viene spontaneo pensare che sia morto. Ti segnalo "spento" perché i tassisti non spengono mai il motore a fine corsa... A meno che, l'auto rimasta accesa abbia consumato tutto il carburante. In questo caso, vi sono utili indizi per stabilire a che ora è avvenuto il fatto.
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La registrazione dell'ultima corsa lo dava, verso le venti, a Voltaggio, nell'entroterra genovese, per portare il cliente a prendere il treno per Milano delle 21,45. Da questo treno e da quelli successivi non sembrava che lui avesse accolto, a Principe, nessun ulteriore cliente, i colleghi non lo avevano notato, e comunque né lui né il suo taxi figurava nelle riprese delle telecamere. Fatalità quell'angolo cieco... Chiunque si sarebbe potuto infilare sul sedile posteriore e aggredire da dietro il tassista. Inoltre, il lampione acceso più vicino era a diversi metri.
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Qui comincia la fase dove le dinamiche portano ai perché.
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Il maresciallo competente aveva chiamato l'ultimo numero arrivato in derivazione sul cellulare della vittima e aveva parlato col probabile ultimo cliente:
"Buonasera, sono il Maresciallo Forti di Genova, la chiamo in proposito alla richiesta di taxi di stasera. Posso sapere il suo nome, per cominciare?"
"Paolo Bianchi. Che problema c'è? Sono in treno".
"La chiamo per la morte del tassista, trovato nel parcheggio della stazione. Mi racconti il suo viaggio in taxi".
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Mi spiace, ma i carabinieri non fanno domande a telefono. A meno che non si tratti di omicidio e vogliono informazioni. Esiste il riserbo e un approccio ben diverso da quello che proponi. 
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" Oh no... Come? Quando?" resta qualche secondo senza parole e poi, con un sospiro: "Il tassista mi ha portato in anticipo di mezz'ora a Principe. Ho pagato e sono sceso con la valigia, Lui era ancora fermo a bordo quando l'ho lasciato e mi sono diretto al bar. Non l'avevo mai visto prima, era un tipo simpatico, molto ciarliero... Ma com'è morto?  Quando?" chiede il Bianchi con apprensione e partecipazione.
"Per il momento ci basta. Domani mattina, per cortesia, si presenti per la deposizione alla Caserma Montebello di Via Monti che avviserò. Grazie".
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Allora. Qui si parla di sola morte. Ci vuole almeno una iniziale visita del medico legale, per iniziare una qualsiasi indagine. Magari il Forti ha già l'indicazione che si tratta di strangolamento, ma ripeto, non è agire del sistema investigativo. Però, dico che, con questa telefonata, eviti tanti problemi nella costruzione della fase investigativa.
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Era stata setacciata la vita della vittima. Stato civile libero, diverse avventure sentimentali e poche amicizie. Queste non sapevano segnalare particolari eventi o persone che avessero avuto un peso particolare nella vita dell'amico. Non aveva questioni con nessuno. Per loro, era un gran compagnone, sempre allegro e ciarliero, ma molto riservato nelle faccende private e di cuore. Per esempio, un anno prima, durante una partita a carte, gli era sfuggito un "Cica mia", con un sospiro, ma aveva scrollato le spalle quando gli avevano chiesto delucidazioni. Per assurdo, era molto più aperto sui fatti suoi coi clienti. Qualcuno ne aveva parlato in giro e gli amici erano stati curiosi di sapere i suoi motivi per quella scelta. "A volte mi va di confidarmi con un estraneo dei fatti miei: è catartico, come dice qualcuno, e poi cosa volete gliene freghi a quelli? Gli entra in un orecchio e gli esce dall'altro." era stata la sua risposta.
Il collega che lo aveva trovato giocava la schedina del totocalcio con lui ogni settimana e quella sera lo stava cercando per consegnargli la quota vinta con la schedina di gruppo, venti euro.
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Qui invece il racconto, o meglio, la conoscenza della vita della vittima, mi pare procedere bene. Non si sa chi fornisce queste informazioni, se sono voci di corridoio, come si usa dire.
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L'inchiesta si era concentrata in contemporanea su quell'ultimo cliente conosciuto, interrogato il giorno dopo tramite la Caserma di Montebello a Milano. Paolo Bianchi: era stato in visita ai genitori e agli amici d'infanzia per passare qualche giorno con loro. Vedovo da due anni, la moglie si era suicidata per motivi ignoti. A detta di lui, non vi erano mai stati dissapori di coppia. Negli ultimi tempi, lei era entrata in una fase depressiva e lui non era stato in grado di aiutarla a uscirne. 
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Qui non capisco cosa centri la caserma di Milano. Sono i carabinieri di Genova a indagare, lui parrebbe risiedere a Voltaggio, e quindi, al massimo dovrebbero essere questi a chiamarlo per informazioni. Se lui fosse anche a Milano per qualche giorno, cosa ne saprebbero i carabinieri di Milano? E come farebbe Genova a dare l'incarico a Milano? A parte che è sempre il magistrato che dà le indicazioni. Qui vedo la mancanza di un vero investigatore, di uno che coordina...
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Acquisiti agli atti impronte digitali e Dna.
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Mariangela! Siamo solo nella fase investigativa e già si prendono le impronte digitali? Queste si prendono per ordine sempre del magistrato, che dopo i rilievi sulla macchina e la presenza di impronte sospette, ordina la presa delle impronte a chi risulta almeno indagato. Qui non vi è nessuno con questa fattispecie. Se avessero trovato l'arma del delitto, è prassi, in fase investigativa, chiedere al sospettato se intende di sua volontà, sottoporsi al prelievo delle impronte. In quella fase, si potrebbe anche rifiutare e con diritto.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------No, ma adesso immagino l
"Appena sfiorato, perde il controllo dell'auto e va a sbattere. Pochi danni, ma il cliente gli chiede di spiegargli il motivo della sua paura e lui risponde: - Ho cambiato macchina. Fino a ieri, guidavo un carro funebre - ."
Dietro, si ride per educazione.
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Bella battuta.  :D
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"Vuole sapere dove ho preso questo ciondolo?"
Dietro, il passeggero è ben desto, perché vede solo ora spuntare, dietro gli anelli di Saturno e una falce di Luna che lo nascondevano, quel ciondolo che lui conosce bene. Apollo 11 continua:
"Me l'ha regalato chi l'ha fatto per me, una grande donna: la mia Cica", e intanto sfiora la bambolina di corda appesa allo specchietto retrovisore. E lì il disco si ferma, purtroppo, proprio mentre lampi di interesse nudi e crudi attraversano, non visti, lo sguardo del cliente. Questi, impietrito, ricorda la notte in cui la moglie, nel sonno, aveva gridato un nome: Cico! 
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Qui vedo un cambio vistoso di punto di vista. La voce narrante viene soppiantata, dalla voce diretta del fato, o da chi spiega la vicenda secondo l'ottica del fato.
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Il buio li avvolge e non c'è che poca gente nei paraggi. Il tassista, già nel parcheggio, tira il freno a mano. L'ultimo cliente allunga una banconota. Mentre l'altro cerca il resto, lui circonda e supera con le braccia il poggiatesta davanti, e nel mentre cinge le mani guantate al collo del rivale e stringe con tutta la sua forza, integrata da un'acerrima rabbia. Un minuto di impegno, non prima di avergli detto, preda dell'odio più amaro: "Aveva scelto me".
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Insomma. Il caso non viene risolto dagli investigatori. Tu diresti: è un caso irrisolto. Dovevi spiegare come mai i carabinieri non sono riusciti ad approdare alla soluzione. Gli inquirenti vengono spossessati di qualsiasi  importanza, quando invece  sono chiamati in causa e dovrebbero essere loro a risolvere. Abbandoni sicet et sempliciter ogni sviluppo delle investigazioni, offrendo la soluzione per mezzo di un fato misterioso. Trovo persino debole il movente. Come si può uccidere una persona con una sola elucubrazione mentale? La bambolina, la cica, non credo che siano validi indizi di colpevolezza. Credo comunque che hai fatto un gran lavoro, considerato che, per tua stessa ammissione, il giallo non stia nelle tue corde. Per finire due parole sull'assassino. Un delitto d'impeto è sempre la conseguenza di un percorso di rabbia, di risentimento. Lui invece appare calmo e compassato. Forse dovevi mostrarlo diversamente. La trama va bene, ma per come l'hai districata, non tanto. Ma non era per niente semplice, questo è da ammettere. Ciao e grazie. :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Poeta Zaza ha scritto: L'inchiesta si era concentrata in contemporanea su quell'ultimo cliente conosciuto, interrogato il giorno dopo tramite la Caserma di Montebello a Milano. Paolo Bianchi: era stato in visita ai genitori e agli amici d'infanzia per passare qualche giorno con loro. Vedovo da due anni, la moglie si era suicidata per motivi ignoti. A detta di lui, non vi erano mai stati dissapori di coppia. Negli ultimi tempi, lei era entrata in una fase depressiva e lui non era stato in grado di aiutarla a uscirne. 
Il Bianchi si trovava a Voltaggio in visita ai genitori da quindici giorni. Il tassista Apollo 11 è andato a prenderlo il giorno del ritorno col treno da Genova a Milano, dove lui, ovvio, risiede. 
Per battere il ferro finché è caldo e per non perdere le prove, il maresciallo di Genova incaricherà il suo omologo nella Caserma di Milano di fare le sue veci, interrogando il teste e acquisendo Dna e impronte, Certo al Bianchi non conviene rifiutare, e poi non ha comunque nulla da temere (aveva i guanti).
bestseller2020 ha scritto: Qui non capisco cosa centri la caserma di Milano. Sono i carabinieri di Genova a indagare, lui parrebbe risiedere a Voltaggio, e quindi, al massimo dovrebbero essere questi a chiamarlo per informazioni. Se lui fosse anche a Milano per qualche giorno, cosa ne saprebbero i carabinieri di Milano? E come farebbe Genova a dare l'incarico a Milano? 
Te l'ho spiegato sopra. Inoltre, il marescaillo di Genova, che manda il testimone a Milano per essere interrogato, gli sta facendo un favore, se no lo dovrebbe fare ritornare a Genova, come di norma. Lo avvisa, durante la telefonata, che avviserà lui il collega responsabile della Caserma e lo informerà del fatto. Non si tratta di dare l'incarico a Milano, si tratta di collaborare per motivi logistici.
bestseller2020 ha scritto:
Acquisiti agli atti impronte digitali e Dna.
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Mariangela! Siamo solo nella fase investigativa e già si prendono le impronte digitali? Queste si prendono per ordine sempre del magistrato, che dopo i rilievi sulla macchina e la presenza di impronte sospette, ordina la presa delle impronte a chi risulta almeno indagato. Qui non vi è nessuno con questa fattispecie. Se avessero trovato l'arma del delitto, è prassi, in fase investigativa, chiedere al sospettato se intende di sua volontà, sottoporsi al prelievo delle impronte. In quella fase, si potrebbe anche rifiutare e con diritto.
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Certo che poteva rifiutare, ma non gli conveniva e, comunque, sapeva di non rischiare, come detto. Non è la prassi, ma è l'eccezione che conferma la regola. Non sempre si deve per forza seguire la trafila d'ufficio, senza discrezionalità nell'agire.
bestseller2020 ha scritto: Insomma. Il caso non viene risolto dagli investigatori. Tu diresti: è un caso irrisolto. Dovevi spiegare come mai i carabinieri non sono riusciti ad approdare alla soluzione. Gli inquirenti vengono spossessati di qualsiasi  importanza, quando invece  sono chiamati in causa e dovrebbero essere loro a risolvere. Abbandoni sicet et sempliciter ogni sviluppo delle investigazioni, offrendo la soluzione per mezzo di un fato misterioso. Trovo persino debole il movente. Come si può uccidere una persona con una sola elucubrazione mentale? La bambolina, la cica, non credo che siano validi indizi di colpevolezza. Credo comunque che hai fatto un gran lavoro, considerato che, per tua stessa ammissione, il giallo non stia nelle tue corde. Per finire due parole sull'assassino. Un delitto d'impeto è sempre la conseguenza di un percorso di rabbia, di risentimento. Lui invece appare calmo e compassato. Forse dovevi mostrarlo diversamente. La trama va bene, ma per come l'hai districata, non tanto. Ma non era per niente semplice, questo è da ammettere. Ciao e grazie. :sss:
Caro Raffaele,  :)  @bestseller2020 

ripeto a te il concetto che mi preme far passare col mio giallo:
tantissimi delitti sono irresolvibili (anche nella realtà) perché chi indaga non può cogliere la relazione ultima tra assassino e vittima, magari sconosciuti l'uno all'altro sino al fatidico giorno, sino al fatale incontro...

Riassumento, l'indagine non approda alla verità del fatto delittuoso, non trova l'assassino.
L'unico modo che aveva la sottoscritta di scrivere questo giallo era, dopo i soli indizi raccoglibili,  accompagnare direttamente il lettore nella vicenda fra i tre:
- la vittima, l'assassino e il Fato.
Importante anche il ring sullo sfondo, il match tra Odio e Compassione, in cui, qui, ha vinto l'Odio.

Mi spiego meglio:
C'è la moglie del passeggero morta suicida due anni prima. Tra le sue attività in vita, confezionava bamboline di paglia con impresse le sue iniziali M.V., Maria Viola. Aveva un amante, detto Cico, che la chiamava Cica. Prima di morire, tacciata di "puttana" dal marito, gli aveva sussurrato che aveva scelto lui. Purtroppo, causa la sua reazione di rifiuto, lei si era, disperata, gettata da un ponte.
C'è il tassista, che ha questa bambolina (che il passeggero non vede subito, coperta da una mezzaluna e dagli anelli di Saturno) e, ciarliero
com'è con i clienti, parla dei fatti suoi, indicandogliela. Il cliente la riconosce subito. Il tassista ricorda la sua Cica.
Da calmo e compassato com'era stato sino a quel momento, ecco come cambia, e come si scatena quel match in lui che lo porterà al delitto:
Poeta Zaza ha scritto: sab gen 27, 2024 2:15 pm
Dietro, sul taxi, c'è una statua di sale: la sua Viola era morta qualche giorno prima, nello spazio sotto un ponte.
Il passeggero ricorda:
dopo avere litigato in macchina su chi era Cico, lei aveva fermato l'auto (guidava sempre lei, lui non aveva la patente). Aveva ammesso il tradimento. Lui aveva reagito con rabbia e l'aveva aggredita verbalmente: "Sei una puttana" e l'aveva liquidata così, senza nemmeno vedere quel lampo folgorante che attraversava i profondi occhi neri.  Lei era scesa dall'auto, correndo, e di punto in bianco si era gettata dal vicino ponte, senza lasciarsi fermare da nessuno. Dopo avergli detto, amara: "Avevo scelto te".

L'ultimo cliente ha in testa i fotogrammi di un match dentro se stesso su un ring da pesi massimi: Odio e Compassione si sono alzati dai rispettivi angoli per sfidarsi sotto gli occhi dell'arbitro. Dopo il primo round, in cui gli sfidanti hanno debuttato a freddo, lui si spalma all'angolo della Compassione mentre l'arbitro conta e riconta, incombendo su di lui, esanime, che si sente già al tappeto.

Il tassista, ignaro del dramma che ha scatenato, sta riandando, commosso, al ricordo della sua Cica e pensa a voce alta: al tempo, lavorava a Milano, e l'aveva conosciuta perché un giorno l'aveva quasi investita a un passaggio pedonale. Erano finiti in un bar  dove lui l'aveva coperta di dolci e di scuse. Si erano rivisti diverse volte, anche solo per del jogging nel parco. Poi, lei si era presa una pausa di riflessione per scegliere tra lui e il marito. Se si fossero incontrati un mese esatto dopo, in un certo bar, avrebbe significato che sceglieva lui. Ma lei quel 23 novembre non si era presentata e lui aveva capito di averla persa. D'altronde, era un amore rubato sottobosco, tanto che lui non ne sapeva il cognome, né l'indirizzo, di proposito. L'aveva ancora cercata sul cellulare, che risultava muto. Avrebbe saputo tutto di lei, e lei di lui, solo dopo, solo se gli avesse detto "sì".

L'ultimo cliente non parla: sta assistendo alla fine del match nella sua testa. L'arbitro lo sta contando: non è nell'angolo; peggio, è al tappeto, dopo il ko dell'altro. Sta vincendo l'odio e lui sa che può reagire solo sopraffacendo l'odio con la compassione dell'altro e di sé. 
Ma si sente impotente a soverchiare l'Odio, come se l'esito fosse diretto dal Fato, più forte di lui.
Ora, quale investigatore riuscirebbe mai a collegare il ciondolo della bambolina confuso con gli altri ciondoli del tassista agli oggetti fatti  nel passato dalla moglie defunta dell'ultimo cliente della vittima, e quindi risalire a una diretta e sentimentale relazione tra i due che, rivelata casualmente dal tassista al passeggero, è causa scatenante dell'odio di quest'ultimo che lo porta, in un parossismo di odio (appunto, e non più gelosia perché lui sapeva che la moglie aveva scelto lui) all'omicidio volontario?

Per questo ho condotto per mano il lettore nel delitto: gli indizi che ho fornito nella prima parte non sarebbero bastati a nessuno per risolvere il delitto. 
Il Fato non è indagabile: ci lascia il mistero.  :si:


P.S.: per altre cose che mi hai segnalato, hai ragione e ti ringrazio. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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@Poeta Zaza , devo dirti che mi stai piacendo di più ogni volta che ti leggo.
La tua vocazione elegiaca, affrancata da tentazioni di eufonici autocompiacimenti, sta rivelando nerbo e capacità di dare nutrimento alla narrazione.
In un modo tutto tuo però e dunque, pur condividendo tutte le osservazioni degli altri commenti, sento che il racconto vada preso per un altro verso.
Un Caso irrisolto, questo secondo me è il vero protagonista. Il Caso, non il caso.
Siamo abituati a contrapporre le umane intenzioni, le nostre miserande intelligenze, al flusso degli eventi, come forze in perenne lotta per una sorta di predominio (grave limite del pensiero occidentale) Non solo, dall’esito del combattimento, ci illudiamo di aver conquistato il senso delle cose. Di averlo compreso e dunque fatto nostro.
Rispetto a questo, il tuo racconto si pone in maniera eccentrica e quindi assai più interessante.
Con passo lieve il Caso si muove, e noi con lui, posa lo sguardo sulle esistenze, su gesti e omissioni, su tutto si ferma un poco e poi va oltre. Senza risolversi su come o perché mai dovrebbe scegliere una cosa o l’altra. 
Tutto è importante allo stesso modo e quindi nulla lo è davvero.
Gustavo T. muore senza sapere perché. Il passeggero lo uccide credendo di saperlo.
La Cica salta giù da un ponte perché il suo uomo dice cose che non pensa.
La bambolina dondola appesa allo specchietto retrovisore.
Le mani stringono, la rabbia sale, ma il Caso lo sa: scegliere non basta.
Forse non è un giallo in senso canonico, ma s’è già detto: i sottogeneri sono come pollini a primavera.
È comunque un gran bel racconto.  (y)
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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Questo è il mio primo commento e la mia prima lettura per il Labocontest, e spero di non commettere errori. :D

Innanzitutto, vorrei esprimere il mio entusiasmo per questo racconto. È stata una lettura coinvolgente che mi ha toccato profondamente, soprattutto per come hai affrontato temi intensi e complessi come il rimorso, la colpa e il destino. La storia, ambientata nella vita quotidiana di un tassista nella suggestiva Genova, mi ha affascinata per il suo intreccio di destino e coincidenze. Mi è piaciuto enormemente il modo in cui hai saputo narrare un racconto in cui il Fato si manifesta come un regista invisibile, guidando i personaggi sul palcoscenico della vita e tessendo i loro destini in modi sorprendenti e, talvolta, tragici come ciò che è avvenuto nelle ultime righe del tuo racconto.

La seconda parte del racconto, in particolare, mi ha tenuto ancorato ad ogni parola, crescendo in suspense e complessità man mano che si avvicinava alla conclusione. Il finale, dove le vite di Gustavo T. e Paolo Bianchi si intrecciano in un tragico destino, è stato totalmente inaspettato e mi lasciato una sensazione di amarezza. L'abilità con cui hai legato tutti gli elementi della storia, è stata davvero ammirevole! Spero di leggere presto altre storie scritte da te :) 

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Allora... 
Ho delle sensazioni contrastanti. Da una parte sei stata abile a creare i presupposti della vicenda, a precisare che avviene in dicembre, motivo per cui l'assassino porta i guanti e quindi non lascia impronte nel taxi. Bene. Anche se in maniera non del tutto plausibile (Forti non gli avrebbe mai telefonato e non lo avrebbe avvertito che stanno indagando su di lui; semmai avrebbe avvertito i colleghi di Milano di attenderlo all'arrivo del treno e di portarlo in caserma per accertamenti; in secondo luogo il cellulare del tassista non avrà in memoria il numero di Bianchi, che avrà chiamato la compagnia di taxi; è tramite quella che risaliranno al numero di lui), l'inchiesta procede a rilento, per non dire che gira a vuoto.
Bene fin qui, ma il Fato cosa c'entra? 
Lasciamolo alla tragedia greca, qui l'inchiesta rimane sospesa nel nulla e non mi pare ce ne sia motivo.
Per tua stessa ammissione 
Poeta Zaza ha scritto: sab gen 27, 2024 2:15 pmL'inchiesta si era concentrata in contemporanea su quell'ultimo cliente conosciuto,
e ce n'è ben motivo. 
Veniamo ai fatti: Bianchi è l'ultimo cliente servito; il taxi è rimasto posteggiato lì dove si era fermato e il tassista non è stato vittima di un furto. Se non fosse stato Bianchi a ucciderlo dovremmo ipotizzare che un'altra persona sia salita sul sedile posteriore del taxi e abbia strangolato l'autista. dileguandosi poi senza rapinarlo. Un omicidio del genere non può essere casuale, l'assassino dovrebbe avere avuto un motivo ben preciso per averlo fatto. Ed è estremamente improbabile che stesse aspettando l'autista fuori dalla stazione per ucciderlo: come avrebbe potuto sapere infatti che Gustavo sarebbe andato in stazione? I clienti avrebbero potuto richiedere una qualsiasi destinazione.
Dunque Bianchi rimane l'unico sospetto. Le indagini su di lui mi sembrano molto all'acqua di rose: l'uomo è vedovo perché la moglie si è suicidata in condizioni misteriose e per cause ignote. Innanzitutto è molto raro che le ragioni di un suicidio rimangano ignote, anche in assenza di un ultimo messaggio del suicida. Se non c'erano motivi finanziari (non ne parli) o altri motivi evidenti, quel suicidio è davvero un mistero: marito e moglie erano in auto insieme, poi lei scende e si butta dal ponte, possibile che lui non ne conosca le ragioni? Direi di no, anzi all'epoca sarà stato di certo sospettato di essere stato lui a buttarla dal ponte. Mettiamo pure che sia riuscito a giustificare il fatto agli inquirenti, quando due anni più tardi si ritrova sospettato dell'omicidio del tassista, a chi indaga non si accenderà la famosa lampadina? Moglie suicida>tassista ammazzato>non è che tra la moglie di Bianchi e il tassista ci fosse una relazione? Anche al più scalcinato degli investigatori deve venire in mente questa possibilità, da lì a scoprire che tra i due c'era una relazione non dovrebbe passare troppo tempo. Cico e Cica si saranno incontrati da qualche parte: in hotel? Dagli estratti conto dei due sarà facile appurarlo. A casa di Cico/Gustavo? Qualche vicino avrà visto di certo che riceveva una donna...
Insomma per me quest'inchiesta, così come mostri i fatti, non ha motivo di rimanere irrisolta. Se vuoi che lo sia devi crearne i presupposti e cioè fornire una possibile spiegazione del suicidio di Cica che non sia quella vera, spiegare perché il suicidio di Cica non è stato messo in relazione con l'omicidio del tassista e perché quindi Bianchi non ne venga accusato.
A quel punto poi potresti riservare le ultime righe a Bianchi che ragiona su come sia stato fortunato a sfuggire all'inchiesta, svelando i particolari al lettore.
Ma in tutto questo il Fato non c'entra nulla, a mio modo di vedere.  
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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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sarycaine ha scritto: Questo è il mio primo commento e la mia prima lettura per il Labocontest, e spero di non commettere errori. :D

Innanzitutto, vorrei esprimere il mio entusiasmo per questo racconto. È stata una lettura coinvolgente che mi ha toccato profondamente, soprattutto per come hai affrontato temi intensi e complessi come il rimorso, la colpa e il destino. La storia, ambientata nella vita quotidiana di un tassista nella suggestiva Genova, mi ha affascinata per il suo intreccio di destino e coincidenze. Mi è piaciuto enormemente il modo in cui hai saputo narrare un racconto in cui il Fato si manifesta come un regista invisibile, guidando i personaggi sul palcoscenico della vita e tessendo i loro destini in modi sorprendenti e, talvolta, tragici come ciò che è avvenuto nelle ultime righe del tuo racconto.

La seconda parte del racconto, in particolare, mi ha tenuto ancorato ad ogni parola, crescendo in suspense e complessità man mano che si avvicinava alla conclusione. Il finale, dove le vite di Gustavo T. e Paolo Bianchi si intrecciano in un tragico destino, è stato totalmente inaspettato e mi lasciato una sensazione di amarezza. L'abilità con cui hai legato tutti gli elementi della storia, è stata davvero ammirevole! Spero di leggere presto altre storie scritte da te :) 
Che piacere leggere questi apprezzamenti! Grazie, @sarycaine :flower:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Marcello ha scritto: Anche se in maniera non del tutto plausibile (Forti non gli avrebbe mai telefonato e non lo avrebbe avvertito che stanno indagando su di lui; semmai avrebbe avvertito i colleghi di Milano di attenderlo all'arrivo del treno e di portarlo in caserma per accertamenti; in secondo luogo il cellulare del tassista non avrà in memoria il numero di Bianchi, che avrà chiamato la compagnia di taxi; è tramite quella che risaliranno al numero di lui), l'inchiesta procede a rilento, per non dire che gira a vuoto.
Bene fin qui, ma il Fato cosa c'entra? 
Per le due obiezioni di cui sopra:
per la chiamata in memoria, ho pensato esserci, nel 2016, una derivazione del telefono della Centrale Operativa che avesse il compito di smistare in automatico la chiamata in arrivo al primo numero collegato di un taxi fermo;
per l'iniziativa del maresciallo, lui, per seguire la traccia più evidente "a caldo", in sua autonomia operativa ha perciò preferito chiamare
l'ultimo numero senza por tempo in mezzo e decidendo la tattica della verità, in toni neutri che l'interlocutore, innocente o colpevole che sia,
capisca come legittimi.
Marcello ha scritto: Veniamo ai fatti: Bianchi è l'ultimo cliente servito; il taxi è rimasto posteggiato lì dove si era fermato e il tassista non è stato vittima di un furto. Se non fosse stato Bianchi a ucciderlo dovremmo ipotizzare che un'altra persona sia salita sul sedile posteriore del taxi e abbia strangolato l'autista. dileguandosi poi senza rapinarlo. Un omicidio del genere non può essere casuale, l'assassino dovrebbe avere avuto un motivo ben preciso per averlo fatto. Ed è estremamente improbabile che stesse aspettando l'autista fuori dalla stazione per ucciderlo: come avrebbe potuto sapere infatti che Gustavo sarebbe andato in stazione? I clienti avrebbero potuto richiedere una qualsiasi destinazione.
Dunque Bianchi rimane l'unico sospetto.
Bianchi non è l'unico sospetto. Parlo di un collega, la cui vincita chissà non abbia un'altra valenza di quella dichiarata da lui; parlo di una zona buia, parlo di una forbice di tempo che avrebbe consentito un'altra corsa con un'altra persona, scesa da un treno precedente o un pedone, di salire sul taxi. E poi di farsi riportare in stazione, per esempio con la scusa di avere deciso di prendere un altro treno.
Marcello ha scritto: l'uomo è vedovo perché la moglie si è suicidata in condizioni misteriose e per cause ignote. Innanzitutto è molto raro che le ragioni di un suicidio rimangano ignote, anche in assenza di un ultimo messaggio del suicida. Se non c'erano motivi finanziari (non ne parli) o altri motivi evidenti, quel suicidio è davvero un mistero: marito e moglie erano in auto insieme, poi lei scende e si butta dal ponte, possibile che lui non ne conosca le ragioni? Direi di no, anzi all'epoca sarà stato di certo sospettato di essere stato lui a buttarla dal ponte. Mettiamo pure che sia riuscito a giustificare il fatto agli inquirenti, quando due anni più tardi si ritrova sospettato dell'omicidio del tassista, a chi indaga non si accenderà la famosa lampadina? Moglie suicida>tassista ammazzato>non è che tra la moglie di Bianchi e il tassista ci fosse una relazione?
Il delitto avviene nel 2016 a Genova, dove la vittima lavora e risiede.
La relazione amorosa tra Cico e Cica risale a due anni prima, quando entrambi risiedevano a Milano, lui single e lei sposata.
Si incontravano al parco e a fare jogging, certo andavano a casa di lui. Volutamente, non conoscono le loro generalità complete. La città è grande, la gente si fa i fatti suoi e certo non indugia più di tanto su quei due volti accostati. Non è un paesino dove nessuno si fa i fatti suoi.
L'assassino, nei suoi pensieri, si è rivisto il giorno del suicidio della moglie e spiegherà, ora come allora, della sua depressione (non sempre la persona che ne soffre decide di curarsi presso uno specialista) e di come lui abbia provato, vanamente, a tirarla fuori.
Qui la città è stata certo testimone della fuga volontaria dall'auto della donna (nessuno è riuscito a fermarla, scrivo) e quindi do per assodato che lui non abbia mai rischiato imputazioni).
Tra l'altro, Cico, pur abitando nella stessa città, non è venuto a conoscenza, dai giornali o dai media, che la morta fosse la sua Cica. Forse non ha nemmeno appreso la notizia; possibile, data la toponomastica della metropoli. 
Marcello ha scritto: Cico e Cica si saranno incontrati da qualche parte: in hotel? Dagli estratti conto dei due sarà facile appurarlo. A casa di Cico/Gustavo? Qualche vicino avrà visto di certo che riceveva una donna...
Date le premesse e data Milano come io la immagino, vuoi che, a distanza di due anni, gli ex vicini di casa o conoscenti di Cico riconoscano nella foto di Cica la donna, o una delle tante, che il tassista si fosse portato a casa? 
Marcello ha scritto: Insomma per me quest'inchiesta, così come mostri i fatti, non ha motivo di rimanere irrisolta. Se vuoi che lo sia devi crearne i presupposti e cioè fornire una possibile spiegazione del suicidio di Cica che non sia quella vera, spiegare perché il suicidio di Cica non è stato messo in relazione con l'omicidio del tassista e perché quindi Bianchi non ne venga accusato.
Per la spiegazione del suicidio della moglie, gliela ho fatta fare. Vai al grassetto della mia seconda risposta.
Trattandosi di un delitto d'impeto, lui non ragiona, scappando dal taxi, sul come sfangarla. Se no, avrebbe preso i soldi e, soprattutto, la bambolina.
Questo oggetto, che tu non menzioni, secondo me sarebbe l'unica traccia con cui incastrare il colpevole. Perché è l'unico anello che unisce le due vicende: messo sotto torchio da qualcuno che abbia scavato nella vita di Cica e controllato l'auto di Cico, il vedovo potrebbe crollare.
Ma, secondo me, è troppo fantasioso il pensarlo.
Qui abbiamo una realtà romanzesca in cui il Fato ha avuto molta parte.
E, comunque, mi guardo bene dal dire che l'indagine è chiusa, quando passo alla rivelazione:
Poeta Zaza ha scritto: sab gen 27, 2024 2:15 pm
Non erano risultati collegamenti col fatto delittuoso, salvo quelli ovvi (e confusi) dalla frequentazione di un mezzo pubblico. 
A questo punto...
Che fa il Fato in questa sceneggiata,
sai cosa fa, lettore perspicace?
Marcello ha scritto: A quel punto poi potresti riservare le ultime righe a Bianchi che ragiona su come sia stato fortunato a sfuggire all'inchiesta, svelando i particolari al lettore.
Ma in tutto questo il Fato non c'entra nulla, a mio modo di vedere.  
Nel mio modo di scrivere, nel mio stile, non vengo mai meno al colpo di scena e/o all'enfasi finale.
"Dovevo" finire con "quella" spiegazione del movente alla vittima:
Poeta Zaza ha scritto: sab gen 27, 2024 2:15 pm
Lei era scesa dall'auto, correndo, e di punto in bianco si era gettata dal vicino ponte, senza lasciarsi fermare da nessuno. Dopo avergli detto, amara: "Avevo scelto te".

L'ultimo cliente ha in testa i fotogrammi di un match dentro se stesso su un ring da pesi massimi: Odio e Compassione si sono alzati dai rispettivi angoli per sfidarsi sotto gli occhi dell'arbitro. Dopo il primo round, in cui gli sfidanti hanno debuttato a freddo, lui si spalma all'angolo della Compassione mentre l'arbitro conta e riconta, incombendo su di lui, esanime, che si sente già al tappeto.

Il tassista, ignaro del dramma che ha scatenato, sta riandando, commosso, al ricordo della sua Cica e pensa a voce alta: al tempo, lavorava a Milano, e l'aveva conosciuta perché un giorno l'aveva quasi investita a un passaggio pedonale. Erano finiti in un bar  dove lui l'aveva coperta di dolci e di scuse. Si erano rivisti diverse volte, anche solo per del jogging nel parco. Poi, lei si era presa una pausa di riflessione per scegliere tra lui e il marito. Se si fossero incontrati un mese esatto dopo, in un certo bar, avrebbe significato che sceglieva lui. Ma lei quel 23 novembre non si era presentata e lui aveva capito di averla persa. D'altronde, era un amore rubato sottobosco, tanto che lui non ne sapeva il cognome, né l'indirizzo, di proposito. L'aveva ancora cercata sul cellulare, che risultava muto. Avrebbe saputo tutto di lei, e lei di lui, solo dopo, solo se gli avesse detto "sì".

L'ultimo cliente non parla: sta assistendo alla fine del match nella sua testa. L'arbitro lo sta contando: non è nell'angolo; peggio, è al tappeto, dopo il ko dell'altro. Sta vincendo l'odio e lui sa che può reagire solo sopraffacendo l'odio con la compassione dell'altro e di sé. 
Ma si sente impotente a soverchiare l'Odio, come se l'esito fosse diretto dal Fato, più forte di lui.

Sono arrivati alla stazione.
Il buio li avvolge e non c'è che poca gente nei paraggi. Il tassista, già nel parcheggio, tira il freno a mano. L'ultimo cliente allunga una banconota. Mentre l'altro cerca il resto, lui circonda e supera con le braccia il poggiatesta davanti, e nel mentre cinge le mani guantate al collo del rivale e stringe con tutta la sua forza, integrata da un'acerrima rabbia. Un minuto di impegno, non prima di avergli detto, preda dell'odio più amaro: "Aveva scelto me".
Onorata, comunque, del tuo passaggio, grazie @Marcello  :)

P.S.: Meglio di me, ha spiegato il sottogenere di giallo che ho scritto @aladicorvo  cui ti rimando.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Apprezzo i tuoi inizi poetici @Poeta Zaza. Creano un'atmosfera sognante che introduce con una giusta dose di mistero la storia. Anche in questo caso dai questa sensazione.
Una storia molto interessante con una bella scrittura, coinvolgente.
Ci sono due piccoli difetti che ti hanno fatto notare e che mi erano saltati all'occhio anche a me. Nel cadavere al momento del ritrovamento potevano non essere chiare le cause della morte, considerato che non c'erano evidenti segni di ferite. Certo con l'autopsia si sarebbe chiarito e in sostanza è solo questione di tempo. E poi il carabiniere che telefona. Oggi siamo a rischio di scherzi e truffe da parte di finti agenti, per cui solo da una telefonata non è plausibile che si venga convocati per un interrogatorio. (Ma non sono esperto a riguardo)
Poeta Zaza ha scritto: "A volte mi va di confidarmi con un estraneo dei fatti miei: è catartico, come dice qualcuno, e poi cosa volete gliene freghi a quelli? Gli entra in un orecchio e gli esce dall'altro." era stata la sua risposta.
Condivido, a volte raccontare agli estranei fatti personali si possono ricevere riscontri più sinceri proprio perché disinteressati.
Poeta Zaza ha scritto: Che fa il Fato in questa sceneggiata,
sai cosa fa, lettore perspicace?
Gusto personale. Non mi convince questo stimolo rivolto al lettore. Capisco l'intenzione e anche l'originalità. Forse lo si poteva lo stesso intuire con una riflessione, tenendo presente l'incipit.
Poeta Zaza ha scritto: L'ultimo cliente ha in testa i fotogrammi di un match dentro se stesso su un ring da pesi massimi: Odio e Compassione si sono alzati dai rispettivi angoli per sfidarsi sotto gli occhi dell'arbitro. Dopo il primo round, in cui gli sfidanti hanno debuttato a freddo, lui si spalma all'angolo della Compassione mentre l'arbitro conta e riconta, incombendo su di lui, esanime, che si sente già al tappeto.
Questo passaggio mi piace molto, trovo un tocco di scrittura elevato e raffinato.
Un racconto molto affascinante. Bella l'idea del fato e credo che hai ragione sul fatto che ci sono numerosi delitti irrisolti e che sia proprio il fato a volte a condurre la fine dei giochi.
Ho notato un'evoluzione nel tuo modo di scrivere che mi è piaciuto: più intrigante, allusivo e su questo ti faccio i complimenti. 
Letto con passione.
Alla prossima.


Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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Kasimiro ha scritto:
Un racconto molto affascinante. Bella l'idea del fato e credo che hai ragione sul fatto che ci sono numerosi delitti irrisolti e che sia proprio il fato a volte a condurre la fine dei giochi.[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]
Ho notato un'evoluzione nel tuo modo di scrivere che mi è piaciuto: più intrigante, allusivo e su questo ti faccio i complimenti. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Letto con passione.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Alla prossima.[/font]
:arrossire:  Mi fai arrossire coi tuoi complimenti, @Kasimiro 

Grazie!  
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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@Poeta Zaza ciao. 
Poeta Zaza ha scritto: trattandosi di un delitto d'impeto, lui non ragiona, scappando dal taxi, sul come sfangarla. Se no, avrebbe preso i soldi e, soprattutto, la bambolina.
Questo oggetto, che tu non menzioni, secondo me sarebbe l'unica traccia con cui incastrare il colpevole. Perché è l'unico anello che unisce le due vicende:
Ma tu pensi veramente che a me sia scappata una cosa del genere? Come ben ha detto @Marcello , in 72 ore, un bravo magistrato, ti porta in galera.
Perché? Lo strangolamento a mani nude,  eseguito da dietro, è impossibile, a meno che, chi lo compia abbia una forza disumana. Considera che, l'omicidio in questo modo, è tra i rari casi, ed è eseguito su persone deboli e sulla classica posizione frontale, con la vittima a terra; l'unico modo per imprimere la forza necessaria. Quindi: il Bianchi è l'ultimo a scendere e a stare dietro. Sicuramente ha una stazza massiccia.  La polizia ha quindi un sospettato n°1. Incrociare i dati della stazione, dei tassisti, testimonianze dei colleghi, dato che la vittima straparlava con tutti, parlare ai parenti della moglie suicida, che avrebbero parlato della suo hobby di fare bambole. Quindi l'aggancio... Ma ci sarebbero anche altre strade per arrivare alla sua confessione, dato che la serie di indizi precisi e concordanti fanno più che una prova, e che dopo dodici ore di interrogatorio si crolla, dato che lui, di certo, non è un Hannibal... Ciao  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

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@bestseller2020

Non è detto che il Bianchi sia l'ultimo a scendere:
Poeta Zaza ha scritto: Bianchi non è l'unico sospetto. Parlo di un collega, la cui vincita chissà non abbia un'altra valenza di quella dichiarata da lui; parlo di una zona buia, parlo di una forbice di tempo che avrebbe consentito un'altra corsa con un'altra persona, scesa da un treno precedente o un pedone, di salire sul taxi. E poi di farsi riportare in stazione, per esempio con la scusa di avere deciso di prendere un altro treno.
bestseller2020 ha scritto: testimonianze dei colleghi, dato che la vittima straparlava con tutti,
Non è vero che la v ittima straparlava con tutti. Con gli amici e i conoscenti era riservato, e invece con i clienti, che erano perfetti estranei per lui,
aveva il vezzo "catartico" di parlare dei fatti suoi. L'ho detto anche all'inizio.
bestseller2020 ha scritto: Lo strangolamento a mani nude,  eseguito da dietro, è impossibile, a meno che, chi lo compia abbia una forza disumana.
Sai perchè pensa a un ring? Volevo anche dirlo, poi ho omesso: l'assassino è un ex pugile non professionista dei pesi massimi.   :asd:

Sulla bambolina, ho detto:
Poeta Zaza ha scritto: Trattandosi di un delitto d'impeto, lui non ragiona, scappando dal taxi, sul come sfangarla. Se no, avrebbe preso i soldi e, soprattutto, la bambolina.
Questo oggetto, che tu non menzioni, secondo me sarebbe l'unica traccia con cui incastrare il colpevole. Perché è l'unico anello che unisce le due vicende: messo sotto torchio da qualcuno che abbia scavato nella vita di Cica e controllato l'auto di Cico, il vedovo potrebbe crollare.
Ma, secondo me, è troppo fantasioso il pensarlo.
E tu, Raffaele, sei arrivato a parlarne solo in seconda battuta!  :pat:

Comunque, tutti gli interventi mi sono utili per limare la trama


Grazie di nuovo anche a te, @bestseller2020   :) ;)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

21
  ha scritto:Poeta ZazaIl Fato passa e scruta, pensa e agisce
ma soprattutto guida ogni frangente.
Ecco, io sono partita da qui.
Questa frase mi ha dato e linee guida per godermi il tuo racconto @Poeta Zaza 

Da qui me lo sono goduto senza andare a vedere se le indagini, gli indizi, la forza strangolatrice di un uomo,  eccetera, possano bastare a far reggere in piedi il giallo che hai scritto.
Mi spiego: io ho seguito il fato. Per me il Fato nel tuo racconto è il protagonista: Il Fato passa e scruta, pensa e agisce

ma soprattutto guida ogni frangente.  Ci hai avvertito.
È lui che suscita pensieri e parole della vittima e del carnefice, è sempre lui che svia le indagini e coglie al volo l'occasione per metterci lo zampino. 
Sembra che si diverta a confondere le carte in tavola, e chissà cosa sta riservando al signor Bianchi che se ne sta tranquillo a casa sua sicuro di averla scampata.



Le tre Moire decidono, una sola taglia il filo. 

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

22
@Albascura

che bel commento mi hai fatto, grazie cara Alba! :flower:
Albascura ha scritto: Le tre Moire decidono, una sola taglia il filo. 
Dal Web:

Le dee del destino nella mitologia greca. In Omero la M. è una sola, ma già in Esiodo sono tre:
Cloto, la 'filatrice' della vita; 
Lachesi, la 'fissatrice della sorte' toccata all'uomo; 
Atropo, la 'irremovibile' fatalità della morte.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

23
Cara @Poeta Zaza
ho trovato il tuo racconto ben scritto, scorrevole, con una bella trama.
Leggendolo con l'interesse per la storia narrata, ho sorvolato senza farci caso su alcuni tecnicismi ci ti hanno fatto notare, questo perché, a mio parere, incolla alla lettura.
Anche secondo me, per insinuare meglio il dubbio sul secondo sospettato, non avrei scritto "venti euro" ma una generica vincita di cui non si sapeva l' entità.
In genere faccio fatica con il tuo alternare poesia e narrativa, in questo racconto ne ho invece apprezzata l'armonia.
Arriviamo al punto dolente.
Non sono sicura che possa rientrare nel genere giallo.
È vero che l' innovazione e il sottogenere è un continua evoluzione, ma trattandosi di un laboratorio dove l'estrema difficoltà era proprio il genere, questa sperimentazione, che potrebbe essere vincente in altri contesti, qui mi risulta un po' tirata.
Nulla toglie al fatto che il racconto mi sia piaciuto molto.
Brava 
A rileggerti
<3

Re: [Lab12] Il Fato misterioso

24
Cara @Modea72  :flower:

ti ringrazio del passaggio e del tuo parere sul fatto del genere "giallo" spurio. Questa è la tua opinione e io la rispetto.  :)

Pensavo di avere trovato un nuovo sottogenere che abbracciasse la gamma di omicidi (irrisolti per lo più) in cui il Fato è il terzo incomodo e non è indagabile. di norma, da pur bravi investigatori.
Poeta Zaza ha scritto: Quanti omicidi non vengono risolti per l'intervento del Fato, di una casualità rarissima, di un incontro tra due sconosciuti che poi non lo sono affatto?

Il messaggio che mi preme far passare è che tantissimi delitti sono irresolvibili (anche nella realtà) perché chi indaga non può cogliere la relazione ultima tra assassino e vittima, magari sconosciuti l'uno all'altro sino al fatidico giorno, sino al fatale incontro...
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab12] Il Fato misterioso

25
Ciao @Poeta Zaza

Senza dubbio leggere i tuoi racconti intrisi con la poesia è sempre un’esperienza interessante e vedo che fa discutere con i molteplici spunti che ci sono.
Non so se si possa parlare di un sottogenere del giallo, io non sono competente, ma di qualcosa di inusuale credo di si e tutto quello che esce dai canoni ha un suo fascino per me.
Avrei qualche piccola notazione da fare, per le impressioni che ne ho avuto.
Poeta Zaza ha scritto: "Buonasera, sono il Maresciallo Forti di Genova, la chiamo in proposito alla richiesta di taxi di stasera. Posso sapere il suo nome, per cominciare?"
Non credo sia l’approccio giusto. Credo che un maresciallo dell’Arma nelle sue funzioni se telefonasse a uno sconosciuto si qualificherebbe oltre che con grado e nome anche indicando da quale Stazione chiama, cosa che gli fai dire alla fine  ma come caserma in cui recarsi per la deposizione. E poi quel “per cominciare” è irritante. Io avrei risposto: “Per cominciare cosa, mi scusi?”

L’ autorità giudiziaria avendo il nome di Bianchi corrispondente all’ultimo numero di telefono delle chiamate del tassista, come procedura penso che avrebbe mandato una pattuglia di servizio a casa sua con una convocazione in caserma per una deposizione generica circa indagini, senza specificare magari che si trattava di un omicidio. Non è detto che l’ultimo numero di telefono di una persona uccisa corrisponda al suo assassino.

Anche quando dici:
Poeta Zaza ha scritto: era stato in visita ai genitori e agli amici d'infanzia per passare qualche giorno con loro. Vedovo da due anni, la moglie si era suicidata per motivi ignoti. A detta di lui, non vi erano mai stati dissapori di coppia. Negli ultimi tempi, lei era entrata in una fase depressiva e lui non era stato in grado di aiutarla a uscirne. 
Più che dire "motivi ignoti", anche se lo sono, le autorità preposte credo direbbero “per motivi ancora in fase di accertamento”, o una cosa del genere, anche se magari non stanno indagando alacremente su quel caso e magari il fascicolo giace assieme ad altri casi irrisolti, in attesa però di essere riaperto se saltasse fuori qualche collegamento. Bianchi non è sospettato per l’omicidio del tassista ma il suo nome è già noto come marito della moglie che si è suicidata. Eventualmente qualcuno in questa occasione potrebbe andare a scavare più a fondo.

Convocato Bianchi in caserma per testimoniare circa il suo collegamento con il tassista, al limite solo per aver usufruito del suo servizio, come eventualmente testimonieranno anche altri contatti, si dovrebbe stendere il relativo verbale di routine. Perché chiedere anche le impronte digitali e addirittura il DNA? Se Bianchi ha una carta d’identità elettronica non c’è nemmeno bisogno di prendergli le impronte, sono già schedate.

Poi passiamo a quando Bianchi prende Gustavo, il tassista chiacchierone.
È interessante il dramma che si sviluppa nel colloquio fra i due, il collegamento che Bianchi scopre tra Gustavo e la moglie riconoscendo quella fatale bambolina di corda.
Per me non è una cosa strana che Bianchi, un uomo quieto per quanto provato dalla dolorosa esperienza del suicidio della moglie, si trasformi di punto in bianco in un assassino. Sarebbe stato interessante analizzare i vari passaggi che lo hanno portato a questo ma ci sarebbero voluti davvero troppi caratteri, peccato. In fondo credo che sia arduo analizzare compiutamente cosa si desta nell’animo umano tanto da portarlo a uccidere un suo simile, escludendo motivazioni estreme come la difesa personale e la guerra.

Certamente ha giocato l’odio per il tassista, che definisce “sua” la moglie di Bianchi, ricordandola con una irritante allegria goliardica definendola la sua Cica, mentre lui era chiamato Cico. Basterebbe questa violazione di intimità, questa presunzione di dare un nomignolo affettuoso alla propria donna a scatenare l’odio. Se poi si aggiunge che i due amanti si sono ripetutamente incontrati l’odio diventa furia, desiderio ancestrale di uccidere chi è  entrato nella propria vita.
Bianchi realizza tutto questo in poco tempo, poche battute di dialogo sufficienti anche a fargli capire che la moglie, quando poco prima di gettarsi dal ponte gli aveva detto “avevo scelto te”, voleva dire che aveva rinunciato all’amante e scelto lui, il marito. Forse sapendolo prima…
Tutto questo turbinio di pensieri scatena in Bianchi la motivazione a uccidere Gustavo.

Sono venuti anche a me dei dubbi circa il modo in cui Bianchi uccide Gustavo. Credo sia difficile strangolare di spalle un uomo seduto sul sedile di un auto se non si è addestrati a farlo, se così si può dire.
Bianchi, da tranquillo cittadino è piombato nei meandri dell’odio e della vendetta e quindi non ragiona, perché questa non è la sua condizione naturale, non dovrebbe esserlo per nessun uomo.
Però aveva diverse opzioni per eliminare Gustavo.
Nella molteplicità dei casi te ne indico alcuni:
Poteva decidere di farla finita assieme al tassista mentre quest’ultimo era ancora intento alla guida. Gli metteva le mani in faccia impedendogli la visuale e anzi premendo con le dita sugli occhi. La sorpresa, il dolore, il panico avrebbero fatto perdere il controllo dell’auto causando un incidente.
Oppure Bianchi, una volta che il tassista aveva fermato l’auto, poteva aprire repentinamente il suo sportello mentre fingeva di pagarlo, posizionargli la testa a metà fuori dello sportello e sbattere a ripetizione con violenza la portiera colpendo il suo collo.
Oppure, sempre ad auto ferma, ma questa sarebbe un’uccisione cervellotica, avvolgere attorno al collo dell’autista la cinghia dei pantaloni girandola intorno al poggiatesta per tenerlo fermo e facendo leva sulla cinghia da dietro incastrandogli qualcosa, un ombrello, una scarpa, torcendo a più non posso per stringere.
Tutte applicazioni abbastanza cruente e letali, non impossibili e alla portata di molti.

Comunque ribadisco quanto detto dall’inizio: i tuoi racconti da gentile signora, incentrati qui sul giallo misto a versi, oltre a essere interessanti perché inusuali, suscitano ulteriori discussioni e piacevoli divagazioni sull’analisi delle varie possibilità d’azione.
Magari puoi aspirare a diventare la nuova signora di un nuovo sottogenere di giallo il cui colpevole non viene scoperto.

Ciao  :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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