Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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@M.T. A proposito di traduzioni: nei libri del norvegese Jo Nesbo compare spesso bevette e bevettero, che sono forme consentite ma non consigliate, al posto di bevve o bevvero. La cosa dipende dal traduttore non di madrelingua italiana, ed è meno grave di grosse smarronate nell'applicazione della consecutio temporum che ho rilevato in molti libri di autori anglosassoni, anche queste dovute a traduttori non di madrelingua. Queste cantonate dimostrano che le grandi case editrici che hanno prodotto i libri in questione hanno inteso risparmiare sull'editing, mandando in stampa direttamente il testo così come tradotto, senza farlo successivamente editare.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4602
M.T. wrote: Spezzoni d'Italia:



Intanto Israele riprende gli attacchi. Lo dico da un pezzo: per la pace non ci vogliono né Hamas né il governo di Netanyahu.
E neanche uno che mira solo a fare affari, come the Donald. La soluzione, tutt'altro che definitiva, spacciata per pace è solo una tregua traballante che non garantisce un bel niente.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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ElleryQ wrote: La famosa frase de "Il gladiatore": al mio via scatenate l'inferno, è dovuta a un'intuizione del doppiatore Luca Ward. 
Il dialogo originale era: al mio via togliete le catene ai cani (in riferimento ai molossi, spesso usati nei combattimenti dagli antichi romani).
Avevo sentito qualcosa di simile in due video sul Tubo: uno di Roberto Trizio e uno di Olly Richards.
ElleryQ wrote: tieni conto che in anni passati, tipo '60-'70, c'erano dei luoghi comuni molto radicati, tra cui quello che al Sud Italia le persone fossero particolarmente emotive e passionali e reagissero per un nonnulla.
Purtroppo gli stereotipi ci sono anche adesso :-( Nel biennio 2014-2015 lavoravo in un alberghetto qui in Sicilia. Mi occupavo dell'accoglienza dei clienti. Una sera mi si presentarono tre signore venete, tutte single da sempre, sorridenti e desiderose… di divertirsi. Alla partenza, vennero da me e mi dissero con tanta meraviglia (da parte loro :) ) che la Sicilia è diversissima da come pensano in Veneto. Organizzazione perfetta. Mi dissero "Non ci sono quelli con la coppola che ti sparano addosso con la lupara!" come invece pensano i Veneti. Un'altra aggiunse, quasi nascondendosi, "Ci sono pure begli uomini, più belli dei veneti". Si meravigliarono anche per il fatto che usavamo il computer! Ma una cosa mi rimase impressa e ci penso tuttora. Non riuscivano a credere che ci sono gli ascensori. Assurdo! Gli ascensori! Mi dissero che in Veneto la gente pensa comunemente che in Sicilia siamo così arretrati da non avere nemmeno gli ascensori!
Sempre parlando di luoghi comuni, mi avevano detto che i Napoletani erano sporchi, ma poi scoprii che i Napoletani erano i più puliti d'Italia, mentre i più sporchi erano i Veneti e gli Altoatesini di lingua tedesca. Sempre parlando di italiani. Non faccio di tutta l'erba un fascio perché c'erano eccezioni e non sempre la realtà era opposta allo stereotipo. Spero non leggano Veneti e Altoatesini ;)
M.T. wrote: non tutte le traduzioni sono letterarie, alcune le cambiano per renderle più comprensibili al pubblico che le guarda; forse il traduttore ha pensato che usando "siciliani" si capisse meglio il contesto per il pubblico italiano. Succede così anchet nei manga, per esempio, perché ci sono riferimenti culturali giapponesi che, se non si conosce il Giappone, si fanno fatica a far capire.
Sì, mi hai fatto venire in mente quando a psicologia traducevamo questionari americani (del Minnesota in particolare) in italiano. Ricordo che facevamo una traduzione anche di tipo transculturale. Il concetto è che, se la domanda originale in inglese era "Se in campagna ti trovi davanti un bisonte, provi paura?", in italiano diventava "Se in campagna ti trovi davanti una pecora, provi paura?", dato che in Italia non ci sono bisonti americani, ma pecore sì.
Cheguevara wrote: fanno sperare che Trump e il trumpismo siano una meteora di passaggio
Mi sa di sì. Ci riflettevo l'altro ieri.
Cheguevara wrote: gente come Larussa
Parli di Ignazio Benito Larussa, suppongo! Quelli sono fascisti persino nel nome!
Cheguevara wrote: dopo aver ricoperto di insulti (e di querele)
Sai la storia della signora Meloni che ha querelato un comico che faceva satira?
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4605
@dyskolos

A proposito di stereotipi
Quando ero ragazzino, ricordo una famiglia del Nord che venne in vacanza dalle mie parti.
Parliamo dei primi anni Settanta.
Questo signore, alla sua prima volta in Sardegna, si mostrò stupito per due motivi.
Il primo: chiunque incontrasse, vecchi compresi, gli rispondeva in italiano. Un buon italiano.
Perfino i semianalfabeti. Ricordo con chiarezza mia nonna: non l’avevo mai sentita parlare in italiano, mai. Ma con quel turista ci parlò, e con un italiano sorprendentemente corretto. Fu la prima e ultima volta che la sentii usare quella lingua.
La seconda cosa che lo colpì – e ce lo disse con tutta sincerità – fu che per entrare in Sardegna non servisse il passaporto.

Sempre a proposito di stereotipi.
Sono passati trentasei anni dal 1989...
Quell’anno prestavo servizio in Sardegna. Un generale del “Continente” venne a farci visita.
Sembrava sinceramente entusiasta della Sardegna – o forse lo era del pranzo luculliano e del vino, chissà. Ma fece una battuta che non piacque a molti: disse che i sardi erano “grandi combattenti, nonostante la loro piccola statura”.
La frase offese parecchi.
Si sapeva che sarebbe tornato qualche mese dopo, in occasione di una cerimonia militare – c’era anche la televisione.
Doveva entrare nella caserma a piedi, con squilli di tromba e picchetto d’onore.
Il picchetto fu formato esclusivamente da soldati di leva sardi, scelti tra i reparti. Il più basso superava il metro e novanta. L’ufficiale di picchetto era alto oltre due metri. Quando sguainò la sciabola per presentare gli onori, quasi bucava il soffitto dell’androne.
Il generale passò in rassegna i soldati con il mento all’insù, se voleva guardarli in faccia e non all’altezza dello stomaco...

La Sardegna è spesso associata, nei luoghi comuni, alla bassa statura.
Una narrazione portata avanti come se fosse la norma. Ma non è del tutto corretta.
La vera discendenza sarda – e qui entriamo nella leggenda – sarebbe quella dei "giganti", e non mi addentro nella questione “complotto”, anche se sono stati rinvenuti  in Sardegna, durante lavori stradali e scavi vari, centinaia e centinaia di scheletri di altezza notevole.
La bassa statura, più realisticamente, potrebbe essere attribuita alle popolazioni di schiavi importati dai Romani per lavorare nelle miniere, e poi rimasti.
Io sono alto un metro e ottanta, un’altezza normale. E così molti nella mia famiglia.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

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