[Lab18] Disvangelo

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Ed ecco la fine del mio peregrinare. Qui, da sopra l’ultimo colle che guarda giù verso la valle, il fiume Giordano scorre docile. Quarant’anni dispersi nel deserto, terra ostile e senza vita, possono diventare un triste ricordo.
Quello che ci era stato promesso è ora sotto i nostri occhi. Il paese dove scorre latte e miele e lì, di fronte a noi, oltre quel fiume. Non sarà difficile attraversarlo, non è il mare morto e profondo che attraversammo per fuggire agli egiziani. Non ci sarà bisogno del braccio potente di Lui.
Non so cosa stia facendo ora, forse riposa, chissà. Non l’ho mai capito di cosa viva, di cosa si nutra e come faccia a vivere in solitudine distaccato da tutto. Ci è stato sempre accanto in questi difficili anni tra le sabbie ostili e sterili. Senza mai presentarsi a nessuno: tranne che a me. Ma non sono mai riuscito a guardarlo in faccia. Il terrore è stato sempre così forte da farmi abbassare lo sguardo alla sua presenza. Annunciata dal movimento leggero dell’aria mentre attraversava il mio corpo come lo spavento per qualcosa di tremendo e impercettibile. Mi è sempre bastata la sua voce per capire il suo stato d’animo. Profonda e tagliente, possente come il rombo del tuono quando ci voleva ammonire e castigare. E non potrei neanche contare le volte che lo fece, adirato e deciso a piegarci alla sua legge. Quella che mi fece scolpire tanti anni fa, appena fuggiti dall’Egitto, costringendoci a vivere di insetti e di speranze. Ma queste non sono mai bastate a soddisfare la mia gente…


Sono diventato vecchio e sazio di giorni. Tra non molto tornerò dai miei padri. Spero di incontrare mia madre, quella che mi abbandonò tra le sponde del Nilo. Non saprei che dirle, non saprei l’effetto nel mio cuore nel vederla assieme a mio padre. Ma sono certo che ne avrei pietà e compassione, amore. Come ho fatto con questo popolo che Lui mi ha messo a governare e che mai sono riuscito a farlo con successo: sono uomini difficili. E per mezzo della sua compassione, quella che lo mosse sin dal principio, che permise a noi di essere ancora una volta annoverati come il suo popolo prediletto. Ma questa protezione dovevamo meritarla e aveva un costo considerevole; niente era dato gratuitamente. Persino questa terra tanto promessa ha avuto un costo per tutti, me compreso.
Mai io questa terra vedrò, così ha deciso Lui, per via del mio cedere nella fede. Una punizione che ho sempre ritenuto ingiusta, in considerazione di una vita di privazioni, condivisa con questa proselite di uomini inclini alla disubbidienza. Quante volte ho discusso con Lui semmai questa legge sarebbe stata utile a istruire della gente umile e dedita al bestiame, alla terra. E Lui, testardo più di me, non ne ha mai voluto discutere. Era così e basta. E io alla fine ho fatto quello che era nelle mie capacità. Ho messo persino in dubbio la sua potenza, nonostante l’avessi conosciuta e vista con i miei stessi occhi.


Che giorni incredibili ho vissuto. Se fossi rimasto nella condizione di figlio della regina avrei avuto una vita diversa. Avrei vissuto nell’agio e lontano dalle sofferenze del popolo di Abramo.
Ma vedere i prodigi di chi con braccio teso ci ha liberati ha valso tutte queste pene. Anche se spesso mi sono ribellato alla sua volontà, pensando, desiderando di non voler più a che fare con loro.


E adesso mi godo questo panorama. Tanti sono già sulla riva del fiume. Esultano tra le acque limpide e ricche di vita. I bambini giocano e le donne lavano le vesti. Alcuni uomini pescano.
Assiso su questo scranno compagno di vita, non posso tenere lontano i ricordi su quando tutto iniziò.
Impossibile dimenticare il fuoco che avvolgeva l’arbusto senza consumarlo e il luogo santo in cui Lui mi parlò per la prima volta. O di quando preannunciai le piaghe al faraone e le vidi realizzarsi.
Il giorno in cui uscimmo dalla terra che ci aveva oppresso carichi di argento e oro. O di quando vidi le acque aprirsi al comando del mio bastone. Fatti maestosi che mai avrei pensato di assistere.
Ma non posso dimenticare gli anni duri del deserto. I lamenti della gente, le loro rivendicazioni che mi toccava presentare a Lui col la paura della sua reazione. L’incisione sulle pietre di quanto mi ordinò di scrivere a riguardo della legge. Ricordo che non fu facile. Salii sul monte dopo giorni di cammino sospinto dal suo richiamo; senza una meta certa, ma sicuro che lo avrei trovato lì ad aspettarmi. Lui mi attendeva accanto al fuoco, oramai verso imbrunire. Mi parlò del suo progetto di darci una legge da rispettare, che avrebbe garantito la giustizia tra la gente. Io gli feci osservare che sarebbe stato difficile dato le inclinazione naturali alla disubbidienza. Forse esagerai pure nel manifestare certi pensieri. Il modo per capire il suo dissenso stava dietro il suo silenzio. E così feci come da Lui ordinato. Trovai con fatica le quattro scaglie di pietra calcarea ricavandole da un blocco. Lo colpì con forza per mezzo di un sasso sino a quando questo si divise a strati. Scelsi le più regolari e levigate e con la punta di un’altra pietra dura, incisi sulla superficie tenera le dieci regole del vivere secondo Lui. Quando le mostrai alla gente avvertii la loro disapprovazione.
Al posto di pane, dimore sicure, terra fertile, questo era ciò che veniva dato loro. Ma non mi meravigliai, d’altronde già immaginavo come avrebbero reagito, considerando la dura condizione del deserto. Spaccai quelle pietre il giorno che li vidi disobbedire alla prima regola, quella di non avere altro Dio all’infuori di Lui. E fui costretto a ripetere l’opera di scrittura dopo che  li castigò duramente. Ricavai altre lastre calcaree per incidere nuovamente la legge e la pace ritornò tra di noi. Ma poi sopraggiunsero gli incubi notturni. Mi colpivano nelle notti gelide passate sul monte quando sentivo allontanarsi la sua presenza. Qualcosa di tremendo e spaventoso mi trascinava per luoghi mai visti, tanto fu difficile capire cosa fossero. Nel primo di questi incubi mi trovai come dentro a un immensa città di strani edifici che raggiungevano il cielo. Erano fatti di ferro lucente e splendevano come cristalli di sabbia fusa nella soda. E sopra di questi templi immagini di donne affascinanti come le donne egizie, adorne d’oro e di monili di ogni sorta. Parevano catturarti e ammaliarti con lo sguardo languido. E queste immagini si alternavano ad altre di diversa natura. Uomini vestiti con indumenti mai visti, anche loro come se fossero Dei, impugnare oggetti misteriosi e puntare il dito verso la gente come se volessero imporre la loro volontà. E in mezzo a questi maestosi edifici la gente camminava su pavimenti neri, simili a bitume. Avevano lo sguardo perso nel vuoto e percorrevano su file ordinate il loro andare e venire ai margini di queste strade.
Difficile pure descrivere come fossero vestiti e cosa portassero dentro alle loro strane sacche di pelle lucida. Ma la cosa più che mi sconvolse fu vedere quelle che mi apparvero come delle enormi cavallette. Queste avevano il ventre di ferro e corazze. Avevano un lungo pungiglione da cui usciva un terribile fumo che impregnava l’aria rendendola irrespirabile. Avevano occhi di uomo e aspetto aggressivo. Avevano capelli di donna e portavano scritto effigi misteriose i cui caratteri mai avevo visto. Si muovevano emettendo un rumore come di carri trainati per la battaglia ma senza che la gente si spaventasse. Quando mi svegliai dall’incubo, madido di sudore, Lui stava lì a osservarmi. Mi fu naturale parlargli del sogno fatto che tanto mi aveva sconvolto.
Disse. Un giorno gli umani vivranno in questo modo. Si costruiranno templi simili a quello di Nimrod che io distrussi a Babele. Saranno prepotenti e temerari, orgogliosi e superbi, senza amore e amanti del lusso. Quelle cavallette di ferro dal rumore possente che hai visto, le costruiranno gli uomini per devastare la terra. Le useranno per postarsi nelle loro infernali città, costruite a loro origine e somiglianza.
Ascoltato che ebbi la spiegazione, chiesi a Lui in quale terra mai questo sarebbe successo: il suo silenzio mi bastò per capire.
Il secondo degli incubi non fu meno terribile. Ero salito come al solito sul monte per cercare pace.
Oberato dal duro compito ricevuto di pascere il popolo, cercavo a volte di esserne esonerato da Lui.
Ma il mio vacillare finiva sempre per trasformarsi in sentimento di colpa. E così, verso sera, accanto al fuoco, mi assopii e mi trovai trasportato in cielo. Là vidi come degli uccelli possenti simili a gabbiani lasciare al loro passaggio una linea sottile bianca. Ma quando fui vicino a loro, mi resi conto che erano di ferro e si muovevano nell’alto dei cieli a una velocità miriade di volte superiore a quella del leopardo. Questi uccelli volavano emettendo un rumore assordante, ancora più forte di quello delle cavallette che avevo sognato. Poi vidi anche altri strani oggetti. Mi parvero come simili a enormi frecce dalla punta affilata. Queste trafiggevano l’aria alla velocità della folgore, e il fuoco stesso le sospingeva. E poi vidi che vi fu una guerra in cielo e un esercito assediare la luna. Ma vidi che questo esercito veniva sbaragliato dagli angeli del cielo e fatto ricadere sulla terra. Vidi come un enorme serpente strisciante, anch’esso fatto di ferro e fuoco, divorare gli esseri umani. Ma anche questo incubo cessò e mi svegliai, sempre con Lui intento a osservarmi. Immaginai da subito che mi avrebbe dato la spiegazione di quanto avevo visto. Verranno giorni, mi disse, in cui la superbia degli uomini raggiungerà la soglia di voler conquistare il cielo e quanto è in mio possesso. Ma non prevarranno e la loro insana sete di potere ricadrà sui popoli che ne subiranno le conseguenze.


E fu che io chiesi in quale terra sarebbe mai successo questo; e ancora il suo eloquente silenzio mise fine alla discussione. Fu così anche quando mi assopii ancora una volta e sognai. Questa volta non vidi animali strani, fatti grandiosi e terribili. Ma rimasi lo stesso sorpreso e dubbioso. Mi trovai come in una grande piazza. Ai lati di questa la gente. Era come se i popoli fossero stati divisi con la precisione della lama di un coltello. Nel centro rimasto deserto, una specie di enorme porta di pietra sopra cui una quadriga di cavalli veniva condotta da una donna alata.
Nessuno poteva passare per la porta e due uomini vestiti di lino ne negavano l’accesso. Avevano un aspetto terribile e incutevano il terrore a tutti i popoli assiepati ai bordi della piazza. Erano intenti a dividersi il mondo e minacciavano di distruggerlo. Poi vidi che qualcuno andò incontro a loro e li uccise. Vidi le urla festanti della gente a causa della morte dei due uomini vestiti di lino e tutti quanti i popoli invadere la piazza. Ma mentre facevano festa, i due uomini ripresero vita e si rialzarono in piedi scatenando il terrore tra la gente. Poi salirono verso il cielo e sparirono per sempre.
Quando mi svegliai Lui mi disse che i due uomini che avevo visto,  li avrebbe mandati lui come testimoni di una epoca dove le pretese di potere si sarebbero scontrate con le forze del bene. Avrebbero diviso il mondo a metà terrorizzandolo per quarant’anni, minacciando di distruggerlo assieme a tutti gli abitanti della terra. Poi, alla fine del loro compito assegnato, i popoli avrebbero sperato inutilmente di vivere in pace.


Dopo la sua spiegazione, che non capii nella sostanza, gli domandai cosa ancora avessi dovuto vedere di tanto terribile. Questa notte sognerai ancora, mi disse: per l’ultima volta.
E ancora il sonno mi prese, ancora una volta trasportato dove mai ero stato nel mio infinito vagare.
E mi trovai a percorrere strade di pietra, simile a quelle che ben conoscevo. Stavo dietro a tanta gente agitata che pareva del mio popolo. C’erano donne in lacrime e uomini che imprecavano, altri invece ridevano e schernivano qualcuno: non so chi. Per questo mi affrettai a raggiungere la cima di questo corteo vociferante e quando fui arrivato, vidi un uomo con le vesti insanguinate, una corona di spine sul capo, a stento trascinava un pesante legno fatto da due travi incrociate e, dietro a lui, uno che sembrava un soldato frustarlo per farlo camminare. Quest’uomo per diverse volte si piegò sulle ginocchia dallo sforzo, e alla fine del tragitto, arrivati su di un colle, fu spogliato e inchiodato a questo legno e lasciato morire. Ma poi, lo vidi riprendere vita e anche lui salire in cielo, così come era stato per i due testimoni vestiti di lino.


Finirono così gli incubi, come annunciato da Lui. La spiegazione di quello che vidi non mi ha mai lasciato e a distanza di tanti anni, mi appare ancora pesare nell’anima mia come un macigno. Cosa attende questa povera umanità? É questo l’unico pensiero che mi tormenta anche se, secondo quello che Lui mi disse al risveglio, a riguardo l’uomo inchiodato al legno, ci sarebbe da gioire. Manderò mio figlio ad annunciare la buona novella e i popoli spereranno in lui. Vincerà la morte e dimostrerà che è possibile ritornare a vivere. Annuncerà un regno eterno di pace e giustizia tra i popoli e la condivisione dell’universo e di quanto è di mia proprietà. Parole sue. Vivere in pace con il popolo egiziano? Mi domando. Nessun faraone a ordinare e schiavizzare? Ma io guardando con gli occhi stanchi della vecchiaia a quel giorno glorioso, non posso che pensare che dovrò aspettare tanto nella tomba, prima di vedere il mondo sconvolto visto nelle mie visioni, quel mondo messo a dura prova, in perenne conflitto, nelle mani del male di pochi uomini. Penso con amaro al senso della legge che ho cercato di inculcare nei cuori del mio popolo che spesso dovrà vacillare. E quante volte Lui ha dovuto riprenderci tra le sue cure, come la chioccia fa con i suoi pulcini. Questo sarà sempre così, questo mi è stato fatto capire. Io continuo a pensare allo scopo della legge e  come essa agisca negli uomini. Lui mi disse che sarebbero arrivati tempi in cui gli uomini ne scriveranno a migliaia per soggiogare le genti. Sorrido pensando a quelle sole dieci righe che incisi sulle scaglie calcaree, consumandomi le unghie pure. Penso alla buona novella che l’uomo sulla croce verrà a divulgare ma che assieme al buono porterà tempi di grande tribolazione. Una buona novella che serba anche un inquietante futuro per l’umanità.


Ecco, sento che la stanchezza si sta facendo sentire. Bello morire con la dolce melodia del fiume Giordano che scorre. Dolce morire ascoltando la gioia di tutti per la terra promessa ricevuta. Latte e miele conforteranno degli anni di sofferenza nel deserto. Per i nuovi cieli dovrò attendere.
Viaggio sconsolato tra i ricordi dello Stato.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio.
Io malata in fuga.

Re: [Lab18] Disvangelo

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Leggo sempre con interesse tutto ciò che riguarda il vecchio e l'antico testamento, ma alla fine del racconto io mi sono chiesta perché?
La parte dove Mosè ha il primo sogno, dove ci hai messo del tuo, mi è piaciuto,  ma il resto a me è sembrato più una trasposizione che una invenzione.
Mi piacerebbe che mi spiegassi dove volevi arrivare, per capire dove non ho compreso il tuo testo. Cerco di spiegarti in breve le mie perplessità:

Mosè non èmorto, come anche Elia, ed Enoch. La tradizione vuole che Yahweh li abbia presi con se, ma non da morti.
Mose, vedeva Dio, eccome! come anche Aronne, e i suoi sfortunati figli. Giosuè e altri lo incontrano e parlano.

Perché fai sognare a Mosè l'apocalisse di Giovanni? Che si parlasse del futuro, come tu fai capire nel tuo racconto, ed è questa la parte più interessante e originale: la tua interpretazione dell'Apocalisse di Giovanni  (città di ferro, cavallette meccaniche, aerei e missili). Questo risponde bene alla richiesta di reinterpretare archetipi  in chiave narrativa. 
L’uso diretto di episodi biblici, (arbusto ardente, piaghe, tavole della legge, crocifissione)  rischia di apparire, però, come riscrittura più che reinvenzione. E non c'è un arco narrativo ne una progressione drammatica.  

Ma il perché scegli Mosè per fargli sognare la morte di Cristo? è una scelta narrativa? In alcuni passaggi la sua voce narrante assume un tono da predica, più esplicativo che narrativo, a volte il tutto ha il sapore di un sermone, cosa che io non riesco a accoppiare alla figura di Mosè.
Inoltre, attribuire a Mosè visioni o rivelazioni che appartengono alla tradizione apocalittica cristiana ( più propriamente, Giovanni nell’Apocalisse) crea una sovrapposizione impropria tra figure e testi che hanno origini e funzioni diverse:
Mosè è la figura fondativa della tradizione ebraica. La sua voce è quella della Torah, non della profezia apocalittica.
Giovanni di Patmos: autore dell’Apocalisse, ha un linguaggio visionario e simbolico che appartiene al genere apocalittico giudaico-cristiano.
Sovrapporre queste due figure non mi ha dato il senso che forse tu volevi. Mi manca l'invenzione che giustifica le tue scelte di riscrivere del personaggio biblico.
Forse colpa mia, che la Bibbia l'ho eviscerata e mi saltano agli occhi cose che nel mio immaginario non trovano la carica narrativa. 

Mi  scuso in anticipo @bestseller2020   se sono sembrata saccente, non è nelle mie intenzioni, vorrei il tuo punto di vista riguardo i miei dubbi, se può esserti utile parlarne. 
Se non ritieni interessante quello che ti ho scritto, fa niente via, butta tutto al cesso e non pensiamoci più.  :D

Re: [Lab18] Disvangelo

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bestseller2020 wrote: Ti confondi cara! Guarda in Deuteronomio 34. A presto.
Hai ragione @bestseller2020 : in Deuteronomio 34:5-6 si legge chiaramente che Mosè morì nella terra di Moab e fu sepolto da Dio. 

Tuttavia, i rabbini interpretano la frase al pi Adonai (‘secondo la bocca del Signore’) come una morte speciale, il cosiddetto bacio di Dio. Alcuni midrash parlano di Mosè che ‘salì alle dimore celesti’, quasi fosse assunto. 
I testi apocrifi  parlano esplicitamente di Mosè “assunto da Dio”, senza descrivere sepoltura terrena e descrivono l’Assunzione di Mosè. Negli scritti di Giuseppe Flavio si dice che Mosè ‘scomparve dal genere umano’, e che alcuni, a quel tempo, pensavano fosse stato rapito da Dio. 

Nei Vangeli, Mosè appare vivo accanto a Gesù nella Trasfigurazione. 
Matteo 17:1-3
Marco 9:2-4
Luca 9:28-31
In tutti e tre Mosè appare vivo accanto a Gesù, insieme ad Elia,
Questo ha spinto alcuni interpreti cristiani a pensare che Mosè non sia morto definitivamente, ma sia stato preservato da Dio. 

Quindi, se è vero che la Torah canonica parla di morte, è altrettanto vero (Almeno per me, che non sono credente e equiparo i testi antichi) che la tradizione ebraica e apocrifa ha tramandato l’idea di Mosè come figura ‘non morta’, rapita o assunta. L’ambiguità dell’idea nasce dal fatto che alcuni ritengono indiscutibile la Torah e altri invece invece ritengono che anche gli altri testi abbiano lo stesso valore della Bibbia. Io sono per la seconda visione. è un detto che la storia la scrive chi vince  e la modella a suo piacimento, I Masoreti non hanno fatto un lavoro storicamente puro. Nell’attesa di scoprire chi dice la verità io propendo per quelli che non impongono una narrazione ma che si riservano di ascoltare anche altre versioni.

Re: [Lab18] Disvangelo

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@Albascura ciao.
Albascura wrote: I testi apocrifi  parlano esplicitamente di Mosè “assunto da Dio”, senza descrivere sepoltura terrena e descrivono l’Assunzione di Mosè. Negli scritti di Giuseppe Flavio si dice che Mosè ‘scomparve dal genere umano’, e che alcuni, a quel tempo, pensavano fosse stato rapito da Dio. 
Secondo questo ragionamento neanche Pietro sarebbe morto, dato che si considera assiso al fianco del Cristo e custode delle porte del paradiso.
Sono però d'accordo con te sulla diversa interpretazione che si potrebbe trarre, considerando che queste figure storiche che vennero a contatto diretto con il Divino, potrebbero essere assunte già in quello stato paradisiaco.. ma comunque il passaggio lo devono averlo fatto..
Albascura wrote: Leggo sempre con interesse tutto ciò che riguarda il vecchio e l'antico testamento, ma alla fine del racconto io mi sono chiesta perché?
La parte dove Mosè ha il primo sogno, dove ci hai messo del tuo, mi è piaciuto,  ma il resto a me è sembrato più una trasposizione che una invenzione.
Mi piacerebbe che mi spiegassi dove volevi arrivare, per capire dove non ho compreso il tuo testo. Cerco di spiegarti in breve le mie perplessità:
Albascura wrote: Ma il perché scegli Mosè per fargli sognare la morte di Cristo? è una scelta narrativa? In alcuni passaggi la sua voce narrante assume un tono da predica, più esplicativo che narrativo, a volte il tutto ha il sapore di un sermone, cosa che io non riesco a accoppiare alla figura di Mosè.
Ho scritto questo testo inserendo nel titolo la chiave di lettura da usare. Non era facile per te capire dove volessi arrivare, per questo ti devo la spiegazione. Come saprai la parola "Vangelo" vuol dire buona notizia o novella. Disvangelo cosa vorrebbe significare? Il contrario di buona notizia, ossia, la brutta notizia. Far parlare Mosè del futuro dell'umanità, attraverso le sue visioni, mi ha permesso di fare un paragone tra l'esodo degli ebrei, quindi la buona notizia della terra promessa, con la buona notizia del Messia. Ma entrambi le buone notizie, terra promessa e nuovi cieli e nuova terra, promesse identiche se le confrontiamo nella sostanza, sono e saranno il frutto di un passaggio doloroso. Il passaggio doloroso è la cattiva notizia celata nella interpretazione di "Disvangelo". Se noterai, a distanza di due millenni, sia il mondo cristiano, il mondo israelita, ancora aspettano il compimento della promessa, quella fatta ad Abramo, sia quella fatta dal Messia. A riguardo le visioni terribili di quello che sarebbe stato "l'esodo cristiano" , che Mosè coglie pienamente, non vedo ostacoli per cui poter avanzare l'ipotesi che Dio non abbia parlato a Mosè dei tempi oscuri, la grande tribolazione. Quindi niente sermoni, io li ho conosciuti bene, ma sicuramente una tua sensazione dovuta al non aver colto quello che, per colpa mia, volevo mettere in mostra, i due sofferti cammini dei popoli in attesa della terra promessa.. 
Albascura wrote: I Masoreti non hanno fatto un lavoro storicamente puro. Nell’attesa di scoprire chi dice la verità io propendo per quelli che non impongono una narrazione ma che si riservano di ascoltare anche altre versioni.
Ecco, qui ti volevo :) La mia è una di queste! Come sono mie le interpretazioni dei sogni di Mosè: non rivelate in Apocalisse! Ciao e grazie per le tue note. <3
Viaggio sconsolato tra i ricordi dello Stato.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio.
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Re: [Lab18] Disvangelo

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bestseller2020 wrote: Secondo questo ragionamento neanche Pietro sarebbe morto, dato che si considera assiso al fianco del Cristo e custode delle porte del paradiso.
È proprio qui il punto: la figura di Pietro custode non è cronaca, ma allegoria. Se prendessimo alla lettera il “seduto accanto a Cristo”, allora sì, non sarebbe mai morto. Ma la tradizione lo ha voluto martire a Roma, e insieme custode simbolico del Paradiso. La contraddizione è voluta: la leggenda non cancella la morte, la trasfigura.


bestseller2020 wrote: La mia è una di queste! Come sono mie le interpretazioni dei sogni di Mosè: non rivelate in Apocalisse!
Leggendo la tua risposta ora ho capito il tuo pensiero e devo dire che non mi dispiace la tua intenzione. Mi spiace che a me abbia creato confusione. 
bestseller2020 wrote: Ho scritto questo testo inserendo nel titolo la chiave di lettura da usare.

Non ho colto questo: la chiave di lettura che proponevi col titolo.

Re: [Lab18] Disvangelo

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Ciao @bestseller2020  ben ritrovato e riletto!
Se si parla di voce peculiare dell’autore, per l’idea che mi sono fatta leggendo i tuoi scritti, credo che tu sia un po’ trattenuto, )nel senso che in genere usi molta più ironia). Trattenuto, ma non troppo! Attingendo dai Sacri Testi, ci restituisci l’immagine di un Mosè pieno di umanità, di dubbi, un uomo che osa discutere con Dio, che non riesce ad approvare fino in fondo il suo operato. Donare una Terra in cui scorrono latte e miele a un popolo “eletto”… 
mi piace la riflessione che stimola questo brano. E poi quel Mosè profetico che sogna una realtà terribile che ci coinvolge tutti e ci trasporta nell’oggi.
Facile fare profezie sapendo quello che è capitato… eh! Qui c’è @bestseller2020 nella sua analisi critica della società, un tema che spesso ti ci trad distingue.
Ho trovato anche alcune espressioni che mi sono piaciute tanto. Una per tutte: 
bestseller2020 wrote: Sono diventato vecchio e sazio di giorni.
Per me è un testo originale che rilegge e stravolge la storia biblica filtrata dalla voce e dal pensiero dell’autore. Non una ucronia ma una rilettura che si serve di autorevoli personaggi del passato per interpretare e rileggere il presente.

Re: [Lab18] Disvangelo

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@@Monica grazie per il passaggio e per aver accolto favorevolmente il personaggio di Mosè, tra rimpianti e rinunce.
@Monica wrote: e si parla di voce peculiare dell’autore, per l’idea che mi sono fatta leggendo i tuoi scritti, credo che tu sia un po’ trattenuto, )nel senso che in genere usi molta più ironia). Trattenuto, ma non troppo!
Come potevo fare ironia su questioni del genere? In effetti, a volte lo faccio, ma non mi è sembrato l'argomento giusto. Grazie ancora. <3
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Re: [Lab18] Disvangelo

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bestseller2020 wrote: che mai sono riuscito a farlo con successo
la frase suona arzigogolata, meglio: " ...e che mai ho fatto con successo". (oppure:... sono riuscito a fare con successo)
bestseller202
 Fatti maestosi che mai avrei pensato di assistere.
Fatti ai quali mai avrei pensato di assistere
bestseller2020 wrote: col la paura
refuso con
bestseller2020 wrote: bestseller2020verso imbrunire
manca l'articolo: verso l'imbrunire
bestseller2020 wrote: Trovai con fatica le quattro scaglie di pietra calcarea ricavandole da un blocco
Questa frase non funziona. Se le ha ricavate non le ha trovate. Avrà trovato il blocco e ricavato le scaglie. 
bestseller2020 wrote: . Lo colpì con forza per mezzo
refuso: lo colpii ( è sempre Mosè il soggetto)
bestseller2020 wrote: Disse. Un giorno gli umani vivranno in questo modo. Si costruiranno templi simili a quello di Nimrod che io distrussi a Babele. Saranno prepotenti e temerari, orgogliosi e superbi, senza amore e amanti del lusso. Quelle cavallette di ferro dal rumore possente che hai visto, le costruiranno gli uomini per devastare la terra. Le useranno per postarsi nelle loro infernali città, costruite a loro origine e somiglianza
Hai dimenticato le caporali per il discorso diretto.
bestseller2020 wrote: Verranno giorni, mi disse, in cui la superbia degli uomini raggiungerà la soglia di voler conquistare il cielo e quanto è in mio possesso. Ma non prevarranno e la loro insana sete di potere ricadrà sui popoli che ne subiranno le conseguenze
anche qui manca la punteggiatura per il discorso diretto. 
Anche in un frase successiva.

ho letto solo il primo commento di Albascusa, non la tua risposta e nemmeno lo scambio di commenti tra voi, quindi non entro nel merito dell'invenzione/narrazione/sovrapposizione. Non so molto a riguardo. A mio vedere, il racconto non scorre benissimo nella lettura, ha buoni picchi suggestivi, ma la l'intenzione si disperde un po'. Individuato il futuro apocalittico: i carri armati, gli aerei e via discorrendo, pensavo chiudessi il tutto riferendoti al "diverbio" attuale tra Israele e Palestina. Se c'è, non l'ho colto. Mi manca quindi lo scopo finale del racconto, il punto di arrivo. Sotto questa mia (personalissima) percezione, il racconto si trasforma in una rielaborazione/manipolata di ciò che accadde a Mosè.  Quindi direi "Ni"
Ciao e alla prossima.  :sss:

Re: [Lab18] Disvangelo

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@Adel J. Pellitteri ciao e grazie per le tue correzioni. Le caporali non le ho messe di proposito pensando a qualcosa di diretto, dato che Mosè racconta di sé..
Adel J. Pellitteri wrote: ho letto solo il primo commento di Albascusa, non la tua risposta e nemmeno lo scambio di commenti tra voi, quindi non entro nel merito 
Se tu l'avessi letta avresti capito qual è il succo della questione.. Ti inviterei a leggertela, se poi vorrai, sono qui a darti ulteriori chiarimenti.
Adel J. Pellitteri wrote: i carri armati, gli aerei e via discorrendo, pensavo chiudessi il tutto riferendoti al "diverbio" attuale tra Israele e Palestina. Se c'è, non l'ho colto. Mi manca quindi lo scopo finale del racconto, il punto di arrivo. 
Non sono carri armati ma automobili. Mosè nella visione vede vede le automobili, in un contesto metropolitano, ricco di immagini pubblicitarie.  Le altre visioni te le spiego se vorrai. Ma la questione è che Disvangelo è un parallelo tra Esoso Ebreo  verso la terra promessa e l'Esodo cristiano verso la promessa dei nuovi cieli e nuova terra. Promesse che nel loro attuarsi produrranno sofferenza. Questo è il significato del racconto. Ciao e ancora grazie..
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Re: [Lab18] Disvangelo

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Buondì @bestseller2020
e grazie per la piacevole lettura. 
Non entro nel merito dell'analisi del testo perché sono molto ignorante in materia, voglio però soffermarmi sul tono del racconto che mi ha sin da subito incollato allo schermo. Se il senso del labcontest è l'originalità, trovo la tua interpretazione molto azzeccata: mi è piaciuta l'idea di una rivisitazione del pensiero di Mosè con un occhio che arriva fino ai giorni nostri, il parallelismo con la società attuale, le immagini di gabbiani che lasciano una linea sottile nel cielo e di cavallette di ferro che devastano la terra. A far funzionare il racconto, secondo me, è proprio il tono intimista di Mosè, la sua voce umana, che da un lato conferisce la giusta originalità al testo, dall'altro ti ha dato la possibilità di scrivere con un registro potente, aulico, quasi sacro. 
Se dovessi fondare una religione, potrei anche aderire. 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] Disvangelo

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bestseller2020 wrote: Le useranno per postarsi nelle loro infernali città
Penso che te qui avessi voluto intendere spostarsi.

@bestseller2020 sicuramente originale, non il mio genere (not my piece of cake), ma sicuramente interessante. Grazie per questa particolare visione.
A rileggersi

Re: [Lab18] Disvangelo

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@Strikeiron ciao. hai scovato un altro refuso. Sì! Era inteso come "spostarsi". Anche questo racconto scritto in tre ore incappa sempre nei refusi a causa di attenta rilettura. Ma ogni volta è un parto, doloroso e veloce, per ragioni ovvie. Ciao e grazie del passaggio.

@NanoVetricida grazie anche a te per il passaggio. Per fortuna per te e per tutti gli increduli, la "Nuova Gerusalemme" non avrà nessun santuario dove pregare, perché sarà dato ancor prima di chiedere. Consolati. :D Ciao
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Re: [Lab18] Disvangelo

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Ciao @bestseller2020 una lettura coinvolgente scritta molto bene. L'originalità è stata soddisfatta. Mi ha colpito l'umanità, le riflessioni con le quali descrivi le figure bibliche. Inevitabilmente gli incubi ci riportano alla nostra drammatica situazione. Ma se ci pensiamo riguardano tutta la storia dell'uomo.
Ciao

Re: [Lab18] Disvangelo

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@bestseller2020 
Non mi addentro nei dettagli religiosi, storici e filosofici del tuo scritto.
Ammetto che come racconto non mi ha preso molto, l'ho trovata una riscrittura interessante della Bibbia con un punto di vista molto umano.
Grazie per la lettura

Re: [Lab18] Disvangelo

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bestseller2020 wrote:     
Ed ecco la fine del mio peregrinare. Qui, da sopra l’ultimo colle che guarda giù verso la valle, il fiume Giordano scorre docile. Quarant’anni dispersi nel deserto, terra ostile e senza vita, possono diventare un triste ricordo.
Quello che ci era stato promesso è ora sotto i nostri occhi. Il paese dove scorre latte e miele e lì, di fronte a noi, oltre quel fiume. Non sarà difficile attraversarlo, non è il mare morto e profondo che attraversammo per fuggire agli egiziani. Non ci sarà bisogno del braccio potente di Lui.
Non so cosa stia facendo ora, forse riposa, chissà. Non l’ho mai capito di cosa viva, di cosa si nutra e come faccia a vivere in solitudine distaccato da tutto. Ci è stato sempre accanto in questi difficili anni tra le sabbie ostili e sterili. Senza mai presentarsi a nessuno: tranne che a me. Ma non sono mai riuscito a guardarlo in faccia. Il terrore è stato sempre così forte da farmi abbassare lo sguardo alla sua presenza. Annunciata dal movimento leggero dell’aria mentre attraversava il mio corpo come lo spavento per qualcosa di tremendo e impercettibile. Mi è sempre bastata la sua voce per capire il suo stato d’animo. Profonda e tagliente, possente come il rombo del tuono quando ci voleva ammonire e castigare. E non potrei neanche contare le volte che lo fece, adirato e deciso a piegarci alla sua legge. Quella che mi fece scolpire tanti anni fa, appena fuggiti dall’Egitto, costringendoci a vivere di insetti e di speranze. Ma queste non sono mai bastate a soddisfare la mia gente…
Parto dal titolo...  Disvangelo.  Alla seconda lettura del racconto ho elaborato una mia idea sul suo significato. Il Vangelo è un annuncio, l'annuncio della parola di Dio. Un po' come fa Mosè quando scende dal monte Sinai con le tavole della legge. Annuncia la nuova Alleanza tra Dio e il suo popolo. E allora perché quel Dis che lo cassa, lo elimina, sembra volerne fare a meno? In realtà Mosè in questo racconto continua ad annunciare la parola di Dio e lo fa sotto forma di profezia. A questa profezia sei però tu ad aver dato un significato negativo. Cerco di spiegarmi. Io senza l'auto sarei morto. Eppure tu la paragoni a una cavalletta. E i palazzi sempre più alti evitano il consumo di suolo. E gli aerei servono per spostare la gente velocemente da un continente all'altro. La visione di Mosè è invece apocalittica nel senso di nero pessimismo. Ed ecco che allora mi è venuto in mente il termine distopia. Il tuo è alla fine un racconto distopico e per questo disvangelo. Il futuro visto da Mosè, che è il nostro presente, ha in realtà un connotato pessimistico, negativo, apocalittico. È la mia visione, per intenderci. 
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]...sarà difficile attraversarlo, non è il mare morto e profondo...  quel morto e profondo lo metterei tra virgole. Questa indicazione del mare come morto, mentre è pieno di vita, sembra dar valore alla mia riflessione di prima. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ho poi faticato a far combaciare la mia idea di Dio con un essere che si nutre o viva in solitudine. Se non ricordo male anche a Mosè Dio si manifesta come vento o fuoco non come uomo, anzi sei tu stesso a scriverlo poche righe oltre. [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Dio si farà uomo un paio di millenni più tardi.[/font][/font]
bestseller2020 wrote: proselite di uomini
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il termine mi ha lasciato coll'interrogativo. Perché proselite? [/font]
bestseller2020 wrote: Mi parlò del suo progetto di darci una legge da rispettare, che avrebbe garantito la giustizia tra la gente. Io gli feci osservare che sarebbe stato difficile dato le inclinazione naturali alla disubbidienza.


In questo passo Mosè sembra che abbia parlato con Dio in modo colloquiale, come si fa tra vecchi amici. L'immagine è suggestiva e richiama il Nuovo Testamento. Là però c'è il figlio di Dio che si è fatto uomo e non Dio in persona. C'è del sincretismo in questo passo una contaminazione tra il Nuovo e il Vecchio Testamento seppure nella sua traduzione e tradizione ellenica e masoretica. 

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]enormi cavallette. Queste avevano il ventre di ferro e corazze. Avevano un lungo pungiglione da cui usciva un terribile fumo che impregnava l’aria rendendola irrespirabile. Avevano occhi di uomo e aspetto aggressivo. Avevano capelli di donna e portavano scritto effigi misteriose i cui caratteri mai avevo visto. Si muovevano emettendo un rumore come di carri trainati per la battaglia ma senza che la gente si spaventasse. Quando mi svegliai dall’incubo, madido di sudore, Lui stava lì a osservarmi. Mi fu naturale parlargli del sogno fatto che tanto mi aveva sconvolto.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Disse. Un giorno gli umani vivranno in questo modo. Si costruiranno templi simili a quello di Nimrod che io distrussi a Babele. Saranno prepotenti e temerari, orgogliosi e superbi, senza amore e amanti del lusso. Quelle cavallette di ferro dal rumore possente che hai visto, le costruiranno gli uomini per devastare la terra. Le useranno per postarsi nelle loro infernali città, costruite a loro origine e somiglianza.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Perché Dio parla di Umani? Finora si è parlato di egizi, di israeliti. di uomini, ma perché il termine umani? Mi ha ricordato il dialogo tra il cacciatore di androidi e l'androide in Blade Runner. Ho visto cose che voi umani... Ecco che la distopia ritorna. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Spostarsi è un refuso. La descrizione delle auto è comunque terrificante. Spero di non doverne mai vendere una a te. [/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]E così via. Il racconto si legge abbastanza bene a prescindere da qualche refuso. Se lo interpreto come un racconto distopico non è neanche male. E tutto sommato l'idea veterotestamentaria è a suo modo originale. Secondo me però la negatività della società contemporanea, che è l'oggetto della distopia, va inquadrata in modo diverso. Non dico approfondito, d'altra parte abbiamo scritto questi racconti in pochi giorni e non so neanche come, ma diverso. Il male esiste, è dovunque, e non è la mia Duster o il Palazzo della Regione o la metropolitana che ci passa sotto. Il male viene dall'oggettivazione dell'Uomo, dalla sua trasformazione in prodotto di consumo e via discorrendo. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Per altro verso cerchi l'originalità soltanto nella trama e questo è un peccato anche se col poco tempo a disposizione è una scelta quasi obbligata.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il finale d'altra parte lascia spazio alla speranza e si chiude con l'immagine della terra di latte e miele.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Spero di non essere stato superficiale nella recensione e di averti aiutato in qualche modo. [/font]

Re: [Lab18] Disvangelo

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@Arturo Ligotti ciao e grazie del passaggio e per esserti posto tante domande  :D
Arturo Ligotti wrote: Parto dal titolo...  Disvangelo.  Alla seconda lettura del racconto ho elaborato una mia idea sul suo significato. Il Vangelo è un annuncio, l'annuncio della parola di Dio. Un po' come fa Mosè quando scende dal monte Sinai con le tavole della legge. Annuncia la nuova Alleanza tra Dio e il suo popolo. E allora perché quel Dis che lo cassa, lo elimina, sembra volerne fare a meno? In realtà Mosè in questo racconto continua ad annunciare la parola di Dio e lo fa sotto forma di profezia
La spiegazione l'ho data ad Alba, e te la giro qui sotto
bestseller2020 wrote: Ho scritto questo testo inserendo nel titolo la chiave di lettura da usare. Non era facile per te capire dove volessi arrivare, per questo ti devo la spiegazione. Come saprai la parola "Vangelo" vuol dire buona notizia o novella. Disvangelo cosa vorrebbe significare? Il contrario di buona notizia, ossia, la brutta notizia. Far parlare Mosè del futuro dell'umanità, attraverso le sue visioni, mi ha permesso di fare un paragone tra l'esodo degli ebrei, quindi la buona notizia della terra promessa, con la buona notizia del Messia. Ma entrambi le buone notizie, terra promessa e nuovi cieli e nuova terra, promesse identiche se le confrontiamo nella sostanza, sono e saranno il frutto di un passaggio doloroso. Il passaggio doloroso è la cattiva notizia celata nella interpretazione di "Disvangelo". Se noterai, a distanza di due millenni, sia il mondo cristiano, il mondo israelita, ancora aspettano il compimento della promessa, quella fatta ad Abramo, sia quella fatta dal Messia. A riguardo le visioni terribili di quello che sarebbe stato "l'esodo cristiano" , che Mosè coglie pienamente, non vedo ostacoli per cui poter avanzare l'ipotesi che Dio non abbia parlato a Mosè dei tempi oscuri, la grande tribolazione. Quindi niente sermoni, io li ho conosciuti bene, ma sicuramente una tua sensazione dovuta al non aver colto quello che, per colpa mia, volevo mettere in mostra, i due sofferti cammini dei popoli in attesa della terra promessa.. 
Arturo Ligotti wrote: Secondo me però la negatività della società contemporanea, che è l'oggetto della distopia, va inquadrata in modo diverso. Non dico approfondito, d'altra parte abbiamo scritto questi racconti in pochi giorni e non so neanche come, ma diverso. Il male esiste, è dovunque, e non è la mia Duster o il Palazzo della Regione o la metropolitana che ci passa sotto.
Bisogna chiarire che le visioni di Mosè non sono di mia creazione ma visioni di Giovanni descritte in Apocalisse. Mia è l'interpretazione, in quanto tali visioni non sono mai state interpretate, o meglio, tutte le chiese ne hanno una propria a seconda i propri dogmi. Io ne ho fatta una mia constatando quanto queste visioni calzino a pennello in questa nostra epoca. Non sono io a vederci la negatività, ma è la stessa rivelazione apocalittica a manifestarla. Sono cinquant'anni che studio la "Rivelazione" significato di Apocalisse e ti posso dire che siamo agli sgoccioli.. ciao e grazie ancora.
Viaggio sconsolato tra i ricordi dello Stato.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio.
Io malata in fuga.

Re: [Lab18] Disvangelo

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bestseller2020 wrote: enormi cavallette. Queste avevano il ventre di ferro e corazze. Avevano un lungo pungiglione da cui usciva un terribile fumo
questa è l'immagine che mi ha fatto credere parlassi di carri armati.

Ho letto i commenti e ora capisco meglio le tue intenzioni e l'impegno apprezzabile.

Re: [Lab18] Disvangelo

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Ciao @bestseller2020
Mi è piaciuta molto la tua reinterpretazione della figura di Mosè. Il tono intimo e quasi crepuscolare si sposa bene con l’idea di un leader stanco che osserva la terra promessa sapendo di non poterla raggiungere: è una scelta che ricalca il Deuteronomio ma lo arricchisce di nuove sfumature emotive.
Anche a me piace scrivere storie apocrife su Bibbia e Vangeli, talvolta l’ho fatto. Mi ha sempre affascinato.

Mi permetto solo una nota sull’interpretazione della figura di Mosè e delle sue visioni. Ci sono molti elementi biblici riconoscibili: Il monte Nebo, ( sul quale sono stato molti anni fa e ho potuto contemplare la sacra terra di Israele dallo stesso punto dove la vide Mosè, provando sensazioni indescrivibili: quella è la terra promessa da Dio), il roveto ardente, le piaghe, il serpente di ferro, il fatto che lui non entri nella terra promessa. Altri invece sono chiaramente frutto di fantasia e si spingono in una direzione quasi profetico-apocalittica, che richiama più l’Apocalisse del Nuovo Testamento che il Pentateuco. L’accostamento tra Mosè e visioni di epoche future è originale.

Ho trovato molto interessante anche il dialogo interiore tra Mosè e Dio; è un tratto insolito ma credibile dal punto di vista letterario, perché rende viva la sua lotta interiore. Un racconto ricco e potente: l’unico rischio è forse l’abbondanza di dettagli e visioni, che a tratti appesantiscono un po’ la lettura.
Un racconto immaginifico e intenso direi, che reinterpreta Mosè con grande libertà creativa. 
Magari qualche piccolo chiarimento potrebbe aiutare il lettore a orientarsi meglio tra ciò che deriva dalla tradizione biblica e ciò che appartiene alla tua fantasia  che però a mio parere funziona. Perché è interessante il modo in cui intrecci la tradizione biblica con elementi apocalittici e futuristici. Le visioni di città di metallo, cavallette di ferro e uccelli che lasciano scie nel cielo sono immagini potenti, che danno al racconto una dimensione quasi “meta-storica”.

Non esistono riscontri biblici diretti a questa anticipazione del futuro da parte di Mosè, ma come scelta narrativa funziona: basta accettare che il tuo mondo alternativo includa un Dio che gli concede scorci di epoche ancora lontane. In questo senso, la libertà creativa è chiara e coerente all’interno della tua versione dei fatti.
Però le  immagini sono forti e con una voce narrante ben calibrata. Hai costruito un personaggio che rimane fedele allo spirito della figura biblica pur muovendosi in un mondo più ampio, più visionario e più inquietante. 
Ottimo preludio per un’ambientazione alternativa che potrebbe essere espansa ancora di più.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

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