Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4101
M.T. wrote: Leggo da più parti che per essere letti, per vendere, per poter prendere il lettore, occorre adeguarsi a certe regole: usare un linguaggio semplice e trasparente, scrivere in prima persona, fare frasi brevi, non usare il punto e virgola. Ora bisogna scrivere anche capitoli corti.
So come la pensano in molti (non è cosa di adesso: già ai tempi in cui scrivevo articoli su FM mi si diceva così e ci discutevo per questo, non adeguandomi), ma per me è come la scena famosa di Il secondo tragico Fantozzi. Premesso che bisogna scrivere in modo fluido e corretto, in modo comprensibile (comprensibile, non banale), è il lettore che si deve adeguare allo scrittore, non il contrario. 
Beh, credo che le cose non stiano proprio così. D'accordo sul fatto che certe regole, propugnate dalle scuole di scrittura, vincolino soltanto chi pretende di scrivere, e pubblicare, senza beneficiare della qualità fondamentale, che è il talento. Però, pretendere che il lettore debba adeguarsi, per esempio, all'immersione in un testo scritto in un italiano corretto e comprensibile, ma pieno di incisi che lo costringono a rileggere per non perdere il filo, di inutili spiegoni, di sostantivi contornati di inutili aggettivi, e via dicendo, mi pare troppo. Secondo il mio punto di vista, ogni autore dovrebbe cercare di mettersi nei panni di un lettore medio, e scrivere di conseguenza. Perché il lettore non senta la voglia di frullare il libro nel cestino.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4102
@Cheguevara Scrivere in maniera comprensibile e non pesante, sì, ma qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi. Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere. Quindi i lettori comincino a impegnarsi e a cercare, facendo un passo alla volta, di trovare quel qualcosa in più che li faccia crescere. Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4103
M.T. wrote: qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi
Ultimamente in cima agli articoli di giornale (e non solo) mettono una stima del tempo di lettura. Prima di cominciare a leggere, già ti mettono "3 minuti" o "7 minuti" (se l'articolo è più lungo) per una sorta di "uomo avvisato mezzo salvato", anzi "lettore avvisato mezzo salvato". Così il lettore sa in anticipo quanto tempo perderà (il verbo "perdere" è il più opportuno) nel leggere e, se è il caso, potrà decidere di non leggere già prima di leggere, poiché il contenuto non conta più: conta di più il tempo che gli sarà rubato, ahimè! :( :(
M.T. wrote: Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere
Esatto! Il problema è che le case editrici perferisco sponsorizzare i libri scritti (alla bell'è meglio!) da youtuber famosi con molto seguito. A quanto pare si guadagna di più così e lo sappiamo bene che il dio denaro è sempre più invasivo. Invece credo che il lettore cresca con contenuti buoni piuttosto che con contenuti popolari. Secondo me le CE devono, in un certo senso, educare i lettori almeno a non inseguire le mode del momento.
M.T. wrote: Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Già ci siamo dentro anche senza aspettare il 2505.
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4104
M.T. wrote: @Cheguevara Scrivere in maniera comprensibile e non pesante, sì, ma qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi. Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere. Quindi i lettori comincino a impegnarsi e a cercare, facendo un passo alla volta, di trovare quel qualcosa in più che li faccia crescere. Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Io penso che finché la maggior parte delle persone o non legge libri, o ne legge uno o due l'anno, dovrebbero essere gli scrittori a cercare di impegnarsi per invertire il fenomeno. Non ho visto il film, ma credo che siamo in una fase in cui l'idiozia ha in mano i destini del nostro Paese in particolare e, più in generale, del mondo intero.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4105
dyskolos wrote: Prima di cominciare a leggere, già ti mettono "3 minuti" o "7 minuti" (se l'articolo è più lungo) per una sorta di "uomo avvisato mezzo salvato", anzi "lettore avvisato mezzo salvato". Così il lettore sa in anticipo quanto tempo perderà (il verbo "perdere" è il più opportuno)
In alcuni casi è veramente tempo perso (e qui non conta la lunghezza ma il contenuto). Personalmente è una cosa che odio: cioè, mi dici in anticipo quanti minuti ci metterò a leggere. E se ci metto di meno, o di più, vinco qualcosa? Sembra una follia, ma l'ho visto da qualche parte anche nelle schede dei romanzi, non solo il numero di pagine ma il tempo stimato. Il pensiero in qualche modo sottinteso mi sembra: meno tempo serve per leggerlo più il libro dovrebbe attirare. Non importa se sia bello o meno, ma ci si "perde" poco tempo. E quel vedere una lettura in base alla sua funzionalità col tempo, mettiamo, di un tragitto in metro, finisce per svilire qualsiasi cosa.
dyskolos wrote: Secondo me le CE devono, in un certo senso, educare i lettori almeno a non inseguire le mode del momento.
Sarebbe bello, ma ormai sappiamo che le CE guardano il guadagno, o la sopravvivenza. Non sono talent-scout e non educano i lettori: danno loro ciò che vogliono. E se ciò che vogliono è una cosa linguisticamente mediocre ma piena di pathos, di vampiri o di presunti ricordi della nonna (e chi non ama la nonna?) allora ok, glielo diamo. Il rischio, non c'è bisogno di dirlo, è un appiattimento generale del linguaggio e dei contenuti, forse anche dei cervelli. Ma queste sono cose per linguisti e sociologi, non certo per noi...
Cheguevara wrote: Io penso che finché la maggior parte delle persone o non legge libri, o ne legge uno o due l'anno, dovrebbero essere gli scrittori a cercare di impegnarsi per invertire il fenomeno.
Questa è una di quelle poche volte in cui non sono d'accordo. Andare incontro ai lettori significherebbe avallare un fenomeno di massa che misura le letture non in termini di qualità ma in minuti. A questo punto è meglio che certi lettori non leggano niente. Ci penserà la vita a colmare le (grosse) lacune. Gli scrittori scrivono e basta, meglio che possono, non sono chiamati a fare miracoli.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4107
bwv582 wrote: Sul kobo store per ogni romanzo c'è il numero di pagine e il tempo stimato.
Per es. su un libro c'è scritto nei dettagli: 132 pagine, 1-2 ore rimanenti, 28 mila parole.
Vero.

Comunque, l'adattarsi al lettore è già stato fatto in Italia nel fantasy: visto che per molti il fantasy è roba per adolescenti, bisogna scrivere per adolescenti. Condotta totalmente fallimentare: il mercato è stato bruciato.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4108
@Silverwillow D'accordo sul fatto che indicare il tempo di lettura di un'opera (chi è che legge? uno dei tanti analfabeti di ritorno ci metterà molto più tempo di un lettore acculturato) sia una minchiata stratosferica. Ma un libro, per esempio, il cui autore aveva soltanto il fine di gratificarsi ostentando il proprio livello culturale fregandosene di renderne il contenuto accessibile e magari accattivante per i propri lettori, non fa che allontanare il lettore medio. Alla fin fine, pubblicare un libro ha lo scopo che la gente lo compri e lo legga, altrimenti tanto vale tenerlo nel cassetto. Questo non significa conformarsi al mainstream scrivendo ciò che la moda impone: scrivi quello che ti pare, ma mentre lo fai cerca di fare in modo, se ci riesci, che leggerti risulti piacevole piuttosto che noioso. E' l'opinione di uno che, quando scrive e pubblica, lo fa fregandosene dei dettami, anche se sul risultato economico sarebbe bene stendere un velo pietoso.    
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4109
Non sono d'accordo sul fatto che un autore debba scrivere "facile" ed essere accessibile a tutti. 
Senza scomodare Dante, che all'inizio del Paradiso invita esplicitamente i lettori che sono "in piccioletta barca" a non seguirlo, autori come Pirandello, Gadda, Eco, solo per citare i prime tre che mi vengono in mente, scrivevano facile? E non parliamo di Proust, Joyce, Musil e tanti altri.
Ci sono vari livelli di scrittura, ognuno adatto a un genere di lettore. Ogni lettore sceglie in base alla sua capacità e si orienterà verso letture d'intrattenimento oppure verso altre più impegnative a seconda delle sue capacità di comprensione. D'altra parte questo vale per tutti: quanti di noi si sono imbarcati a fronteggiare libri come Finnegans Wake o magari la Critica della ragion pura
E poi questo del target ampio mi pare più un problema da scrittori affermati, quelli che possono fare grandi numeri, ma l'autore esordiente o che comunque pubblica con piccole-medie CE sa in partenza che avrà una platea di lettori molto limitata e uno dei pochi vantaggi che questo comporta è di non avere un target di lettori a cui adeguarsi, può scrivere come gli pare, tanto i numeri di vendita più o meno saranno sempre quelli.
Inoltre, conoscendo un po' l'italiano medio, un libro lo compra di rado, ma se si decide a farlo non lo butta nel cestino tanto facilmente una volta che ha speso i soldi, semmai tenterà di riciclarlo come regalo...

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4110
bwv582 wrote: Sul kobo store per ogni romanzo c'è il numero di pagine e il tempo stimato.
Ah, ecco dove l'avevo visto, sotto un mio libro tra l'altro, ma non mi ricordavo... :facepalm:  
Cheguevara wrote: D'accordo sul fatto che indicare il tempo di lettura di un'opera (chi è che legge? uno dei tanti analfabeti di ritorno ci metterà molto più tempo di un lettore acculturato) sia una minchiata stratosferica
Ok, su questo almeno siamo d'accordo  :lol:
Cheguevara wrote: Questo non significa conformarsi al mainstream scrivendo ciò che la moda impone: scrivi quello che ti pare, ma mentre lo fai cerca di fare in modo, se ci riesci, che leggerti risulti piacevole piuttosto che noioso.
Questa è una cosa che do più o meno per scontata. Chi scrive sta raccontando una storia che, si spera, piacerà a chi l'ascolta. Ma non deve piacere per forza a tutti, anzi, mi darebbe molto da pensare, come autrice, se piacessi a tutti, perché vorrebbe dire che non ho nessun carattere.
Detto ciò, io uso un linguaggio semplice, non mi piacciono i termini o gli accostamenti azzardati scelti solo per essere originali, perché la lettura rischia di diventare pesante, e non piace a me per prima. Di Joyce ad esempio ho apprezzato più i racconti dublinesi che l'Ulisse.
Ma al di là della tecnica in sé, quello che è quasi un obbligo oggi è il racconto che inizia "in medias res", che può essere perfetto per certi libri ma non per altri. Se un lettore legge dieci libri dove già a pagina uno succede qualcosa di drammatico, non avrà poi la pazienza di aspettare 4-5 pagine per una storia magari più strutturata (tutta la letteratura dell'800 e del '900 in pratica). Il piacere nel leggere i classici sta proprio in quelle pagine d'introduzione dove magari non succede nulla di eclatante ma si conoscono i personaggi e il contesto, si fa caso al tono dell'autore. Allora sì, quello che accade dopo può interessare. Se c'è un morto ammazzato a pagina uno, e non so neanche chi sia, o dove siamo, me ne frega poco. Eppure le CE li vogliono così, per lettori sempre più pigri, che non sono in grado di leggere due o tre paragrafi di prosa senza dialoghi (o illustrazioni   :P ).
Cheguevara wrote: Alla fin fine, pubblicare un libro ha lo scopo che la gente lo compri e lo legga, altrimenti tanto vale tenerlo nel cassetto.
Per esperienza personale, di tutte le recensioni ricevute (anche di blog specializzati), l'unica che ricordo è quella di una sconosciuta, che ha detto che rileggendo il mio primo romanzo una seconda volta ci ha trovato più significati. Alcuni non l'hanno proprio capito, o non è piaciuto, ma non certo perché fosse difficile o pesante, è questione di gusti. Ma io scrivo come mi sento di scrivere, non è che cerco termini più comuni o concetti più facili per agevolare il lettore. Altri sapranno farlo meglio di me. Ora che c'è l'IA, poi, è un attimo mettere dentro tutte le caratteristiche di un romanzo molto vendibile e tirarci fuori qualcosa. L'unica cosa che davvero possediamo è l'unicità, poi ciò che si scrive può piacere o meno, non cambia granché.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4111
@Silverwillow Il grande Stephen King, che è uno dei miei scrittori preferiti, scrive spesso libri in cui le prime cinquanta pagine sono noiosette, ma è Stephen King, e se lo può permettere. Io, che sono uno scrittorucolo dilettante, mi sforzo di delineare personaggi credibili che, nei dialoghi, usano un linguaggio il più possibile aderente alla realtà. Quale lettore seriale, aborro gli inutili pipponi aventi il solo scopo di riempire le pagine, spesso usati anche da autori di grido. E' il mio modo di vedere le cose: de gustibus... (v. aforisma in calce a mia firma)  :P
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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Cheguevara wrote: Ma un libro, per esempio, il cui autore aveva soltanto il fine di gratificarsi ostentando il proprio livello culturale fregandosene di renderne il contenuto accessibile e magari accattivante per i propri lettori, non fa che allontanare il lettore medio.
Su questo siamo assolutamente d'accordo; è il semplificare troppo che critico. Pensa che ho sentito dire che bisognerebbe riscrivere le opere Tolstoj e Dostoevskij per renderle più comprensibili ai lettori d'oggi; capisci che quando sento cose simili mi cascano le braccia. Il problema è che adesso bisogna dare la pappa pronta, non far pensare la gente.
Silverwillow wrote: Ora che c'è l'IA, poi, è un attimo mettere dentro tutte le caratteristiche di un romanzo molto vendibile e tirarci fuori qualcosa.
Se devo far scrivere l'IA, faccio altro.
Cheguevara wrote: Il grande Stephen King, che è uno dei miei scrittori preferiti,
Pensa che se King oggi fosse all'inizio della sua carriera non lo pubblicherebbero.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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