[CE2025] La prima panchina rossa

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Traccia 1. "Le lettere ritrovate"

[CE2025] La prima panchina rossa

Personaggi: Marzio, 40 anni; Antonio (78) appena deceduto (11 settembre 2001; Andreina, sorella di Antonio e madre di Marzio, 65 anni; Silvia, madre di Andreina e Antonio e nonna di Marzio, deceduta nel 1982.

Marzio non aveva più visto né lo zio né il paese natale da un'estate dei primi anni 1980. Ci tornava adesso, a pochi giorni dalla tragedia dell'11 settembre in America, dall'Occidente dilaniato dal fenomeno del terrorismo, per assistere ai funerali dello zio Antonio, morto d'infarto davanti alla TV, mentre scorrevano le immagini delle Torri gemelle sventrate dagli aerei dirottati dai terroristi. Assieme a lui, la madre Andreina, sorella di Antonio, il quale già da anni l'aveva avvisata del deposito del testamento a suo favore presso il Notaio del paese.

I due si sono sistemati in casa del defunto, dopo le esequie, con l'intenzione di mettere in ordine tra le sue cose;
in un secondo tempo, avrebbero deciso cosa farne. Da casa loro, dai loro interessi, l'abitazione di Antonio dista un centinaio di chilometri.
Spesso, tengono la televisione accesa: in tutti i canali non si parla quasi d'altro. Il mondo ha assistito attonito alla dimostrazione di  un male che segna e segnerà la storia di tutti. Persino la morte per infarto dello zio è quasi certamente dovuta a quel momento.

Andreina e Marzio hanno cominciato a radunare vestiti ed effetti personali del padrone di casa. Intanto, parlano tra di loro del defunto, del suo carattere, una volta gioviale, degli aneddoti della sorella sulla loro infanzia.
Sono passati vent'anni dall'ultima volta che Marzio ha visto lo zio, e da allora provava uno spiacevole ricordo che, come diceva ogni volta alla madre, non riusciva ad afferrare per intero. Andreina l'aveva visto ogni anno a Natale, mentre Marzio declinava per altri impegni. D'altronde, lo zio non l'aveva mai cercato da allora. La madre non capiva le ragioni di questo distacco, perché Antonio era stato affettuoso con il nipote piccolo. Per lei, due parenti così non interrompono i loro rapporti di punto in bianco. Ma Marzio aveva sempre glissato. Cosa voleva dire con quella frase sibillina che concludeva sempre la questione?

Casualmente, spostando un mobile, adesso Andreina si accorge, nella parete con mattoni a vista, di un'intercapedine. Esplorando la fessura, sente subito la presenza di un plico plasticato. Lo estrae e lo mostra subito al figlio.
Questi si siede al tavolo e lo apre: si tratta di alcune lettere, che cominciano tutte con "Caro Antonio" scritte dalla nonna Silvia. 
Una scorsa veloce e Marzio fa segno alla madre di prendere caraffa e bicchieri e di sedersi accanto a lui per leggere insieme.

3 settembre 1981

Caro Antonio,
Non ci posso credere! Non può essere stato lui! L'ho cresciuto io, so di cosa parlo. Figurati se ha compiuto quell'azione mos malvagia. Guarda, non ripeto neppure le tue accuse perché non resti nulla scritto da me che parli delle tue assurde calunnie. Perché non possono che chiamarsi così. E baf bada bene di non parlarne con nessun altro che con me, non dire niente neanche a tua sorella. Di certo non prese penserai di denunciarlo per questo assurdo pensiero che ti è mot montato in testa. Ma pensa a un'altra spiegazione di quella frase. Non riesco a scrivere bene dal nervoso che ho... Rifletti.
Aspetto una risposta sensata da te, figlio mio caro.
Mamma

18 settembre 1981

Caro Antonio,
sono contenta che ti posso spiegare io l'equivoco che tu non sei ancora riuscito a chiarire, visto quello che mi scrivi...
Oggi Marzio è passato a trovarmi. Io non ho dovuto aprire bocca per "indagare", quando lui, sempre molto aperto con me, e visto che non ci vedevamo da un po', ha cominciato un lungo discorso parlando di sé, del suo futuro, delle sue aspettative. Vuole fare il concorso in Comune per entrare all'Ufficio Tecnico. Dato il suo diploma di geometra, e il buon punteggio avuto alla maturità, conta e spera di riuscirci.
Poi, a mia precisa domanda se ti aveva visto di recente, si è un po' incupito, dicendomi: "
Sì, ma non è stato bello.
Nonna, ti spiego cosa è successo. Mi sono fermato qualche giorno da lui e ho frequentato per caso un Centro Sociale rinomato del paese. Erano i giorni dell'assassinio di Denise, la ragazza della panchina della stazione, te la ricorderai."
Ho detto di sì e lui ha continuato:
"Tra le iniziative che proponeva Andrea, il capo del Centro, ce n'era una innovativa, d'impatto, Dipingere di rosso la panchina dove aveva trovato la morte la sventurata ragazza, farla spiccare come sangue in mezzo al grigiore delle altre, e far pensare e ricordare. Avevano subito ottenuto i permessi che ci volevano. 
Io mi sono offerto subito per dipingere. Qualcuno aveva già fornito una latta di vernice rossa. C'era chi aveva fatto una targhetta da applicare dopo, in memoria. 
Per fartela breve, mi sono recato alla stazione con Andrea, ci siamo presentati con il nullaosta e abbiamo cominciato e concluso il lavoro in due ore.
Sono tornato dal nonno con la maglia sporca di vernice rossa. Non sapendo come lavarla, l'ho lasciata in camera ad asciugare, pensando poi di farla lavare a mia madre, a casa.
Casualmente, lo zio l'ha vista. Io gli avevo parlato il giorno prima che al Centro sociale volevano fare qualcosa in ricordo di Denise ma forse non gli avevo detto cosa. 
Quando l'ha vista, ha fatto una faccia inorridita e ha strabuzzato gli occhi come mai l'avevo visto fare. Mi è scappata una risata e gli ho detto: "Che hai? Ti sembra sangue? Denise lo meritava!"
Lo zio ha frainteso e ha pensato che l'avessi uccisa io! E io, secondo te, dovevo frequentare ancora un caro parente che adesso mi crede capace di uccidere? E una donna indifesa, poi?
No, il solo fatto che l'avesse pensato lo escludeva di colpo dai miei affetti. Me ne sono andato, lasciandomi dietro parole velenose."

Per quanto mi ricordo, e sono stata molto attenta, queste sono state più o meno le sue parole, il senso della sua lunga condivisione. Ecco la spiegazione del tuo tremendo sospetto, caro figlio mio!
Adesso chiamalo, scrivigli, scusati. Mi raccomando Antonio.
Mamma


29 settembre 1981

Caro Antonio,
mi scrivi che Marzio ti ha detto le peggiori cose prima di andarsene e non vuoi essere tu, che sei più vecchio, 
a essere il primo a scusarsi. Dici che dev'essere lui e che io non devo dirgli che ci siamo scritti e che io ti ho svelato la verità.
Antonio, tu lo hai accusato di omicidio. Ti rendi conto?
A proposito di chi è più vecchio, io vado per gli ottanta e ogni mese mi sembra di contare un nuovo acciacco alle mie ossa. Se mi metto a farti l'inventario dei miei malanni, mi deprimo e non mi ci metto.

Ma ci sono! E tu hai vent'anni meno di me, ma vedrai che passeranno in un lampo. Se tu rimandi la riconciliazione con Marzio di giorno in giorno, poi la rimanderai di anno in anno. Poi non ci sarà più un domani in cui farla perché mancherai tu. 
Pensaci!
Ti abbraccio, Antonio
Mamma



Le lettere le ha lette Andreina a voce alta, a tratti con affanno, o concitata, con pause intense in cui i due si guardano, in tralice. Marzio è sull'orlo del pianto ma anche coi pugni stretti che chiudono la rabbia dentro. 
Finita la lettura, Marzio afferra i fogli e li scorre ancora... e ancora, come per essere sicuro che la nonna abbia scritto e descritto la  realtà dei fatti. Nel mentre, le rivolge un commosso pensiero di gratitudine.
Prova una fitta di rimorso al ricordo dello zio Antonio che gli faceva fare la capriola all'indietro e la mossa dei due anelli, e sente l'affetto che si erano scambiati entrambi tornare senza invito.
Toccava a lui tornare a trovarlo? Ma se lo zio aveva capito il grave equivoco commesso e, soprattutto, l'ingiustizia di averlo pensato un criminale, perché non venire lui a trovarlo, magari con la scusa di fare visita alla sorella?
Andreina, intanto, abbraccia il figlio piangendo e chiedendogli scusa. Anche senza sapere nulla dell'accaduto, avrebbe potuto tante volte invitare il fratello a casa sua, invece di andare sempre lei da lui a Natale. La donna è comunque sorpresa di tutto, anche e soprattutto del silenzio di sua madre con lei. Si trattava di Marzio, di suo figlio, diamine! Sente un parallelo con l'infanzia del bambino, che le veniva volentieri sottratto da sua madre, che ne voleva come monopolizzare l'educazione.
Dice che cercherà in soffitta, quando tornerà a casa sua, nel baule di nonna Silvia, se ci fossero le lettere di Antonio.
Marzio sente la sua coscienza che lo graffia dentro mentre gli ricorda che bastava poco per portare lo zio, all'epoca, a vedere la panchina rossa alla Stazione...


Lui sa. Sebbene stabile
la rimembranza tutta
si stagli sullo sfondo,
ma senza il movimento,
così sovviene il tempo
di quel "com’eravamo",
mesto perché un eguale
tempo di sensazioni,
mai più e inverosimile
luce di quel ricordo,
la sua sfocata immagine
a ricalcar verrà.


 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmIl mondo ha assistito attonito alla dimostrazione di  un male che segna e segnerà la storia di tutti.
Parto da questa affermazione perché, di tutto il racconto, è l'unica cosa che non mi convince. Non mi convince perché il racconto sembra ambientato in quei giorni e questo è il pensiero di un autore che sa cosa accadrà in seguito.
Detto questo, @Poeta Zaza, penso che tu abbia raccontato qualcosa di comune, un rimpianto per un litigio o un fraintendimento durato troppo a lungo, quando ormai non c'è più tempo di chiarirsi. Ho interpretato così anche il "mai più" nella poesia finale. Mi piace anche che il tuo modo di scrivere è differente tra le lettere e il resto del racconto, non parlo delle parole sbarrate che simulano l'errore di chi scrive, ma proprio uno stile più semplice, con qualche ripetizione (voluta) che ci porta in una lettera apprensiva scritta da una persona di qualche anno fa, con meno eleganza e più naturalezza. Un racconto che fa riflettere perché la vita è troppo breve per portarsi dietro rancori o incomprensioni.
Apprezzabile la chicca del plico plasticato che conserva la carta - io nel dubbio ho troncato tutta la parte del ritrovamento (ma anche perché avevo capito che le righe della traccia fossero l'incipit).
Non so cosa posso dirti: un bel racconto, grazie per questa lettura. Buon proseguimento con il contest.  :libro:
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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bwv582 wrote: Sat Aug 02, 2025 3:00 pm Parto da questa affermazione perché, di tutto il racconto, è l'unica cosa che non mi convince. Non mi convince perché il racconto sembra ambientato in quei giorni e questo è il pensiero di un autore che sa cosa accadrà in seguito.
Detto questo, @Poeta Zaza, penso che tu abbia raccontato qualcosa di comune, un rimpianto per un litigio o un fraintendimento durato troppo a lungo, quando ormai non c'è più tempo di chiarirsi. Ho interpretato così anche il "mai più" nella poesia finale. Mi piace anche che il tuo modo di scrivere è differente tra le lettere e il resto del racconto, non parlo delle parole sbarrate che simulano l'errore di chi scrive, ma proprio uno stile più semplice, con qualche ripetizione (voluta) che ci porta in una lettera apprensiva scritta da una persona di qualche anno fa, con meno eleganza e più naturalezza. Un racconto che fa riflettere perché la vita è troppo breve per portarsi dietro rancori o incomprensioni.
Apprezzabile la chicca del plico plasticato che conserva la carta - io nel dubbio ho troncato tutta la parte del ritrovamento (ma anche perché avevo capito che le righe della traccia fossero l'incipit).
Non so cosa posso dirti: un bel racconto, grazie per questa lettura. Buon proseguimento con il contest.  :libro:
Hai ragione sulla frase dell'11 settembre: ho fatto uscire il narratore onnisciente e preveggente che ha stonato nel contesto.
Ti ringrazio di avere notato lo sforzo che ho fatto per immedesimarmi nello stile di scrittura di nonna Silvia negli anni '80. 
Grazie per l'apprezzamento, @bwv582  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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bwv582 wrote: Sat Aug 02, 2025 3:00 pmpenso che tu abbia raccontato qualcosa di comune
Ciao @Poeta Zaza, riscrivo ancora perché mi è venuto il dubbio che forse non si capisce cosa intendo.
In realtà intendevo una cosa positiva, poiché scrivere un bel racconto su una situazione del nostro vissuto - chi non ha mai avuto un rancore o un momento di incomprensione (più o meno lungo), magari portato avanti per sempre? - per me vale molto. Credo che il quotidiano, la nostra vita, per quanto semplice o conosciuta, sia comunque ricca di cose da raccontare o di storie che valgono tanto quanto altre relative ad argomenti più complessi. Ci tenevo a specificare questa cosa, ho il sospetto che potesse venire fuori il messaggio opposto...
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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bwv582 wrote: Sat Aug 02, 2025 7:50 pm Ciao @Poeta Zaza, riscrivo ancora perché mi è venuto il dubbio che forse non si capisce cosa intendo.
In realtà intendevo una cosa positiva, poiché scrivere un bel racconto su una situazione del nostro vissuto - chi non ha mai avuto un rancore o un momento di incomprensione (più o meno lungo), magari portato avanti per sempre? - per me vale molto. Credo che il quotidiano, la nostra vita, per quanto semplice o conosciuta, sia comunque ricca di cose da raccontare o di storie che valgono tanto quanto altre relative ad argomenti più complessi. Ci tenevo a specificare questa cosa, ho il sospetto che potesse venire fuori il messaggio opposto...
Grazie della precisazione, @bwv582  :)

Per quanto mi riguarda, avevo inteso la tua considerazione nel senso che volevi, Giovanni.
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Quanti rapporto muoiono per orgoglio, nell'attesa che l'altr@ faccia il primo passo, fraintendimenti che diventano verità, in famiglia poi, tutto è amplificato e tremendamente più difficile.
Hai scelto un bel tema per aderire alla traccia.
Mi piace la presentazione dei personaggi, come talvolta si usa a teatro.
L'escamotage della lettera non mi fa impazzire in generale, tende a rendere piatta la lettura, interessante come hai interpretato la difficoltà della nonna a scrivere, per l'emotività del momento.
In alcuni punti a mio parere, non sembra più il testo della lettera, ma il dialogo reale, che per quanto ci si sforzi di riportare con esattezza, non vedo realistico per periodi così lunghi.
Ti riporto degli esempi:
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pm"Sì, ma non è stato bello.
Nonna, ti spiego cosa è successo
Dopo la punteggiatura mi sarebbe sembrato più realistico:
Non ho dovuto incalzarlo, desiderava sfogarsi e ha continuato
oppure
A quel punto gli ho chiesto cosa fosse successo e quel povero ragazzo si è liberato
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmCasualmente, lo zio l'ha vista. Io gli avevo parlato il giorno prima che al Centro sociale volevano fare qualcosa in ricordo di Denise ma forse non gli avevo detto cosa. 
Quando l'ha vista, ha fatto una faccia inorridita e ha strabuzzato gli occhi come mai l'avevo visto fare. Mi è scappata una risata e [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]gli ho detto: "Che hai? Ti sembra sangue? Denise lo meritava!"
[/font]
Lo [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] zio ha frainteso e ha pensato che l'avessi uccisa io![/font]

Questa parte la riordinerei un pochino, se il ragazzo ha domandato "ti sembra sangue?" Sottintende che sangue non sia e non si capisce la reazione dello zio. Tento un'idea, poi ovviamente, valuta tu:

Casualmente, lo zio l'ha vista. Ero sicuro che sapesse cosa avevamo organizzato, gli avevo detto che stavo andando al centro sociale, ero davvero certo che sapesse della vernice, per questo, seguendo il suo sguardo gli ho detto: "[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Denise lo meritava!"
[/font]
Lui ha fatto una faccia inorridita e ha strabuzzato gli occhi come mai l'avevo visto fare. 
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Lo [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] zio ha frainteso e ha pensato che l'avessi uccisa io!
[/font]
[/font]

A seguire secondo me, non dovrebbe continuare a riportare le parole del ragazzo, anche perché, fino a quel momento, non sembra che la nonna gli abbia fatto notare che non frequenta più lo zio, quindi nella lettera intervallerei con le parole della nonna, per esempio così:

"Gli ho chiesto se vi eravate chiariti, in fondo si trattava solo di un fraintendimento, ma Muzio mi ha fatto capire quanto era addolorato, mi ha detto, sue parole:"
e continui con il tuo testo.

Spero che qualcosa ti torni utile, comunque, al solito, sempre bello leggerti.
Buon contest.
<3

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Ciao @Poeta Zaza 

Provo con te un metodo più snello per commentare. Prendo in generale le mie impressioni: trascrivo i punti migliorabili e quelli che a mio avviso sono già buoni: 

Il nodo centrale è una rottura familiare causata da un fraintendimento mai chiarito. È un tema universale e potentissimo, gestito con sensibilità.
Le lettere della nonna sono custodi di una verità non detta. La memoria privata, in seguito corregge la storia. Le figure femminili ,in questa storia, sono custodi dell'emotività della famiglia: Silvia tenta di ricucire, Andreina è ponte e vittima, Denise è martire silenziosa.
Il racconto è un riflesso delle dinamiche generazionali: mi vengono riflessioni sul potere del silenzio e il ruolo dell’educazione domestica. L'uso della panchina rossa come simbolo culturale della violenza e del ricordo merita un ulteriore approfondimento (magari in un epilogo o in un racconto parallelo). La panchina rossa è un collegamento potente con il presente. Molto ben ideato.


La scrittura è sentita, concreta, viscerale. Le emozioni arrivano con chiarezza, soprattutto nella lettura delle lettere.

Nei dialoghi epistolari emerge Silvia, un personaggio autentico.


Alcune frasi sono troppo lunghe o rallentate potrebbero essere riscritte per alleggerire la lettura.
L’uso del narratore interno (focalizzato su Marzio) andrebbe reso più uniforme. In certi momenti sembra esterno, in altri troppo empatico.


Il cuore invisibile della storia è la panchina rossa e non parla solo di memoria, è un catalizzatore dell'equivoco che potrebbe essere una chiave simbolica: luogo dove la verità “era visibile”, ma non viene vista. 

 La mia considerazione finale: il tuo racconto è una piccola epopea domestica, costruita con molta cura, secondo me ha un potenziale sociale e potrebbe diventare il perno di un racconto più ampio. Anche di una raccolta di storie che girano intorno alla panchina rossa.
Ti ringrazio per l'ottima lettura.
Ti segnalo alcune righe:

I due si sono sistemati in casa del defunto, dopo le esequie, con l'intenzione di mettere in ordine tra le sue cose; in un secondo tempo, avrebbero deciso cosa farne. Uso del presente ("si sono sistemati") ma a volte  usi il passato nel resto del racconto. 

Persino la morte per infarto dello zio è quasi certamente dovuta a quel momento. 
"a quel momento” è un po’ vago. Più preciso è quasi certamente legata alla visione delle immagini dell’11 settembre.


Sono passati vent'anni dall'ultima volta che Marzio ha visto lo zio, e da allora provava uno spiacevole ricordo che, come diceva ogni volta alla madre, non riusciva ad afferrare per intero. “provava” è imperfetto, ma il periodo è introdotto da presente.
…e da allora ha sempre provato uno spiacevole ricordo…

Ma Marzio aveva sempre glissato. Cosa voleva dire con quella frase sibillina che concludeva sempre la questione? 
Ottima costruzione e tensione.


e sente l'affetto che si erano scambiati entrambi tornare senza invito.  “entrambi” è ridondante, già implicito.
E sente tornare l'affetto che si erano scambiati senza invito.

Le lettere le ha lette Andreina a voce alta, a tratti con affanno, o concitata, con pause intense in cui i due si guardano, in tralice.”
 Andreina legge le lettere ad alta voce, a tratti con affanno, intervallando la lettura con pause intense durante le quali lei e Marzio si scambiano sguardi  in tralice. (di traverso, di sospetto, Incrociati… Troverei un sinonimo meno raro)

Prova una fitta di rimorso al ricordo dello zio Antonio che gli faceva fare la capriola all'indietro e la mossa dei due anelli…
 Al ricordo dello zio Antonio, che gli insegnava la capriola all’indietro e la mossa dei due anelli, sente una fitta di rimorso.
È poca roba ma la frase appare più scorrevole.


Bene, mi sembra che questo metodo mi porti via meno tempo e risulti lo stesso chiaro quello che voglio comunicare. Scusami anche tu per le pulci troppo pulciose, il commento mi serve per pubblicare nel contest.
Un saluto e alla prossima.

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Ciao, cara @Poeta Zaza 
è sempre bello leggerti e, soprattutto, rileggerti 
resto affascinato dalla tua versatilità, a pezzi non firmati, non sarei sicuro di poter riconoscere il tuo stile
ma non è un'offesa, anzi, ricordo gli altri tuoi racconti e sono ammirato dal modo camaleontico di che hai di affrontare i diversi temi dando a ognuno una voce diversa. Sempre appropriata. Maestra. 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Ciao @Poeta Zaza

Vedo che anche tu non ti perdi un contest...  :)
In questo  tuo racconto hai affrontato con delicatezza e profondità il tema del malinteso, del tempo perduto e della riconciliazione mancata. L'ambientazione temporale legata all'11 settembre 2001 fornisce un contesto carico di emozione e simbolismo, che ben si intreccia con il trauma privato di una famiglia, offrendo un parallelo tra il dolore collettivo e quello personale. La morte improvvisa dello zio Antonio diventa il pretesto per riportare alla luce un nodo familiare rimasto irrisolto per decenni.

Sei riuscita a rendere bene l'uso delle lettere come espediente narrativo. Le parole della nonna Silvia sono intense, appassionate e credibili: rivelano una donna pragmatica ma piena d’amore, la cui voce postuma diventa la guida morale del racconto. Le sue lettere, costruite con realismo intenso, con una personalità  e una maniera di esprimersi che a mio parere si distingue volutamente da quella di te come narratrice, hanno una certa urgenza emotiva, mantengono il lettore coinvolto e danno corpo al mistero e alla verità taciuta.

I personaggi sono ben delineati, soprattutto Marzio, il cui percorso emotivo è credibile: dalla rabbia al dolore, dal rimorso al senso di colpa. Non sono sentimenti così facili e scontati da rappresentare. Il lettore si identifica con la sua frustrazione e con il bisogno, troppo umano, di capire e rimediare, anche quando è ormai tardi.

Ho notato (avevo un po' di tempo)  alcuni spunti di riflessione che secondo me potrebbero rafforzare ulteriormente il testo: il ritmo narrativo nella prima parte è piuttosto rapido, quasi cronachistico, un po' staccato, mentre nella seconda parte (con le lettere) si fa più riflessivo e articolato. Questo cambio di tono si vede e funziona, ma potrebbe essere ancora più efficace se accompagnato da qualche momento in più di introspezione, ad esempio di Marzio prima del ritrovamento del plico.  Ho la mania delle introspezioni... In questo modo si creerebbe una transizione più graduale verso il climax emotivo.

Il conflitto centrale (il fraintendimento tra zio e nipote) è ben costruito, ma forse un po' troppo legato a un dettaglio fortuito (la maglietta sporca di vernice e la frase ambigua). Si potrebbe rendere più plausibile inserendo un accenno a una tensione pregressa tra i due, anche minima, che abbia contribuito a rendere il fraintendimento così credibile per Antonio.
Se vogliamo, si potrebbe fare intendere che, in base a contrasti precedenti, il fraintendimento sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, magari pur intuendo, forse, che non si trattava della verità. Ma sono mie fantasie.
Il contesto della “panchina rossa” è potente e attuale, ma rimane marginale nella narrazione. Un approfondimento maggiore su questo gesto simbolico (dal colore che oggi è legato alla lotta contro la violenza sulle donne...) avrebbe aggiunto spessore tematico e arricchito il valore simbolico dell’intera vicenda.
Il finale poetico, con la strofa che chiude il racconto, è suggestivo. Tuttavia, la sua densità lirica e la forma un po’ enigmatica potrebbero risultare meno accessibili, almeno per uno come me, intendo. Non farci troppo caso. 
Al limite potresti considerare di accompagnarlo con un breve passaggio in prosa che aiuti a “tradurre” l’impatto emotivo anche in chiave narrativa, in modo da non lasciare un lettore come me troppo disorientato.

In definitiva, un racconto ben scritto, come tutti i tuoi, toccante, con un impianto narrativo  ormai solido e personaggi realistici.  I tuoi personaggi, anche se di fantasia, sono sempre estrapolati dalla realtà. 

Colpisce per la sua umanità e per il modo in cui ci ricorda che le incomprensioni, se lasciate marcire, possono privarci per sempre dell’occasione di riabbracciare chi amiamo. La ritengo una lezione, un monito molto importante.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Modea72 wrote: Sun Aug 03, 2025 5:38 pmQuesta parte la riordinerei un pochino, se il ragazzo ha domandato "ti sembra sangue?" Sottintende che sangue non sia e non si capisce la reazione dello zio.
Il malinteso non nasce dalla prima parte della frase che tu riporti, bensì dalla seconda parte che le viene accostata: Denise lo meritava! che ha fatto equivocare lo zio.
Modea72 wrote: Sun Aug 03, 2025 5:38 pmSpero che qualcosa ti torni utile, comunque, al solito, sempre bello leggerti.
Buon contest.
Certo che mi sono state utili le tue note, grazie @Modea72 ! :flower:
Albascura wrote: Sun Aug 03, 2025 9:14 pmIl nodo centrale è una rottura familiare causata da un fraintendimento mai chiarito. È un tema universale e potentissimo, gestito con sensibilità.
Le lettere della nonna sono custodi di una verità non detta. La memoria privata, in seguito corregge la storia. Le figure femminili ,in questa storia, sono custodi dell'emotività della famiglia: Silvia tenta di ricucire, Andreina è ponte e vittima, Denise è martire silenziosa.
Il racconto è un riflesso delle dinamiche generazionali: mi vengono riflessioni sul potere del silenzio e il ruolo dell’educazione domestica. L'uso della panchina rossa come simbolo culturale della violenza e del ricordo merita un ulteriore approfondimento (magari in un epilogo o in un racconto parallelo). La panchina rossa è un collegamento potente con il presente. Molto ben ideato.

La scrittura è sentita, concreta, viscerale. Le emozioni arrivano con chiarezza, soprattutto nella lettura delle lettere.

Nei dialoghi epistolari emerge Silvia, un personaggio autentico.

Alcune frasi sono troppo lunghe o rallentate potrebbero essere riscritte per alleggerire la lettura.
L’uso del narratore interno (focalizzato su Marzio) andrebbe reso più uniforme. In certi momenti sembra esterno, in altri troppo empatico.

Il cuore invisibile della storia è la panchina rossa e non parla solo di memoria, è un catalizzatore dell'equivoco che potrebbe essere una chiave simbolica: luogo dove la verità “era visibile”, ma non viene vista. 

 La mia considerazione finale: il tuo racconto è una piccola epopea domestica, costruita con molta cura, secondo me ha un potenziale sociale e potrebbe diventare il perno di un racconto più ampio. Anche di una raccolta di storie che girano intorno alla panchina rossa.
Ti ringrazio delle tue profonde considerazioni sopra e delle utili note a seguire, @Albascura ! :flower:

NanoVetricida wrote: Tue Aug 05, 2025 9:40 amCiao, cara @Poeta Zaza 
è sempre bello leggerti e, soprattutto, rileggerti 
resto affascinato dalla tua versatilità, a pezzi non firmati, non sarei sicuro di poter riconoscere il tuo stile
ma non è un'offesa, anzi, ricordo gli altri tuoi racconti e sono ammirato dal modo camaleontico di che hai di affrontare i diversi temi dando a ognuno una voce diversa. Sempre appropriata. Maestra. 
Mi hai fatto arrossire con quel "Maestra", @NanoVetricida   :arrossire:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Alberto Tosciri wrote: Wed Aug 06, 2025 4:49 pmIn questo  tuo racconto hai affrontato con delicatezza e profondità il tema del malinteso, del tempo perduto e della riconciliazione mancata. L'ambientazione temporale legata all'11 settembre 2001 fornisce un contesto carico di emozione e simbolismo, che ben si intreccia con il trauma privato di una famiglia, offrendo un parallelo tra il dolore collettivo e quello personale. La morte improvvisa dello zio Antonio diventa il pretesto per riportare alla luce un nodo familiare rimasto irrisolto per decenni.
Sì, ho  voluto fare un parallelo tra una vicenda universale e una personale, che a un certo punto si intersecano.
Alberto Tosciri wrote: Wed Aug 06, 2025 4:49 pmSei riuscita a rendere bene l'uso delle lettere come espediente narrativo. Le parole della nonna Silvia sono intense, appassionate e credibili: rivelano una donna pragmatica ma piena d’amore, la cui voce postuma diventa la guida morale del racconto. Le sue lettere, costruite con realismo intenso, con una personalità  e una maniera di esprimersi che a mio parere si distingue volutamente da quella di te come narratrice, hanno una certa urgenza emotiva, mantengono il lettore coinvolto e danno corpo al mistero e alla verità taciuta.

I personaggi sono ben delineati, soprattutto Marzio, il cui percorso emotivo è credibile: dalla rabbia al dolore, dal rimorso al senso di colpa. Non sono sentimenti così facili e scontati da rappresentare. Il lettore si identifica con la sua frustrazione e con il bisogno, troppo umano, di capire e rimediare, anche quando è ormai tardi.
Mi fa piacere che hai notato quello che ho evidenziato.
Alberto Tosciri wrote: Wed Aug 06, 2025 4:49 pmHo notato (avevo un po' di tempo)  alcuni spunti di riflessione che secondo me potrebbero rafforzare ulteriormente il testo: il ritmo narrativo nella prima parte è piuttosto rapido, quasi cronachistico, un po' staccato, mentre nella seconda parte (con le lettere) si fa più riflessivo e articolato. Questo cambio di tono si vede e funziona, ma potrebbe essere ancora più efficace se accompagnato da qualche momento in più di introspezione, ad esempio di Marzio prima del ritrovamento del plico.  Ho la mania delle introspezioni... In questo modo si creerebbe una transizione più graduale verso il climax emotivo.
Hai ragione: in caso di revisione, cercherò di seguire questo tuo consiglio.
Alberto Tosciri wrote: Wed Aug 06, 2025 4:49 pmIl contesto della “panchina rossa” è potente e attuale, ma rimane marginale nella narrazione. Un approfondimento maggiore su questo gesto simbolico (dal colore che oggi è legato alla lotta contro la violenza sulle donne...) avrebbe aggiunto spessore tematico e arricchito il valore simbolico dell’intera vicenda.
Avrei dovuto approfondire di più il tema.  :si:
Alberto Tosciri wrote: Wed Aug 06, 2025 4:49 pmColpisce per la sua umanità e per il modo in cui ci ricorda che le incomprensioni, se lasciate marcire, possono privarci per sempre dell’occasione di riabbracciare chi amiamo. La ritengo una lezione, un monito molto importante.
Però, sai come si dice? A volte, chi predica bene, razzola male...

Grazie per il tuo commento, @Alberto Tosciri  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Ciao @Poeta Zaza  :)

Allora. L'azione non manca in questo tuo racconto, anche se questa è all'interno delle lettere: bene. Ti è congeniale la tua propensione alle fasi liriche che generalmente non perdi mai l'occasione di manifestare; questa volta appropriate e compatibili anche alla trama del passato, dei tempi che furono.

Bella, come sempre la chiusa in corsivo; potessi riuscirci io! :facepalm:
L'unico appunto, ma è diretto a tutti quelli che hanno scelto la stessa traccia. Le lettere ritrovate sono sempre nascoste in angoli della casa e il loro ritrovamento è sempre dovuto alla dipartita di qualcuno. Diamine! Un po' di originalità. Adesso non voglio addentrami su come queste lettere potevano entrare in scena.. :D ho letto con piacere, Mariangela, ciao e a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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bestseller2020 wrote: Sat Aug 09, 2025 9:06 pmCiao @Poeta Zaza  :)

Allora. L'azione non manca in questo tuo racconto, anche se questa è all'interno delle lettere: bene. Ti è congeniale la tua propensione alle fasi liriche che generalmente non perdi mai l'occasione di manifestare; questa volta appropriate e compatibili anche alla trama del passato, dei tempi che furono.

Bella, come sempre la chiusa in corsivo; potessi riuscirci io! :facepalm:
L'unico appunto, ma è diretto a tutti quelli che hanno scelto la stessa traccia. Le lettere ritrovate sono sempre nascoste in angoli della casa e il loro ritrovamento è sempre dovuto alla dipartita di qualcuno. Diamine! Un po' di originalità. Adesso non voglio addentrami su come queste lettere potevano entrare in scena.. :D ho letto con piacere, Mariangela, ciao e a presto.
Grazie del passaggio, @bestseller2020  :)

Per quanto riguarda la traccia, questa era "obbligata", leggi:  :libro:

1. "Le lettere ritrovate"

Dopo vent’anni, un uomo torna nel paese natale per il funerale di un parente. I nuovi proprietari della casa di famiglia gli consegnano alcune lettere ancora sigillate, ritrovate in un'intercapedine del muro.
Aperta la prima, si siede e chiede un bicchiere d'acqua.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Ciao @Poeta Zaza piacere anche mio di ritrovarti.
Riconosco molti tratti della tua penna in questo racconto: la struttura, la prosa, l'originalità.
Provo a lasciarti delle note personali.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmCi tornava adesso, a pochi giorni dalla tragedia dell'11 settembre in America, dall'Occidente dilaniato dal fenomeno del terrorismo, per assistere ai funerali dello zio Antonio, morto d'infarto davanti alla TV, mentre scorrevano le immagini delle Torri gemelle
Eliminerei la frase, mi sembra superflua.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmmentre scorrevano le immagini delle Torri gemelle sventrate dagli aerei dirottati dai terroristi.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmCasualmente, spostando un mobile, adesso Andreina si accorge, nella parete con mattoni a vista,
Mi sembrano parole in più.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmMi sono fermato qualche giorno da lui e ho frequentato per caso un Centro Sociale rinomato del paese. Erano i giorni dell'assassinio di Denise, la ragazza della panchina della stazione, te la ricorderai." Ho detto di sì e lui ha continuato:
"Tra le iniziative che proponeva Andrea, il capo del Centro, ce n'era una innovativa, d'impatto, Dipingere di rosso la panchina dove aveva trovato la morte la sventurata ragazza, farla spiccare come sangue in mezzo al grigiore delle altre, e far pensare e ricordare. Avevano subito ottenuto i permessi che ci volevano. 
Io mi sono offerto subito per dipingere. Qualcuno aveva già fornito una latta di vernice rossa. C'era chi aveva fatto una targhetta da applicare dopo, in memoria. 
Per fartela breve, mi sono recato alla stazione con Andrea, ci siamo presentati con il nullaosta e abbiamo cominciato e concluso il lavoro in due ore.
Sono tornato dal nonno con la maglia sporca di vernice rossa. Non sapendo come lavarla, l'ho lasciata in camera ad asciugare, pensando poi di farla lavare a mia madre, a casa.
Casualmente, lo zio l'ha vista. Io gli avevo parlato il giorno prima che al Centro sociale volevano fare qualcosa in ricordo di Denise ma forse non gli avevo detto cosa. 
Quando l'ha vista, ha fatto una faccia inorridita e ha strabuzzato gli occhi come mai l'avevo visto fare. Mi è scappata una risata e gli ho detto: "Che hai? Ti sembra sangue? Denise lo meritava!"
Lo zio ha frainteso e ha pensato che l'avessi uccisa io! E io, secondo te, dovevo frequentare ancora un caro parente che adesso mi crede capace di uccidere? E una donna indifesa, poi?
No, il solo fatto che l'avesse pensato lo escludeva di colpo dai miei affetti. Me ne sono andato, lasciandomi dietro parole velenose."
A mia opinione personale, questo passaggio mi sembra un po' inverosimile. Nel senso che, fino a quel momento, hai mantenuto una descrizione realistica dei fatti: il contesto, i personaggi, poi di fronte a una maglia sporca di rosso, lo zio (che sembra fino  avere un buon rapporto con il nipote)
rimane inorridito e lo accusa di omicidio per una frase infelice.
Immagino che la panchina venga dipinta diversi giorni dopo la morte della povera Denise, tra permessi, incisione della targhetta in memoria ecc.
Trovare la maglietta di sangue in casa del nonno a distanza di tanti giorni è improbabile che possa succedere, sbucata all'improvviso. La deduzione logica sarebbe che, se l'avesse ammazzata Marzio, di sicuro non l'avrebbe lasciata in casa in bella vista. Se ne sarebbe sbarazzato. Questo però mi spinge a un'altra riflessione. Lo zio potrebbe essere paranoico, ossessivo, avere dell'astio verso il nipote già da tempo o per altri episodi. O magari qualche disturbo psichico. Forse approfondire questo aspetto poteva essere interessante.  Poi, bisogna anche considerare che sarebbe stato sospettato dalla polizia, interrogato, messo in custodia cautelare, se ci fossero state prove contro di lui.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmProva una fitta di rimorso al ricordo dello zio Antonio che gli faceva fare la capriola all'indietro e la mossa dei due anelli, e sente l'affetto che si erano scambiati entrambi tornare senza invito.
Bello.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmSente un parallelo con l'infanzia del bambino, che le veniva volentieri sottratto da sua madre, che ne voleva come monopolizzare l'educazione.
Suggerirei: Sente un parallelo con l'infanzia del bambino, che le veniva spesso sottratto da sua madre, la quale sembrava voler monopolizzare la sua educazione.
Poeta Zaza wrote: Tue Jul 29, 2025 9:03 pmAndreina, intanto, abbraccia il figlio piangendo e chiedendogli scusa. Anche senza sapere nulla dell'accaduto, avrebbe potuto tante volte invitare il fratello a casa sua, invece di andare sempre lei da lui a Natale. La donna è comunque sorpresa di tutto, anche e soprattutto del silenzio di sua madre con lei. Si trattava di Marzio, di suo figlio, diamine! Sente un parallelo con l'infanzia del bambino, che le veniva volentieri sottratto da sua madre, che ne voleva come monopolizzare l'educazione.
Passaggio  struggente, teatrale, da tragedia. Lasci intendere altri conflitti familiari che si intersecano tra passato e presente.

Un racconto particolare, interessante. Ho notato un'impronta teatrale, a partire dalla citazione dei personaggi all'inizio.
Riguardo a questa mi sembra ininfluente, ai fini della storia, citare la morte di Silvia nel 1982. Si comprende che era malata e acciaccata. La sua mancanza poteva essere ricordata all'interno della storia, come pensiero durante la lettura delle lettere, avrebbe aggiunto un altro elemento di drammaticità.
Rimane una grande sensazione di tristezza e malinconia per un malinteso irrisolto, che la morte si è portato con sé.
Il pretesto del malinteso forse è un po' macchinoso ma senz'altro originale. Come l'idea della panchina rossa.
Riconosco, come in altre storie, la particolarità di scansionare gli eventi, dargli un tempo preciso. Credo di aver fatto notare anche in altre occasioni che non mi dispiacerebbe leggere il racconto quasi senza tempo, o lasciarlo immaginare al lettore. Ma questa è un'opinione soggettiva del tutto opinabile.
La scrittura è sempre molto ricercata e ricca di particolari. Riesci a far immergere il lettore nell'atmosfera che descrivi.
Nel complesso il racconto mi è piaciuto, soprattutto per l'originalità con cui riesci a tessere la trama.
Poi il finale poetico... molto bello.
Un caro saluto

Re: [CE2025] La prima panchina rossa

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Kasimiro wrote: Tue Aug 19, 2025 11:01 pmUn racconto particolare, interessante. Ho notato un'impronta teatrale, a partire dalla citazione dei personaggi all'inizio.
Riguardo a questa mi sembra ininfluente, ai fini della storia, citare la morte di Silvia nel 1982. Si comprende che era malata e acciaccata. La sua mancanza poteva essere ricordata all'interno della storia, come pensiero durante la lettura delle lettere, avrebbe aggiunto un altro elemento di drammaticità.
Rimane una grande sensazione di tristezza e malinconia per un malinteso irrisolto, che la morte si è portato con sé.
Il pretesto del malinteso forse è un po' macchinoso ma senz'altro originale. Come l'idea della panchina rossa.
Riconosco, come in altre storie, la particolarità di scansionare gli eventi, dargli un tempo preciso. Credo di aver fatto notare anche in altre occasioni che non mi dispiacerebbe leggere il racconto quasi senza tempo, o lasciarlo immaginare al lettore. Ma questa è un'opinione soggettiva del tutto opinabile.
La scrittura è sempre molto ricercata e ricca di particolari. Riesci a far immergere il lettore nell'atmosfera che descrivi.
Nel complesso il racconto mi è piaciuto, soprattutto per l'originalità con cui riesci a tessere la trama.
Poi il finale poetico... molto bello.
Un caro saluto
Grazie, @Kasimiro   :)

Ho apprezzato molto i tuoi consigli e le tue note tutte, oltre al tuo apprezzamento. Un caro saluto a te.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

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