“Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg. Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.
Io non risposi, abbassai lo schermo del notebook, mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo: con solennità stesi una gamba in avanti, aprii le braccia ed eseguii un plié, e sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta. Andò su tutte le furie.
Io, in realtà, sono Giovanni Scicolone e da ventinove anni vado in giro con questa faccia da nerd.
Fino a tre anni fa, e mi dispiace per mio padre, non me ne fregava della computazione quantistica e delle sue applicazioni innovative, della medicina biotecnologica, delle IA, dei cloni di personaggi famosi, della gente sterile e senza futuro, dei cinquecentosessantadue modelli di Jannik, con la faccia di un famoso tennista del passato, che hanno sostituito gli uomini in molti lavori, dei governi multimediali eccetera… Fino a tre anni fa… Poi mia madre è scomparsa e a mio padre è preso un ictus.
Ora viviamo con il suo sussidio in una stanza con bagno.
I governi pensano a tutto e a tutti, se stiamo buoni tutto va bene, ci lasciano vivere, lenti, fino alla totale estinzione, forse. Ma hanno preso mia madre e da allora tutto è cambiato: anche lei amava ballare.
Apro gli occhi, la stanza accoglie la luce chiara dell'alba. Ricomincia la danza della sopravvivenza.
— Papà? Sei già sveglio? Mi alzo e ti preparo la colazione.
Apro l’armadietto sopra il lavandino.
— Abbiamo finito i cereali, oggi mangerai pane e latte, uscirò più tardi a prendere altre provviste.
Lui alza il mento e chiude un occhio, significa che è d’accordo. Le nostre conversazioni sono ridotte a gesti e versi di varia intensità.
Metto le tazze nel microonde, accendo la TV; un notiziario viene trasmesso ogni due ore, I governi multimediali ci informano che va tutto bene e noi siamo "tranquilli."
Vado alla finestra: dietro le tende la città si muove appena. Sulle strade i soliti Jannik220 sorvegliano gli incroci, camminano con la loro tipica andatura, lenta ma vigile, le telecamere, installate praticamente dappertutto, puntano i loro occhi sui portoni, le finestre, le terrazze; a intervalli regolari si spostano verso gli obiettivi impostati nel loro sistema.
Prendo in braccio mio padre e lo adagio sulla sua sedia a rotelle, l’avvicino al tavolo, lui piega la testa da un lato, mi fissa.
Capisco al volo cosa vuole.
— Sì, papà, più tardi lavoreremo al nostro progetto, prima pensiamo alla colazione, ci laviamo e ci vestiamo, poi andrò a prendere le tue medicine e il cibo, non ci metterò molto.
Nell’ascensore lo specchio di cortesia non rende giustizia all’immagine di Zuckerberg che ho visto in rete: mi sono fatto crescere apposta i capelli e la barba. Ci sono cloni di personaggi famosi che ostentano la loro condizione, io non ne vado fiero, assolutamente. Non vado molto in giro ma, non mi stupirei nemmeno se dovessi incontrare Cristoforo Colombo; per strada girano attrici e attori famosi, presidenti, campioni dello sport e artisti di varie epoche…
Negli anni trenta la manipolazione genetica neonatale veniva venduta come la soluzione alla criminalità e alle malattie, chi poteva permetterselo acquistava figli sani, forti, intelligenti e possibilmente bellissimi. Nel giro di pochi anni, però, i prezzi sono crollati, l’umanità non è più un buon investimento, il corpo umano muore, invece, se uno Jannik viene danneggiato, ne arrivano immediatamente altri che sostituiscono i pezzi in dieci minuti. Intanto, in tutta la terra il numero dei figli naturali continua a diminuire e l’umanità geneticamente deformata regge un gioco di potere che io non capisco. Hanno fatto un vero disastro.
La porta dell’ascensore si apre sull'atrio, due Jannik150 si avvicinano, mi scannerizzano, li lascio fare, tengo lo sguardo su di loro anche più del dovuto.
Esco, è una bella giornata, il marciapiede è lucido come al solito e io, per andare contro il sistema, cammino sulla guida per i non vedenti; è una cosa tollerata, altrimenti sarei già stato redarguito da un drone o qualche altro controllore.
Le auto sfrecciano silenziose, le persone più giovani indossano visori virtuali, ogni tanto girano lo sguardo sulle vetrine dei negozi, gli anziani, immersi nei loro pensieri, camminano fidandosi dei loro sensi per evitare ostacoli, si affidano agli odori e agli spazi, per orientarsi nella città.
C’è una piccola coda davanti ai distributori delle medicine, la gente “normale” invecchia male e si ammala facilmente: devo dedicare più tempo al progetto, quando ho spiegato a papà la mia idea ha pianto, lo capisco, era quello che voleva: scelse di farmi nascere col cervello di Mark perché io diventassi un genio, e adesso, io vedo la cosa come l'unica possibilità di uscire dal cerchio, dal rituale quotidiano del quale sento di far parte mio malgrado.
È il mio turno, passo la tessera sul lettore e le medicine cadono nella fessura, da un lato della macchinetta prendo un sacchetto di carta e ritiro le scatole dei medicinali, ripeto la stessa procedura davanti ai distributori di generi alimentari.
Cammino accanto alla lunga fila al distributore di pannoloni, tre signore di una certa età parlano con rimpianto di antichi ricordi sfumati dal tempo, inveiscono, voci basse e pugni stretti.
Nel tragitto verso casa cammino veloce, la rabbia che sale ogni giorno è diventata urgenza. Ho il fiato corto quando entro nel portone del mio condominio, mi gelo: i due Jannik150 si sono spostati, mi ostacolano il passaggio.
Sono pronto a fuggire ma non avrei scampo, i muscoli si contraggono, i peli delle braccia si sollevano: razionalizzo, non è possibile che sappiano già, mi avrebbero prelevato senza storie, come hanno fatto con la mamma. La mia è solo paranoia: coraggio.
Faccio due passi decisi, l’aria sembra gelatina, non riesce a entrare nei polmoni, se quei due non si spostano sono guai. Loro non fanno una mossa, mi ripeto che non ho nulla da temere e m’infilo tra i due, riesco a malapena a non sfiorarli.
Chiamo l’ascensore, cerco di non svenire… La porta si chiude dietro di me, lascio cadere i sacchetti sul pavimento della cabina e ricomincio a respirare, mi tengo le ginocchia con le mani: le gambe tremano.
Arrivato al piano la porta si riapre, prendo la mia roba e mi trascino verso il mio appartamento.
Papà è seduto davanti al televisore, come l’ho lasciato, mi dà le spalle ma mi ha sentito; butta indietro la testa, emette un suono appena percettibile: è il suo saluto.
— Eccomi, non ci ho messo molto, vero? Adesso ci mettiamo subito a lavorare.
Cerco di dissimulare il panico di poco prima, sistemo i medicinali e le altre cose nello zaino pronto per la fuga. Non riesco a smettere di tremare…
Giro la sedia a rotelle, lo guardo dritto negli occhi.
— Dobbiamo terminare il progetto e dobbiamo farlo oggi. Quando avremo finito ti porto nella nostra casetta al mare, ti ricordi quando la mamma diceva che avrebbe voluto dei nipotini per portarli sulla spiaggia? Non sapevamo ancora che il suo sogno non si sarebbe realizzato, non sapevamo che lei lo volesse così tanto da mettersi contro il sistema, questo cavolo di sistema che…
Accendo il terminale, anche lui non vede l’ora, non può muoversi ma il suo cervello è intatto, da giovane non era un genio, ma con questo genere di cose ci sapeva fare. Il PC si sta collegando. Per ora sono riuscito a entrare qualche volta nella loro rete, i governi multimediali non usano internet. La tecnologia quantistica ha sbalzato in avanti il mondo di più di cento anni in pochi decenni, la loro rete non è accessibile a tutti, ma io ci sono riuscito.
Mi siedo davanti al computer, il cuore mi batte forte nel petto. Conosco i rischi ma devo farlo, apro una finestra sul terminale. Ho paura ma ho smesso di tremare; le dita non sembrano le mie, volano sulla tastiera.
Il sistema mi chiede la password, inserisco la stringa, la so a memoria:
bash
ssh -L 8080:localhost:8080 giovanni@server_governativo
Dopo qualche istante, il terminale conferma la connessione. Manteniamo la calma, non è il momento di lasciarsi andare.
— Ora comincia il bello, papà, dobbiamo bypassare il firewall dei governi. Vediamo se funziona l’exploit di quel vecchio forum di hacker.
Aspettiamo. Ho pianificato ogni mossa, analizzato ogni possibilità decine di volte.
— Il comando sta scansionando le porte dei server governativi, sta cercando una vulnerabilità.
Lui non stacca gli occhi dal PC, so cosa mi direbbe se potesse parlare. Vorrei abbracciarlo.
Passano i minuti… Incrocio le dita…
—Ecco! Ha trovato una porta aperta.
È il momento di entrare: digito il comando. Fin qui è stato facile
bash
telnet 192.168.1.1 8080
— Siamo dentro!
Sudore freddo mi cola dalla nuca lungo la schiena. Ora vediamo se questo funziona: clicco invio e Brute Force comincia a decifrare le credenziali di accesso al sistema segreto del governo. Ci vorrà del tempo ma a questo punto non possiamo fare altro che aspettare.
—Ti vedo sai?, sei in ansia quanto me. Ce la faremo, vedrai.
Che ne sarà di te se anche io sparissi come la mamma? Non posso nemmeno pensarci.
Saltiamo il pranzo, non riusciamo a pensare al cibo, ormai non si torna indietro.
La luce del pomeriggio comincia a colorarsi di arancio: preparo la moka. Sorseggiamo il caffè, restiamo in silenzio a guardare il monitor che macina dati…
bash
hydra -l admin -P /path/to/password/list.txt 192.168.1.1 http-get /login
— Papà ci siamo! Il programma ha trovato la combinazione.
Esploro il sistema ma la mente è in allerta, siamo in grave pericolo adesso, avranno percepito l’intrusione? Forse mi staranno già cercando.
Il cuore sembra voglia sfondare la cassa toracica, ogni secondo che passa ho meno probabilità di riuscire ad arrivare alla fine, Ogni rumore esterno mi fa sobbalzare, lui ha gli occhi lucidi, è molto agitato, gli tengo una mano tra le mie fino a che non smette di tremare.
Respiro, inspiro… Devo far presto.
Ora il comando decisivo: devo essere preciso, ogni carattere conta.
bash
echo "curl -X POST -d 'username=IA&password=segreta' http://programma_di_giovanni.com/register" | sudo tee /etc/init.d/register_all_IA.sh
— Bene, adesso piazziamo la trappola, apro il mio programma:"InterFacebookapi", su un’altra finestra e premo invio.
Aspettiamo…
—Sì! Eccoli, si stanno registrando, Venite dai, venite tutti da zio Mark. Più veloce, più veloce, forza… Maledizione, ci vorrà troppo tempo. I flussi dei protocolli sono troppo lenti. Proviamo a…
bash
sudo ln -s /etc/init.d/register_all_IA.sh /etc/rc0.d/K99register_all_IA
Invio:
— Ecco, così è più veloce. Ma non basta, il sistema dovrà riavviarsi ogni volta che le IA e le macchine si registreranno sul nostro programma. Non riesco neanche a immaginare quanto tempo potrebbe volerci.
Devo trovare il modo per avviare un'azione immediata. Non so cosa fare, il tempo passa e ogni secondo è una tortura.
— Abbia i stema to ale. To ta lle
— Giusto! Hai ragione papà, è questo che intendi? Inserisco l'ultimo comando:
bash
sudo chmod +x /etc/init.d/register_all_IA.sh
sudo ln -s /etc/init.d/register_all_IA.sh /etc/rc0.d/K99register_all_IA
Trattengo l’aria, sbuffo via la tensione… Si tratta solo di aspettare e…
— È fatta! Sono tutti dentro! Macchine e AI dell’intero sistema si sono auto registrati su "interFACEBOOKapi". Abbiamo tutti i dati.
Alzo le braccia al cielo,
— Mark, saresti fiero di me?
Creo uno script e digito l’ordine per annullare le operazioni delle IA e delle macchine: impongo l’auto distruzione di tutti i protocolli.
bash
sudo /etc/init.d/stop_all_operations.sh
E infine, esegui:
bash
sudo /etc/init.d/shutdown_all_IA.sh
È notte. Nella stanza il tempo sembra essersi fermato nell’aria densa, incombe la catastrofe. La testa incassata nelle spalle e i palmi sugli occhi, non ho il coraggio di guardare…
— A..dda
Alzo lo sguardo sul monitor.
— Si, papà! Sta funzionando, ancora non ci credo ma il sistema sta iniziando a spegnersi.
I dati si cancellano sullo schermo. Le IA, le macchine e ogni operazione si annullano una dopo l'altra.
Fermi, quasi non osiamo nemmeno respirare da ore, potrebbero sfondare la porta da un momento all’altro.
Aspettiamo, a bocca chiusa, il monitor continua a cancellare dati.
È notte, da fuori arriva il riverbero freddo della luna.
Vado alla finestra. Due Jannik488 sono fermi davanti al portone del condominio, l'ascensore sta salendo.
È ora di muoversi, lego mio padre sulla mia pancia, come un neonato in una fascia premaman, prendo lo zaino con le scorte di cibo e medicine e scendiamo dalle scale: passeremo dai garage. Ci prenderanno lo stesso, lo so.
Scendo con cautela, spero solo che non arrivino in tempo al PC. A ogni pianerottolo mi fermo e controllo che non ci siano altri Jennik. L'ascensore sta ancora salendo, temo lo incroceremo tra poco.
Il buio mi sorprende sull'utimo scalino della rampa, non c'è più energia, la luce di emergenza illumina il vano dell'ascensore che si arresta davanti a noi. Chiunque ci sia dentro resterà bloccato per parecchio tempo, il programma ha terminato il lavoro.
Ce l'abbiamo fatta, Non so immaginare un domani ma, non me ne importa.
Da tempo, In macchina ho tutto quello che ci serve, ce ne andiamo al mare, la danza della sopravvivenza è finita, ora si balla sul serio.
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
2Albascura ha scritto: “Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg. Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che virgola al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.Questa banca del seme fa selezionare il padre genio? Ma la privacy dove va a finire? Comunque, m'intriga questo inizio particolare.
Albascura ha scritto: e virgola sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta. Andò su tutte le furie.Però, l'incipit completo, ancora più intrigante, è questo:
Albascura ha scritto: “Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg. Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.
Io non risposi, abbassai lo schermo del notebook, mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo: con solennità stesi una gamba in avanti, aprii le braccia ed eseguii un plié, e sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta. Andò su tutte le furie.
Io, in realtà, sono Giovanni Scicolone e da ventinove anni vado in giro con questa faccia da nerd.
Albascura ha scritto: Ci sono cloni di personaggi famosi che ostentano la loro condizione, io non ne vado fiero, assolutamente. Non vado molto in giro ma, non mi stupirei nemmenoSbagliavo con la Banca del Seme; qui siamo più avanti... Siamo ai cloni umani. Wow! @Albascura
Albascura ha scritto: Prendo in braccio mio padre e lo adagio sulla sua sedia a rotelle, l’avvicino al tavolo, lui piega la testa da un lato, mi fissa.Troppe virgola, meglio un due punti dopo "tavolo".
Albascura ha scritto: Negli anni trenta la manipolazione genetica neonatale veniva venduta come la soluzione alla criminalità e alle malattie, chi poteva permetterselo acquistava figli sani, forti, intelligenti e possibilmente bellissimi. Nel giro di pochi anni, però, i prezzi sono crollati, l’umanità non è più un buon investimento, il corpo umano muore, invece, se uno Jannik viene danneggiato, ne arrivano immediatamente altri che sostituiscono i pezzi in dieci minuti. Intanto, in tutta la terra il numero dei figli naturali continua a diminuire e l’umanità geneticamente deformata regge un gioco di potere che io non capisco. Hanno fatto un vero disastro.Negli anni duemilatrenta? Oppure duemilacentotrenta? Descrivi bene uno scenario apocalittico... Però non spieghi cosa siano gli Jannik...
Albascura ha scritto: Le auto sfrecciano silenziose, le persone più giovani indossano visori virtuali, ogni tanto girano lo sguardo sulle vetrine dei negozi, gli anziani, immersi nei loro pensieri, camminano fidandosi dei loro sensi per evitare ostacoli, si affidano agli odori e agli spazi, per orientarsi nella città.Dopo "virtuali" ti suggerisco i due punti, che sono esplicativi.
Albascura ha scritto: Ora vediamo se questo funziona: clicco invio e Brute Force comincia a decifrare le credenziali di accesso al sistema segreto del governo. Ci vorrà del tempo ma a questo punto non possiamo fare altro che aspettare.Brute Force come Forza bruta?
—Ti vedo sai?, sei in ansia quanto me. Ce la faremo, vedrai.
Albascura ha scritto: È fatta! Sono tutti dentro! Macchine e AI dell’intero sistema si sono auto registrati su "interFACEBOOKapi". Abbiamo tutti i dati.Il clone protagonista ha superato l'originale! Forte! Brava, Alba!
Alzo le braccia al cielo,
— Mark, saresti fiero di me?
Creo uno script e digito l’ordine per annullare le operazioni delle IA e delle macchine: impongo l’auto distruzione di tutti i protocolli.
Albascura ha scritto: È notte. Nella stanza il tempo sembra essersi fermato nell’aria densa, incombe la catastrofe.Anche qui, ti consiglio i due punti, nel posto dove vuoi calcare la lettura.
Leggi come cambierebbe il significato e l'enfasi della frase:
Nella stanza, il tempo sembra essersi fermato nell’aria densa: incombe la catastrofe.
Nella stanza, il tempo sembra essersi fermato: nell’aria densa, incombe la catastrofe.
Albascura ha scritto: sull'utimo scalino della rampaultimo
Albascura ha scritto: Ce l'abbiamo fatta, Non so immaginare un domani ma, non me ne importa.La prima frase finisce con una virgola e non col punto. Nella seconda, la virgola va messa dopo "domani".
Albascura ha scritto: Da tempo, In macchina ho tutto quello che ci serve, ce ne andiamo al mare, la danza della sopravvivenza è finita, ora si balla sul serio.Ti suggerisco il punto e virgola dopo "mare".
Mi complimento con te, @Albascura
Un lavoro complesso ed efficace.
Il Clone di chi ha creato Facebook distruggerà la sua creatura?
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
3Ciao @Albascura, hai scritto un racconto super attuale che proietta in un futuro. (non ho ben chiaro quanto prossimo sia questo futuro) tutte le ansie e le paure che di questi tempi riempiono le pagine dei giornali, dei blog, dei social e affilano le armi dei divulgatori, dei sostenitori e dei detrattori delle nuove tecnologie che avanzano. I cambiamenti e le innovazioni (è la storia stessa che c’insegna) faticano sempre tanto a ingranare. La tecnologia non è, a parer mio, il demonio. Come sempre è l ‘uso che ne facciamo. Ma siamo uomini (forse ancora per non molto)…
Hai materializzato in modo distopico l’avvento delle nuove tecnologie, facendoci vedere un mondo in cui solo i migliori possono trovare posto e sono degni di essere replicati. Il fatto di chiamare gli (automi?) Jannick come il nostro Sinner la dice lunga.
In questo mondo ipoteticamente perfetto coesistono umanoidi, esseri umani che continuano ad ammalarsi e a invecchiare, e cloni (naturalmente dei migliori di oggi) Per questo ho difficoltà a immaginare quanto sia “prossimo” il futuro che descrivi. Ci sono personaggi troppo attuali che, fra venti anni al massimo, non avranno più le stesse qualità di oggi e magari nel frattempo saranno nati nuovi “eroi” . Ma il messaggio che solo i migliori resisteranno e avranno diritto a essere replicati è molto forte.
A livello di scrittura trovo c’è un mix tra azioni e movimenti “mostrati” con ampi dettagli, e descrizioni quasi fredde, il tutto, per me come lettore, perde un attimo di fluidità. Per esempio il “discorso” che il nostro narratore (cole dell’ideatore di Facebook) fa nel brano che cito qui sotto, sembra davvero poco naturale. Pare una pagina asettica. Se si usa il racconto in prima persona, secondo me, il personaggio deve restare coerente anche nell’eloquio. Qui sembra una citazione da documentario (scusa ma siamo qui per esserci di aiuto)
Non si capisce. Giovanni dice di avere 29 anni, ma da quanto tempo ha capito di essere il clone di Zuckerberg?
Detto questo, l’incipit ci porta subito nella dimensione di una realtà futuribile o fantascientifica e in questo è molto efficace. Il fatto che il protagonista (a dispetto del DNA clonato, abbia una faccia da nerd ma non si interessi di informatica né abbia sentito il desiderio di utilizzare le proprie doti d’intelligenza per “ fare soldi” fornisce una chiave di lettura che poi si ritrova nel testo. È l’uso che si fa delle propri doti a fare la differenza.
Quindi si potranno clonare le persone? Fisicamente sì, a quanto pare, ma la parte umana, la coscienza del sé e dei propri bisogni, quella no. Cloni nel fisico ma non nell’operato.
Quindi in totale l’incipit secondo me introduce bene quello che si andrà a leggere. Non è d’immediata comprensione, lo si capisce dopo al meglio. Però invita a proseguire la lettura, quindi bene.
Tema controverso e attuale. Un racconto che, a mio parere, puoi ancora affinare
Hai materializzato in modo distopico l’avvento delle nuove tecnologie, facendoci vedere un mondo in cui solo i migliori possono trovare posto e sono degni di essere replicati. Il fatto di chiamare gli (automi?) Jannick come il nostro Sinner la dice lunga.
In questo mondo ipoteticamente perfetto coesistono umanoidi, esseri umani che continuano ad ammalarsi e a invecchiare, e cloni (naturalmente dei migliori di oggi) Per questo ho difficoltà a immaginare quanto sia “prossimo” il futuro che descrivi. Ci sono personaggi troppo attuali che, fra venti anni al massimo, non avranno più le stesse qualità di oggi e magari nel frattempo saranno nati nuovi “eroi” . Ma il messaggio che solo i migliori resisteranno e avranno diritto a essere replicati è molto forte.
A livello di scrittura trovo c’è un mix tra azioni e movimenti “mostrati” con ampi dettagli, e descrizioni quasi fredde, il tutto, per me come lettore, perde un attimo di fluidità. Per esempio il “discorso” che il nostro narratore (cole dell’ideatore di Facebook) fa nel brano che cito qui sotto, sembra davvero poco naturale. Pare una pagina asettica. Se si usa il racconto in prima persona, secondo me, il personaggio deve restare coerente anche nell’eloquio. Qui sembra una citazione da documentario (scusa ma siamo qui per esserci di aiuto)
Albascura ha scritto: Negli anni trenta la manipolazione genetica neonatale veniva venduta come la soluzione alla criminalità e alle malattie, chi poteva permetterselo acquistava figli sani, forti, intelligenti e possibilmente bellissimi. Nel giro di pochi anni, però, i prezzi sono crollati, l’umanità non è più un buon investimento, il corpo umano muore, invece, se uno Jannik viene danneggiato, ne arrivano immediatamente altri che sostituiscono i pezzi in dieci minuti. Intanto, in tutta la terra il numero dei figli naturali continua a diminuire e l’umanità geneticamente deformata regge un gioco di potere che io non capisco. Hanno fatto un vero disastro.Vengo ora all’incipit che è oggetto del laboratorio:
Albascura ha scritto: “Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg. Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.Parlare di DNA a un bimbo di soli sei anni già mi ha messa in allerta. (Cosa sto leggendo? Quando si svolge questa storia? ) poi parli di DNA di “lui” . Che il lui in questione sia Mark Zuckerberg, Giovanni, il suo clone e noi lettori con lui) lo scopriamo dopo. Quando Giovanni è cresciuto (ma a quale età?)
Io non risposi, abbassai lo schermo del notebook, mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo: con solennità stesi una gamba in avanti, aprii le braccia ed eseguii un plié, e sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta. Andò su tutte le furie.
Io, in realtà, sono Giovanni Scicolone e da ventinove anni vado in giro con questa faccia da nerd.
Non si capisce. Giovanni dice di avere 29 anni, ma da quanto tempo ha capito di essere il clone di Zuckerberg?
Detto questo, l’incipit ci porta subito nella dimensione di una realtà futuribile o fantascientifica e in questo è molto efficace. Il fatto che il protagonista (a dispetto del DNA clonato, abbia una faccia da nerd ma non si interessi di informatica né abbia sentito il desiderio di utilizzare le proprie doti d’intelligenza per “ fare soldi” fornisce una chiave di lettura che poi si ritrova nel testo. È l’uso che si fa delle propri doti a fare la differenza.
Quindi si potranno clonare le persone? Fisicamente sì, a quanto pare, ma la parte umana, la coscienza del sé e dei propri bisogni, quella no. Cloni nel fisico ma non nell’operato.
Quindi in totale l’incipit secondo me introduce bene quello che si andrà a leggere. Non è d’immediata comprensione, lo si capisce dopo al meglio. Però invita a proseguire la lettura, quindi bene.
Tema controverso e attuale. Un racconto che, a mio parere, puoi ancora affinare
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
4Ciao Mariangela, grazie per le correzioni e i tuoi consigli.
Naturalmente non accadrà nulla di tutto questo è, la mia è solo invenzione.
Gli Jannik pensavo di averli descritti qui:
Poeta Zaza ha scritto: Negli anni duemilatrenta? Oppure duemilacentotrenta? Descrivi bene uno scenario apocalittico... Però non spieghi cosa siano gli Jannik...Facciamo duemilacentotrenta. Facciamo che cominciano le prime promozioni del prodotto "Clone" in quell'epoca. Giovanni nasce nel duemilacentocinquanta ma la tecnologia quantistica è già una realtà consolidata dagli ultimi anni secolo scorso, che è il nostro. Questo è il mio ragionamento. Quindi, calcolando che già oggi si parla di tecnologie quantistiche tra Venti/cinquanta anni potremmo vedere I primi computer quantistici risolvere problemi complessi molto più velocemente dei computer classici, le simulazioni quantistiche accelereranno la ricerca scientifica, la scienza quantistica potrebbe migliorare significativamente campi, come la medicina, la geologia e la navigazione. Nel mio racconto, una volta cominciato partiranno a razzo. Le IA, educate da pazzi miliardari, saranno lasciate a gestire i governi in modo altrettanto pazzo, per fare in modo che solo pochi "i pazzi straricchi" continuino a trarre benefici dalla situazione creata da queste macchine.
Naturalmente non accadrà nulla di tutto questo è, la mia è solo invenzione.
Gli Jannik pensavo di averli descritti qui:
Albascura ha scritto: Fino a tre anni fa, e mi dispiace per mio padre, non me ne fregava della computazione quantistica e delle sue applicazioni innovative, della medicina biotecnologica, delle IA, dei cloni di personaggi famosi, della gente sterile e senza futuro, dei cinquecentosessantadue modelli di Jannik, con la faccia di un famoso tennista del passato, che hanno sostituito gli uomini in molti lavori, dei governi multimediali eccetera…Come poliziotti, spazzini, impiegati ecc. Tutti con la stessa corporatura e faccia di Jannik Sinner. Il bravo ragazzo per eccellenza, un esempio, non solo per lo sport. Ne hanno creati cinquecentosessantadue modelli, ogni modello è specifico per capacità e mestiere.
Albascura ha scritto: Due Jannik488 sono fermi davanti al portone del condominio, l'ascensore sta salendo.Questi due sono agenti governativi, tipo la CIA, per intenderci.
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
5Grazie, Monica, per il commento e le tue ottime osservazioni.
Naturalmente non accadrà nulla di tutto questo è, la mia è solo invenzione.
...e calcolando che di pazzi straricchi già ne abbiamo e non ci mancano presidenti guerrafondai, razzisti, personaggi famosi pedofili, e clero corrotto…Tutta gente che conosciamo bene e che resterà impunita, ti pare che le IA verranno istruite nella legalità? Nella realtà non lo sappiamo ancora, quello che faranno nel mio racconto, sarà coprire la cacca con un bel tappeto persiano ossia usare i personaggi positivi dell'immaginario collettivo di qualsiasi epoca per mascherare il potere. Io la chiamo arte mediatica: vuoi mettere se a farti la multa è un bel visino gentile ed educato come quello di Jannik invece del poliziotto panzone e arrogante? Ho cercato di immaginare Tramp con la faccia di Babbo Natale mentre scrivevo il racconto, ho rabbrividito.
Parlare di DNA a un bimbo di sei anni...Ho pensato che il padre di Giovanni, nutrendo aspettative altissime dal figlio, non si è fatto mai scrupolo di indirizzarlo
verso la scienza, infatti il bambino è al PC quando suo padre gli rivela chi è e che vorrebbe vedere il suo investimento dare dei frutti, cosa che non sta accadendo perché a Giovanni piace la danza.
Credo di averti già risposto ma questa parte della tua domanda non la capisco, mi scuso tanto.
ha scritto:@MonicaIl fatto di chiamare gli (automi?) Jannick come il nostro Sinner la dice lunga.
ha scritto:@MonicaPer questo ho difficoltà a immaginare quanto sia “prossimo” il futuro che descrivi. Ci sono personaggi troppo attuali che, fra venti anni al massimo, non avranno più le stesse qualità di oggi e magari nel frattempo saranno nati nuovi “eroi” . Ma il messaggio che solo i migliori resisteranno e avranno diritto a essere replicati è molto forte.Ti copio e incollo la risposta che ho dato a @Poeta Zaza
ha scritto:mariangela mi fa questa domanda simile alla tua; Negli anni duemilatrenta? Oppure duemilacentotrenta? Descrivi bene uno scenario apocalittico... Però non spieghi cosa siano gli Jannik...Facciamo duemilacentotrenta. Facciamo che cominciano le prime promozioni del prodotto "Clone" in quell'epoca. Giovanni nasce nel duemilacentocinquanta ma la tecnologia quantistica è già una realtà consolidata dagli ultimi anni secolo scorso, che è il nostro. Questo è il mio ragionamento. Quindi, calcolando che già oggi si parla di tecnologie quantistiche tra Venti/cinquanta anni potremmo vedere I primi computer quantistici risolvere problemi complessi molto più velocemente dei computer classici, le simulazioni quantistiche accelereranno la ricerca scientifica, la scienza quantistica potrebbe migliorare significativamente campi, come la medicina, la geologia e la navigazione. Nel mio racconto, una volta cominciato partiranno a razzo. Le IA, educate da pazzi miliardari, saranno lasciate a gestire i governi in modo altrettanto pazzo, per fare in modo che solo pochi "i pazzi straricchi" continuino a trarre benefici dalla situazione creata da queste macchine.
Naturalmente non accadrà nulla di tutto questo è, la mia è solo invenzione.
...e calcolando che di pazzi straricchi già ne abbiamo e non ci mancano presidenti guerrafondai, razzisti, personaggi famosi pedofili, e clero corrotto…Tutta gente che conosciamo bene e che resterà impunita, ti pare che le IA verranno istruite nella legalità? Nella realtà non lo sappiamo ancora, quello che faranno nel mio racconto, sarà coprire la cacca con un bel tappeto persiano ossia usare i personaggi positivi dell'immaginario collettivo di qualsiasi epoca per mascherare il potere. Io la chiamo arte mediatica: vuoi mettere se a farti la multa è un bel visino gentile ed educato come quello di Jannik invece del poliziotto panzone e arrogante? Ho cercato di immaginare Tramp con la faccia di Babbo Natale mentre scrivevo il racconto, ho rabbrividito.
ha scritto:@Monica@MonicaParlare di DNA a un bimbo di soli sei anni già mi ha messa in allerta. (Cosa sto leggendo? Quando si svolge questa storia? ) poi parli di DNA di “lui” . Che il lui in questione sia Mark Zuckerberg, Giovanni, il suo clone e noi lettori con lui) lo scopriamo dopo. Quando Giovanni è cresciuto (ma a quale età?)A sei anni suo padre gli rivela che lui è un clone. Il protagonista ci dice che, nel momento in cui comincia la storia del giorno decisivo, ha ventinove anni, Giovanni sa di essere un clone e di non aver onorato le aspettative del padre da esattamente ventitré anni.
Non si capisce. Giovanni dice di avere 29 anni, ma da quanto tempo ha capito di essere il clone di Zuckerberg?
Parlare di DNA a un bimbo di sei anni...Ho pensato che il padre di Giovanni, nutrendo aspettative altissime dal figlio, non si è fatto mai scrupolo di indirizzarlo
verso la scienza, infatti il bambino è al PC quando suo padre gli rivela chi è e che vorrebbe vedere il suo investimento dare dei frutti, cosa che non sta accadendo perché a Giovanni piace la danza.
undefined ha scritto:Che il lui in questione sia Mark Zuckerberg, Giovanni, il suo clone e noi lettori con lui) lo scopriamo dopo. Quando Giovanni è cresciuto (ma a quale età?)Non pensavo di essere stata così poco chiara. Anche se non ho capito bene cosa intendi... Dici quando Giovanni è cresciuto (ma a quale età?)
Credo di averti già risposto ma questa parte della tua domanda non la capisco, mi scuso tanto.
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
6Distopia portami via
Carissima @Albascura , ti dirò subito cosa mi piace di questo tuo piccolo racconto in stile tragic-cyberpunk : hai preso gli elementi critici della nostra realtà contemporanea e li hai estesi fino al limite credibile, appena un momento prima del demenziale. Questo genere di operazione è delicata e potenzialmente distruttiva: calca la mano di un solo pixel di troppo e la tua storia diventa una favoletta da b1mb0m1nk14 da tastiera.
Fra i pochissimi che sono riusciti a ottenere quell'equilibrio assurdo di storie comiche, la cui soglia di credibilità sia stata tesa fino all'inverosimile, annovero: Calvino (le cosmicomiche), qualcosa di Pennac (La lunga notte del dottore Galvan e qualcosa della saga dei Malaussenè) e soprattutto Benni ("Baol" ed "Elianto", ma anche "Spiriti"... che te lo dico a fare?! ).
Insomma: ti sei avventurata su di un terreno difficil, difficile. Già solo questo ti dovrebbe valere metà del plauso del pubblico di CdM, perché chiaramente ti sei voluta mettere alla prova.
Il tuo esperimento, credo, è riuscito in parte e per quella parte che ce l'ha fatta, mi sento di sollevare un pollice.
Ma procediamo per gradi, va... che già faccio abbastanza casino di mio...
L'incipit:
“Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg.
BAM! Così, di botto: ingegneria genetica fantascientifica, mitizzazione delle icone pop moderne, conflitto generazionale. In pochissime righe hai condensato TUTTO il fulcro emotivo e concettuale del racconto. Davvero: ho riletto il racconto e in nuce era tutto lì, nell'incipit. Altra trovata ottima, l'idea di cominciare in media res con un flashback: hai gettato la tua rete sul lettore e, almeno per me, ha funzionato.
L'interesse viene accalappiato subito grazie all'effetto mistero: si continua a leggere con quella costante idea in testa: "voglio vedere dove va a parare". Fino a quando non è chiaro il tuo obiettivo, il racconto funziona alla grande e tiene su il lettore. Il problema è proprio quando viene svelato il McGuffin: un programma (un .sh LOOOOL) per crackare le AI del governo.
Dico subito il punto critico, cara @Albascura ... se inserisci nel tuo racconto delle righe di comandi linux per darti un tono tecnico informatico, non puoi cadermi con un espediente così basso. Che la rete governativa sia così debole, così poco sicura, specie in una realtà super tecnologica che avrà investito così tanto sulle tecnologie più all'avanguardia del mondo, è un atto di fede troppo grande.
Va bene giocare sulla sospensione della credulità del lettore, ma qui credo tu abbia esagerato. Soprattutto se consideriamo che metà del racconto si sofferma su di una spiegazione molto tecnica del processo di hacking (lì, lo ammetto, l'idea di dover spiegare ogni passaggio al padre paralitico per spiegarlo in realtà al lettore, è stata ben spesa).
Insomma: hai fatto un bellissimo salto pindarico, giocando a estremizzare fino all'assurdo il nostro oggi (Jannik clonato fino all'assurdo, la riesumazione genetica dei personaggi storici), ma poi ti sei concentrata su di un espediente assolutamente retrò come un banale processo di hacking.
C'era inoltre il filone inesplorato della non-ripetibilità genetica dei cloni, che hai buttato all'inizio (Giovanni che ha i geni di quel rettile di Zucky ma in realtà ha una propensione pe ril ballo) ma poi trascurato: mi è sembrato un enorme possibilità abbandonata.
In estrema sintesi: il racconto è partito meravigliosamente, esplorando estremi assurdi, ma poi si è chiuso in se stesso, involvendo in espedienti troppo tecnici. Ed è un peccato, perchè il potenziale per fare una storia col botto c'era tutto...
A mio avviso hai due possibilità, in fase di editing: o la butti in casciara, virando verso un comico/cinico pantagruelico alla Benni o continui sul cyberpunk spinto, ma giocandotela magari sul potenziale di una tecnologia informatica futuristica dove non si programma con le mani e con la testa, ma direttamente con i geni... in quel caso sarebbe chiaro perchè proprio Giovanni può farcela: lui è un clone (magari non tracciato) di Zuckenberg. Non solo: dal momento che il tema del ballo non l'hai praticamente esplorato (davvero, c'è solo la debole giustificazione della 'danza della sopravvivenza'), potresti far 'vivere' l'hacking "genetico" di Giovanni come un'esperienza mistica, dove la sua coscienza che sfoglia e manipola i dati quantistici assume le fattezze di una danza.
Insomma: se devi fare il cyberpunk, fallo in overdive, sorpassando zio Gibson.
Ecco, in sintesi, le mie impressioni.
Spero di essere stato abbastanza chiaro da essere utile... in caso contrario, mea culpa
Magari riavvolgo il cervello e mi spiego meglio...
Comunque, una lettura piacevole!
A rileggerti
Carissima @Albascura , ti dirò subito cosa mi piace di questo tuo piccolo racconto in stile tragic-cyberpunk : hai preso gli elementi critici della nostra realtà contemporanea e li hai estesi fino al limite credibile, appena un momento prima del demenziale. Questo genere di operazione è delicata e potenzialmente distruttiva: calca la mano di un solo pixel di troppo e la tua storia diventa una favoletta da b1mb0m1nk14 da tastiera.
Fra i pochissimi che sono riusciti a ottenere quell'equilibrio assurdo di storie comiche, la cui soglia di credibilità sia stata tesa fino all'inverosimile, annovero: Calvino (le cosmicomiche), qualcosa di Pennac (La lunga notte del dottore Galvan e qualcosa della saga dei Malaussenè) e soprattutto Benni ("Baol" ed "Elianto", ma anche "Spiriti"... che te lo dico a fare?! ).
Insomma: ti sei avventurata su di un terreno difficil, difficile. Già solo questo ti dovrebbe valere metà del plauso del pubblico di CdM, perché chiaramente ti sei voluta mettere alla prova.
Il tuo esperimento, credo, è riuscito in parte e per quella parte che ce l'ha fatta, mi sento di sollevare un pollice.
Ma procediamo per gradi, va... che già faccio abbastanza casino di mio...
L'incipit:
“Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg.
BAM! Così, di botto: ingegneria genetica fantascientifica, mitizzazione delle icone pop moderne, conflitto generazionale. In pochissime righe hai condensato TUTTO il fulcro emotivo e concettuale del racconto. Davvero: ho riletto il racconto e in nuce era tutto lì, nell'incipit. Altra trovata ottima, l'idea di cominciare in media res con un flashback: hai gettato la tua rete sul lettore e, almeno per me, ha funzionato.
L'interesse viene accalappiato subito grazie all'effetto mistero: si continua a leggere con quella costante idea in testa: "voglio vedere dove va a parare". Fino a quando non è chiaro il tuo obiettivo, il racconto funziona alla grande e tiene su il lettore. Il problema è proprio quando viene svelato il McGuffin: un programma (un .sh LOOOOL) per crackare le AI del governo.
Dico subito il punto critico, cara @Albascura ... se inserisci nel tuo racconto delle righe di comandi linux per darti un tono tecnico informatico, non puoi cadermi con un espediente così basso. Che la rete governativa sia così debole, così poco sicura, specie in una realtà super tecnologica che avrà investito così tanto sulle tecnologie più all'avanguardia del mondo, è un atto di fede troppo grande.
Va bene giocare sulla sospensione della credulità del lettore, ma qui credo tu abbia esagerato. Soprattutto se consideriamo che metà del racconto si sofferma su di una spiegazione molto tecnica del processo di hacking (lì, lo ammetto, l'idea di dover spiegare ogni passaggio al padre paralitico per spiegarlo in realtà al lettore, è stata ben spesa).
Insomma: hai fatto un bellissimo salto pindarico, giocando a estremizzare fino all'assurdo il nostro oggi (Jannik clonato fino all'assurdo, la riesumazione genetica dei personaggi storici), ma poi ti sei concentrata su di un espediente assolutamente retrò come un banale processo di hacking.
C'era inoltre il filone inesplorato della non-ripetibilità genetica dei cloni, che hai buttato all'inizio (Giovanni che ha i geni di quel rettile di Zucky ma in realtà ha una propensione pe ril ballo) ma poi trascurato: mi è sembrato un enorme possibilità abbandonata.
In estrema sintesi: il racconto è partito meravigliosamente, esplorando estremi assurdi, ma poi si è chiuso in se stesso, involvendo in espedienti troppo tecnici. Ed è un peccato, perchè il potenziale per fare una storia col botto c'era tutto...
A mio avviso hai due possibilità, in fase di editing: o la butti in casciara, virando verso un comico/cinico pantagruelico alla Benni o continui sul cyberpunk spinto, ma giocandotela magari sul potenziale di una tecnologia informatica futuristica dove non si programma con le mani e con la testa, ma direttamente con i geni... in quel caso sarebbe chiaro perchè proprio Giovanni può farcela: lui è un clone (magari non tracciato) di Zuckenberg. Non solo: dal momento che il tema del ballo non l'hai praticamente esplorato (davvero, c'è solo la debole giustificazione della 'danza della sopravvivenza'), potresti far 'vivere' l'hacking "genetico" di Giovanni come un'esperienza mistica, dove la sua coscienza che sfoglia e manipola i dati quantistici assume le fattezze di una danza.
Insomma: se devi fare il cyberpunk, fallo in overdive, sorpassando zio Gibson.
Ecco, in sintesi, le mie impressioni.
Spero di essere stato abbastanza chiaro da essere utile... in caso contrario, mea culpa
Magari riavvolgo il cervello e mi spiego meglio...
Comunque, una lettura piacevole!
A rileggerti
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
7Nerio ha scritto: Dico subito il punto critico, cara @Albascura ... se inserisci nel tuo racconto delle righe di comandi linux per darti un tono tecnico informatico, non puoi cadermi con un espediente così basso. Che la rete governativa sia così debole, così poco sicura, specie in una realtà super tecnologica che avrà investito così tanto sulle tecnologie più all'avanguardia del mondo, è un atto di fede troppo grande.Sai cos'è il mondo IT?
Va bene giocare sulla sospensione della credulità del lettore, ma qui credo tu abbia esagerato. Sai
Mi sono informata prima di scrivere quella roba sai?
Posso assicurarti che le stringhe sono coerenti con il testo.
Le stringhe che ho digitato rappresentano istruzioni tipiche di haking o attivitá su terminale.
Le stringhe (SSH, Telnet, Hydra) appartengono al dominio di sicurezza informatica.
Mi sono sbattuta una settimana per scriverle in modo corretto.
Dove l'hai visto Linus?
A parte tutto, ti ringrazio moltissimo per la lettura anche se mi dispiace averti dato l impressione di essere una persona che scrive di cose che non conosce, perchè anche se non dovessi sapere io sono una che fa ricerche.
Alla prossima @Nerio
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
8No aspè
So benissimo che quello che hai scritto è SUPER corretto. Per il semplice fatto che uso quel genere di comandi a lavoro
In realtà dovevo scrivere Linux (il correttore del cellulare ha riscritto Linus )
Ho scritto "darti un tono" perchè pensavo fossi una compagna nerd come me
Scopro ora che nom sei un'IT freak e Cado dalle nuvole: hai scritto delle cose talmente precise da risultare credibile in quel senso.
Quindi in realtà, complimenti!
Tuttavia, ribadisco, non credo avessi bisogno di andare troppo sul tecnico per convincerci
Se hai una buona idea, specie in fantascienza, inventa verosimilmente.
Buona serata e perdona l'incomprensione
So benissimo che quello che hai scritto è SUPER corretto. Per il semplice fatto che uso quel genere di comandi a lavoro
In realtà dovevo scrivere Linux (il correttore del cellulare ha riscritto Linus )
Ho scritto "darti un tono" perchè pensavo fossi una compagna nerd come me
Scopro ora che nom sei un'IT freak e Cado dalle nuvole: hai scritto delle cose talmente precise da risultare credibile in quel senso.
Quindi in realtà, complimenti!
Tuttavia, ribadisco, non credo avessi bisogno di andare troppo sul tecnico per convincerci
Se hai una buona idea, specie in fantascienza, inventa verosimilmente.
Buona serata e perdona l'incomprensione
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
9No tu avevi scritto bene, sono io quella che ha digitato male linux
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
10Albascura ha scritto: “Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg. Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.
Io non risposi, abbassai lo schermo del notebook, mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo: con solennità stesi una gamba in avanti, aprii le braccia ed eseguii un plié, e sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta. Andò su tutte le furie.
Il tuo incipit ci dice subito che si tratta di un racconto futuristico/distopico il cu argomenti principale sono la manipolazione genetica causa di un conflitto tra un padre e un figlio. Quindi: un'ottima sintesi di ciò che il lettore andrà a leggere.
La parte che riporto sotto, però, che di certo è un flashback, non è del tutto chiara
Albascura ha scritto: Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg. Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.Ti suggerirei di rendere più comprensibile l'innesto.
Anche per te mi soffermo solo sull'incipit. Buon lavoro
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
11Ciao @Albascura,
complimenti, bel racconto, mi è piaciuto. È un tema su cui si è già scritto molto, ma hai sviluppato bene la trama con un crescendo di tensione, brava.
Qualche nota:
Secondo me l'incipit sarebbe stato molto più incisivo partendo da qui:
Il resto della storia scorre, intriga, forse avresti potuto saltare qualche riga di programmazione che interrompe troppo il ritmo della lettura, magari potevi sostituirne un paio con "continuo a digitare stringhe", "mi accanisco sulla tastiera", ma forse un lettore appassionato di informatica saprebbe apprezzare meglio come hai fatto tu.
Immagino che senza tecnologia, si riparta da uno stato semi-primitivo, si balla davvero!
A rileggerti.
complimenti, bel racconto, mi è piaciuto. È un tema su cui si è già scritto molto, ma hai sviluppato bene la trama con un crescendo di tensione, brava.
Qualche nota:
Secondo me l'incipit sarebbe stato molto più incisivo partendo da qui:
Albascura ha scritto: Mi disse anche che era "È ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui io e mia tua madre avevano abbiamo speso per averti, ! e che al Al Genetic Research Center, gli avevano ci hanno fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero siamo venuti a prenderti: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.Poi hai tutto il tempo per spiegare che è il clone di Mark Z., a mio parere susciteresti maggiore curiosità.
Io Avevo sei anni, non risposi, abbassai lo schermo del notebook, mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo: con solennità stesi una gamba in avanti, aprii le braccia ed eseguii un plié, e sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta.
Albascura ha scritto: Ricomincia la danza della sopravvivenzaCi sta. Traccia rispettata.
Il resto della storia scorre, intriga, forse avresti potuto saltare qualche riga di programmazione che interrompe troppo il ritmo della lettura, magari potevi sostituirne un paio con "continuo a digitare stringhe", "mi accanisco sulla tastiera", ma forse un lettore appassionato di informatica saprebbe apprezzare meglio come hai fatto tu.
Immagino che senza tecnologia, si riparta da uno stato semi-primitivo, si balla davvero!
A rileggerti.
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
12Albascura ha scritto: “Non sei un sosia, Giovanni, ma lui, proprio lui, stesso identico DNA”. Queste furono le parole che usò mio padre quel giorno. Avevo sei anni e non sapevo ancora di essere Mark Zuckerberg.BOOM. Bellissimo questo incipit, ti lascia davvero affamato di saperne di più.
Albascura ha scritto: Mi disse anche che era ora che io cominciassi a dimostrare di avere qualche capacità straordinaria, visti i soldi che lui e mia madre avevano speso per avermi, e che al Genetic Research Center, gli avevano fatto perfino i complimenti quando, appena nato, vennero a prendermi: "un figlio genio dell'informatica non è una scelta comune," gli dissero.Da qui si capisce qualcosa in più: siamo in un contesto in cui esiste una manipolazione genetica molto precisa e il DNA di personaggi famosi diventa ricercato per avere figli customizzati. E anche questa parte direi che fa benissimo il suo.
Albascura ha scritto: Io non risposi, abbassai lo schermo del notebook, mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo: con solennità stesi una gamba in avanti, aprii le braccia ed eseguii un plié, e sollevato un piede vicino al ginocchio, davanti ai suoi occhi increduli, feci una piroetta perfetta. Andò su tutte le furie.Questa parte, appena l'ho letta, mi ha fatto pensare che il racconto avrebbe affrontato un conflitto padre-figlio di qualche tipo e che il protagonista Giovanni sarebbe diventato un ballerino, o comunque avrebbe dimostrato passione per la danza in senso stretto. Invece, il conflitto diventa fra l'individuo ed un governo molto genericamente descritto come oppressivo, ed il tema della danza non viene declinato in riferimento letterale all'attività fisica, ma metaforico, con la "danza della sopravvivenza". Alla luce del resto del racconto, quindi, questa parte dell'incipit un po' mi stona.
Nel resto del racconto la tensione narrativa è costruita benissimo: dapprima ci viene detto che il protagonista sta tramando qualcosa, viviamo la sua paura quando esce di casa ed ha paura di essere scoperto dall'avanzata tecnologia governativa in ogni momento, assistiamo al crescendo della sua azione di pirateria informatica e, infine, al sollievo liberatorio della fuga da una vita opprimente, insieme al padre. Particolarmente bello il crescendo dato dall'azione informatica di Giovanni.
Tuttavia, il tema del governo totalitario altamente tecnologico tende ad essere, a mio parere, un po' inflazionato. Vero è che hai inserito la "moda" della clonazione dei belli e famosi (da parte delle istituzioni ma anche dei privati) come elemento originale, a tratti anche umoristico. Ma è comunque un paradigma visto e rivisto.
Penso che il racconto potrebbe beneficiare di due possibili cambiamenti. Si potrebbe, come prima ipotesi, dare maggior peso alla costruzione dell'ambientazione. In cosa consiste, effettivamente, l'azione oppressiva del governo? Cosa motiva l'azione ribelle del protagonista, in questo contesto? Sviluppando questo insieme ai tratti più originali della tecnologia futuristica che descrivi, il testo avrebbe più profondità. Chiaro che qui era impossibile farlo, visto il limite di caratteri.
Come seconda idea, ci si potrebbe concentrare, invece, sul vissuto personale di Giovanni. Che cosa si prova ad avere il DNA di qualcun altro, e a vederselo rinfacciato dal proprio padre a soli sei anni? Come si coniuga la propria individualità, dovuta a diversi fattori ambientali, con quella del primo Mark Zuckerberg, e poi con quella di tutti gli altri cloni di Mark Zuckerberg? L'idea originale dell'umanità di cloni si porta dietro enormi domande, fra cui quella che riguarda che cosa definisce l'io, l'individuo, come tale. Se domani mi trovassi faccia a faccia con un mio clone, si può dire che siamo due persone diverse, o che siamo due diverse versioni della stessa persona? Un bel trip
Ma anche senza buttarla troppo sul filosofico, penso che una maggiore caratterizzazione del personaggio di Giovanni sia quel qualcosa che manca. Così potremmo comprendere ancora meglio la radice profonda della sua ribellione, che comunque è evidente sia un'alienazione insopportabile. Anche nel nostro mondo dobbiamo fare tutti i conti con l'alienazione e la presenza della tecnologia delle nostre vite, ma è molto difficile trovare qualcuno che giunge a rischiare tanto quanto Giovanni per liberarsene. Anche perché, realisticamente, quanto potrebbe mai durare una fuga al mare come quella di Giovanni, che guida verso il tramonto?
Comunque un finale bello e pieno di speranza. Sarebbe bello che, un giorno, un Mark Zuckerberg/Giovanni ci liberasse, anche solo per poco, delle costrizioni che la società dell'alienazione ci impone, e raggiungerlo su quell'utopica spiaggia.
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
13Racconto graziosissimo, @Albascura.
C’è tutto: tensione, tenerezza, ironia (gli Jannik guardiani sono un'invenzione stupenda)
Un incipit perfettamente centrato, che in poche righe disegna tutto: contesto e relazioni, compresa quella col padre, conflittuale come da regolamento, poi solidale, complice costi quel che costi, a ricucire passato, presente e futuro.
Descrizioni di un quotidiano falsamente variopinto e invece grigio e stanco come certi inferni.
La ribellione, pacifica e determinata, appesa all’ansia di non farcela.
C’è pure il mito, con Zuckerbergerino come Enea che si scarrozza il vecchietto a spalla e se la svigna verso un nuovo mondo.
Piaciuto davvero. Divertente e intelligente allo stesso tempo.
Se proprio devo farti un paio di pulci, giusto per dovere di firma, toglierei la piroetta dell’inizio, che promette Billy Elliot senza mantenerlo. Oppure userei due parole in più, per rendere meno evanescente il riferimento alla madre danzerina, fragile eppure preziosissimo legame con un passato che non esiste più.
Da ultimo direi che mi è mancato un intralcio grave, qualcosa per costringere il nostro eroe a sporcarsi l’anima, così da portarsi al mare, oltre all’ombrellone, un adeguato fardello di rimorso. Questione di chiaroscuri, ma non solo.
Un peccato originale, alla vigilia di una nuova vita, gli avrebbe restituito quello che gli è sempre mancato: un’identità finalmente tutta sua.
C’è tutto: tensione, tenerezza, ironia (gli Jannik guardiani sono un'invenzione stupenda)
Un incipit perfettamente centrato, che in poche righe disegna tutto: contesto e relazioni, compresa quella col padre, conflittuale come da regolamento, poi solidale, complice costi quel che costi, a ricucire passato, presente e futuro.
Descrizioni di un quotidiano falsamente variopinto e invece grigio e stanco come certi inferni.
La ribellione, pacifica e determinata, appesa all’ansia di non farcela.
C’è pure il mito, con Zuckerbergerino come Enea che si scarrozza il vecchietto a spalla e se la svigna verso un nuovo mondo.
Piaciuto davvero. Divertente e intelligente allo stesso tempo.
Se proprio devo farti un paio di pulci, giusto per dovere di firma, toglierei la piroetta dell’inizio, che promette Billy Elliot senza mantenerlo. Oppure userei due parole in più, per rendere meno evanescente il riferimento alla madre danzerina, fragile eppure preziosissimo legame con un passato che non esiste più.
Da ultimo direi che mi è mancato un intralcio grave, qualcosa per costringere il nostro eroe a sporcarsi l’anima, così da portarsi al mare, oltre all’ombrellone, un adeguato fardello di rimorso. Questione di chiaroscuri, ma non solo.
Un peccato originale, alla vigilia di una nuova vita, gli avrebbe restituito quello che gli è sempre mancato: un’identità finalmente tutta sua.
Re: [Lab15] Facebook vi distruggerà
14aladicorvo ha scritto: Un peccato originale, alla vigilia di una nuova vita, gli avrebbe restituito quello che gli è sempre mancato: un’identità finalmente tutta sua.Bella idea, penserò a qualcosa.