[MI 184] Giulia

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Traccia 2.  "Quel timido raggio"

Giulia

L’avvocato Parisi  non mi dà nemmeno il tempo di dire buongiorno, sbatte il plico di fogli sulla sua scrivania.
— Manca un documento signorina, non ho parole, se non lo trova saranno guai seri, per tutti.
Si alza, mi gira le spalle, sono mortificata, non ho le prove ma so che non è colpa mia. Prendo un respiro, tento di spiegare ma lui si volta mi punta l’indice sul viso
— Era un documento originale, diavolo! Ma che cos'ha nel cervello?
Trovo un filo di voce.
— Mi dispiace, non so come sia successo, i documenti che le ho portato erano in ordine ieri sera, li ho messi io stessa sulla sua scrivania prima di andare via, e…
— Lei ha combinato solo guai da quando l’abbiamo assunta, Stia più attenta quando svolge il suo lavoro.
Le sue urla saranno arrivate alle orecchie dei miei colleghi, ora dovrò sopportare anche il loro scherno.
— io le giuro…
— Signorina Giulia, è lei che deve controllare il suo operato. Vuole incolpare qualcuno in particolare? Se è così parli, invece di piagnucolare, non si piange in uno studio legale, qui non stiamo giocando. Siamo adulti, il nostro lavoro ha un valore assoluto per i nostri clienti, i documenti non vanno persi, e questo è quanto, ora torni al suo lavoro.
Stringo i pugni, non riesco a trattenere le lacrime, non voglio che lui le veda. Mi giro di scatto per uscire di corsa, togliermi dalla sua vista prima possibile; il sorriso soddisfatto stampato sul viso di Alberto, appoggiato sullo stipite, mi svela l’arcano sul documento perso.
— Avvocato, ho trovato il documento che sta cercando, era sotto la scrivania di Giulia. Devi stare più attenta signorina.
Torno In ufficio, gli sguardi dei colleghi mi tagliano la pelle, li sento senza vederli, non ho il coraggio di alzare lo sguardo, Giada si avvicina, sbatte il palmo sulla mia scrivania.
— Che vuoi, farci licenziare tutti? Lo sai che le cause vanno vinte, vero? Sei un’inetta, inutile…Fosse per me saresti a casa da un bel pezzo.
Non alzo gli occhi, sono pietrificata, loro sanno che io so che sono stati loro e nonostante questo… Oh no, Alberto è tornato, la tortura non è ancora finita.
— Tranquilli, tutto a posto, ci ha pensato il vostro Alberto a sistemare tutto. Per fortuna che la donna delle pulizie non ha buttato via quel foglio, vero Giulietta? Sai quanto tempo ci hai fatto perdere stamattina?
Mi alzo, corro in bagno.
Quella che vedo allo specchio non sono io. Io sono Giulia, allegra Giulia, solare Giulia, divertente Giulia. Io non ero così prima, Giulia è una giovane donna generosa, ha fiducia nel mondo, è una persona empatica.
L’immagine che vedo è quella di una donna sola, disperata.
Sì, sono sola, mi mancano i miei genitori, mi manca la mia città, forse dovrei accettare la sconfitta e tornare a casa.
Quello che mi manca, soprattutto, è il coraggio, lo so, ma non è sempre stato così, non voglio che vincano loro, devo reagire.
Mi lavo il viso, lascio andare l’accaduto e torno in ufficio. Spero che fino a stasera saranno soddisfatti, che mi lascino in pace.


Finalmente a casa.
Mi tolgo le scarpe, indosso una felpa sopra un leggins e ritrovo la sicurezza nella comodità del mio piccolo appartamento.
Metto su l’acqua, mi faccio un tè caldo, magari poi mangio un biscotto, non ho fame stasera.
Mentre aspetto, apro le tende della finestra. Le luci di Roma sembrano così lontane. Quaranta minuti di auto per arrivarci ogni mattina, per vivere in un inferno.
Metto la bustina nell’acqua e apro il pacco di gocciole, sistemo la tazza sopra una tovaglietta, mi siedo. Ho un groppo alla gola. Non voglio piangere di nuovo.
Provo a bere un sorso di tè, il calore scioglie la tensione ma non riesco a…
Mi abbandono al pianto.


Mi soffio il naso, bevo un altro sorso di tè, mi siedo sul letto a commiserarmi.
Che colpa ne ho io…
Non fanno altro che prendermi in giro, sono persone adulte eppure si divertono a denigrarmi continuamente. Giada mi odia, Alberto è un coglione, con le sue battute idiote…Dovrei dare le dimissioni.
Dirlo al capo, nemmeno a pensarlo, lui è come loro, denunciarli per mobbing? Figuriamoci, denunciare uno studio legale…Non restano che le dimissioni. Non è giusto.
Le lacrime non servono a niente, sono una sciocca, non voglio mollare.
Mii alzo e torno a guardare il panorama dalla finestra.
Scaccio la tristezza, cerco di non pensarci.
Lavo la tazza e rimetto i biscotti nell’armadietto, lo sfogo, però, mi ha fatto bene, mi sento meglio, avevo bisogno di farle uscire queste lacrime.


Il tè è diventato freddo, È tardi, non ho sonno, magari mi metto a lavorare.
Apro il PC e mi siedo sul letto a gambe incrociate.
Leggo la posta, ho mandato alcune mail per avere informazioni su casi simili a quello che stiamo cercando di risolvere in studio, tra le risposte ci sono diversi casi ma nessuno è stato risolto in modo positivo. Gli indagati sono risultati sempre colpevoli.
Il nostro cliente è innocente, lo sappiamo tutti in studio. È la vittima di una truffa, ma non ci sono elementi per provarlo. Se perdiamo la causa licenzieranno e io sono la prima della lista, non voglio perdere anche questo lavoro.
Apro la cartella degli atti, ricomincio dal duemilaventuno, rileggo con pazienza certosina ogni parte dell’intricato caso, è tutto quello che posso fare, perderemo la causa se non troviamo qualcosa che possa aiutare il nostro cliente.


Sono le due di notte, comincio a cedere, le palpebre si chiudono. Meglio che mi metta a dormire, ricontrollo i dati anagrafici e poi…
Cavoli! Il timbro della cancelleria riporta una data sbagliata, è un vizio di forma! Non mi sembra possibile, non posso crederci.
Controllo, torno indietro, la cronologia dei documenti è esatta, ma il timbro ha la data sbagliata.
Un vizio di forma annulla gli atti, è tutto da rifare, ci vorranno altri tre o quattro anni, nel frattempo potremmo trovare le prove che…
La paura di essermi sbagliata mi assale, dovrei inviare subito una mail all’avvocato ma…Se poi trovano qualcosa che mi è sfuggito farò l’ennesima figuraccia.
Spengo tutto ci dormirò sopra.
Non ci riesco, dormire è impossibile, devo fidarmi di me stessa, la data è sbagliata, ne sono certa!
Riapro il PC, controllo di nuovo, che cosa aspetto? Ho le mani sudate, il cuore mi batte forte.
Apro la posta:
Oggetto: Vizio di forma sul caso Bonelli
Scrivo la mail, carico la foto del documento in allegato e premo invio.


Ferma al semaforo di san Basilio, ricevo la risposta del mio capo.
Mentre aspetto il verde, dal cellulare leggo:
Mi congratulo con lei, Giulia. L’aspetto in ufficio, ho un nuovo incarico per lei.


Mi sento bene, ho fiducia, non può essere uno scherzo, la mail mi è stata inviata dalla sua posta privata, non da quella dello studio, ho controllato.
Sono un po’ in ritardo, proprio stamattina.
Quasi correndo, percorro il corridoio, sulla porta dell'ufficio dell’avvocato mi blocco, riprendo fiato, busso con calma.
— Avanti!
— Buongiorno, mi scusi per…
— Buongiorno, Giulia. Ottimo lavoro! Ho già mandato i documenti alla procura, ma lascia pure la porta aperta, voglio parlarti del nuovo incarico che sto per affidarti, non abbiamo segreti con i colleghi vero?
   
Mi dirigo alla mia postazione, il sorriso sulle mie labbra svanisce appena li vedo, tutti mi fissano.
Mi siedo alla scrivania, Giada e Alberto mi guardano in tralice.
I loro sguardi parlano chiaro; non se l’aspettavano da me.
Li ignoro, abbasso lo sguardo, apro il PC e comincio a leggere i documenti del nuovo caso.
Trascorro la giornata in totale serenità, per la prima volta.


È quasi l’ora di tornare a casa, decido di fermarmi ancora un po’, di aspettare che loro se ne vadano tutti, non voglio che mi facciano domande.
Guardo fuori dalla finestra, lascio vagare lo sguardo su piazza San Giovanni, la gente è ancora in maniche corte, si gode la meravigliosa luce dell’ottobrata romana.
Il sole di Roma sta tramontando, raggi delicati illuminano lo studio.
Da troppo tempo non vedevo la luce, un timido raggio inatteso mi colpisce le iridi, lo prendo come un segno, sorrido.
Non sarà facile ma devo trovare il coraggio. Prendo la mia borsa, un bel respiro, mi alzo e seguo i miei perfidi colleghi.

Re: [MI 184] Giulia

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Ciao @Albascura, ho letto il tuo racconto, indubbiamente scritto bene, ma lontano dal tuo stile, almeno così mi sembra.
Non so se per te possa definirsi una comfort zone, oppure se tu abbia voluto cimentarti in qualcosa di nuovo.
Per i miei gusti, ti preferisco perfida, sagace, ironica.
In questo testo ho letto un po' la solita storia.
Albascura ha scritto: Spero che fino a stasera saranno soddisfatti
Qui avrei messo siano

Per il resto, non ho trovato sbavature, il racconto fila liscio.

Buon contest.
<3

Re: [MI 184] Giulia

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Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmManca un documento signorina, non ho parole, se non lo trova saranno guai seri, per tutti.
Si alza, mi gira le spalle, sono mortificata, non ho le prove ma so che non è colpa mia. 
Secondo me, il capo dovrebbe precisare: Manca il documento X, se no, tra tanti, come fa l'interessata a sapere quale manchi? Quantomeno, se non glielo ha detto, lei dovrebbe ribattere immediatamente: Quale?
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmPrendo un respiro, tento di spiegare ma lui si volta e mi punta l’indice sul viso
— Era un documento originale, diavolo! Ma che cos'ha nel cervello?
Trovo un filo di voce.
Niente, non lo precisa neanche nel seguito del dialogo...
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmLei ha combinato solo guai da quando l’abbiamo assunta, Stia più attenta quando svolge il suo lavoro.
c'è una virgola invece del punto fermo
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmTorno In ufficio, (meglio due punti)  gli sguardi dei colleghi mi tagliano la pelle, li sento senza vederli, non ho il coraggio di alzare lo sguardo, Giada si avvicina, sbatte il palmo sulla mia scrivania.
i due punti aprono a descrizioni, sono esplicativi
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmLavo la tazza e rimetto i biscotti nell’armadietto, lo sfogo, però, mi ha fatto bene, mi sento meglio, avevo bisogno di farle uscire queste lacrime.
Dopo "armadietto" ci vedo il punto fermo, o almeno il punto e virgola perché cambi prospettiva
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmI loro sguardi parlano chiaro; non se l’aspettavano da me.
Due punti esplicativi, non il punto e virgola
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmGuardo fuori dalla finestra, lascio vagare lo sguardo su piazza San Giovanni, la gente è ancora in maniche corte, si gode la meravigliosa luce dell’ottobrata romana.
Dopo "San Giovanni", ci vanno i due punti descrittivi, esplicativi.
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmvoglio parlarti del nuovo incarico che sto per affidarti, non abbiamo segreti con i colleghi vero?
   
Dopo questa frase, credo che qualsiasi lettore si aspetti due parole sul nuovo incarico e non capisco perché tu non le abbia fatte dire al capo.
Albascura ha scritto: mer ott 16, 2024 1:02 pmIl sole di Roma sta tramontando, raggi delicati illuminano lo studio.
Da troppo tempo non vedevo la luce, un timido raggio inatteso mi colpisce le iridi, lo prendo come un segno, sorrido.
Non sarà facile ma devo trovare il coraggio. Prendo la mia borsa, un bel respiro, mi alzo e seguo i miei perfidi colleghi.
Il finale lo migliorerei, ti consiglio, con questa aggiunta o qualcosa di analogo:

Prendo la mia borsa, un bel respiro, mi alzo e seguo i miei perfidi colleghi: da domani il nuovo incarico illuminerà il mio tempo lavorativo.

Un bel racconto su un'impiegata vessata dai colleghi, ma che, per le sue qualità e capacità lavorative, volontà e intuito, riuscirà a farsi apprezzare dal capo e meriterà un avanzamento di carriera.

Brava, @Albascura  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 184] Giulia

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Modea72 ha scritto: , ma lontano dal tuo stile, almeno così mi sembra.
Non so se per te possa definirsi una comfort zone, oppure se tu abbia voluto cimentarti in qualcosa di nuovo.
Accidenti @Modea72, mi hai sgamato.
L'idea che è nata leggendo la traccia di@queffe è rimasta nella cartella dei racconti da rifinire, Ventimila caratteri in un trama distopica, un inverno vulcanico che dura da due secoli, non si prestano a questo contest. Ci ho rinunciato al passaggio delle forbici. Non ce l'avrei mai fatta a tagliarlo e renderlo presentabile. Questo che hai letto l'ho scritto in quattro ore e via, l'ho postato per esserci, per stare con voi, soprattutto.
Ma tu ci hai visto bene,  altroche!

Re: [MI 184] Giulia

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Ciao @Albascura ho letto volentieri il racconto. La scrittura è fluida e le immagini delle scene si visualizzano bene. In generale trovo che la storia potrebbe avere più “nerbo”, manca un po’ di tensione. A dirtela, questo brano sembra quasi l’incipit di un “rosa” un po’ alla ci quanta sfumature di grigio.
Con il capo che manda la mail dalla posta personale… quel battito accelerato… insomma ci vedo più che la paura di perdere il posto, il preludio di un innamoramento più classico che si può. È solo una mia sensazione, in ogni caso il racconto è piacevole e si legge d’un fiato!

Re: [MI 184] Giulia

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Concordo con Monica (che non riesco a taggare), il racconto è simpatico e molto scorrevole, manca solo un po' di phatos, nonostante ciò, lo trovo di buon auspicio per tutti i vessati del mondo. 
Ti faccio un piccolo appunto scrivi che Giulia ha già lasciato un altro lavoro e non vuole lasciare anche questo; tale affermazione apre uno scenario che distoglie dal caso specifico. Voglio dire, qui sono i colleghi Alberto e quell'altra gli stronzi che la torturano, ma nell'altro lavoro? Allora è lei la debole ad oltranza? Bene comunque la rivincita. Bisogna alzare la testa anche mettendoci impegno e non rimanere in un angolo a lasciarsi schiacciare. Capisco che per chi vive queste situazioni non sia facile e, come si suol dire: bisogna esserci dentro per comprendere. A volte basta un colpo di fortuna, come quella che hai fatto capitare a Giulia, ma dobbiamo tenere presente che la ricerca di una soluzione dà sempre buoni frutti; in ogni campo e situazione, fosse solo la formazione di un nuovo carattere.
Lettura piacevole. 

Re: [MI 184] Giulia

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Ciao @Albascura. Una protagonista tormentata da una realtà disgustosa. Mi ha fatto venire in mente Il diavolo veste Prada. Alla fine, Giulia cede a questa realtà, e si sente serena per essere riuscita a dimostrare il proprio valore: personalmente, non vedo la vittoria. Non si è slegata dalla dipendenza dal giudizio altrui. Un lavoro è solo un lavoro, ma lei lo rende protagonista della propria vita, si porta sulla pelle tutto quello che fanno e che dicono i suoi colleghi, continua a lavorare a casa, non dorme pensando al lavoro: è dannata, come i suoi colleghi. Ha avuto una giornata positiva ma la sua vita continua a disgustarmi. Mi sarebbe piaciuto leggere di lei che entra in ufficio e accoltella tutti quegli stronzi :)
Si scherza, naturalmente.
Albascura ha scritto: L'idea che è nata leggendo la traccia di@queffe è rimasta nella cartella dei racconti da rifinire, Ventimila caratteri in un trama distopica, un inverno vulcanico che dura da due secoli, non si prestano a questo contest. Ci ho rinunciato al passaggio delle forbici. Non ce l'avrei mai fatta a tagliarlo e renderlo presentabile.
Lo leggerei molto volentieri, la tua penna ben si presta a questo tipo di storie
Albascura ha scritto: Questo che hai letto l'ho scritto in quattro ore e via, l'ho postato per esserci, per stare con voi, soprattutto.
Sono contento che sei riuscita a partecipare :D 

Re: [MI 184] Giulia

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Già detto del mio desiderio di leggere quell'altra via che aveva preso la tua ispirazione, due parole su questo racconto.
Un vizio di forma che fa da antidoto al vizio di sostanza che regna in quell'ambiente di lavoro. Buona idea, tutto sommato, anche se sviluppata con un eccesso di stereotipi (purtroppo è molto difficile inventare qualcosa di veramente nuovo sul tema). 
Finale aperto, anche se molto orientato. A me piace pensare che Giulia, dopo l'effimera opportunità di rivalsa, li mandi tutti 'aff... e trovi il coraggio di scegliere la via di una maledetta sconfitta, e in questo dignitoso fallimento cercare i motivi buoni per rinascere.

A rileggerti.
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