Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Mah, a mio parere il rischio più grosso è quello della casa editrice, se inizia a spargersi la voce che ha deciso di diventare a doppio binario. Infatti suppongo che, come ha fatto una proposta eap a me, la starà facendo anche ad altri. Ma in modo ristretto, selezionando testi validi, o a pioggia come le vere e proprie eap? Ovvero, in quale misura salvaguardando la qualità del catalogo attuale? Dall'anno prossimo si metterà a pubblicare la qualunque, o semplicemente vuole fare un margine ulteriore su testi nei quali comunque investirà come sui precedenti? Tutte domande a cui è difficile dare una risposta...






   

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Darksy ha scritto: Tutte domande a cui è difficile dare una risposta...
Purtroppo sì. Non è facile rispondere, a maggior ragione non sapendo chi sia. Se è sul mercato da molto tempo, se lo è da poco, se ha più collane, diversi dipendenti o pochi, se ha un ufficio stampa, se è attiva sui social...
Non riesci a intercettare qualche loro autore recente, per capire che aria tira?  :hm:

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Contattare gli autori è di sicuro l’opzione giusta da accendere. 
Per il numero di copie vendute, mi piace aggiungere un parere alla questione, si sottovaluta il peso del digitale. Io vendo molti più ebook che cartacei, anche pubblicando con una casa editrice, non soltanto in self. Per non parlare dei lettori su Kindle Unlimited. Credo al giorno d’oggi sia più utile sapere il numero di lettori, piuttosto che le copie cartacee vendute. 

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@ElleryQ La mia opinione è basata su dati faticosamente reperiti in rete, perché una statistica completa in tal senso mi pare proprio che non esista, e riguarda l'anno 2021, che è stato un anno boom nelle vendite, sia cartacee, che digitali (queste ultime risultano in calo).
- fatturato totale: 1,4 Md. di euro
- titoli pubblicati: circa 75.000
- al primo posto nelle classifiche di vendita i manuali, al secondo gli autori stranieri, al terzo i saggi 
- i romanzi italiani occupano soltanto il quarto posto, con un fatturato globale di circa 172 milioni di euro, che rappresentano circa il 12% del fatturato totale
- il 12% di 75.000 titoli sono 9.000
- 172 milioni diviso 9.000 fa circa 19.000 euro, che rappresenta l'incasso lordo medio per titolo
- presumendo un prezzo medio di 15 euro per ogni copia, vuol dire che la vendita media di copie per ogni titolo è stata di 1.266 copie

Se questi dati faticosamente ricavati corrispondono al vero, significa che, tenendo conto del fatto che tra i titoli venduti sono compresi best seller che vanno dalle 100.000 al milione di copie, è difficile che un autore esordiente e non promosso sui media a diffusione nazionale possa arrivare a vendere più di una cinquantina di copie. Certo, ne esistono capaci di trasformarsi in venditori da 200, 500 o perfino mille copie, ma quanti sono? E comunque stiamo parlando di royalties che, se e quando saranno incassate, andranno dai 50 ai mille (in casi eccezionali) euro lordi, quindi in nessun caso ripagheranno eventuali costi anticipati per editing, scuole di scrittura e altri servizi editoriali, figurarsi quelli di stampa o acquisto copie imposti dalle EAP, ufficiali o travestite che siano.
Da qui, oltre che da motivi di carattere etico, il mio assoluto rifiuto a sborsare sia pure un solo euro per essere pubblicato.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Cheguevara ha scritto: Da qui, oltre che da motivi di carattere etico, il mio assoluto rifiuto a sborsare sia pure un solo euro per essere pubblicato.
Certamente, e questo ti fa onore.
Io non ho effettuato calcoli così precisi, benché basati comunque su medie generiche, ma mi rifaccio all'esperienza diretta, sia personale sia di amici scrittori con cui capita di confrontarsi.
Forse ho a che fare con persone fortunate o ho un pizzico di fortuna anch'io, ma non mi è mai capitato di andare sotto le 500 copie, soprattutto nell'anno della pubblicazione, poi negli anni successivi il numero di copie può mantenersi stabile o oscillare, fatto sta che, coperte le vendite pari all'anticipo, ancora oggi percepisco royalties di libri editi nel 2017. Magari di quelli può anche capitare l'anno in cui non si superano i 50 euro, ma parliamo di titoli che hanno avuto già vita editoriale, ristampa e traduzione.
Però, ripeto, non mi baso su statistiche, ma su un campione costituito da amicizie, che in quanto tale non è rappresentativo di un mercato generale o più ampio.
E sono concorde con te sul fatto che un autore dovrebbe non spendere affatto per pubblicare e investire il meno possibile nella promozione. Però non me la sento neppure di andare contro a opinioni come quella di @Fabioloneilboia@Darksy, per cui ognuno fa le proprie valutazioni per raggiungere i suoi obiettivi. Magari qualcuno fa un investimento iniziale calibrato che gli serve come lancio iniziale (di qualsiasi tipo: editoriale, promozionale, corso, agenzia, ecc...) e poi decolla e copre i costi. Probabilmente capita a uno su 100, ma se capita buon per loro.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Provence ha scritto: Scusa Ellery, magari sono un po' fuori tema, ma 500 copie le hai vendute soprattutto con le presentazioni o con una promozione sui social da parte dell'editore? In ogni caso, complimenti!!!
Grazie. 500 le considero davvero il minimo.
Quando l'editore deve coprire un anticipo versato, s'impegna a vendere almeno il doppio di quanto ha investito.
Le copie vendute includono tutto: presentazioni, fiere, librerie, acquisti on-line (bookshop e sito editore), ecc.
La promozione avviene essenzialmente da parte dell'editore.

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Personalmente spendo solo in pubblicità, al 99% un euro al giorno e non di continuo, guadagno sempre più di quanto spendo, quindi mi conviene farla sempre. Del resto tutti conosciamo la Nutella, eppure vediamo pubblicità tutti i giorni. 
Qualche presentazione l’ho fatta e la farò, ma economicamente non ne vale la pena, tra organizzare, andare, tornare ci vuole davvero troppo tempo. 
Col self posso dire di avere migliaia di lettori, nel senso che più di mille di sicuro, a quanto si arriverà non saprei, i lettori li ho sempre.
Con la casa editrice mi pare partito pure meglio, ma è uscito soltanto da un paio di mesi ed io vendo di più quando ho una base forte di valutazioni e recensioni. Ma ho la fortuna di averne parecchie, in pratica una valutazione al giorno in media su Amazon e questo aiuta tantissimo. Come i commenti sotto all’inserzione. Alla fine così è il libro a vendere, visto che la sorte la decidono i lettori con i loro pareri. Pure perché, visti i numeri, non conosco praticamente nessuno di chi legge i miei testi.

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@ElleryQ Credo che stiamo parlando di due cose diverse: una cosa sono gli autori professionisti, di cui di certo fai parte, un'altra i dilettanti che scrivono nel tempo libero o comunque non prendono la scrittura come il lavoro cui dedicarsi completamente e attivamente. Questi ultimi, tra i quali mi colloco, considerano un traguardo già la pubblicazione da parte di una casa editrice che non li taglieggi chiedendo soldi, o imponendo l'acquisto diretto di copie, o presentazioni da organizzare a proprie spese, o una delle tante altre forme di "spremitura" dell'autore. Anticipi? Ma scherziamo? C'è solo da sperare che le royalties vengano pagate a tempo debito, scarse o misere che siano, tanto per illudersi di avere un riconoscimento tangibile. La pubblicazione in self cui fa riferimento @Fabioloneilboia, è ancora un'altra forma che remunera senz'altro l'autore più di quella tradizionale, ma perché ciò avvenga bisogna avere la voglia e la capacità di diventare editori di se stessi, col conseguente impegno a tempo pieno o quasi, anche economico. Altrimenti, il flop è assicurato.
E' importante, a mio fallibile avviso, che queste distinzioni appaiano chiare agli aspiranti ed esordienti che popolano questo forum, onde poter valutare con consapevolezza. Un saluto.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

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@Sineddoche il mio libro pubblicato con una casa editrice è uscito da due mesi e sì, sto facendo pubblicità anche per quello. Non posso avere i numeri esatti, ma segno le classifiche su Amazon ogni giorno e da quello posso dedurre i lettori. Sono abbastanza pratico per farmi un’idea abbastanza precisa. Anche dal numero di valutazioni si possono ricavare i lettori, facendo una media.
L’unica cosa che non si può distinguere è il numero di persone che lo prendono in prestito su Unlimited da quelli che acquistano l’ebook, perché Amazon li tratta allo stesso modo.
Ovviamente posso solo monitorare i risultati su Amazon, ma spero che qualcuno il cartaceo lo acquisti anche da altre parti.
In self avrei avuto royalties maggiori e, da quel punto di vista mi sarebbe convenuto, però ho fatto un ragionamento diverso per questo romanzo. La collana in cui è stato pubblicato è ben vista e mi fa avere la possibilità di provare a raggiungere risultati diversi. Anche per avere recensioni da blogger e simili, sono molto più disponibili rispetto al self. In questo modo ho la possibilità di dialogare con loro e capire se posso aspirare ad altro.
Non nel senso di pubblicare con una big, interessa fino a un certo punto, piuttosto posso comprendere come è considerato il mio lavoro rispetto ai libri più famosi dello stesso genere. E in questo momento è ciò che mi interessa di più. 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Cheguevara ha scritto: Questi ultimi, tra i quali mi colloco, considerano un traguardo già la pubblicazione da parte di una casa editrice che non li taglieggi chiedendo soldi, o imponendo l'acquisto diretto di copie, o presentazioni da organizzare a proprie spese, o una delle tante altre forme di "spremitura" dell'autore. Anticipi? Ma scherziamo? C'è solo da sperare che le royalties vengano pagate a tempo debito,
Il fatto è che prima di diventare professionisti bisogna partire da qualche parte. Spesso lo si fa dall'inesperienza, è così per tutti e si incappa spesso in errori.
C'è anche da dire che io faccio riferimento essenzialmente a un mercato editoriale parallelo a quello della narrativa, forse costituito da editori più seri, per certi versi. A quello della narrativa vero e proprio, quindi, l'approdo è avvenuto forte di questa esperienza, ma anche grazie a una grande perseveranza, perché sono comunque mondi differenti, benché paralleli.
Quello della narrativa "classico", per così dire, è molto più irto di insidie, più ambiguo, più lungo da percorrere. In più bisogna destreggiarsi tra le numerose micro editrici ed EAP. Cosa non facile!
Quello che ho potuto notare è che se un editore investe cercherà di recuperare l'investimento. Per cui se ha investito in anticipi e non solo in stampa, farà il possibile, a livello promozionale, per recuperare l'investimento e guadagnare (altrimenti non sarebbe un'azienda editoriale ma un'attività amatoriale). E ciò a prescindere che sia narrativa vera e propria o graphic.
Se ci si rivolge alle micro editrici Free (e per fortuna ce ne sono), non ci si aspetta l'anticipo salvo rari casi e si è fortunati se si ricevono le dovute royalties, ma anche qui ci sono le dovute eccezioni.
Fatto sta che, per rientrare in argomento, da una CE a Doppio Binario, che ti chiede di investire nell'acquisto di copie, è facile aspettarsi scarso impegno promozionale, perché già ha coperto le spese e non ha il massimo dell'interesse a spingere la pubblicazione. È più nell'interesse dell'autore farlo per recuperare i costi.
In questo topic, però, si parla di CE Big e non micro, piccole o medie.
Io ho avuto la fortuna di arrivare a una Big tramite concorso, scovato proprio qui sul forum, per il quale non era prevista tassa di partecipazione né invio cartaceo.
Non ho speso un centesimo, ma prima di arrivarci ho cercato di non farlo percorrendo altre strade, ma non sempre è stato possibile tra altri concorsi e agenzie (benché abbia spesso cercato quelle non a pagamento).
La sostanza è che le Big, nella mia esperienza, non chiedono soldi, ma il percorso per arrivarci è complesso e bisogna avere l'obiettivo in mente ben saldo per non deviare.
Poi è sempre questione di obiettivi, l'obiettivo può non essere pubblicare con una Big, ma pubblicare comunque (possibilmente Free) o autopubblicare.
Ma rispetto al topic posso dire, nella mia attuale e limitata esperienza, che le Big non chiedono soldi ma offrono anticipi (come anche le piccole e medie serie). Circa la promozione saprò dirvi in seguito, ma rispetto all'argomento qui trattato non ho sborsato nulla.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Alla fine, almeno per ora, ho deciso di non procedere con la casa editrice di buona reputazione ma che si è messa a fare doppio binario e mi ha chiesto il contributo.

Condivido il ragionamento che, se la casa editrice non si assume in toto il rischio imprenditoriale, c'è qualcosa che non va e di sicuro non sarà abbastanza motivata a investire in promozione per recuperare la cifra spesa nella produzione.

Resta però il problema che, per la stragrande parte degli autori italiani, pubblicare in un modo o nell'altro è un'attività in cui è molto più facile perdere soldi che guadagnarne. Anche pubblicando "bene", nel senso che per arrivare alla casa editrice buona molti tentano la strada dei corsi di scrittura con autori famosi, le schede di valutazione delle agenzie, editor freelance... e sono tutti costi non indifferenti. Oppure, anche se pubblichi gratis, poi ci sono le spese successive per promuoverti con spostamenti per le presentazioni, inserzioni sui social eccetera. Che copre la casa editrice fino a un certo punto: come ha scritto qualcuno, pure gli scrittori blasonati si pagano degli ads di tasca propria.

La mia impressione, tranne rari casi, è che il self sia l'unico modo per sperare di guadagnarci davvero qualcosa, o almeno coprire le spese. Con l'8% di diritti che offre una casa editrice tradizionale, è davvero difficile. A meno che l'obiettivo non sia affermarsi come scrittore per poi guadagnare da altro, es. facendo corsi di scrittura, collaborazioni con case editrici e giornali, l'editor freelance e così via. Quello che fanno più o meno tutti gli scrittori professionisti, insomma. In quel caso ha sicuramente senso investire in promozione di se stessi, ma non solo e spesso non tanto per promuovere i libri.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Sineddoche ha scritto: Giusto. 
Il che però vuol dire, di fatto, non fare comunque gli scrittori. 
È la vita del 99% delle persone che vivono d'arte, in tutte le sue forme.
La stragrande maggioranza dei musicisti che conosco non vive (solo) di vendita dischi/streaming su Spotify, o di concerti live: insegna musica, o svolge altre attività remunerate legate alla musica.
Un fotografo non vive di mostre ed esposizioni, ma di foto di eventi (matrimoni, ecc.), di prodotto e ritrattistica.
Rientrare in quell'1% che vive solo di arte nella sua forma più pura è quasi impossibile, se si pensa che anche autori di successo come Brandon Sanderson "rimpinguano" i propri introiti con seminari, lezioni e partecipazioni a eventi vari che talvolta non hanno niente a che vedere con la scrittura.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Sineddoche ha scritto: Quindi la situazione tra lo "scrittore professionista" e lo "scrittore amatoriale" non è poi così sideralmente diversa.
Entrambi devono fare soprattutto altro. 
Credo sia così. Molti scrittori blasonati vivono più di ospitate televisive che di pura scrittura.
Da un lato è vero che se non ti ci dedichi in via quasi esclusiva non ottieni risultati. Ma anche quando li ottieni gli introiti principali derivano da altro, perché il mercato è saturo, in crisi, i costi di produzione (specie di distribuzione) sono alti, e così via...
È il cane che si morde la coda.
Ma ricorderei il tema principale del topic, quindi suggerirei di tornare in argomento. 😉
Altre testimonianze sul fatto che le Big chiedano o meno contributi?

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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effeti ha scritto: Sì, però, ora vogliamo il nome :D o dacci un indizio, dato che hai deciso di non proseguire
Con mia sorpresa (pari a quella che c'è stata quando ho scoperto della richiesta del contributo), mi hanno risposto proprio stamattina non con un "ok, arrivederci", ma che se non sono d'accordo sull'acquisto copie possono valutare "altre soluzioni". Cercherò di approfondire cosa intendono, quindi per ora tengo ancora riservato il nome. 

La mia impressione è che una EAP dichiarata e conosciuta da tutti come tale appunto chiede sempre il contributo e se non vuoi pagare addio, mentre qui pare più il caso della casa editrice che è sempre stata free ma ora ha deciso di introdurre la strategia del doppio binario, evidentemente per fare fronte a difficoltà economiche: non vedrei altra ragione per tutti i rischi di perdita di reputazione connessi, altrimenti.

Sospetto che, anche se magari ora riuscissi a strappare un accordo senza contributo, però mi trasmette le cattive vibrazioni appunto di una situazione aziendale difficile, dove quindi anche la voglia e la possibilità di investire sul libro in promozione e altro sarà limitata. Mah. Se avessi già pubblicato vari libri, a parte avere un quadro più chiaro del sistema editoriale dall'interno, di sicuro la scelta sarebbe più semplice, mentre quando si tratta di un libro d'esordio è ovvio che i timori di fare il passo falso proprio col primo siano belli forti... 
   

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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@Darksy Da quello che scrivi, non è detto che tra le "altre soluzioni" sia contemplata quella di non farti sborsare soldi e basta. Facciamo una scommessa: 1. ti abbassano la percentuale del compenso; 2. ti pagheranno solo dopo la vendita delle prime 100 o 200 copie; 3. ti pubblicheranno solo dopo che avrai pre-venduto un certo numero di copie. Una delle tre, o altra equipollente. E' una scommessa che sarò contento di perdere, ma che probabilmente vincerò. Un saluto.
Mario Izzi
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