M.T. ha scritto: sono sempre attaccati agli smartphone. Quando ero piccolo o anche adolescente, ci si trovava a un campetto a giocare a calcio; anzi, non serviva neanche un campetto da calcio, bastava avere uno spiazzo verde un po' grande e si giocava lì, facendo le porte con felpe o zaini.
Ora i campetti sono deserti, ci vanno a portare i cani a fare i bisogni (dove non sono recintati)
Bei tempi! Ho due nipotini: una femmina di 4 anni e un maschio di 5 anni. Hanno sempre quel c**** di telefonino in mano. Noi parliamo e loro si mettono in disparte a giochicchiare col coso in mano (non mi fraintendere
). Sembrano del tutto assenti, totalmente imbambolati davanti a quel coso. Sembrano schiavi.
Mi fa ridere quando qualche giovinastro d'oggi mi dice, tutto preso da una meraviglia parossistica, "Ma come facevate una volta senza telefonini?" Facevamo, facevamo, eccome se facevamo! Una volta c'erano gli amici di penna (qualcuno li chiamava
penpal), non so se ci sono ancora adesso, ma io tra il 1990 e il 1991 mi scrivevo con una ragazza australiana di cui ricordo bene nome e cognome. Andavo in cartoleria a comprare la carta da lettera: ce n'erano vari tipi, tutti colorati, bellissimi. Poi compravo la busta con la scritta "Air Mail" e poi sceglievo uno dei tanti francobolli che c'erano. Uno più bello dell'altro. Tornavo a casa e scrivevo la lettera prima in brutta copia, poi scrivevo la "bella" a mano sulla carta, la chiudevo nella busta e poi slinguazzavo il francobollo e lo appiccicavo sulla busta, che se sbagliavo era un casino, e scrivevo a mano l'indirizzo della destinataria. Alla fine andavo all'ufficio postale a consegnare la busta, fiero di me stesso, orgoglioso per quello che avevo fatto e scritto. A quei tempi gli uffici postali erano pieni di gente e spesso la coda arrivava fuori dall'ufficio, adesso invece sono semi-vuoti dato che si fa tutto
online. La risposta dall'Australia mi arrivava dopo una ventina di giorni, durante i quali (attesa interminabile) il patema d'animo era indescrivibile, il batticuore (ho scritto bene? Le è piaciuto? Le è arrivato?) assicurato. Adesso si mandano e-mail, okay, ma tutto è freddo, non ci sono più emozioni.
Il mondo era più lento, ma era pieno di emozioni. Adesso puoi allegare foto, video, audio. Una volta invece se mandavi una foto era già tanto. Ah, a proposito di foto, una volta si andava dal fotografo a sviluppare, a pagamento, il
rullino e te lo ridavano dopo qualche giorno sviluppato. Ma intanto era un patema d'animo indicibile. Adesso basta acchiappare uno di quegli aggeggi elettronici e in un attimo fotografi gattini, cibo, te stesso con pose strane davanti a uno specchio. Se sei una ragazza, allora devi farti la foto dall'alto in basso in modo che si vedano le tette e devi mettere il petto in fuori, devi spogliarti e devi anche tirare fuori la lingua. È obbligatorio, mi raccomando! Vedi, se le foto si pagassero (rullino e sviluppo), come sparirebbero all'istante i gattini su FB, il cibo, i selfie, i video in cui dimenticano di vestirsi prima!
Come dicevo prima: velocità contro emozioni. Oggi il mondo è più veloce, ma privo di emozioni. Io preferisco le emozioni alla velocità. Forse sono all'antica
M.T. ha scritto: Ieri a fare la spesa tra cassieri si facevano battute su una canzone degli Aqua (un gruppo Dance che andava a fine anni 90) e allora scappa anche a me la battuta. "Mi ricordo, era il periodo da giovane che ascoltavo dance e commerciale." E l'addetto (la collega è stata zitta), che avrà avuto meno di trent'anni fa "Come quando lei era giovane? La ascoltavo io da giovane!"
Non ho potuto fare a meno di sorridere. "Sì, ero adolescente. Li ascoltavo che avevo diciassette anni."
Il tipo ha capito di aver fatto una gaffe. "Eh, sì era giovane. Adesso devo andare a dare il cambio a una collega. Buona giornata!" Ed è sparito.
Ma io mica me l'ero presa per essermi preso del vecchio: me lo danno da quando avevo trent'anni.
Bella storia!
A proposito del prendersi del vecchio, io una volta, all'età di 35 anni, mi iscrissi a un corso privato di operatore di cinema e TV. Gli altri iscritti erano quasi tutti nella fascia d'età 20-23. Una sera mi invitano in una pizzeria e io vado. La cameriera della pizzeria si avvicina a un mio collega di 22 anni e gli fa "TU che prendi?" Poi fa il giro dicendo sempre "E TU?", "TU?" e "TU?". Arriva da me e fa "E LEI? LEI che prende?". Fu allora che mi resi conto di essere ormai diventato vecchio
Loro TU e io LEI, pazienza!
Altra volta a 43 anni. Vado a fare una radiografia. Mi infilo nella sala d'aspetto e una ragazza si alza e mi cede il posto. Ho pensato "Ma come? Fino al mese scorso ero io che mi alzavo sull'autobus per cedere il posto alle persone anziane e ora i giovani si alzano per me?" Niè, pazienza, sarà così! Evidentemente camminavo male, non so. Dopo qualche giorno ritorno nello stesso posto per una risonanza magnetica. Ero stato tutto il tempo a dirmi "Forza, Dys, questa volta cammina meglio, mi raccomando, ce la puoi fare!" così entro in sala con la camminata alla John Wayne, ma niente… Anche questa volta, una ragazza giovane si alza e mi cede il posto. Declino con un sorriso e rimango in piedi. Niè, so proprio vecchio