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da Adel J. Pellitteri
Spero che @Poldo sia d'accordo se posto in questa sezione una mia riflessione; riguarda il racconto Qui non si fuma, Maigret di @bestseller2020 e che @Marcello ha ben commentato; premetto che la mia vuole essere una solo uno spunto per un confronto sulla questione "ognuno recepisce un testo in modo del tutto personale" ma un Editor ha sempre una visione superiore. Marcello ha suggerito a bestsellers di non presentare subito Maigret quale paziente d'ospedale rimandando il colpo di scena a tempi successivi. Eppure, a me, semplice lettrice non esperta del genere ma che lo legge volentieri, vedere Maigret fin da subito in ospedale mi ha intrigato, incontrarlo fuori dal suo habitat naturale (la scena di un crimine) mi è sembrato già un colpo di scena, seguirlo poi nello svolgomento dell'indagine mi ha intrigato ancor di più perché ho pensato: ecco, pure da malato, lui continua a fare il suo mestiere. In ultimo, il vero colpo di scena finale mi soddisfa del tutto perché mi rendo conto che il mistero da svelare era proprio la malattia di Maigret. Cosa voglio dire con questo commento? Che è difficile capire quali sono i tempi giusti per le rivelazioni in una narrazone; a volte un autore vuole che il colpo di scena sia un'altro e non quello che appare sprecato nelle prime battute. A me, ad esempio, è capitato con il racconto Pasquale l'eroe (non ricordo se qui o in un altro blog), mi è stato fatto notare che avevo avvisato troppo presto il lettore dello strupo subito dalla protagonista, ma nel mio intento il colpo di scena non era lo stupro bensì il comportamento non certo eroico di Pasquale. Quale sia il vero colpo di scena scelto dall'autore a volte può essere la cosa più difficile da far recepire. Cosa ne pensate?