EAP e festival culturali

1
Salve a tutti. Volevo condividere con voi il mio personale disagio/disappunto su un fatto che mi è capitato in questi giorni.
Sono andato alla presentazione di un libro durante una manifestazione culturale molto nota e con decine di incontri interessanti. Era un evento del tutto secondario, un esordiente che parlava del suo primo romanzo. Niente di eclatante. Alla fine mi sono avvicinato al solito banchetto per il firma copie e ho notato che la CE era una nota EAP di medio calibro.
La cosa mi ha disgustato visto che in un festival culturale si presume che si cerchi in ogni modo di promuovere una sana e consapevole lettura di opere meritevoli. Ciò non significa automaticamente che L'autore abbia pagato per pubblicare, sia chiaro, anche se fin da subito mi è apparso come un personaggio piuttosto ammanicato e bravo nel sapersi muovere nell'ambiente.
Mi chiedo e vi chiedo: è possibile che l'organizzazione di un festival così importante non valuti se un editore è EAP? Possibile che si passi sopra a questa indegno modo di fare editoria? 
Posso capire che uno stand dove vendere le copie non si nega a nessuno, ma almeno speravo che nelle presentazioni ci fosse un po' più di sensibilità al riguardo.
Che ne pensate?
Ennesima conferma del decadimento culturale del paese?

Re: EAP e festival culturali

3
Brutus ha scritto: Possibile che si passi sopra a questa indegno modo di fare editoria? 
Posso capire che uno stand dove vendere le copie non si nega a nessuno,
Esatto, non si nega a nessuno se viene pagato. Gli organizzatori dei festival o fiere più noti si fanno pagare dagli editori e spesso profumatamente. Diversamente non riuscirebbero a trarci guadagno, né a organizzare le edizioni successive. I politici cambiano, quindi non sempre possono contare sui sovvenzionamenti pubblici, per cui, da chi possono, racimolano entroiti alla faccia della cultura con la C maiuscola.

Re: EAP e festival culturali

4
Fabioloneilboia ha scritto: Sicuramente la cultura a questo paese interessa poco. Però, c’è da dire, che anche gli EAP pubblicano testi meritevoli. Sarà una questione di facciata, ma è così, li trovi anche premiati in concorsi importanti.
Scusa, ma se il testo è meritevole perché l'autore dovrebbe rivolgersi a un editore a pagamento? E se una EAP è in grado di valutare la validità di un testo perché far pagare? Se il manoscritto è buono venderà da sé. Il pagamento è forse da ritenersi una forma di assicurazione contro il fallimento commerciale dell'opera?
Sui concorsi meglio non parlare nemmeno, nessuno è credibile a mio avviso, nemmeno i più quotati.

Re: EAP e festival culturali

5
Brutus ha scritto: Se il manoscritto è buono venderà da sé
Non è affatto scontato, anzi. I libri si vendono a  prescindere dalla bontà della storia e dalla qualità della scrittura: quello che conta è la pubblicità in campo nazionale a mezzo di stampa primaria e grandi reti tv: lo dimostra il recente successo di un libro autopubblicato, che chi l'ha letto dice che sia scritto male e contenga errori di grammatica e sintassi, ma ha beneficiato della diatriba divulgata da tutti i media. Quindi, siccome nessun libro si vende da sé, le EAP si fanno pagare non per assicurarsi contro il (sicuro) fallimento commerciale, ma perché incassare dall'autore è il loro core business. Purtroppo, a parte le EAP dichiarate, ne esistono tantissime cosiddette free che, con mille sotterfugi, perseguono (e raggiungono, grazie agli ingenui) lo stesso obiettivo.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: EAP e festival culturali

7
ElleryQ ha scritto: Esatto, non si nega a nessuno se viene pagato. Gli organizzatori dei festival o fiere più noti si fanno pagare dagli editori e spesso profumatamente. Diversamente non riuscirebbero a trarci guadagno, né a organizzare le edizioni successive. I politici cambiano, quindi non sempre possono contare sui sovvenzionamenti pubblici, per cui, da chi possono, racimolano entroiti alla faccia della cultura con la C maiuscola.
Si, in effetti non ho citato il particolare che uno dei presentatori, palesemente amico dell'autore, di cui si è limitato a snocciolare il CV professionale per poi rimanere zitto il resto del tempo, era il titolare della ditta che sponsorizzava la presentazione.

Re: EAP e festival culturali

8
Brutus ha scritto: Scusa, ma se il testo è meritevole perché l'autore dovrebbe rivolgersi a un editore a pagamento?
L'autore, specie se alle prime armi, non può sapere se il suo testo è meritevole. Chi frequenta il forum sa già che le Eap sono da evitare come le piattole, ma altri non lo sanno, quindi può teoricamente succedere che qualcuno mandi un buon romanzo a una Eap. Più spesso, come ti hanno detto sopra, ci sono maneggi più strani dietro. Conoscenze, parentele, compromessi... Se poi qualcuno in tutta questa filiera si da da fare per conoscere le persone giuste (giornalisti, critici letterari, ecc.) allora può succedere che perfino il libro di una Eap venga candidato al premio Strega (non vincerà mai, perché per fortuna ci sono altri passaggi, meno controllabili, ma succede)
Brutus ha scritto: Se il manoscritto è buono venderà da sé.
Come ti hanno già detto, non è così. Niente vende in base alla qualità, ma solo in base alla pubblicità o capacità di muoversi dell'autore. È ancora più valido nel caso di qualcosa di immateriale come un libro, di cui nessuno può accertare la qualità reale (non è un telefono, che funziona bene oppure no) quindi le recensioni sono spesso influenzate dalla sua popolarità (anche quei pochi a cui non è piaciuto faticheranno a criticare qualcosa che piace alla maggioranza, è un meccanismo psicologico).
Brutus ha scritto: Mi chiedo e vi chiedo: è possibile che l'organizzazione di un festival così importante non valuti se un editore è EAP? Possibile che si passi sopra a questa indegno modo di fare editoria? 
Noi magari siamo idealisti, ma i più non guardano queste cose. Specie se hanno un incentivo. La promozione della cultura è solo un bello slogan per i governi, non per i comuni mortali.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Rispondi

Torna a “Discussioni varie sul mondo editoriale”