Non è una provocazione, ma una constatazione. La questione è semplice: oggi è quasi impossibile pubblicare senza, in un modo o nell'altro, spendere del denaro. Che poi potrai recuperare o meno con le vendite del libro, ma intanto devi spendere.
Corsi di scrittura per avere dei contatti? Paga. Schede di lettura per essere considerati da agenzie letterarie? Paga. Editor freelance per sistemare il tuo testo? Paga. Servizi editoriali e consulenze varie? Paga. Autopubblicazione non amatoriale per cui hai bisogno di editor, copertina, ads? Paga.
Riguardo alle case editrici, ci sono le EAP vere e proprie che ti chiedono direttamente: paga. Quelle free invece, se vuoi che qualcuno compri il tuo libro, ti dicono che devi darti da fare anche e soprattutto tu per la promozione. Il che significa: paga. Se il tuo (duro) lavoro di autopromozione sui social e altrove non viene retribuito, hai pagato. La benzina o i biglietti del treno che spendi per andare a presentare il tuo libro in una libreria lontana te li rimborsano? Se la risposta è no, hai pagato.
Il discorso alla fine è molto semplice: tu investi dei soldi (lavoro non retribuito compreso) per pubblicare il tuo libro e alla fine questi soldi ti ritornano, oppure no, indietro. In generale, chi si rivolge alle vere e proprie EAP non li recupera quasi mai. Ma, oggi, anche moltissimi autori che pubblicano "free" non recuperano tutti i soldi spesi, pre e post pubblicazione, sotto qualsiasi forma.
Certo, in generale l'autore "free" ne avrà persi molto meno di chi ha sborsato migliaia di euro con una EAP. Ma qualcosa, fossero pure poche centinaia di euro, ha perso. E così gli rimarrà sempre la sensazione di aver, in qualche modo, pubblicato a pagamento pure lui...
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
2Io non ho speso un euro e pubblico sia in self sia con una buona casa editrice.
Certo prima bisogna farsi un esame di coscienza e capire se si è in grado di poter fare tutto da solo.
Certo prima bisogna farsi un esame di coscienza e capire se si è in grado di poter fare tutto da solo.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
3@Darksy Come @Fabioloneilboia, ho pubblicato con CE diverse, senza sborsare un centesimo. Se fossi più giovane e dinamico, pubblicherei in self, che secondo me è l'unico modo, di questi tempi, di guadagnare qualcosa col proprio lavoro di scrittore. EAP, agenzie e corsi vari servono solo a finanziare la filiera spremi-autore perché non il guadagno, ma anche il solo il recupero dei costi sostenuti è destinato a restare nel mondo delle illusioni. C'è gente che sceglie di buttar via i propri soldi, forse perché ne ha tanti. Io, piuttosto che pagare un solo Euro, preferisco tenermi l'opera nel cassetto metaforico del computer.
Mario Izzi
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Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
4Sul self dipende se poi i guadagni compensano o meno le ore di lavoro. Mettiamo che il libro auto pubblicato sia la limonata. Decidi di fare tutto da solo, senza pagare nessuno per aiutarti e senza sborsare un euro. Quindi, come i bambini nei fumetti, raccogli i limoni dall'albero, prepari la limonata in casa tua con bustine di zucchero prese nei bar, metti un tavolo sul marciapiede, prepari l'insegna "limonate" e la vendi ai passanti. Dopo otto ore di lavoro, comprese quelle per preparare limonata e chiosco, hai guadagnato 20 euro totali. Per molti il self è questo: i guadagni non compensano in modo adeguato tutto il lavoro che circonda pubblicazione e promozione. Se poi lo vivi lo stesso come soddisfazione personale nell'ottica dell'hobby ok, però in questo caso non capisco perché criticare chi vive come soddisfazione personale la vanity press. Se puoi permetterti di buttare i soldi, perché dovresti buttare il tempo (che è molto più prezioso dei soldi)? Altrimenti dovremmo criticare chiunque va al ristorante.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
5Darksy ha scritto: . Per molti il self è questo: i guadagni non compensano in modo adeguato tutto il lavoro che circonda pubblicazione e promozione. Se poi lo vivi lo stesso come soddisfazione personale nell'ottica dell'hobby ok, però in questo caso non capisco perché criticare chi vive come soddisfazione personale la vanity press. Se puoi permetterti di buttare i soldi, perché dovresti buttare il tempo (che è molto più prezioso dei soldi)? Altrimenti dovremmo criticare chiunque va al ristorante.Credo che sovvenzionando la filiera butti via sia i soldi, che il tempo. Quando mi citerai il caso di chi, dopo aver impiegato il suo tempo a scrivere e a colloquiare, pagando, con le agenzie e i loro editor, ci avrà, non dico guadagnato, ma almeno incassato l'equivalente di soldi sganciati e tempo speso. potrò forse darti ragione. Ho seri dubbi sul fatto che sia possibile, ma sono pronto a cambiare opinione.
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Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
6@Darksy io un po’ sto guadagnando costantemente col self e, va evidenziato, l’impressione è che possa durare a lungo questa situazione. Vedendo i miei colleghi più affermati, continuano a vendere i propri libri per anni.
Come in tutte le cose bisogna supportare il proprio lavoro e non mi riferisco tanto alla promozione, quella una volta che si è capito come funziona porta via il nulla in termini di tempo, ma proprio a dar seguito al progetto. Io a brevissimo pubblicherò il secondo volume della serie e spero proprio di guadagnare il doppio.
Se vogliamo mettere dei paletti orari per capire quanto ci fa guadagnare un’ora di lavoro in euro, diventa un calcolo molto complicato, chi scrive sa che si lavora pure mentre si è in giro a passeggiare. Però, lasciatemi aggiungere, una cosa è guadagnare lavorando, un’altra è guadagnare scrivendo. È vero, è un lavoro pure quello, ma è pure una passione, un hobby, un desiderio di una vita. Finché ci fa stare bene, lo si può fare pure gratis a mio modo di vedere.
Come in tutte le cose bisogna supportare il proprio lavoro e non mi riferisco tanto alla promozione, quella una volta che si è capito come funziona porta via il nulla in termini di tempo, ma proprio a dar seguito al progetto. Io a brevissimo pubblicherò il secondo volume della serie e spero proprio di guadagnare il doppio.
Se vogliamo mettere dei paletti orari per capire quanto ci fa guadagnare un’ora di lavoro in euro, diventa un calcolo molto complicato, chi scrive sa che si lavora pure mentre si è in giro a passeggiare. Però, lasciatemi aggiungere, una cosa è guadagnare lavorando, un’altra è guadagnare scrivendo. È vero, è un lavoro pure quello, ma è pure una passione, un hobby, un desiderio di una vita. Finché ci fa stare bene, lo si può fare pure gratis a mio modo di vedere.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
7@Darksy
Hai decisamente colto nel segno.
Ormai, anche nell'editoria di qualità, è spesso l'autore a contribuire economicamente alle spese per la nascita del libro. In questo caso, non è un diretto cliente dell'editore, come nel caso della Eap, però è cliente di professionisti esterni che fanno da intermediari. Possono essere agenzie letterarie, agenzie di servizi, editor freelance, o altro. Un caso interessante è Crudo Studio Editoriale, di cui si è parlato nel thread dedicato. Questo service di fatto mantiene le promesse: c'è chi arriva a pubblicare con un medio editore di qualità, dopo che il manoscritto è stato in vetrina per alcuni mesi. Tuttavia, si presume che gli autori selezionati abbiano speso diverse centinaia di euro in coaching, editing e altro. Quanto ci vorrà per andare in pari? Considerato che si parla di editori medi e anche piccoli, e non big, io credo almeno un anno o più, se tutto va bene.
Hai decisamente colto nel segno.
Ormai, anche nell'editoria di qualità, è spesso l'autore a contribuire economicamente alle spese per la nascita del libro. In questo caso, non è un diretto cliente dell'editore, come nel caso della Eap, però è cliente di professionisti esterni che fanno da intermediari. Possono essere agenzie letterarie, agenzie di servizi, editor freelance, o altro. Un caso interessante è Crudo Studio Editoriale, di cui si è parlato nel thread dedicato. Questo service di fatto mantiene le promesse: c'è chi arriva a pubblicare con un medio editore di qualità, dopo che il manoscritto è stato in vetrina per alcuni mesi. Tuttavia, si presume che gli autori selezionati abbiano speso diverse centinaia di euro in coaching, editing e altro. Quanto ci vorrà per andare in pari? Considerato che si parla di editori medi e anche piccoli, e non big, io credo almeno un anno o più, se tutto va bene.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
8Darksy ha scritto: Corsi di scrittura per avere dei contatti? Paga. Schede di lettura per essere considerati da agenzie letterarie? Paga. Editor freelance per sistemare il tuo testo? Paga. Servizi editoriali e consulenze varie? Paga. Autopubblicazione non amatoriale per cui hai bisogno di editor, copertina, ads? Paga.Sono d'accordo in parte. Quel che si paga, in questi casi, non è la pubblicazione, sono cose extra che hanno lo scopo di raggiungere più facilmente grossi editori, quindi agenzie, scuole, valutazioni, ecc. Si può ottenere lo stesso risultato scrivendo libri buoni e mandandoli ad agenzie che leggono gratis, o partecipando a concorsi gratuiti. Io sono arrivata così ad HarperCollins, un'altra utente qui è arrivata a Solferino e una a Rizzoli (tramite il premio Calvino).
Tutto ciò che riguarda la promozione non obbliga a spendere un solo centesimo (chi può lo fa, perché può essere utile, ma non è un obbligo). Per le cover si trovano le griglie su siti come Canvas, così come le foto prive di copyright (sarà amatoriale ma si può fare bene, basta impegnarsi). L'unica spesa davvero obbligata, nel self, è l'ISBN.
La questione del tempo speso è più complessa, e sconfina nel campo filosofico. Passare un'ora al giorno a promuovere con post o altro il nostro libro può essere vista da alcuni come una perdita, ma c'è da chiedersi: cosa avremmo fatto altrimenti in quell'ora libera? Guardato la tv? Scorso le notizie social? C'è chi passa due ore al giorno a cucinare, stirare o pulire casa (non io) chi retribuisce quelle ore?
Gli spostamenti per fare presentazioni si possono vedere come una spesa o come il fare qualcosa che ci piace, senza alcun obbligo.
Qualunque cosa si paga: andare al ristorante, sciare, andare in vacanza, dalla parrucchiera, dalla manicure, ecc. Se uno preferisce spendere quei soldi per qualcos'altro, che gli piace di più, non vedo la differenza. Io sono stata in diversi posti per premiazioni o presentazioni: Roma, Torino, L'Aquila, Napoli, la Toscana, Bisceglie. Ma non li ho mai visti come un costo da detrarre: in quei giorni ho visitato musei e monumenti, sono andata in spiaggia o in piscina, ho assaggiato piatti diversi. Chiaro che su uno vede tutto ciò come un obbligo, anziché come un piacere da concedersi, allora sì, non vale la pena.
Tutto si riduce al motivo per cui si scrive. Se ti piace di più fare quello, e magari farlo leggere, invece che avere le unghie perfette o la casa splendente, allora non vedo il problema.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
9Silverwillow ha scritto: Tutto si riduce al motivo per cui si scrive.Concordo in pieno.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
10Concordo anch'io, dipende dal motivo.
Se l'obiettivo è vivere di scrittura, però, è essenziale badare ai costi e ridurli al minimo, se non annullarli del tutto (cosa pressoché impossibile).
Sarebbe impensabile spendere più di quanto si guadagna, già per fare qualsiasi lavoro, se la scrittura dev'essere la nostra fonte primaria di reddito, è altrettanto impensabile non considerare i costi, e puntare invece a ridurli.
Personalmente non accetto presentazioni in luoghi distanti dalla mia residenza se non ho la piena copertura spese, in caso contrario mi accordo per una presenza online (accade, per esempio, in certe scuole che non fanno neppure lo sforzo di acquistare qualche copia, o in alcune manifestazioni, se in presenza c'è già il co-autore perché residente).
Ritengo sia impossibile abbattere del tutto i costi collaterali alla pubblicazione (nel mio caso, andare alle fiere a presentare ogni nuovo progetto a un editore e parlarci di persona è imprescindibile, per esempio), ma se dovessi fare questo come lavoro secondario a un altro, o come puro hobby, baderei di meno alle spese funzionali alla pubblicazione effettiva; essendo la mia fonte primaria, tuttavia, ci bado eccome, devo farlo.
Nella sostanza, sono abbastanza d'accordo con la tematica del topic: è possibilissimo trovare un editore che non impone alcun costo all'autore per pubblicare e gli paga pure anticipi e royalties, ma è impossibile che un investimento da parte dell'autore (preventivo o successivo), anche minimo, non ci sia. Bisogna, tuttavia, trovare il giusto equilibrio tra investimento e guadagno, e quest'ultimo deve avere una percentuale maggiore rispetto all'investimento, altrimenti il gioco non vale la candela.
Se l'obiettivo è vivere di scrittura, però, è essenziale badare ai costi e ridurli al minimo, se non annullarli del tutto (cosa pressoché impossibile).
Sarebbe impensabile spendere più di quanto si guadagna, già per fare qualsiasi lavoro, se la scrittura dev'essere la nostra fonte primaria di reddito, è altrettanto impensabile non considerare i costi, e puntare invece a ridurli.
Personalmente non accetto presentazioni in luoghi distanti dalla mia residenza se non ho la piena copertura spese, in caso contrario mi accordo per una presenza online (accade, per esempio, in certe scuole che non fanno neppure lo sforzo di acquistare qualche copia, o in alcune manifestazioni, se in presenza c'è già il co-autore perché residente).
Ritengo sia impossibile abbattere del tutto i costi collaterali alla pubblicazione (nel mio caso, andare alle fiere a presentare ogni nuovo progetto a un editore e parlarci di persona è imprescindibile, per esempio), ma se dovessi fare questo come lavoro secondario a un altro, o come puro hobby, baderei di meno alle spese funzionali alla pubblicazione effettiva; essendo la mia fonte primaria, tuttavia, ci bado eccome, devo farlo.
Nella sostanza, sono abbastanza d'accordo con la tematica del topic: è possibilissimo trovare un editore che non impone alcun costo all'autore per pubblicare e gli paga pure anticipi e royalties, ma è impossibile che un investimento da parte dell'autore (preventivo o successivo), anche minimo, non ci sia. Bisogna, tuttavia, trovare il giusto equilibrio tra investimento e guadagno, e quest'ultimo deve avere una percentuale maggiore rispetto all'investimento, altrimenti il gioco non vale la candela.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
11Silverwillow ha scritto: Gli spostamenti per fare presentazioni si possono vedere come una spesa o come il fare qualcosa che ci piace, senza alcun obbligo.Non sono un obbligo, sono attività promozionali che dovrebbero essere a carico dell'editore (dato che sono finalizzate a far vendere i suoi prodotti). Se un editore ti dà 3000 euro di anticipo, ma poi in un anno per costi legati a spostamenti e pernottamenti per presentazioni tu ne spendi in tutto 4000, costi non rimborsati dall'editore, nel concreto hai pubblicato a pagamento, dato che appunto hai pagato tu per la promozione del libro.
Qualunque cosa si paga: andare al ristorante, sciare, andare in vacanza, dalla parrucchiera, dalla manicure, ecc. Se uno preferisce spendere quei soldi per qualcos'altro, che gli piace di più, non vedo la differenza. Io sono stata in diversi posti per premiazioni o presentazioni: Roma, Torino, L'Aquila, Napoli, la Toscana, Bisceglie. Ma non li ho mai visti come un costo da detrarre: in quei giorni ho visitato musei e monumenti, sono andata in spiaggia o in piscina, ho assaggiato piatti diversi. Chiaro che su uno vede tutto ciò come un obbligo, anziché come un piacere da concedersi, allora sì, non vale la pena.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
12Darksy ha scritto: Non sono un obbligo, sono attività promozionali che dovrebbero essere a carico dell'editore (dato che sono finalizzate a far vendere i suoi prodotti). Se un editore ti dà 3000 euro di anticipo, ma poi in un anno per costi legati a spostamenti e pernottamenti per presentazioni tu ne spendi in tutto 4000, costi non rimborsati dall'editore, nel concreto hai pubblicato a pagamento, dato che appunto hai pagato tu per la promozione del libro.Sono d'accordo, anche se i rimborsi sono diventati sempre più rari, e sono riservati agli autori che vendono diverse migliaia di copie.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
13Ma come fa un editore a rimborsare le spese di trasferimento e soggiorno? In una presentazione si vendono quante? Dieci copie? Un editore con 10 copie guadagnerà 30 euro.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
14Fabioloneilboia ha scritto: Ma come fa un editore a rimborsare le spese di trasferimento e soggiorno? In una presentazione si vendono quante? Dieci copie? Un editore con 10 copie guadagnerà 30 euro.Infatti. Il gioco può valere la candela solo quando si tratta di un autore di grido, e quando si fanno presentazioni in più punti vendita della stessa città. Allora magari si vendono un centinaio di copie (più il valore aggiunto della pubblicità), e con 300 euro può avere senso rimborsare 100 euro.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
15Darksy ha scritto: per costi legati a spostamenti e pernottamenti per presentazioni tu ne spendi in tutto 4000, costi non rimborsati dall'editore,Ma è impossibile che questi costi siano supportati dall'editore. Pensa se dovesse farlo per ogni autore, non avrebbe di che vivere neanche se fosse un grosso editore.
Sono le librerie, gli enti, le manifestazioni che invitano l'autore a dover coprire le sue spese.
Per fare un esempio: due mesi fa ero a un festival in America, ma non è stato certo l'editore a coprire i costi, sono stati coperti dall'organizzazione del festival e dai partner (nel mio caso, l'Istituto di Cultura Italiana all'estero). Poi il distributore (non l'editore) mi ha dato un cachet in base alle ore passate in stand, l'editore, che non era neanche presente fisicamente, non ha tirato fuori un euro (anzi, un dollaro ).
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
16Wanderer ha scritto: anche se i rimborsi sono diventati sempre più rari, e sono riservati agli autori che vendono diverse migliaia di copie.No, questo non è vero. A me li stanno pagando e sono l'ultima arrivata e non sono certo un'autrice da migliaia di copie.
Fabioloneilboia ha scritto: come fa un editore a rimborsare le spese di trasferimento e soggiorno? In una presentazione si vendono quante? Dieci copie? Un editore con 10 copie guadagnerà 30 euro.
Wanderer ha scritto: Il gioco può valere la candela solo quando si tratta di un autore di grido, e quando si fanno presentazioni in più punti vendita della stessa città. Allora magari si vendono un centinaio di copie (più il valore aggiunto della pubblicità), e con 300 euro può avere senso rimborsare 100 euro.Provo a dire la mia, con tutti i benefici del dubbio perché non sono certo un'esperta di marketing editoriale.
La mia impressione è che le presentazioni siano uno dei tanti canali per fare promozione. Non contano forse solo le copie effettivamente vendute dopo il singolo evento, ma tutta la comunicazione che c'è intorno sui social e sui media tradizionali che fa sì che del libro se ne parli e si sappia banalmente della sua esistenza. Inoltre la libreria che ha organizzato o appoggiato l'evento ha comunque ordinato un tot di copie che cercherà di vendere, esponendole (o che al massimo renderà all'editore che comunque ci guadagnerà con il sistema di resi).
Ho anche l'impressione che le ce vadano un po' per tentativi cercando di barcamenarsi tra i metodi tradizionali (presentazioni e pubblicità sulla stampa, TV, ecc.) e i social (di cui è difficile capirne i meccanismi in continua evoluzione). Le ce sanno bene che non c'è una ricetta vincente e i motivi del successo commerciale di un libro sfuggono un po'.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
17@ivalibri
indubbiamente è in buona parte anche come dici tu.
I grossi editori hanno un approccio molto più lungimirante.
indubbiamente è in buona parte anche come dici tu.
No, questo non è vero. A me li stanno pagando e sono l'ultima arrivata e non sono certo un'autrice da migliaia di copie.Magari, proprio perché sei nuova sulla piazza, stanno facendo un investimento su te.
I grossi editori hanno un approccio molto più lungimirante.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
18Come diceva @ElleryQ sono di solito le librerie a sostenere i costi, quando ne vale la pena ovviamente. La ragione è semplice, in percentuale guadagnano molto di più dell’autore e dell’editore sulle copie vendute, come accade col distributore. È per questa ragione che, quando si assiste a una presentazione, sarebbe buona norma comprare almeno un libro. Non dico di chi fa la presentazione, probabilmente lo abbiamo già, ma un qualunque libro.
Altrimenti tra qualche anno saremo qui a lamentarci che nessuno vuole fare più le presentazioni. Per entrare in questo mondo prima bisogna amarlo e sostenerlo.
Altrimenti tra qualche anno saremo qui a lamentarci che nessuno vuole fare più le presentazioni. Per entrare in questo mondo prima bisogna amarlo e sostenerlo.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
19Silverwillow ha scritto: Si può ottenere lo stesso risultato scrivendo libri buoni e mandandoli ad agenzie che leggono gratis, o partecipando a concorsi gratuiti. Io sono arrivata così ad HarperCollinsSì, però dopo essere arrivata ad HC non sei giunta all'autosufficienza editoriale, quella che avrebbe potuto garantirti un'agenzia; tu stessa hai sperimentato che molte (quasi tutte) le agenzie letterarie sono interessate ad essere finanziate dall'autore, non dalle sue opere. Di fatto, una buona parte del mondo editoriale si regge sulle finanze degli autori, non su quelle dei lettori. E mentre questo prima valeva soltanto per gli Eap, oggi ci sono forme di Eap indirette o surrogate anche nel mondo dell'editoria di qualità. La situazione tipica è questa: l'autore si rivolge a un'agenzia letteraria più o meno prestigiosa che, dopo aver guadagnato sulla scheda di lettura, subordina la rappresentanza al fatto che sia fatto un editing a pagamento. Quindi, l'autore paga con l'obiettivo di pubblicare, senza poi nemmeno avere certezza che ciò avvenga.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
20Fabioloneilboia ha scritto: È per questa ragione che, quando si assiste a una presentazione, sarebbe buona norma comprare almeno un libro. Non dico di chi fa la presentazione, probabilmente lo abbiamo già, ma un qualunque libro.Uh, sapessi quanta gente va alle presentazioni, soprattutto se c'è un aperitivo, un tè o qualsiasi altra cosa in omaggio, e se ne va senza comprare il libro oggetto della presentazione. Figuriamoci comprarne altri...
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
21Wanderer ha scritto: Magari, proprio perché sei nuova sulla piazza, stanno facendo un investimento su te.Magari!
Spero di non sfigurare troppo...
In realtà da quanto ho capito fanno rimborso a tutti i loro autori e l'ufficio stampa si dedica a tutti nel periodo dell'uscita del libro. Di certo non mi posso lamentare: mi stanno seguendo molto bene sua nella fase di pre-pubblicazione che dopo. Non potevo sperare di meglio. Il resto lo deve fare, se lo farà, il libro. Io spero appunto di non deludere la casa editrice perché per quanto mi riguarda sono contenta così, nemmeno pensavo di pubblicare con una big e per me la scrittura è un piacere, non un lavoro. Non mi interessa guadagnare, mi fa più piacere ricevere un commento sul mio testo da un lettore.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
22Marcello ha scritto: sapessi quanta gente va alle presentazioni, soprattutto se c'è un aperitivo, un tè o qualsiasi altra cosa in omaggio, e se ne va senza comprare il libro oggetto della presentazione.È vero!
Io mi vergogno a farlo, però... Insomma non mi pare un gran sacrificio comprare una copia dopo che ho ascoltato una presentazione (e peggio se ho pure bevuto e mangiato... ).
Comunque mi è capitato di vedere qualche "amico" alle mie presentazioni che non solo non ha comprato il libro ma mi ha pure ammesso candidamente che se lo sarebbe fatto passare da qualche altro amico comune e che l'avrebbe letto! Va bene che è un diritto del lettore però dirmelo così spudoratamente...
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
23@ivalibri certi amici possono pure restare a casa insomma, se deve diventare un favore farli venire a bivaccare per far numero, proprio no. Io, in tutta onestà, parlo poco e nulla ai miei amici e parenti di ciò che pubblico. Alla maggior parte non interessa leggere, non legge nulla e non vedo perché debba fargli acquistare un mio libro per usarlo come soprammobile. Nel mio piccolo voglio vendere ai lettori, non ai conoscenti.
Ma è così anche nel mio lavoro principale, meglio avere rapporti professionali e stop. Se il libro non piace e me lo tirano in testa fanno benissimo, hanno pagato e hanno il diritto di farlo. Il conoscente dirà sempre che è bellissimo, purché glielo regali chiaramente.
Ma è così anche nel mio lavoro principale, meglio avere rapporti professionali e stop. Se il libro non piace e me lo tirano in testa fanno benissimo, hanno pagato e hanno il diritto di farlo. Il conoscente dirà sempre che è bellissimo, purché glielo regali chiaramente.
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
24@Fabioloneilboia è vero pure questo.
Ho notato però che certi conoscenti sono curiosi, mi fanno domande e leggerebbero il mio libro per qualche strano motivo che magari a noi sfugge... salvo poi non sborsare un centesimo (ma quello lo capisco: se i libri non li compri mai è probabile che per te siano soldi buttati...).
Per il resto sono d'accordo con te e penso che mi sarebbe piaciuto pubblicare con uno pseudonimo (ma mi sarei vergognata comunque di non averci messo la faccia!)
Ho notato però che certi conoscenti sono curiosi, mi fanno domande e leggerebbero il mio libro per qualche strano motivo che magari a noi sfugge... salvo poi non sborsare un centesimo (ma quello lo capisco: se i libri non li compri mai è probabile che per te siano soldi buttati...).
Per il resto sono d'accordo con te e penso che mi sarebbe piaciuto pubblicare con uno pseudonimo (ma mi sarei vergognata comunque di non averci messo la faccia!)
Re: Tutta l'editoria ormai è diventata EAP?
25ivalibri ha scritto: Comunque mi è capitato di vedere qualche "amico" alle mie presentazioni che non solo non ha comprato il libro ma mi ha pure ammesso candidamente che se lo sarebbe fatto passare da qualche altro amico comune e che l'avrebbe letto! Va bene che è un diritto del lettore però dirmelo così spudoratamente...Se può consolarti, a me è capitato molto di peggio, alla presentazione di un mio libro di poesia. Una mia "amica" non solo non ha acquistato il libro ma, quasi a volermi far credere che sarebbe stata interessata a leggerlo, mi ha chiesto di prestarle una copia per farsi le fotocopie...