EmilyR wrote: Vorrei chiarire alcune cose che sono emerse nella discussione…
Non ti offendere, ma tuo discorso non regge quasi in nessun punto. Parti da premesse arbitrarie, e arrivi a conclusioni ancora più arbitrarie.
wrote:A) Non sono rari i casi di grandi successi letterari scartati da molti editori famosi prima di trovarne uno che gli desse fiducia. Di recente mi pare che Harry Potter fosse stato proposto a più di 10 CE che lo rifiutarono. Ma è solo l’ultimo di una lunga serie. Quindi non di rado le CE scambiano per spazzatura ciò che invece ha grande valore.
Dici che "non sono rari", e poi citi un singolo caso (sempre il solito) che risale a oltre vent'anni fa. Questo dimostra che in realtà i casi del genere sono più unici che rari. In ogni caso, il fatto che i testi siano rifiutati non dipende dal fatto che le CE scambiano per "spazzatura" opere di grande valore letterario (cosa che, peraltro, possibilmente non è nemmeno HP), ma dal fatto che quelle opere non sono attinenti alla linea editoriale della CE.
wrote:
B) Non conosco a fondo le dinamiche interne alle CE ma non penso di sbagliarmi troppo se dico che, fatti 100 i libri che ogni anno pubblica una CE, alla fine “hanno successo” sì è no 30, forse anche meno, 20. Mentre i restanti 70-80 non si ripagano nemmeno i costi. Credo che ogni CE si tenga in piedi su quel 20% di libri “azzeccati” che ripagano di tutto il resto. Se così non è, citatemi una CE che possa vantare di “vendere bene” più del 60-70% delle nuove pubblicazioni…
[...]
No, solo perché è difficilissimo capire se un testo andrà bene o male.
Ti sbagli e anche di grosso. Il mercato del libro è molto più pre-determinato di quanto si pensi, perlomeno a livello alto (a livello basso è dilettantismo editoriale). Gli editori seguono dei trend consolidati, e li conoscono gli agenti letterari che propongono opere agli editori. Inoltre, prima di immettere un libro sul mercato, gli editori medio-grossi sondano il mercato stesso, attraverso i promotori (e in base alle prevendite stabiliscono tirature, prezzo, a volte cambiando anche il titolo o la copertina in corso d'opera). Poi è vero che i grossi editori a volte pubblicano libri a perdere, perché se lo possono permettere (se Mondadori guadagna centinaia di migliaia di euro con "Spare" di Harry, perdere 3.000 euro in un esordiente non è un problema). nel caso delle piccole e medie CE, tuttavia, la scelta di pubblicare ogni libro è molto oculata, e non si fanno investimenti a perdere. Poi è nell'ordine delle cose che alcuni titoli possano risultare in un flop, ma che 70-80 libri su 100 "non si ripagano nemmeno i costi" è davvero fuori dalla realtà.
wrote:Riassumendo e unendo A e B arriviamo alla tesi: nemmeno le CE sono particolarmente capaci a valutare i testi.
Le CE valutano esclusivamente in base alle proprie logiche commerciali, al proprio target di lettori, all'attinenza alla linea editoriale, e su quello sono capaci eccome, perché è il loro mestiere. Se così non fosse, fallirebbero. Le CE di qualità (le quali hanno almeno quindici anni alle spalle) non falliscono proprio perché
sono particolarmente capaci di valutare i testi e di pubblicarli nel modo migliore.
wrote:Inoltre vorrei dire che se le CE sono sommerse da spazzatura in fondo se la sono cercata anche loro. Io ad esempio ho scritto alcuni libri che ammetto non saranno mai dei best-seller… e forse nemmeno verranno pubblicati, ma guardandomi in giro non vedo all’opera dei Dostoevskij, Austen o Dickens.
La "spazzatura" di cui sono sommersi gli editori non è tanto sul piano della qualità letteraria (cosa comunque spesso opinabile), ma sul piano dell'incapacità di padroneggiare la lingua italiana. Gli editori ricevono manoscritti illeggibili e imbarazzanti, pieni di strafalcioni, ingenuità, refusi.
wrote:Invece di conquistare la tua fiducia per spingerti a comprare qualcosa, invece, il sito del piccolo editore ti tratta dall'alto in basso, quasi come se tu (aspirante autore) fossi uno scocciatore. E te lo dicono pure chiaro, lo esprimono quasi con orgoglio il disprezzo che hanno verso di te, la distanza che vogliono mantenere ("non scriverci, non telefonarci, non mandarci questo, non mandarci quello...").
Preferisci i siti di quelle CE (Eap e surrogati) che dicono "pubblica con noi", "mettiti in gioco", "cerchiamo proprio te"? L'alternativa è quella.
wrote:Poi tutte queste case editrici si lamentano che non hanno lettori e molte falliscono. Chissà perché, che mistero misterioso.
Quindi secondo te le CE falliscono perché sono un po' prevenute (e, ti concedo, anche un po' snob) nei confronti dei manoscrittori seriali?
Semmai, falliscono quelle CE che non lo sono, come quelle di cui sopra.
@Silverwillow
Silverwillow wrote:La differenza c'è, ti assicuro. Magari parlo solo per esperienza personale, ma ho una buona opinione delle CE che mi hanno risposto, qualche volta perfino motivando il rifiuto. È chiaro che alla fin fine non cambia niente, ma hai almeno la sensazione di avere avuto a che fare con qualcuno, ti senti una persona, non un indirizzo email.
Siamo tutti d'accordo sul fatto che, potendo scegliere, preferiremmo ricevere una risposta. Ed è ovvio che un editore che risponde (di solito un micro) fa una cosa gradita all'autore. Detto questo, non vedo dove stia il problema se un editore - quello stesso che, come dici, sceglie
volontariamente di accettare manoscritti - dice nella stessa pagina dei manoscritti che dopo tot mesi il silenzio è da considerarsi come un rifiuto. Ti sta dicendo: io editore X scelgo
volontariamente questa politica verso i manoscritti, tu autore Y sei libero di accettarla o meno. Potrei considerare "maleducato" solo un editore che promette risposta a tutti, e poi non mantiene la promessa. Cosa piuttosto rara.
Ti faccio inoltre notare che, a volte, gli editori rispondono non tanto per educazione, ma per non chiudersi del tutto la porta con un autore. Se proponi un manoscritto interessante, che viene rifiutato per un pelo, a volte ottieni una risposta per non precludersi la possibilità di riceverne in futuro un altro - magari migliore - da parte dello stesso autore. Funziona così anche con le proposte di traduzione: mi è capitato di ricevere risposte gentilissime di rifiuto (anche nell'arco di 2-3 giorni) da parte di editori inaccessibili (per dire, Marsilio o San Paolo) che avevano comunque apprezzato la proposta, e quindi indirettamente mi invitavano a farne altre. Se gli editori fossero davvero maleducati, non risponderebbero nemmeno alle proposte ricevute tramite agenzie letterarie. Invece, in quel caso la regola è di rispondere, anche in caso di rifiuto, dato che non siamo nell'agone dei manoscrittori seriali.
@Ilaris
Ilaris wrote:Dire che non si accettano manoscritti e una risposta automatica sono una forma di educazione e di rispetto; lasciare l'indirizzo per l'invio dei manoscritti sul sito e non rispondere neanche con una risposta standard non lo è. Non sono solo io ad avere questa opinione, a giudicare dagli interventi in questo post.
Va bene, ma una volta preso atto che la realtà è agli antipodi dei propri auspici, che fare? Sembra che la speranza recondita sia che qualche editore, leggendo questo thread, possa pentirsi della propria (presunta) maleducazione. Non credo proprio che avverrà, anzi.