Cheguevara wrote: E che dire quando, nel campo della telefonia, la parola "mobile" - termine senza dubbio presente, con l'identico significato, nel vocabolario italiano - viene pronunciata "mobàil"? O il termine "bipartisan" viene, a totale sproposito, pronunciato "baipartisan", anche da giornalisti titolati?
Questione di buonsenso che manca, come dicevo.
Hai ragione. È così.
Io ho l'operatore Postemobile e un mio amico di Torino mi dice /postemobàil/. Inoltre sfotte quelli che dicono /postemòbile/ perché sono ignoranti e nel 2023 non hanno capito che ci siamo evoluti, ma io continuo a dire /postemòbile/

I giornalisti sbagliano sempre, specialmente con i toponimi e così Cìnisi (PA) diventa Cinìsi (che in siciliano sta per "cinese", abitante della Cina), Belìce (TP) diventa Bèlice, ecc… Oggi la gente dice Bèlice, come i giornalisti: se vogliono possono cambiare la lingua.
C'è un sito dedicato al lavoro per i disabili iscritti alle categorie protette ai sensi della legge 68/1999. Di tanto in tanto organizzano incontri diretti tra selezionatori di grandi aziende italiane e candidati. I selezionatori (per le maggior parte ragazze straf***e con età media venticinque anni) parlano una lingua indecente fatta di "mission", "strategy", "young community"…, e di vari anglismi buttati a caso ("a c***o" sarebbe meglio dire

). A un certo punto si è collegata una selezionatrice americana di lingua inglese. Sai che non c'era differenza tra italiani e americani? Ho capito che era americana perché alla fine si è rivolta a qualcuno fuori campo e ha detto: "Ah, ma dovevo parlare in italiano?! Io sono americana! Se certuni non hanno capito, so lo facciano tradurre".
Ho imparato che le cose non si programmano più, ma si "schedulano" (da
to schedule); che i dipendenti non si informano, ma si "briffano" (da
to brief), ecc… I linguisti chiamano scherzosamente (ma non tanto) questa lingua "aziendalese".
Su un videogioco non si cammina più, ma si uolca (da
to walk); non si va a cavallo, ma si horsa (da
to horse); non si vola, ma si flaia (da
to fly); non si corre, ma si ranna (da
to run); e qui mi fermo per non farla troppo lunga e per carità di patria.
Ecco, questi eccessi mi fanno ribrezzo!
Cheguevara wrote: i dialetti (tutti) vanno difesi
Qua tocchi un
topic (tanto per rimanere in argomento

) molto
interesting. Vanno difesi tutti e poi tecnicamente non sono dialetti, ma lingue come il francese, lo spagnolo, l'italiano (o tosco-italiano), il portoghese, ecc…, ma meno fortunate e con un areale piccolo. Si sono evolute anch'esse dal latino. Io le chiamo
lingue storiche perché sono le lingue che si parlavano in Italia prima della diffusione dell'italiano. I tuoi avi parlavano quelle lingue, mica l'italiano, che nemmeno esisteva. Così in Sicilia si parlava il siciliano, l'italiano è stato introdotto dopo (c'è che dice che il processo di introduzione non sia ancora finito). Hanno avuto un importanza capitale nello sviluppo dell'Italia. Come proteggiamo Pompei e le pitture rupestri della val Camonica, così dovremmo proteggere le lingue d'Italia. Sul Tubo c'è un linguista canadese che fa video su varie lingue. Fa "the french language", "the spanish language", "the portuguese language", ecc… Poi, quando tocca all'italiano, fa due video: "the italian language" e "the languages of Italy".
Quanto al romanesco, questo in epoca storica moderna ha avuto molti contatti col toscano, da cui si è evoluto anche l'italiano. La somiglianza tra italiano e romanesco dunque non stupisce.