Commento
Nel cielo baci di lanterne rosse,
salutano il fiume svestite dei corpi
come un sospiro freddo
appena sotto l'orecchio,
e siamo sul ponte a guardare
tra i fiori le finestre mancate,
noi, forbici d'un sogno
senza le labbra morbide.
Della neve restano le orme sciolte,
come piatti sporchi e briciole
sulle tavole e ai piedi delle porte
senza più le loro maniglie.
Re: Lanterne rosse
2@BollaDiSapone ciao, vedo il link al commento ma non la poesia. Forse ti è sfuggito qualcosa nel copia-incolla.
Re: Lanterne rosse
3@Anglares ehm, mi stai dicendo che mancano i versi? Ho creato un topic vuoto? Perché io la vedo la poesiola.
Che faccio, la riscrivo in un commento qui sotto?
Che faccio, la riscrivo in un commento qui sotto?
Re: Lanterne rosse
4BollaDiSapone ha scritto: @Anglares ehm, mi stai dicendo che mancano i versi? Ho creato un topic vuoto? Perché io la vedo la poesiola.Credo di aver capito... c'era un problema con i colori.
Che faccio, la riscrivo in un commento qui sotto?
Ora che la vedo, quella che mi è apparsa e una trama di immagini fluide e molto accattivanti. Provo a ripassare formulando un commento più articolato.
Re: Lanterne rosse
5Colori? Bah, vai a capire cosa ho combinato. Grazie per aver risolto @Anglares
Anglares ha scritto: Ora che la vedo, quella che mi è apparsa e una trama di immagini fluide e molto accattivanti. Provo a ripassare formulando un commento più articolato.Ti aspetto molto volentieri, non vedo l'ora.
Re: Lanterne rosse
6ciao @BollaDiSapone provo a commentare la tua poesia. Sono versi ricchi di note dolenti che rimandano alla perdita della gioia, la mancanza di slancio verso la vita. "... e siano sul ponte a guardare tra i fori le finestre mancate", le finestre mancate sono proprio l'affaccio alla vita che è venuto meno. Poi, "...forbici di un sogno senza labbra morbide", e qui vedo l'immagine opposta al sogno che, quando è bello, ci manda in estasi fecendoci allargare le labbra in un sorriso. Prosegui con il verso in cu accenni alla neve che di per sé risveglierebbe immagini di candore e che invece rappresenti con "... le orme sciolte, come piatti sporchi e briciole sulle tavole..." che traduco in: non c'è più niente da gustare, nulla che possa nutrirci. Infine, "... porte senza maniglie" ovvero, non abbiamo più un un luogo dove andare né un futuro sul quale affacciarci.
L'unico verso che non riesco a decifrare, o meglio a tradurre in un'immagine che calzi con il testo che lo segue è il primo verso, le lanterne rosse potrebbero essere le anime. Con "senza vestiti" potresti intendere questo, ma non ne sono certa.
Concludo facendoti i miei complimenti ogni parola è pregna di significato, e per quanto "soffice" all'ascolto è un vero macigno.
Molto brava.
L'unico verso che non riesco a decifrare, o meglio a tradurre in un'immagine che calzi con il testo che lo segue è il primo verso, le lanterne rosse potrebbero essere le anime. Con "senza vestiti" potresti intendere questo, ma non ne sono certa.
Concludo facendoti i miei complimenti ogni parola è pregna di significato, e per quanto "soffice" all'ascolto è un vero macigno.
Molto brava.
Re: Lanterne rosse
7Ciao @Adel J. Pellitteri grazie per essere passata, ti rispondo subito e perdona il leggero ritardo.
A presto, ti leggerò presto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: L'unico verso che non riesco a decifrare, o meglio a tradurre in un'immagine che calzi con il testo che lo segue è il primo verso, le lanterne rosse potrebbero essere le anime. Con "senza vestiti" potresti intendere questo, ma non ne sono certa.Parto da qui, sarà più immediato collegarsi. Le lanterne rosse sono l'elemento che mi hanno ispirato, per questo motivo risultano quasi separate dal resto del componimento, ma non indipendenti. Le hai interpretate correttamente, sono proprio anime, mi sono lasciata trasportare da una precisa scena dove in particolare rappresentavano i defunti, ho poi "afferrato" la mancanza di vita, piuttosto che morte, proiettandola in basso e il ponte diviene come un elemento di congiunzione che ho finito per catapultare nel sentimento: quindi si può leggere in un certo senso sia dal punto di vista di un vivo che di un defunto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Sono versi ricchi di note dolenti che rimandano alla perdita della gioia, la mancanza di slancio verso la vita. "... e siano sul ponte a guardare tra i fori le finestre mancate", le finestre mancate sono proprio l'affaccio alla vita che è venuto meno. Poi, "...forbici di un sogno senza labbra morbide", e qui vedo l'immagine opposta al sogno che, quando è bello, ci manda in estasi fecendoci allargare le labbra in un sorriso. Prosegui con il verso in cu accenni alla neve che di per sé risveglierebbe immagini di candore e che invece rappresenti con "... le orme sciolte, come piatti sporchi e briciole sulle tavole..." che traduco in: non c'è più niente da gustare, nulla che possa nutrirci. Infine, "... porte senza maniglie" ovvero, non abbiamo più un un luogo dove andare né un futuro sul quale affacciarci.La tua interpretazione è dal punto di vista dei vivi ed è stato parecchio emozionante leggerne le immagini per come, alla fine, le avevo immaginate. In quanto la mancanza di slancio verso la vita ci rende un po' morti dentro, come al contrario avessimo addosso troppi vestiti per poterne gustare la semplicità e la gioia, che spesso risiede nelle piccole cose e non sotto polveri e polveri di "pesi" insospettabili. Il ribalto della medaglia ci tenevo che si percepisse, quindi ti ringrazio soprattutto per l'associazione ai sogni e alla neve. Le porte... penso che tu abbia già aggiunto una sfumatura in più
Adel J. Pellitteri ha scritto: Concludo facendoti i miei complimenti ogni parola è pregna di significato, e per quanto "soffice" all'ascolto è un vero macigno.Grazie di cuore, sono un po' malinconica di mio e cerco di rendere appunto soffici certi concetti ruvidi e duri, anche se certe volte la crudezza va resa tale.
Molto brava.
A presto, ti leggerò presto.
Re: Lanterne rosse
8Ciao @BollaDiSapone !.
Piacere di conoscerti.
Intanto, prima di iniziare, mi complimento per il bellissimo nick.
Se facevi parte del Wd può darsi che ci fossimo già incrociati, ma così a mente non ricordo.
Veniamo alla tua (bella!) poesia?
Sono stato subito attirato dal titolo. Sono sposato con una tailandese, ed è superfluo specificare quanto l'oriente mi affascini.
Ecco, di lanterne non sono però esperto, ma a intuito quelle rosse credo che abbiano a che fare con la spiritualità cinese (?).
Nel cielo baci di lanterne rosse,
salutano il fiume svestite dei corpi
come un sospiro freddo
appena sotto l'orecchio,
Quanto piacevole ermetismo in questi primi versi. Di solito quand'è così non ne indovino una che sia una, ma vabbè
Baci di lanterne rosse mi fa pensare all'immagine positiva che le lanterne disegnano, poi, certo, il rosso delle labbra (e di tutto ciò mi faccio un gran bel quadro), e mi sento immergere nella sfera spirituale in maniera pittoresca.
Poi, però, quel "sospiro freddo appena sotto l'orecchio" mi fa rabbrividire, mi introduce questa volta, dopo un inizio "caloroso", in un contesto meno confortevole...
e siamo sul ponte a guardare
Ora so attribuire la provenienza del sospiro freddo: arriva dal fiume. Dai defunti? Forse è una specie di funerale? Non so ma il freddo mi fa pensare alla morte. E comunque arriva in maniera intima, perché "sotto l'orecchio" sa quasi di sussurro, di confidenza (macabretta, se ho intuito bene)
tra i fiori le finestre mancate,
noi, forbici d'un sogno
senza le labbra morbide.
Qui viene fuori una mancanza, che non riesco a contestualizzare se non con la morte di cui sopra.
"Noi, forbici di un sogno"...
fatico a codificarla. È un bellissimo verso, evocativo, ma mi sfugge il senso (per palese demerito mio, mi pare ovvio).
Quel "noi" sembra sancire il distacco tra vivi e "non vivi" (ormai ho deciso che si tratta di un funerale ), però dentro ci leggo un senso di colpa che in tal senso mi mette in difficoltà.
Le labbra morbide invece mi riportano al rosso delle lanterne (baci nel cielo), e questo mi fa pensare che, già dai versi precedenti, ci sia stato proprio un cambio di stato d'animo.
Poi leggo l'ultima strofa
Della neve restano le orme sciolte,
come piatti sporchi e briciole
sulle tavole e ai piedi delle porte
senza più le loro maniglie.
e allora propendo per portare avanti il mio pensiero, cioè che dalla materialità delle lanterne, con tutto il loro gran colpo d'occhio, si passi ad uno stato di assenza, a una forte nostalgia per chi non c'è più.
Beh, nonostante qualche perplessità per quanto riguarda la mia stessa interpretazione non posso nascondere di essere stato catturato dai tuoi versi, molto.
Ci sono immagini precise e non banali, ma soprattutto non scontate (l'originalità) e mentre gli occhi si riempiono, a fasi alterne, di rosso e di vuoto, la lettura scorre che è un piacere.
Complimenti, BollaDiSapone (ma quant'è bello 'sto nome...), e a rileggerti prestissimo!
Piacere di conoscerti.
Intanto, prima di iniziare, mi complimento per il bellissimo nick.
Se facevi parte del Wd può darsi che ci fossimo già incrociati, ma così a mente non ricordo.
Veniamo alla tua (bella!) poesia?
Sono stato subito attirato dal titolo. Sono sposato con una tailandese, ed è superfluo specificare quanto l'oriente mi affascini.
Ecco, di lanterne non sono però esperto, ma a intuito quelle rosse credo che abbiano a che fare con la spiritualità cinese (?).
Nel cielo baci di lanterne rosse,
salutano il fiume svestite dei corpi
come un sospiro freddo
appena sotto l'orecchio,
Quanto piacevole ermetismo in questi primi versi. Di solito quand'è così non ne indovino una che sia una, ma vabbè
Baci di lanterne rosse mi fa pensare all'immagine positiva che le lanterne disegnano, poi, certo, il rosso delle labbra (e di tutto ciò mi faccio un gran bel quadro), e mi sento immergere nella sfera spirituale in maniera pittoresca.
Poi, però, quel "sospiro freddo appena sotto l'orecchio" mi fa rabbrividire, mi introduce questa volta, dopo un inizio "caloroso", in un contesto meno confortevole...
e siamo sul ponte a guardare
Ora so attribuire la provenienza del sospiro freddo: arriva dal fiume. Dai defunti? Forse è una specie di funerale? Non so ma il freddo mi fa pensare alla morte. E comunque arriva in maniera intima, perché "sotto l'orecchio" sa quasi di sussurro, di confidenza (macabretta, se ho intuito bene)
tra i fiori le finestre mancate,
noi, forbici d'un sogno
senza le labbra morbide.
Qui viene fuori una mancanza, che non riesco a contestualizzare se non con la morte di cui sopra.
"Noi, forbici di un sogno"...
fatico a codificarla. È un bellissimo verso, evocativo, ma mi sfugge il senso (per palese demerito mio, mi pare ovvio).
Quel "noi" sembra sancire il distacco tra vivi e "non vivi" (ormai ho deciso che si tratta di un funerale ), però dentro ci leggo un senso di colpa che in tal senso mi mette in difficoltà.
Le labbra morbide invece mi riportano al rosso delle lanterne (baci nel cielo), e questo mi fa pensare che, già dai versi precedenti, ci sia stato proprio un cambio di stato d'animo.
Poi leggo l'ultima strofa
Della neve restano le orme sciolte,
come piatti sporchi e briciole
sulle tavole e ai piedi delle porte
senza più le loro maniglie.
e allora propendo per portare avanti il mio pensiero, cioè che dalla materialità delle lanterne, con tutto il loro gran colpo d'occhio, si passi ad uno stato di assenza, a una forte nostalgia per chi non c'è più.
Beh, nonostante qualche perplessità per quanto riguarda la mia stessa interpretazione non posso nascondere di essere stato catturato dai tuoi versi, molto.
Ci sono immagini precise e non banali, ma soprattutto non scontate (l'originalità) e mentre gli occhi si riempiono, a fasi alterne, di rosso e di vuoto, la lettura scorre che è un piacere.
Complimenti, BollaDiSapone (ma quant'è bello 'sto nome...), e a rileggerti prestissimo!
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.
Re: Lanterne rosse
9Luca C. ha scritto: Intanto, prima di iniziare, mi complimento per il bellissimo nick.Oh, grazie @Luca C. Volevo una connessione con il mondo dell'infanzia, me felice!
Luca C. ha scritto: Se facevi parte del Wd può darsi che ci fossimo già incrociati, ma così a mente non ricordo.Sì, avevo un altro nick, ma ero più fantasmina che attiva. Quindi davvero pochi sanno o si ricordano chi io sia.
Luca C. ha scritto: Quanto piacevole ermetismo in questi primi versi.Che piacevolezza, non è sempre scontato che l'ermetismo piaccia
Luca C. ha scritto: Dai defunti? Forse è una specie di funerale? Non so ma il freddo mi fa pensare alla morte. E comunque arriva in maniera intima, perché "sotto l'orecchio" sa quasi di sussurro, di confidenza (macabretta, se ho intuito bene)Hai intuito correttamente. Il dualismo che percepisci durante la lettura, a livello di sensazioni e immagini, è perché la stessa poesia fa da ponte tra i vivi e i morti, in una sfera intima che può essere interrogativa o un buon punto dal quale osservare, prendere parte.
Sono anche molto felice dell'appunto sui colori, sai che non me ne sono accorta? Effettivamente, mi trovo spesso a giocarci e chissà con una consapevolezza in più potrà essere uno spunto per migliorarne la resa. Pittoresca stadio avanzato, insomma!
Luca C. ha scritto: Beh, nonostante qualche perplessità per quanto riguarda la mia stessa interpretazione non posso nascondere di essere stato catturato dai tuoi versi, molto.Grazie a te, piuttosto. A rileggerci
Ci sono immagini precise e non banali, ma soprattutto non scontate (l'originalità) e mentre gli occhi si riempiono, a fasi alterne, di rosso e di vuoto, la lettura scorre che è un piacere.