In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima della povera gente.
Quando il maltempo aveva costretto i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse (li aveva assolti?), ma (comminò un) con un lungo digiuno come penitenza.
In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima della povera gente.
Quando il maltempo costrinse i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse, ma (comminò un) con un lungo digiuno come penitenza.
Convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera fossero la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente, il parroco aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, ma con un lungo digiuno come penitenza.
Il convincimento del parroco persevera nel tempo, ma il maltempo che costringe è precedente l'epoca in cui si svolge l'azione nel romanzo. L'assoluzione, tanto per non farci mancar nulla, è successiva al maltempo, ma precedente la penitenza.
E adesso?
Re: Cosecutio
2Fraudolente ha scritto: lun gen 11, 2021 5:18 pm In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima della povera gente.Scelgo questa, con una aggiunta e una sottrazione (con):
Quando il maltempo aveva costretto i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse (li aveva assolti?), ma (comminò un) con un lungo digiuno come penitenza.
In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima della povera gente.
Quando il maltempo costrinse i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse, ma (comminò un) con un lungo digiuno come penitenza.
Convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera fossero la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente, il parroco aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, ma con un lungo digiuno come penitenza.
Il convincimento del parroco persevera nel tempo, ma il maltempo che costringe è precedente l'epoca in cui si svolge l'azione nel romanzo. L'assoluzione, tanto per non farci mancar nulla, è successiva al maltempo, ma precedente la penitenza.
E adesso?
Convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera fossero la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente, il parroco aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, ma comminato loro un lungo digiuno come penitenza.
Re: Cosecutio
3Poeta Zaza ha scritto: Convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera fossero la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente, il parroco aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, ma comminato loro un lungo digiuno come penitenza.Grazie.
Tuttavia, mi sembra ovvio a chi sia stato comminato il digiuno, e quindi inutile specificarlo con un "loro". Già ribadisco la "povera gente" con i "contadini"... Per lo stesso motivo , è ovvio che una penitenza si "commini". Mi piace il termine, appropriato ma temo superfluo.
Re: Consecutio
4Ciao, @Fraudolente . Non so il prima e il dopo di questo breve brano. Io lo riscriverei così:
In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima di quella povera gente.
Quando il maltempo ebbe costretto i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse, ma comminò loro un lungo digiuno come penitenza.
In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima di quella povera gente.
Quando il maltempo ebbe costretto i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse, ma comminò loro un lungo digiuno come penitenza.
Si finisce col non pensare nel momento in cui si smette di dubitare di tutto ciò in cui si trova il minimo sospetto di incertezza.
Re: Cosecutio
5Elegiac ha scritto:Non so il prima e il dopo di questo breve brano.Il problema è proprio la consecutio, ovvero la concordanza di tempi e subordinate con la principale in relazione a anteriorità, posteriorità e contemporaneità.
In questo caso
Fraudolente ha scritto: Il convincimento del parroco persevera nel tempo, ma il maltempo che costringe è precedente l'epoca in cui si svolge l'azione nel romanzo. L'assoluzione, tanto per non farci mancar nulla, è successiva al maltempo, ma precedente la penitenza.Non è possibile estrapolare una frase (o un verbo) dal contesto.
Grazie.
Re: Consecutio
6La consecutio è giusta. Comunque per rendere più chiara la sequenza degli eventi io proverei usando all’occorrenza degli avverbi di tempo. Il lettore, di solito, vuole gustarsi la storia senza fare corse a ostacoli.
Si finisce col non pensare nel momento in cui si smette di dubitare di tutto ciò in cui si trova il minimo sospetto di incertezza.
Re: Cosecutio
7Elegiac ha scritto: Quando il maltempo ebbe costretto i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse, ma comminò loro un lungo digiuno come penitenza.@Elegiac , "ebbe costretto" temo non vada bene. Se vuoi, prova a trasformare il "quando" in "ogni volta che". Mi sa che un "aveva costretto" (trapassato prossimo) sia il tempo giusto. Il trapassato remoto è quasi un reperto archeologico.
Ti inquadro la frase nel contesto: il parroco si trova in mezzo a una rivolta di popolo in un giorno del Signore del XIII secolo. Deve decidere se stare con i villani o con i padroni. Proprio lui che, ogni qual volta il maltempo aveva costretto... aveva comminato.
Non vorrei sbagliare ma il trapassato prossimo, come l'imperfetto, dovrebbe indicare un'azione continuata o ripetuta nel tempo. Come in questo caso.
Re: Consecutio
8Fraudolente ha scritto: lun gen 11, 2021 5:18 pm In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima della povera gente.Non riesco a quotare, né a copiare/incollare. L'ultima elaborazione del testo secondo me è la più valida, perché da un lato rispetta pienamente la consecutio temporum, dall'altro usa meno parole per esprimere il concetto.
Quando il maltempo aveva costretto i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse (li aveva assolti?), ma (comminò un) con un lungo digiuno come penitenza.
In cuor suo, il parroco era convinto che il riposo e la preghiera fossero la cura migliore per il corpo e l'anima della povera gente.
Quando il maltempo costrinse i contadini a mietere nel giorno del Signore, li assolse, ma (comminò un) con un lungo digiuno come penitenza.
Convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera fossero la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente, il parroco aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, ma con un lungo digiuno come penitenza.
Il convincimento del parroco persevera nel tempo, ma il maltempo che costringe è precedente l'epoca in cui si svolge l'azione nel romanzo. L'assoluzione, tanto per non farci mancar nulla, è successiva al maltempo, ma precedente la penitenza.
E adesso?
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
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Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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Re: Cosecutio
9Cheguevara ha scritto: L'ultima elaborazione del testo secondo me è la più valida, perché da un lato rispetta pienamente la consecutio temporum, dall'altro usa meno parole per esprimere il concetto.Infatti è quella che ho adottato.
Cheguevara ha scritto:Non riesco a quotare, né a copiare/incollare.Apri la risposta, seleziona la parte che interessa e clicca su cita.
Ciao, @Cheguevara , ti ritrovo qui con piacere!
Re: Cosecutio
10Fraudolente ha scritto: mar gen 12, 2021 11:31 am Infatti è quella che ho adottato.L'avevo già fatto, senza riuscire. Adesso è andata (pare).
Apri la risposta, seleziona la parte che interessa e clicca su cita.
Ciao, @Cheguevara , ti ritrovo qui con piacere!
Il piacere è reciproco.
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Re: Consecutio
11Fraudolente ha scritto: lun gen 11, 2021 5:18 pm Convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera fossero la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente, il parroco aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, ma con un lungo digiuno come penitenza.
Ti dico la mia
Anche a me questa pare la forma migliore e hai fatto bene ad adottarla. Io, in alternativa, la scriverei così:
Il parroco era convinto in cuor suo che il riposo e la preghiera erano la miglior cura per il corpo e l’anima della povera gente; pertanto aveva assolto i contadini costretti dal maltempo a mietere nel giorno del Signore, infliggendo loro (o infliggendogli) però un lungo digiuno come penitenza.
Dicono che la paratassi è da preferire.
Il Sommo Misantropo
Re: Consecutio
12Sono da un telefonino e senza occhiali
Scusate le probabili sviste. Dunque dunque... Perché tutti insistono, a parte il grande @Cheguevara , a ribadire l' ovvio? Si sa a chi il presbitero infligge la penitenza. Però, a parte la faccenda gli o loro, la proposta di @dyskolos non è male.
Scusate le probabili sviste. Dunque dunque... Perché tutti insistono, a parte il grande @Cheguevara , a ribadire l' ovvio? Si sa a chi il presbitero infligge la penitenza. Però, a parte la faccenda gli o loro, la proposta di @dyskolos non è male.