L'Om

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-Marco, quanto manca?- gli grido con l’ultimo fiato che ho in gola.
-Poco, manca poco- fa lui senza guardarmi.
Lo conosco e quando dice “poco” vuol dire che siamo solo a metà strada. Faccio come se niente fosse e mi rimetto in marcia. La salita è serrata, non dà scampo. Un muro verticale che non rallenta, che si affronta con coraggio e abnegazione. Sono immerso nel bosco, galleggio nell’esplosione di verde che è il mese di maggio. Le piante, l’erba, i piccoli arbusti, tutti insomma sfogano la loro voglia di vita, la urlano. Non ce la faccio quasi più, vorrei dire a Marco che mi fermo, che non riesco a continuare, vorrei arrendermi alla stanchezza, alla salita. Il cuore ormai ha cambiato posizione, si è trasferito nelle mie tempie e l’unico rumore che sento è il mio catarro da fumatore che pare essersi staccato dai polmoni in cerca di libertà. Poi mi volto e vedo il lago dall’alto e tutto cambia, il cuore rallenta e la fatica scompare per un attimo. Il lago è lì, ottocento metri sotto di me, lungo e placido, pare addormentato. Da qui sembra verde anche lui, ma non del colore delle foglie, piuttosto di un verde profondo. La sua superficie liscia e rigida è spezzata solo da qualche barca solitaria che ne disegna arterie bianche. Marco mi dice qualcosa ma non capisco. Abbasso la testa e vado avanti. Quanto invidio il mio amico, saltella come un camoscio su questa verticalità non adatta all’uomo. L’ultimo tratto è il più impegnativo. Il vuoto sulla mia sinistra mi spaventa e mi tengo bene alle catene per non cadere. Adesso il cuore è tornato a battermi in testa e il respiro aumenta, aumenta, tanto da farmi preoccupare. Cerco di tenerlo sotto controllo per non fare agitare Marco: ci teneva a mostrarmi questo luogo. Poi, dopo un piccolo tratto semi pianeggiante, aggirato un grosso costone di montagna, l’Om. Un monolito di granito alto trenta metri mi osserva, scruta ogni mio passo, difendendo come una guardia la “sua” montagna. È fiero, si staglia lasciando poco spazio per il cielo alle sue spalle. L’attore principale, il protagonista, io un imbucato allo spettacolo. Mi fermo, prendo fiato e l’osservo. Provo a scrutarne l’essenza. Un’espressione di forza, stoicismo e libertà. Il suo controllo rassicura, tranquillizza. Lui che gode di questa vista magnifica, lui che è figlio della montagna. Lui che aspetta... Poi d’impeto un conato mi assale, bolle dal basso e mi inquina la bocca. L’Om è un prigioniero, penso. Immobile può solo aspettare, aspettare il tempo, il passare del tempo, degli anni, dei secoli. Solo la sua ombra cambia, si allunga e si ritira, si sviluppa verso valle per poi tornare sulla montagna. Anche la mia ombra è sovrapposta alla sua, si nasconde, vigliacca e silenziosa. Poi alzo lo sguardo, e vedo che quell’Om sono io nella paura che ho del cambiamento, nell’immobilità. Sono io e vorrei distruggerlo, spaccarlo in mille frammenti di granito per poi triturarli fino a farli diventare sabbia, atomi di silicio e disperderli nel vento. Lui continua ad aspettare. Lo odio e mi odio.
Marco mi chiama. Riprendo la salita e mi lascio alle spalle l’Om. Il tempo torna a scorrere nel suo lento, inesorabile conto alla rovescia.

Re: L'Om

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Ciao @Kalut

Premessa: odio scrivere con lo smartphone, ma sono costretta a farlo perché mi si è rotto il computer. Credo di essere a credito di un bonus-commento da qualche parte sul forum, ma non mi ricordo dove. E allora mi sono messa alla ricerca di un racconto a cui fare le pulci per partecipare a un contest; mi è andata molto male perché sono incappata nel tuo.

Che dire? L'ho adorato fin dalla prima lettura, e non solo perché un po' di anni fa arrampicavo e scalavo anch'io e ho provato tutte le sensazioni di puro terrore, timore reverenziale, meraviglia, fatica fisica (e l'immancabile guida "manca poco") che tu descrivi, ma perché lo fai in modo magistrale, da scrittore vero.
Complimenti e grazie, mi hai regalato una bellissima lettura e mi hai fatto venir voglia di ricominciare a divorare romanzi sulla montagna.
Comunque, ahiahiai, qualche pulce te la devo fare:
1- Mancano gli spazi tra i trattini e le parole
2 - I trattini di dialogo devono essere più lunghi.
:D  
Già.

Re: L'Om

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@Ilaris che dirti, grazie! In più se rimetti le scarpette dopo aver letto il mio racconto mi fa ancora più piacere 😅

 

Re: L'Om

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Bel racconto, un po' troppo breve, forse troppo perfino per grandi i maestri delle short stories, ma comunque veramente ben costruito, con una padronanza della punteggiatura e della grammatica invidiabile. Alcuni aspetti relativi alla forma andrebbero corretti: andare a capo nei dialoghi, usare il trattino corretto, revisionare correggendo le spaziature.

Un buon racconto, dove si apprezza la capacità descrittiva dell'autore, a me piace molto questa parte : "[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Poi d’impeto un conato mi assale, bolle dal basso e mi inquina la bocca. L’Om è un prigioniero, penso. Immobile può solo aspettare, aspettare il tempo, il passare del tempo, degli anni, dei secoli. Solo la sua ombra cambia, si allunga e si ritira, si sviluppa verso valle per poi tornare sulla montagna. Anche la mia ombra è sovrapposta alla sua, si nasconde, vigliacca e silenziosa. Poi alzo lo sguardo, e vedo che quell’Om sono io nella paura che ho del cambiamento, nell’immobilità". Il rapporto descrizione esterna/condizione interiore e da scrittore fatto e finito.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non amo le storie "naturalistiche" e non mi intendo del genere montagna e simili, ma devo dire che a mio giudizio pur nell'eccessiva brevità è un buon lavoro.[/font]

Re: L'Om

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@Ettore Navarra intanto grazie per la bella recensione. Il racconto è breve , forse troppo, però, mentre lo scrivevo, mi pareva compiuto così. 
Rientrava, questo racconto, in una serie di storie ambientate intorno a luoghi specifici del "mio" lago (progetto ormai abbandono). In questo caso era l'Om. Ci sono altri tre racconti che ho scritto che ruotano intorno all 'om, magari, in futuro ne pubblicherò altri. Per la formattazione del testo hai ragione, sono una pippa, non mi applico proprio. :)

Re: L'Om

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@Kalut  :)
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pm
-Marco, quanto manca?- gli grido con l’ultimo fiato che ho in gola.
-Poco, manca poco- fa lui senza guardarmi.
Manca uno spazio dopo il trattino (che va messo più lungo),
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmil cuore rallenta e la fatica scompare per un attimo. Il lago è lì, ottocento metri sotto di me, lungo e placido, pare addormentato.
Ti suggerirei l'espressione: "il cuore rallenta e la fatica scompare in un attimo".
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmQuanto invidio il mio amico, saltella come un camoscio su questa verticalità non adatta all’uomo.
Molto bella questa immagine. Ti suggerisco, al posto della virgola, i due punti esplicativi.
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmIl vuoto sulla mia sinistra mi spaventa e mi tengo bene alle catene di protezione per non cadere.
un'aggiunta che mi sembra utile
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmPoi, dopo un piccolo tratto semi pianeggiante, aggirato un grosso costone di montagna, l’Om.
L'"Om" (preferibile, almeno quando viene citato per la prima volta).
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmÈ fiero, si staglia lasciando poco spazio per il cielo alle sue spalle.
Ti suggerisco, in luogo di "lasciando poco spazio", "invadendo lo spazio del cielo alle sue spalle".
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmL’attore principale, il protagonista, io un imbucato allo spettacolo. Mi fermo, prendo fiato e l’osservo. 
Comincerei la frase con il nome del soggetto:
L'Om è l'attore principale, il protagonista ecc ecc.
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmUn’espressione di forza, stoicismo e libertà.
Lo stoicismo è controllo di  emozioni e reazioni, quindi non ce lo vedo a descrivere un monolite. Lo sostituirei con "fermezza"
Kalut wrote: Thu Mar 06, 2025 4:42 pmPoi d’impeto un conato mi assale, bolle dal basso e mi inquina la bocca. L’Om è un prigioniero, penso. Immobile può solo aspettare, aspettare il tempo, il passare del tempo, degli anni, dei secoli. Solo la sua ombra cambia, si allunga e si ritira, si sviluppa verso valle per poi tornare sulla montagna. Anche la mia ombra è sovrapposta alla sua, si nasconde, vigliacca e silenziosa. Poi alzo lo sguardo, e vedo che quell’Om sono io nella paura che ho del cambiamento, nell’immobilità. Sono io e vorrei distruggerlo, spaccarlo in mille frammenti di granito per poi triturarli fino a farli diventare sabbia, atomi di silicio e disperderli nel vento. 
Hai personificato l'Om. Bravo!

Ti suggerisco uno spoiler finale, per spiegare l'Om a chi lo ignora:

In molte tradizioni spirituali, l'Om è considerato il suono primordiale, il suono che ha dato origine al cosmo, il mantra fondamentale. In questo senso, l'Om può essere visto come un monolite spirituale, un'entità indivisibile e fondamentale.

Monosillabo sacro di origine sanscrita che nella filosofia indiana significa l'“Assoluto”; viene intonato nelle cerimonie sacre ed è anche oggetto di meditazione individuale.


Mi è piaciuto questo breve racconto che fa pensare il lettore.
Scrivi bene e con profondità di pensiero. Buono il lessico. Corretta la forma e la sintassi.
Ti consiglio di non far fare l'"effetto muro" al testo, così compatto. Invece, se vai a capo o fai una doppia interlinea tra un evento e l'altro (ad esempio, la salita, la sosta, l'arrivo il vista dell'Om, la prima impressione, il pensiero finale, il tuo racconto sarebbe di migliore impatto visivo e più godibile. Inoltre, la brevità del lavoro si noterebbe di meno.

Grazie della lettura, @Kalut  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: L'Om

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@Poeta Zaza 
Grazie mille per i consigli, dei quali farò tesoro.
Sono anche contento che questo piccolo racconto ti sia piaciuto.
Quando sarò più "tranquillo", spero di riuscire a cimentarmi in un qualche contest della pagina.
L'Om, come suono primordiale molto diffuso nelle culture orientali, non ha molta attinenza con l’Om del racconto – anche se l'accostamento è molto suggestivo.
Qui, l’Om è l’uomo in dialetto.
Ce ne sono diversi di questi gendarmi monolitici dalle mie parti, e molti hanno acquisito nei secoli l'appellativo di Om.
Una faccenda più concreta, come la terra dove sono nato.
:)

Re: L'Om

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Kalut wrote: @Poeta Zaza 
Grazie mille per i consigli, dei quali farò tesoro.
Sono anche contento che questo piccolo racconto ti sia piaciuto.
Quando sarò più "tranquillo", spero di riuscire a cimentarmi in un qualche contest della pagina.
L'Om, come suono primordiale molto diffuso nelle culture orientali, non ha molta attinenza con l’Om del racconto – anche se l'accostamento è molto suggestivo.
Qui, l’Om è l’uomo in dialetto.
Ce ne sono diversi di questi gendarmi monolitici dalle mie parti, e molti hanno acquisito nei secoli l'appellativo di Om.
Una faccenda più concreta, come la terra dove sono nato.
:)
Scusami, non ci sono proprio arrivata: pensavo a una cosa esoterica.  :facepalm:

Allora ti consiglio di fare comunque lo spoiler in cui scriverai, se mi darai retta:

Om: l'uomo in dialetto piemontese.

:)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: L'Om

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Cercavo un racconto da commentare per il contest di Pasqua e sono davvero contenta di essere incappata in questo. Adoro la montagna e mi approccio a questo genere di testi sempre con alte aspettative.

Seppur breve, questo racconto è riuscito a suscitarmi emozioni intense. Il protagonista risulta ben caratterizzato, coerente nei pensieri e nelle azioni, ed è semplice empatizzare con lui. Si percepisce la sua fatica, tipica di chi non è avvezzo (o non ha la fortuna) di fare trekking spesso durante l'anno.
Ho adorato le descrizioni dell'ambientazione, in particolare quella del lago. Sei riuscito a trasmettere, in pochissime righe, la suggestione di una salita verticale e di un paesaggio che apre la mente e il cuore.

L'incontro con l'Om è certamente il passaggio più interessante di questo testo, tingendo la narrazione di tinte più fosche in modo improvviso, ma il contrasto non è fastidioso, anzi. Hai gestito questo passaggio in modo molto fluido, naturale, creando la giusta punta di disagio nel lettore che, immedesimato nel protagonista durante tutto il tragitto, si ritrova confuso e colpito da questa presenza ingombrante e spaventosa.

Per quanto riguarda grammatica e sintassi non ho nulla da segnalare (a parte quel minuscolo appunto del dialogo che ti è già stato fatto). Anche io avrei preferito una formattazione del testo più leggibile e meno compatta, ma diciamo che, vista la lunghezza del testo, non inficia tutto sommato la lettura.

In ultima, ho apprezzato davvero molto lo stile scorrevole e il narratore interno, certamente d'effetto in un brano così breve ma intenso.

Il mio giudizio finale è certamente positivo e, ti dirò di più, sono molto incuriosita dal significato (o funzione?) che hai voluto dare all'Om, tanto che mi piacerebbe molto leggere altri brani a riguardo. Anche una bella raccolta di racconti. I miei complimenti.

Re: L'Om

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@Claire1987
ma grazie!!! Con tutti questi commenti positivi, mi fate arrossire ;)
Scherzi a parte, l’Om in questo racconto è lo specchio del protagonista.
La prima persona era necessaria proprio per questo: vediamo un albero, una roccia, e gli attribuiamo meriti o colpe solo perché non riusciamo a darci spiegazioni razionali.
Come hai intuito, questo racconto fa parte di una piccola serie di tre storie che ruotano attorno all’Om. Sono racconti di qualche anno fa.
Mi piacerebbe pubblicarli, magari anche qui... ma dato che non partecipo molto alla pagina, non mi sembrerebbe del tutto onesto.
Comunque, grazie ancora per le belle parole!

Re: L'Om

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Da amante della montagna (solo trekking e no scalata) ho rivissuto perfettamente alcune sensazioni che ho provato nel corso di escursioni particolarmente impegnative.
Il cuore che pompa nelle orecchie, la voglia di mollare, l’invida per l’amico più performante fino alla gioia di raggiungere l’obiettivo per poi vedere il proprio fisico crollare.
Allo stesso modo questo monolito OM, personaggio centrale, forse protagonista del racconto più dello scalatore, mi ha ricordato ULURU, la roccia sacra degli indigeni australiani. L’impressione di questo enorme masso, arrivato chissà da dove, è ancora impressa nella mia memoria. 
Sono riuscito quindi ad immedesimarmi perfettamente nella storia, e le tue parole, fluide, intense e naturali mi hanno coinvolto profondamente.

Non ho trovato errori nè ostacoli nella lettura, avrei forse suddiviso diversamente il racconto per evitare questo “wall of text” che lascia un po’ senza fiato e togliere lucidità al lettore. Il testo però non è ampolloso né ridondante, quindi scende giù che è un piacere.

Per concludere: molto simbolico il finale amaro, mi aspettavo una botta di adrenalina, una lesta ripresa (come spesso accade anche a me, quando dopo una fatica immane ho raggiunto l’obiettivo) e invece sono rimasto spiazzato dalla conclusione. Om è lo specchio del protagonista, una parte di sè, o semplicemente un’ombra sulla sua anima. Al lettore la scelta.

Poche parole ma ben piazzate. Un bravo all’autore.

Ps adoro i micro racconti.

Re: L'Om

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@pestonaccio grazie mille per il commento. é vero che il testo, in questa formattazione, sembra un muro (in A4 meno), però, con il senno di poi, riesce a trasmettere (grande paraculata) l'idea dello sforzo nell'affrontare una montagna. :)

Re: L'Om

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sintetizzo; da amante del racconto breve, quale sono, ti faccio i miei complimenti. Gran bel racconto. 

Re: L'Om

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Kalut wrote: La sua superficie liscia e rigida è spezzata solo da qualche barca solitaria che ne disegna arterie bianche.
  Bella immagine
Kalut wrote: KalutSono immerso nel bosco, galleggio nell’esplosione di verde che è il mese di maggio. Le piante, l’erba, i piccoli arbusti, tutti insomma sfogano la loro voglia di vita, la urlano
Anche questa frase soddisfa il lettore, non si può che darti ragione di questa descrizione calzante e visiva. 
Kalut wrote: Kalutl’Om. Un monolito di granito alto trenta metri mi osserva, scruta ogni mio passo, difendendo come una guardia la “sua” montagna. È fiero, si staglia lasciando poco spazio per il cielo alle sue spalle. L’attore principale, il protagonista, io un imbucato allo spettacolo. Mi fermo, prendo fiato e l’osservo. Provo a scrutarne l’essenza. Un’espressione di forza, stoicismo e libertà. Il suo controllo rassicura, tranquillizza. Lui che gode di questa vista magnifica, lui che è figlio della montagna. Lui che aspetta... Poi d’impeto un conato mi assale, bolle dal basso e mi inquina la bocca. L’Om è un prigioniero, penso. Immobile può solo aspettare, aspettare il tempo, il passare del tempo, degli anni, dei secoli. Solo la sua ombra cambia, si allunga e si ritira, si sviluppa verso valle per poi tornare sulla montagna. Anche la mia ombra è sovrapposta alla sua, si nasconde, vigliacca e silenziosa. Poi alzo lo sguardo, e vedo che quell’Om sono io nella paura che ho del cambiamento, nell’immobilità. Sono io e vorrei distruggerlo, spaccarlo in mille frammenti di granito per poi triturarli fino a farli diventare sabbia, atomi di silicio e disperderli nel vento. Lui continua ad aspettare. Lo odio e mi odio.
Se è vero, come gli amanti della montagna dicono, che scalando una vetta incontri te stesso, questo paragrafo è quello che ne testimonia la veridicità. Una riflessione sul proprio essere. Specchiarsi in un monolite, interpretarne l'aspetto e identificarsi in esso. 

Ciao @Kalut  ho ripreso il commento che non avuto tempo di ampliare prima, perchè so che è bello conoscerere cosa riusciamo a trasmettere al lettore. 

Per i trattini lunghi ti suggerisco di inserirli tenendo premuto il tasto Alt e con la tastiera numerica scrivere 1050 (assicurati che la tastiera numerica sia attiva. A me, molto tempo fa, lo ha insegnato @Marcello). 

Re: L'Om

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Adel J. Pellitteri wrote: Per i trattini lunghi ti suggerisco di inserirli tenendo premuto il tasto Alt e con la tastiera numerica scrivere 1050 (assicurati che la tastiera numerica sia attiva. A me, molto tempo fa, lo ha insegnato @Marcello). 
Alt + 0150   –      Adele aveva invertito le prime due cifre    ;)
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: L'Om

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Marcello wrote: Alt + 0150   –      Adele aveva invertito le prime due cifre 
Giusto, sono sempre la solita pasticciona.  :facepalm:

Re: L'Om

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@Adel J. Pellitteri @Marcello , grazie :) 
E grazie ad Adel per la bella recensione. Mi fa molto piacere ricevere quello che provate leggendolo. Questo racconto, come altri che ho scritto, mi è stato rifiutato da alcune riviste letterarie. Sono conscio non sia perfetto (è breve, non è formattato a modo, ha mille difetti) ma almeno è sincero. Grazie ancora.

Re: L'Om

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Kalut wrote:
Il cuore ormai ha cambiato posizione, si è trasferito nelle mie tempie e l’unico rumore che sento è il mio catarro da fumatore che pare essersi staccato dai polmoni in cerca di libertà.
Possessivi inutili.
Kalut wrote:
Poi mi volto e vedo il lago dall’alto e tutto cambia, il cuore rallenta e la fatica scompare per un attimo.
Al posto di quella e ripetitiva metterei un punto.
Kalut wrote:
Il vuoto sulla mia sinistra mi spaventa e mi tengo bene alle catene per non cadere.
Possessivo inutile. Se proprio vuoi lasciarlo, allora è meglio "alla mia sinistra".

Forse avrei diviso il racconto in due o tre paragrafi separati da una riga vuota. Così com'è fa un po' effetto textwall alla Matrix.

Re: L'Om

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Ciao @Kalut 

Ho letto con piacere il tuo racconto.
Ti lascio questo commento con le mie impressioni.


Il tuo racconto è un’intensa narrazione in prima persona che intreccia un’esperienza fisica – l’ascesa di una montagna – con una profonda riflessione esistenziale.
La salita diventa una metafora potente per il conflitto interiore del protagonista, che si confronta con la stanchezza, la paura del cambiamento e il senso di immobilità.
Il monolito di granito, l’Om, emerge come un simbolo complesso, incarnando sia la maestosità della natura sia la prigione dell’inerzia personale.
Il testo si distingue per la sua capacità di evocare immagini vivide e di trasmettere un senso di urgenza emotiva, pur mantenendo un tono intimo e introspettivo.


1. Stile e linguaggio


Il linguaggio è ricco, poetico e denso di immagini sensoriali che immergono il lettore nell’esperienza del protagonista.
Frasi come “galleggio nell’esplosione di verde che è il mese di maggio” o “il lago è lì, ottocento metri sotto di me, lungo e placido, pare addormentato” dipingono un quadro vivido, quasi tattile, del paesaggio.
L’uso di metafore – il cuore che “si trasferisce nelle tempie”, il catarro che “cerca libertà” – aggiunge un tocco di originalità e sottolinea l’intensità fisica ed emotiva della salita.
Il ritmo della narrazione è ben calibrato: le frasi brevi e spezzate durante i momenti di fatica fisica riflettono il respiro affannoso del protagonista, mentre le descrizioni più lunghe e fluide, come quella del lago o dell’Om, rallentano il ritmo per dare spazio alla contemplazione.
Tuttavia, in alcuni punti, l’abbondanza di aggettivi e dettagli potrebbe essere snellita per mantenere la tensione narrativa.
Ad esempio, la frase “l’attore principale, il protagonista, io un imbucato allo spettacolo” potrebbe essere più incisiva eliminando una delle tre definizioni, evitando ridondanza.
Un altro punto di forza è il registro colloquiale che emerge nei dialoghi e nei pensieri del protagonista, come “faccio come se niente fosse” o “quanto invidio il mio amico”.
Questo approccio rende il personaggio autentico e vicino al lettore, ma il passaggio al tono più filosofico nella riflessione sull’Om potrebbe risultare leggermente brusco.
Una transizione più graduale potrebbe armonizzare i due registri.


2. Temi


Il racconto esplora temi universali come il conflitto tra azione e immobilità, la paura del cambiamento e il rapporto tra l’uomo e la natura.
La salita rappresenta una lotta non solo fisica, ma anche esistenziale: il protagonista si scontra con i propri limiti, fisici (la stanchezza, il catarro da fumatore) ed emotivi (la paura di cambiare).
L’Om, con la sua presenza imponente e immobile, diventa un simbolo ambivalente: da un lato, incarna la forza stoica della natura; dall’altro, riflette l’inerzia del protagonista, che si identifica con la sua staticità e la odia.
Il tema del tempo è altrettanto centrale.
L’Om, che “aspetta il passare del tempo, degli anni, dei secoli”, e il “lento, inesorabile conto alla rovescia” finale suggeriscono una meditazione sulla finitezza umana e sull’incapacità di sfuggire al trascorrere del tempo.
Questo tema è reso ancora più potente dal contrasto con la vitalità del bosco di maggio, che “urla” la sua voglia di vivere.
Un altro elemento interessante è il rapporto con Marco, che rappresenta una figura di contrasto: agile, sicuro, quasi sovrumano nella sua capacità di affrontare la salita.
La sua presenza accentua il senso di inadeguatezza del protagonista, ma potrebbe essere esplorata ulteriormente per aggiungere profondità alla dinamica relazionale.


3. Struttura


La struttura del racconto è lineare, seguendo l’ascesa fisica del protagonista, ma è arricchita da digressioni introspettive che ne amplificano il significato. L’apertura in medias res, con il dialogo tra il protagonista e Marco, cattura immediatamente l’attenzione, mentre la descrizione del paesaggio e dell’Om funge da climax simbolico.
La chiusura, con il protagonista che riprende la salita lasciandosi alle spalle l’Om, è aperta e lascia spazio all’interpretazione, suggerendo che il conflitto interiore non è risolto.
Tuttavia, la parte centrale, in cui il protagonista riflette sull’Om, potrebbe beneficiare di una maggiore gradualità.
Il passaggio dalla descrizione fisica del monolito alla sua interpretazione esistenziale (“quell’Om sono io”) è potente, ma rischia di sembrare improvviso. Potresti inserire qualche accenno precedente alla paura del cambiamento, magari attraverso un ricordo o un pensiero fugace durante la salita, per preparare il lettore a questa rivelazione.


4. Personaggi


Il protagonista è ben delineato, con un mix di vulnerabilità e introspezione che lo rende relatable.
La sua lotta fisica e psicologica è resa con grande empatia, e dettagli come il “catarro da fumatore” o il cuore che “batte in testa” aggiungono realismo. Tuttavia, la sua backstory rimane implicita: sappiamo poco del suo passato o del contesto che lo ha portato a temere il cambiamento. Un accenno a un evento specifico (un fallimento, una perdita) potrebbe rendere il suo conflitto ancora più tangibile.
Marco, invece, è una figura secondaria che funziona come contraltare, ma rimane poco sviluppato.
La sua agilità e il suo entusiasmo sono accennati, ma non emergono dettagli che lo rendano un personaggio a tutto tondo.
Potresti aggiungere un piccolo gesto o una frase che riveli qualcosa di più su di lui, ad esempio un motivo personale per cui ha voluto condividere questa salita con il protagonista.


5. Impatto emotivo


Il racconto ha un forte impatto emotivo, grazie alla combinazione di descrizioni vivide e riflessioni esistenziali.
La scena del lago visto dall’alto, che fa “scomparire la fatica per un attimo”, è un momento di bellezza pura che contrasta con la sofferenza fisica. Allo stesso modo, l’odio improvviso del protagonista verso l’Om e verso se stesso è un’esplosione emotiva che colpisce per la sua intensità.
Tuttavia, il finale potrebbe essere ancora più incisivo.
La frase “il tempo torna a scorrere nel suo lento, inesorabile conto alla rovescia” è suggestiva, ma lascia il lettore con una sensazione di incompletezza.
Un’immagine concreta o un gesto finale del protagonista (ad esempio, un ultimo sguardo al paesaggio o un’interazione con Marco) potrebbe rafforzare la chiusura, senza necessariamente risolvere il conflitto.

6. Punti di forza
  • Immaginario potente: Le descrizioni del bosco, del lago e dell’Om creano un mondo vivido e simbolico.
  • Metafora della salita: La narrazione fisica si intreccia magistralmente con quella esistenziale, rendendo il racconto universale.
  • Autenticità del protagonista: La sua vulnerabilità e le sue imperfezioni lo rendono un personaggio credibile e umano.
  • Tono poetico: Il linguaggio evocativo eleva il racconto oltre la semplice narrazione di un’escursione.

7. Suggerimenti per il miglioramento


  • Snellire alcune descrizioni: In alcuni punti, come la riflessione sull’Om, il testo potrebbe essere più conciso per mantenere la tensione narrativa.
  • Sviluppare Marco: Dare maggiore spessore al personaggio secondario potrebbe arricchire la dinamica relazionale.
  • Preparare il climax esistenziale: Inserire accenni precedenti alla paura del cambiamento renderebbe la rivelazione sull’Om più organica.
  • Rafforzare il finale: Un’immagine o un gesto conclusivo potrebbe rendere la chiusura più memorabile.

8. Conclusione


Il tuo racconto è un’opera intensa e ben scritta, che combina una narrazione fisica avvincente con una profonda riflessione esistenziale.
La metafora della salita e il simbolo dell’Om sono potenti e lasciano un’impressione duratura.
Con qualche piccolo aggiustamento per snellire il linguaggio e approfondire i personaggi secondari, il testo potrebbe raggiungere un impatto ancora maggiore.
È un racconto che invita alla rilettura, offrendo nuovi spunti di riflessione a ogni passaggio.

Con i miei complimenti un saluto e alla prossima (y)

Re: L'Om

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Ciao, ti commento il tuo racconto senza aver letto gli altri, così da essere meno influenzato possibile.

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]A livello sintattico grammaticale lascio commentare a chi è sicuramente più bravo di me. I[/font]l fatto che non ci siano punti e a capo penso sia voluto, ma in alcuni casi l'avrei inserito, per spezzare un po' la scena, come quando introduci l'Om.
Detto questo, la lettura mi scorre abbastanza fluida, tra belle descrizioni delle immagini e susseguirsi delle azioni. 
Mi sono piaciute le metafore e le figure che hai usato, rendono più vivida la scena e anche il personaggio. 

Per quanto riguarda il senso di questo tuo racconto, penso sia abbastanza chiaro. Interessante come il tuo giudizio cambi repentinamente sull'Om, come se avessi avuto una specie di "illuminazione" in negativo. Anche se avrei introdotto questa "illuminazione" un po' più gradualmente, perché dalle tue righe non capisco bene da dove sia nata e come sia nata.

In ogni caso fa riflettere come si possa vivere o percepire qualcosa (o qualcuno) in modo totalmente diverso a seconda della nostra prospettiva. Il classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Probabilmente nel tuo caso, c'erano dei problemi irrisolti che hanno fatto vedere al protagonista la parte vuota del bicchiere. Con consapevolezza, chissà, di voler cambiare le cose nella sua vita.

Alla prossima

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