Alberto Tosciri ha scritto: Credo che un maresciallo dell’Arma nelle sue funzioni se telefonasse a uno sconosciuto si qualificherebbe oltre che con grado e nome anche indicando da quale Stazione chiama,Pensavo fosse sottinteso nel "Sono il maresciallo Forti di Genova". Volevo dire della Caserma di Genova.
Per le altre annotazioni, per lo più ho già risposto in precedenza.
Caro @Alberto Tosciri
Mi hai affascinato con la disamina del mio racconto , così addentro alla psiche dell'uomo tradito e violato nella sua intimità, come quando dici:
Alberto Tosciri ha scritto: Certamente ha giocato l’odio per il tassista, che definisce “sua” la moglie di Bianchi, ricordandola con una irritante allegria goliardica definendola la sua Cica, mentre lui era chiamato Cico. Basterebbe questa violazione di intimità, questa presunzione di dare un nomignolo affettuoso alla propria donna a scatenare l’odio. Se poi si aggiunge che i due amanti si sono ripetutamente incontrati l’odio diventa furia, desiderio ancestrale di uccidere chi è entrato nella propria vita.Sono onorata di sentirmi dire:
Bianchi realizza tutto questo in poco tempo, poche battute di dialogo sufficienti anche a fargli capire che la moglie, quando poco prima di gettarsi dal ponte gli aveva detto “avevo scelto te”, voleva dire che aveva rinunciato all’amante e scelto lui, il marito. Forse sapendolo prima…
Tutto questo turbinio di pensieri scatena in Bianchi la motivazione a uccidere Gustavo.
Alberto Tosciri ha scritto: Senza dubbio leggere i tuoi racconti intrisi con la poesia è sempre un’esperienza interessante e vedo che fa discutere con i molteplici spunti che ci sono.
Non so se si possa parlare di un sottogenere del giallo, io non sono competente, ma di qualcosa di inusuale credo di si e tutto quello che esce dai canoni ha un suo fascino per me.
Alberto Tosciri ha scritto: Comunque ribadisco quanto detto dall’inizio: i tuoi racconti da gentile signora, incentrati qui sul giallo misto a versi, oltre a essere interessanti perché inusuali, suscitano ulteriori discussioni e piacevoli divagazioni sull’analisi delle varie possibilità d’azione.
Alberto Tosciri ha scritto: Magari puoi aspirare a diventare la nuova signora di un nuovo sottogenere di giallo il cui colpevole non viene scoperto.Magari... C'è un enorme limite da superare per riuscirci. Ho dovuto parlare della bambolina e quindi il lettore l'ha "trovata", e non valuta che gliela ho
trovata io. Non è tutto più facile col senno di poi? Se questo mio non fosse un racconto ma un fatto reale, quale investigatore avrebbe notato una bambolina appesa allo specchietto retrovisore, per di più nascosta dagli anelli di Saturno e da una falce di Luna?
Riaprendo le indagini sulla morte per suicidio della moglie di Bianchi (lui scagionato perché diversi testimoni hanno visto lei buttarsi di sua volontà dal ponte, due anni prima), l'investigatore di Milano (titolare della pratica) che si trova davanti all'hobby della signora non è lo stesso che ha frugato nel taxi. Chi ha ispezionato il taxi non credo proprio che sia arrivato a elencare (a beneficio dei colleghi) "... appesi allo specchietto retrovisore, si trovano i seguenti ciondoli:
falce di Luna, Saturno con anelli, bambolina di corda...
(Al limite, avrebbe parlato di "diversi ciondoli" Le foto agli atti? Si vedrebbe un pezzo della bambola, confuso tra gli altri pezzi).
Insomma, la presunzione che sia facile, anzi evidente, la soluzione del caso è dietro la terza pagina, per tanti.
Purtroppo, gialli simili li sa scrivere solo il Fato, che ancora non pubblica.