M.T. wrote: Leggo da più parti che per essere letti, per vendere, per poter prendere il lettore, occorre adeguarsi a certe regole: usare un linguaggio semplice e trasparente, scrivere in prima persona, fare frasi brevi, non usare il punto e virgola. Ora bisogna scrivere anche capitoli corti.Beh, credo che le cose non stiano proprio così. D'accordo sul fatto che certe regole, propugnate dalle scuole di scrittura, vincolino soltanto chi pretende di scrivere, e pubblicare, senza beneficiare della qualità fondamentale, che è il talento. Però, pretendere che il lettore debba adeguarsi, per esempio, all'immersione in un testo scritto in un italiano corretto e comprensibile, ma pieno di incisi che lo costringono a rileggere per non perdere il filo, di inutili spiegoni, di sostantivi contornati di inutili aggettivi, e via dicendo, mi pare troppo. Secondo il mio punto di vista, ogni autore dovrebbe cercare di mettersi nei panni di un lettore medio, e scrivere di conseguenza. Perché il lettore non senta la voglia di frullare il libro nel cestino.
So come la pensano in molti (non è cosa di adesso: già ai tempi in cui scrivevo articoli su FM mi si diceva così e ci discutevo per questo, non adeguandomi), ma per me è come la scena famosa di Il secondo tragico Fantozzi. Premesso che bisogna scrivere in modo fluido e corretto, in modo comprensibile (comprensibile, non banale), è il lettore che si deve adeguare allo scrittore, non il contrario.
Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento
4101Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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