ciao
@Sineddoche , ti lascio un commento per postare
Al canto della civetta scivolavo fuori dal letto, mentre il nonno rantolava del suo dormire agitato.
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Da qui pare chiaro chi racconta. Presenta una tipica scena di convivenza col n°1 dei parenti: il nonno. Quante storie dove il protagonista si confronta con chi vede come un punto di riferimento; spesso, più degli stessi genitori.
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Ad attendermi nella sala c’era una donna velata; mi sussurrava vecchie storie fino allo schiudersi del nuovo giorno per poi dissolversi, dentro la prima luce dell’alba.
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Tutto partirebbe dalla notte, inquieta e momento di incontri: anche quelli più strani e misteriosi.
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Una notte non mi raccontò storie, ma mi diede un compito: di raccogliere ramoscelli sottili, steli d’erba, un po’ di paglia; impastarli col fango e intrecciare un nido di gazza. Impiegai una giornata intera, dopo aver osservato i nidi sul castagno al limitare del bosco, e nella notte portai il nido alla donna velata.
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Chi è questa donna velata? Perché non ne ha paura? Anzi, sembra persino complice e partecipe. Di certo, non è il frutto delle sue paure, neanche una visione.
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Domani, un’ora prima del mezzogiorno sali sul castagno e ruba un pulcino, prima che la madre ritorni.
Così ordinò.
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Un pulcino? Servirà per un incantesimo?
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Le portai il pulcino di gazza dentro il nido che avevo intrecciato, lei ne fu felice e spiegò come avrei dovuto nutrirlo perché crescesse sano; infatti crebbe, e mi volava sempre attorno.
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Gli uccelli selvatici sono difficile da crescere, difficilmente sopravvivono al distacco dalla madre. Infatti, le istruzioni sono basilari.
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La donna velata si dimenticò poi di quell’uccello, che accompagnava ogni mio giorno; e lei riprese, con la sua voce lenta e sottile, a raccontarmi le vecchie storie del mondo. Ogni notte dopo il canto della civetta, intanto che il nonno soffriva i suoi sogni.
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Fine del periodo. Cosa succederà, adesso, dato che gli anni sono passati?
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Accadde in un pomeriggio di fine ottobre, quando la nebbia del cielo scendeva a confondersi con le spirali di vapore che salivano dall’erba inumidita:
accadde che la mia gazza rubò l’orologio del nonno.
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Forse questo in neretto potresti toglierlo, anche se ci potrebbe stare, data l'idea di cantilena che pervade il racconto.
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Lui schiumava di rabbia, prese la carabina e sparò; lei cadde morta, l’orologio ancora stretto nel becco.
Il nonno se lo mise al polso e rimasticando maledizioni andò a tagliar legna; a me non importava, però una morsa tenace aveva iniziato a stringermi il petto.
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Questo nonno crudele e iroso. Sembra che si stia sgretolando il mito.
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Quando la civetta cantò, tornai dalla donna velata. Fu con una voce rotta dal pianto che mi spiegò quanto avrei dovuto fare la mattina dopo: aspettare che la pendola suonasse le dieci, salire sul castagno e segare il ramo più a oriente, quello che reggeva l’alveare.
Segai il ramo, l’alveare rovinò in un tonfo sordo; io rincasai.
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Quando la pendola suonò le otto di sera e già da un po’ di tempo la morsa non stingeva più il mio petto, m’accorsi che il nonno ancora non c’era.
Ma non ci misi molto a trovarlo, lungo il sentiero che portava dritto al castagno: aveva lo sguardo sbarrato dentro il volto rigonfio, le braccia viola, il respiro pesante sostituito dal ticchettio d’un orologio da polso.
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Rimane il mistero di questa donna velata. Potrebbe essere la presenza della nonna? Quella con cui lui aveva affinità, magari morta ma sempre presente in quella casa? La donna piange quando dice a lui che dovrà segare il ramo del castagno. Mi pare che sappia che l'ora della morte del marito sia arrivata. Infatti, l'orologio ha un ruolo chiave nella conclusione del racconto. Questo per la trama. Per il resto non posso non notare una poderosa attinenza allo stile di Edgard Allan Poe. Il primo che diede vita al racconto horror. La civetta, la gazza, ricordano "il corvo" di una sua poesia. Le suggestioni sono sempre alla base di questo tipo di approccio. per certi versi quasi inseriti in contesti fatati, ma anche terribilmente umani, reali.
Sì! penso che tu abbia usato la tecnica della suggestione. Hai assolto il compito. Ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio