[CE24] Parlano le pietre?

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Traccia 1. "Lontano da tutto"
Commento

«Su, Chiara, non farmelo ripetere ... Se cambio idea vi raggiungo, non andrò lontano.»
Lei replica che vorrebbe almeno sapere dove, io che non l’ho ancora deciso; a mia figlia scappa una frase da terapista, così mi è facile rintuzzarla.
«Ecco la psicologa! Mai lavorare con i parenti, lo dici sempre… Parti tranquilla, coi i ragazzi al ritorno  faremo il solito giro in barca.»
Finalmente chiude il telefono. Con Andrea è stato più semplice: ha capito subito che non me la sentivo di andare  a Londra senza Miriam. Verrà lui in agosto, con una compagna che conosco poco.
In verità mi è ancora chiaro il senso dell’elaborare il lutto. Già l’espressione mi sembra stupida: come sai di averlo elaborato al punto giusto? Quando non ti rivolgi più alla fotografia di tua moglie? Ho provato a chiuderla in un cassetto, ma ne sentivo la mancanza. O quando smetti di chiederti cosa avrebbe fatto o detto in una certa occasione?
Ora, dopo sette mesi da vedovo, mi sono reso conto di come funziona, almeno per me, questa faccenda dell’elaborazione. È incoerente, va a giornate, dipende dai momenti e dai luoghi. Mi è successo di rivivere nei particolari una remota vacanza alle Maldive, che trovammo deludente, e di angosciarmi  per una fuggevole infedeltà mai sospettata da Miriam.
E, ammetto rimproverandomi l’ingratitudine, che essere circondati dall’affetto premuroso dei familiari non sempre aiuta. A un certo punto si risente dell’eccesso, accompagnato da una sorta d’imbarazzo, perché temiamo di mortificare chi soffre a sua volta della perdita. Nel mio caso, Chiaretta, cui voglio un bene dell’anima.

«Dovresti cambiare casa, pà, ne usi manco metà. Non ti ritrovi nelle stanze di mamma, vero?»
Ha ragione; Miriam, progettista degli interni, l’aveva previsto in astratto quando i ragazzi se n’erano andati, noi poco più che cinquantenni.
“Mi sembra già esagerato,’sto posto, non ci abiterei da sola.” Poi aveva reso indipendente un appartamentino, per i soggiorni di Andrea e trasformato una stanza in secondo studio, abbandonando quello condiviso. Proprio in quel periodo era iniziata la riscoperta dei Borghi più belli, che l’aveva subito interessata.
Non ho toccato nulla, sul tavolo da disegno ci sono ancora schizzi e foglietti con le puntine. Entro svelto, quasi furtivo, e porto via da uno scaffale la scatola che m’interessa.
Sgombro il piano della mia scrivania e comincio a disporvi il contenuto: cartoline, fotografie, appunti. Delle sue vacanze “private”, Miriam preferiva conservare memorie di vecchio tipo. Nei primi anni l’avevo accompagnata, abbreviando la crociera estiva, ma si era presto dichiarata contraria.
“Sei ingegnere dai piedi alla testa: le pietre non ti parlano! E, sarò sincera, quando mi accompagni fatico a seguire le storie che raccontano.”
È la prima estate senza mia moglie. Nell’aspettarla ho provato un disagio crescente: non ce la facevo a trascorrerla come le altre.
Finché, improvvisa, mi è arrivata l’idea. Sceglierò un borgo che non conosco neppure di nome, per ascoltare le pietre come faceva lei!

Di mai visti ne trovo molti, su alcuni Miriam ha raccontato qualcosa, ma non li collego alle immagini né agli appunti, finché mi passa per le mani la fotografia di tre uomini intorno a un telefono di vecchio tipo, quelli con il disco forato per comporre i numeri. Guardo meglio: si trovano su un palcoscenico e, a conferma, ne scovo presto un’altra. Sul retro, grafia di Miriam, “Teatro povero, 2022”. In pochi minuti lo rintraccio: tradizione di Monticchiello, antico borgo della Val d’Orcia. Calcolo il percorso: meno di duecento chilometri.
La mattina dopo mi metto in macchina con il fresco. In rete non ho voluto leggere altro: preferisco arrivarci ignaro, come quando lei sceglieva una meta improvvisata per “interrompere un attimo il tratran“ e andava ripetendo “vedrai, vedrai…” durante il viaggio, senza anticipare nulla.

Monticchiello è vicinissimo a Pienza, per cui mi aspettavo qualcosa di rinascimentale, invece mi trovo davanti una piccola fortezza, con tanto di cinta muraria e, insolita, una torre del cassero svettante sulla collinetta.
Considerata l’esiguità del borgo, decido di parcheggiare in basso, dove c’è un piazzale, e mi avvio a piedi. Voglio seguire le tracce di Miriam e magari le pietre mi parleranno, anche se di storia so molto meno di lei.
Passata la porta d’ingresso, trovo una scala che va alla cinta muraria, la percorro incontrando alcune torri di guardia e finisco ai piedi del cassero senese. Un cartello mi informa che è l’unico intatto, appartiene a una scultrice finlandese e non è visitabile.
Così mi limito a un giretto nei giadini che lo circondano, torno alla porta e percorro una strada in salita fiancheggiata da vecchie case; incontro dapprima una piazzetta ombrosa con al centro il monumento ai caduti, proseguo e ne trovo una più grande. Una scala rastremata porta alla chiesa di aspetto gotico, ha una stretta facciata e un bel rosone, salgo per visitarla, ma è chiusa.
La piazza gira intorno all’edificio, il che le dà una forma inconsueta, seguo il percorso osservando le costruzioni, poi mi fermo accanto al pozzo. Una casa bassa  si appoggia al contrafforte quasi a cercare sostegno, alcune pietre sono più grandi e meglio squadrate delle altre, ma un po’ sbilenche. Chissà se a Miriam avrebbero raccontato qualcosa!
E, finora non ci avevo badato, il borgo sembra vuoto, nessuno passa, apre una finestra, ha la radio accesa… Così torno alla chiesa e osservo meglio l’edificio di fronte, curioso insieme di pietre e mattoni, ricordavo le persiane aperte, ma ha l’aria deserta.
Un po’ stranito prendo a caso un vicolo e tutto cambia!

Sbuco in una piazzetta che -lo noterò dopo – ha un pozzo quadrato al centro ed è circondata da case basse, verdi a prima vista perché quasi coperte da piante rampicanti. La sorpresa consiste nell’affollamento: uomini e donne di varie età, ragazzi e bambini. Mi fermo.
«Ehi, ti  manda Davide? Sbrighiamoci, al teatrino non s’accende niente!»
L’ uomo calvo ce l’ha proprio con me. Capisco chi è quella gente e sto al gioco.
«Non proprio… Ma come elettricista me la cavo.»
Mi parlano in molti, l’equivoco si chiarisce: Davide sta male, si sperava trovasse un rimpiazzo. Spiegato che sono ingegnere e conto di trattenermi un po’, vengo ipso facto arruolato come tecnico tuttofare. E mi scopro di buon umore per la nomina.
Il gruppo comincia a muoversi: da piazza S. Martino, ormai troppo assolata, alla chiesetta della Misericordia, dove il Teatro Povero ha la sede invernale, m’informa Mattia, lo “storico” del luogo che mi prende in consegna
«Noi residenti, appena una novantina, partecipiamo quasi tutti, spesso si aggregano un paio di turisti; ci fa piacere, talvolta hanno pure recitato» spiega camminando.
Mi verrebbe di chiederli se ne ricorda qualcuno, ma non è il caso; esito e lui riprende.
«Ti piacciono i borghi in generale, o hai scelto questo per un motivo preciso?»
«Anche...- Sai tutto del tuo e certo me ne racconterai la storia» lo stuzzico.
«Contaci: dal Duecento a oggi. In pochi giorni la conoscerai pietra per pietra!»

Mantiene la parola. Al rientro, su Monticchiello potrei tenere una conferenza. Siamo diventati amici, mi ha fatto conoscere tutta la sua famiglia e buona parte dei borghigiani. Improvvisando, sono riuscito a risolvere avarie di vario tipo, ho assistito a tutte le prove e ricevuto diversi inviti a cena. Immaginavo un esilio, mi è sembrato un rimpatrio.
La prima de Il velo della sposa è stata un successo. Narrando la complicata storia di tre matrimoni, i montichiellesi si sono rivelati dei sociologi acuti e disincantati.
Ho invitato Mattia a Roma. Se verrà, penso di raccontargli il vero motivo della mia presenza nel borgo.

«Be’ - mi ha chiesto Miriam dal comodino appena sono entrato – le pietre ti hanno parlato?»
«Credo di sì, però l’ottimo Mattia non taceva un attimo, ne confondeva la voce.»
«Puoi sempre tornarci. Secondo me è un buon posto per l’elaborazione del lutto.»
Ha ragione, come sempre.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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 Ciao @sefora, e bentornata.

Mi accingo con un po’ di titubanza a commentare il tuo racconto in quanto non faccio parte del mondo della scrittura, pur amandola, e mi scuserai se dirò qualcosa che magari non è pertinente.

Del tuo testo mi ha attirato molto il titolo. Le pietre parlano eccome, per me è così.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pm“Sei ingegnere dai piedi alla testa: le pietre non ti parlano! E, sarò sincera, quando mi accompagni fatico a seguire le storie che raccontano.”
Mi sento di dare ragione a Miriam.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmIn verità mi è ancora chiaro il senso dell’elaborare il lutto. Già l’espressione mi sembra stupida: come sai di averlo elaborato al punto giusto?
Forse manca un non, ma comunque all’ingegnere non è ancora chiaro il senso dell’elaborazione del lutto e come e perché lo si debba elaborare. Non è detto che sia un imperativo questo dover elaborare a tutti i costi, non è un dogma di vita, non siamo macchine da manutenzionare obbligatoriamente se qualcosa non funziona secondo certi canoni e il dolore può essere una di queste cose. Certo è auspicabile superare il dolore, ma non sempre ciò è completamente possibile.
Il tuo ingegnere decide di comprendere cosa voleva dire sua moglie andando a visitare questo luogo sconosciuto dove scopre davvero un altro mondo, sia dal punto di vista umano che sotto forma di materia vera e propria, un antico borgo.
Ecco, per una questione di gusti personali a questo punto mi sarebbe piaciuto un maggiore approfondimento, ma mi rendo conto che lo spazio è tiranno, io ci devo quasi sempre lottare perché partecipo spesso ai contest.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmAl rientro, su Monticchiello potrei tenere una conferenza.
Spero che l’eventuale ipotetica conferenza dell’ingegnere non si basi su calcoli perimetrali e datazioni… scherzo naturalmente.
Ma qualcosa di quello che aveva visto e assimilato si poteva raccontare secondo me. Il personaggio potrebbe essere anche un ingegnere edile, avere contezza di strutture e storie antiche tanto da poter visualizzare il relativo contesto di storia umana, detti, leggende che quel borgo sicuramente contiene, facendo in questo modo “vivere” le pietre, rivestendole della loro storia oltre che delle suggestioni e informazioni di Mattia, lo “storico” locale. Quasi tutti i luoghi antichi sono molto evocativi, specie per un animo sensibile.
Queste storie umane date dalle pietre potrebbero contribuire a mettergli l’animo in pace con la sensibilità che aveva la sua Miriam.
Una mia suggestione.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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Grazie per la lettura e il commento :flower: ! Sì, refuso, manca il "non" (mi è ancora chiaro ecc.)
Hai ragione, prevedevo un testo più lungo, poi -soliti inciampi-  ho dovuto limitarlo.
La genesi però è "rovescia", nel senso che il fulcro voleva essere proprio l'elaborazione del lutto. Avviene sempre in un  modo o nell'altro e, vista l'età,  comincio a pensarci.  
Ero però incerta sul dove mandare il mio vedovo, così ho scelto un luogo reale, teatro povero compreso, che avrebbe certo meritato più spazio. Magari lo riprendo e completo, rendendo alle pietre l'onore che meritano.
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Re: [CE24] Parlano le pietre?

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sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pm“interrompere un attimo il tratran“
tran tran
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmMonticchiello è vicinissimo a Pienza, per cui mi aspettavo qualcosa di rinascimentale, invece mi trovo davanti una piccola fortezza, con tanto di cinta muraria e, insolita, una torre del cassero Torre del Cassero  svettante sulla collinetta.
Monticchiello è una frazione del comune di Pienza.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmha una stretta facciata e un bel rosone, salgo per visitarla, ma è chiusa.
Dopo "rosone" ti consiglio il punto e virgola.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pm-lo noterò dopo –
manca uno spazio.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmlo “storico” del luogo che mi prende in consegna
Manca il punto di fine frase.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pm«Be’ - mi ha chiesto Miriam dal comodino appena sono entrato – le pietre ti hanno parlato?»
«Credo di sì, però l’ottimo Mattia non taceva un attimo, ne confondeva la voce.»
«Puoi sempre tornarci. Secondo me è un buon posto per l’elaborazione del lutto.»
Ha ragione, come sempre.
Bel finale per un bel racconto. Complimenti per l'elaborazione della traccia, @sefora  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pm «Su, Chiara, non farmelo ripetere ...
c’è uno spazio da togliere prima dei puntini di sospensione
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmesagerato,’sto posto, no
manca lo spazio dopo la virgola

È un racconto dolcissimo e intenso @sefora. Con poche battute sei riuscita a trasmettermi tantissimo delle vite dei tuoi personaggi. Per lavoro ho conosciuto molti ingegneri e, al di là dei preconcetti, sembrano proprio fatti con lo stampino, solidi, quasi “robotici” (e vai con gli stereotipi!) ma  Miriam è all’opposto. Lei è stata una donna capace di ascoltare le pietre, di vedere al di là delle apparenze, di “succhiare il midollo della vita”. Una vita che troppo presto ha perduta. Ma i suoi messaggi sono ben radicati nel cuore di chi l’ha amata. Ho trovato meravigliosa l’idea di elaborare il lutto in questo modo, una celebrazione, la ricerca di una comunione profonda con l’anima della persona trapassata. Quasi a volerne incarnare l’essenza, un atto di amore che la donna (attraverso la foto sul comodino e il commovente finale) approva in pieno.
Molto efficaci anche le descrizioni di Monticchiello, borgo che conosco essendo appassionata di teatro. Lì c’è tutto un paese che “recita” e negli anni ho visto qualche spettacolo meraviglioso per la coralità e il tangibile senso di appartenenza degli abitanti.
In conclusione ho trovato il tuo lavoro davvero ottimo.

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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Racconto bellissimo e delicato, si sente tutto il dolore per perdita di Miriam senza che sia, però, un racconto SUL dolore. Mi è piaciuto molto come hai caratterizzato i due personaggi, soprattutto Miriam che, nonostante sia assente, è molto reale. L'equilibrio della loro coppia mi ricorda alcune persone che conosco: sono differenti, ma stanno bene assieme; si amano, ma non c'è bisogno di fare sempre tutto assieme. Miriam aveva le sue passioni e la sua indipendenza, e ora che non c'è più, suo marito può ancora scoprire cose nuove su di lei.
Personalmente dedicherei più spazio alle giornate trascorse dal protagonista a Monticchiello, vorrei sapere di più su cosa ha fatto durante lo spettacolo, come si è trovato con le persone del paese (passare da Roma a una frazione di novanta abitanti deve essere un bel cambiamento!), cosa ha imparato su Miriam e su se stesso e come questa esperienza l'ha cambiato.
Una frase mi ha colpito perché descrive in modo conciso ma preciso come mi sente a volte quando viaggio (in cetre mie scampagnate assomiglio a Miriam): 
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmImmaginavo un esilio, mi è sembrato un rimpatrio.
Grazie per questa piacevolissima storia!

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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Grazie a voi :flower: , gli elogi vanno oltre i miei meriti!
E sì, come scrivevo ad Alberto, avevo in mente un racconto lungo,  dedicando la seconda parte a Monticchiello e al suo bel Teatro povero.  Per varie ragioni mi sono ridotta (ci tendo!) agli sgoccioli e ho dovuto chiuderlo. Magari proseguo...
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Re: [CE24] Parlano le pietre?

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@sefora piacere di rileggerti. Un racconto delicato, scritto da mano esperta che delinea con leggerezza un legame forte, intenso. Si percepisce l'amore  che neanche il tempo è riuscito a scalfire e la mancanza composta per la perdita di Miriam. Il tutto con pochi semplici tratti.
Bella l'idea di ripercorrere le orme della sua adorata per cercare di cogliere quelle sensazioni che gli sono mancate. Forse in questa ricerca ci sarebbe stato bene un cambio, una scossa maggiore nella dinamica della storia, magari analizzando maggiormente l'introspezione o la rivelazione che porta questa esperienza. Mi è sembrato che la linea narrativa rimane un po' sullo stesso piano, ma qui entriamo nella sfera soggettiva.
Il finale fiabesco non può che trovarmi in sintonia.
Alla prossima

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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Ciao @sefora,
racconto molto tenero e godibile, bella l'idea di lui che combatte la mancanza della moglie morta cercando di imitarne i passi e ammorbidendo i propri tratti da "ingegnere"; e bellissimo che il tuo "lontano da tutto" sia Monticchiello e non una fantomatica destinazione esotica.
sefora ha scritto: mar ago 06, 2024 11:16 pmMantiene la parola. Al rientro, su Monticchiello potrei tenere una conferenza. Siamo diventati amici, mi ha fatto conoscere tutta la sua famiglia e buona parte dei borghigiani. Improvvisando, sono riuscito a risolvere avarie di vario tipo, ho assistito a tutte le prove e ricevuto diversi inviti a cena. Immaginavo un esilio, mi è sembrato un rimpatrio.
La prima de Il velo della sposa è stata un successo. Narrando la complicata storia di tre matrimoni, i montichiellesi si sono rivelati dei sociologi acuti e disincantati.
Ho invitato Mattia a Roma. Se verrà, penso di raccontargli il vero motivo della mia presenza nel borgo.
Il passaggio perfettibile mi sembra questo: un riassunto scarno della sua esperienza. essendo parte fondamentale della sua elaborazione del lutto o come vuole chiamarla, meriterebbe un po' più di spazio e di tridimensionalità, forse.

Un saluto
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [CE24] Parlano le pietre?

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Grazie a voi :flower: della lettura e dei commenti!
Sì, condivido l'opportunità di "proseguire" la narrazione mostrando sensazioni e pensieri di lui e magari l'esperienza del teatro.
Come da risposta ad Alberto, ero partita per un racconto lungo che poi non ho avuto modo di scrivere. Pur risistemato quale corto, lo si nota...
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