Traccia 1. "Lontano da tutto"
Commento
«Su, Chiara, non farmelo ripetere ... Se cambio idea vi raggiungo, non andrò lontano.»
Lei replica che vorrebbe almeno sapere dove, io che non l’ho ancora deciso; a mia figlia scappa una frase da terapista, così mi è facile rintuzzarla.
«Ecco la psicologa! Mai lavorare con i parenti, lo dici sempre… Parti tranquilla, coi i ragazzi al ritorno faremo il solito giro in barca.»
Finalmente chiude il telefono. Con Andrea è stato più semplice: ha capito subito che non me la sentivo di andare a Londra senza Miriam. Verrà lui in agosto, con una compagna che conosco poco.
In verità mi è ancora chiaro il senso dell’elaborare il lutto. Già l’espressione mi sembra stupida: come sai di averlo elaborato al punto giusto? Quando non ti rivolgi più alla fotografia di tua moglie? Ho provato a chiuderla in un cassetto, ma ne sentivo la mancanza. O quando smetti di chiederti cosa avrebbe fatto o detto in una certa occasione?
Ora, dopo sette mesi da vedovo, mi sono reso conto di come funziona, almeno per me, questa faccenda dell’elaborazione. È incoerente, va a giornate, dipende dai momenti e dai luoghi. Mi è successo di rivivere nei particolari una remota vacanza alle Maldive, che trovammo deludente, e di angosciarmi per una fuggevole infedeltà mai sospettata da Miriam.
E, ammetto rimproverandomi l’ingratitudine, che essere circondati dall’affetto premuroso dei familiari non sempre aiuta. A un certo punto si risente dell’eccesso, accompagnato da una sorta d’imbarazzo, perché temiamo di mortificare chi soffre a sua volta della perdita. Nel mio caso, Chiaretta, cui voglio un bene dell’anima.
«Dovresti cambiare casa, pà, ne usi manco metà. Non ti ritrovi nelle stanze di mamma, vero?»
Ha ragione; Miriam, progettista degli interni, l’aveva previsto in astratto quando i ragazzi se n’erano andati, noi poco più che cinquantenni.
“Mi sembra già esagerato,’sto posto, non ci abiterei da sola.” Poi aveva reso indipendente un appartamentino, per i soggiorni di Andrea e trasformato una stanza in secondo studio, abbandonando quello condiviso. Proprio in quel periodo era iniziata la riscoperta dei Borghi più belli, che l’aveva subito interessata.
Non ho toccato nulla, sul tavolo da disegno ci sono ancora schizzi e foglietti con le puntine. Entro svelto, quasi furtivo, e porto via da uno scaffale la scatola che m’interessa.
Sgombro il piano della mia scrivania e comincio a disporvi il contenuto: cartoline, fotografie, appunti. Delle sue vacanze “private”, Miriam preferiva conservare memorie di vecchio tipo. Nei primi anni l’avevo accompagnata, abbreviando la crociera estiva, ma si era presto dichiarata contraria.
“Sei ingegnere dai piedi alla testa: le pietre non ti parlano! E, sarò sincera, quando mi accompagni fatico a seguire le storie che raccontano.”
È la prima estate senza mia moglie. Nell’aspettarla ho provato un disagio crescente: non ce la facevo a trascorrerla come le altre.
Finché, improvvisa, mi è arrivata l’idea. Sceglierò un borgo che non conosco neppure di nome, per ascoltare le pietre come faceva lei!
Di mai visti ne trovo molti, su alcuni Miriam ha raccontato qualcosa, ma non li collego alle immagini né agli appunti, finché mi passa per le mani la fotografia di tre uomini intorno a un telefono di vecchio tipo, quelli con il disco forato per comporre i numeri. Guardo meglio: si trovano su un palcoscenico e, a conferma, ne scovo presto un’altra. Sul retro, grafia di Miriam, “Teatro povero, 2022”. In pochi minuti lo rintraccio: tradizione di Monticchiello, antico borgo della Val d’Orcia. Calcolo il percorso: meno di duecento chilometri.
La mattina dopo mi metto in macchina con il fresco. In rete non ho voluto leggere altro: preferisco arrivarci ignaro, come quando lei sceglieva una meta improvvisata per “interrompere un attimo il tratran“ e andava ripetendo “vedrai, vedrai…” durante il viaggio, senza anticipare nulla.
Monticchiello è vicinissimo a Pienza, per cui mi aspettavo qualcosa di rinascimentale, invece mi trovo davanti una piccola fortezza, con tanto di cinta muraria e, insolita, una torre del cassero svettante sulla collinetta.
Considerata l’esiguità del borgo, decido di parcheggiare in basso, dove c’è un piazzale, e mi avvio a piedi. Voglio seguire le tracce di Miriam e magari le pietre mi parleranno, anche se di storia so molto meno di lei.
Passata la porta d’ingresso, trovo una scala che va alla cinta muraria, la percorro incontrando alcune torri di guardia e finisco ai piedi del cassero senese. Un cartello mi informa che è l’unico intatto, appartiene a una scultrice finlandese e non è visitabile.
Così mi limito a un giretto nei giadini che lo circondano, torno alla porta e percorro una strada in salita fiancheggiata da vecchie case; incontro dapprima una piazzetta ombrosa con al centro il monumento ai caduti, proseguo e ne trovo una più grande. Una scala rastremata porta alla chiesa di aspetto gotico, ha una stretta facciata e un bel rosone, salgo per visitarla, ma è chiusa.
La piazza gira intorno all’edificio, il che le dà una forma inconsueta, seguo il percorso osservando le costruzioni, poi mi fermo accanto al pozzo. Una casa bassa si appoggia al contrafforte quasi a cercare sostegno, alcune pietre sono più grandi e meglio squadrate delle altre, ma un po’ sbilenche. Chissà se a Miriam avrebbero raccontato qualcosa!
E, finora non ci avevo badato, il borgo sembra vuoto, nessuno passa, apre una finestra, ha la radio accesa… Così torno alla chiesa e osservo meglio l’edificio di fronte, curioso insieme di pietre e mattoni, ricordavo le persiane aperte, ma ha l’aria deserta.
Un po’ stranito prendo a caso un vicolo e tutto cambia!
Sbuco in una piazzetta che -lo noterò dopo – ha un pozzo quadrato al centro ed è circondata da case basse, verdi a prima vista perché quasi coperte da piante rampicanti. La sorpresa consiste nell’affollamento: uomini e donne di varie età, ragazzi e bambini. Mi fermo.
«Ehi, ti manda Davide? Sbrighiamoci, al teatrino non s’accende niente!»
L’ uomo calvo ce l’ha proprio con me. Capisco chi è quella gente e sto al gioco.
«Non proprio… Ma come elettricista me la cavo.»
Mi parlano in molti, l’equivoco si chiarisce: Davide sta male, si sperava trovasse un rimpiazzo. Spiegato che sono ingegnere e conto di trattenermi un po’, vengo ipso facto arruolato come tecnico tuttofare. E mi scopro di buon umore per la nomina.
Il gruppo comincia a muoversi: da piazza S. Martino, ormai troppo assolata, alla chiesetta della Misericordia, dove il Teatro Povero ha la sede invernale, m’informa Mattia, lo “storico” del luogo che mi prende in consegna
«Noi residenti, appena una novantina, partecipiamo quasi tutti, spesso si aggregano un paio di turisti; ci fa piacere, talvolta hanno pure recitato» spiega camminando.
Mi verrebbe di chiederli se ne ricorda qualcuno, ma non è il caso; esito e lui riprende.
«Ti piacciono i borghi in generale, o hai scelto questo per un motivo preciso?»
«Anche...- Sai tutto del tuo e certo me ne racconterai la storia» lo stuzzico.
«Contaci: dal Duecento a oggi. In pochi giorni la conoscerai pietra per pietra!»
Mantiene la parola. Al rientro, su Monticchiello potrei tenere una conferenza. Siamo diventati amici, mi ha fatto conoscere tutta la sua famiglia e buona parte dei borghigiani. Improvvisando, sono riuscito a risolvere avarie di vario tipo, ho assistito a tutte le prove e ricevuto diversi inviti a cena. Immaginavo un esilio, mi è sembrato un rimpatrio.
La prima de Il velo della sposa è stata un successo. Narrando la complicata storia di tre matrimoni, i montichiellesi si sono rivelati dei sociologi acuti e disincantati.
Ho invitato Mattia a Roma. Se verrà, penso di raccontargli il vero motivo della mia presenza nel borgo.
«Be’ - mi ha chiesto Miriam dal comodino appena sono entrato – le pietre ti hanno parlato?»
«Credo di sì, però l’ottimo Mattia non taceva un attimo, ne confondeva la voce.»
«Puoi sempre tornarci. Secondo me è un buon posto per l’elaborazione del lutto.»
Ha ragione, come sempre.
[CE24] Parlano le pietre?
1" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com