
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
552ciao @Poeta Zaza sono reduce da due mesi di scrittura intensa e vorrei riposare la mente... Spero di trovare le forze... 

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
553Poeta Zaza wrote: Wow!
Stavolta potete tutti togliervi lo sfizio di partecipare al mitico Mezzogiorno d'Inchiostro, domenica 25 maggio ore 12.![]()
Sei giorni di tempo (da domenica a venerdì) per pubblicare!
Vedete i dettagli dalla nostra @Sira qui:
viewtopic.php?p=74539#p74539
Comincio a chiamare qualcuno?
So che c'è il banner, ma almeno così leggete il bando dell'Off topic che spiega le novità.
@Mina @Adel J. Pellitteri @Almissima @Claire1987 @Ippolita @bestseller2020 @bwv582 @NanoVetricida @SilviaVera
@ivalibri @aladicorvo @Albascura @Edu @Joyopi @Plata @Kuno @Ilaris @Ilaria @bezzicante @Kasimiro
@L'illusoillusore @@Monica @Modea72 @Talia @Pulsar @Sienna @queffe @Otta @m.q.s. @Mirna Lacadai @Komorebi
@Silvia @Chiaara @Chia @Eliana @Nightafter @Domenico S. @Zappo @ITG @Cerusico

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
554@Poeta Zaza carissima, grazie del tuo memo. Purtroppo sono in giro per la Scozia e non riuscirò a partecipare.
Un abbraccio e buon contest a tutti!

Un abbraccio e buon contest a tutti!


Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
555Ci sono @Poeta Zaza, oggi avevo un pomeriggio libero e ho scritto un racconto a tema. E ci si mette alla prova, via.
Non ho comunque tempo, ora, di commentare: da ex sostenitore (nel WD) spero di ricordarmi e di non essere squalificato per un motivo del genere.

Non ho comunque tempo, ora, di commentare: da ex sostenitore (nel WD) spero di ricordarmi e di non essere squalificato per un motivo del genere.

https://www.facebook.com/curiosamate
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
556Poeta Zaza wrote: Wow!Aggiungo i nuovi che si sono appena esibiti al MI:
@Mina @Adel J. Pellitteri @Almissima @Claire1987 @Ippolita @bestseller2020 @bwv582 @NanoVetricida @SilviaVera
@ivalibri @aladicorvo @Albascura @Edu @Joyopi @Plata @Kuno @Ilaris @Ilaria @bezzicante @Kasimiro
@L'illusoillusore @@Monica @Modea72 @Talia @Pulsar @Sienna @queffe @Otta @m.q.s. @Mirna Lacadai @Komorebi
@Silvia @Chiaara @Chia @Eliana @Nightafter @Domenico S. @Zappo @ITG @Cerusico
@Kyra @sbatti @Artemis
per segnalarvi che domenica 8 giugno ore 12
@Poldo ci preannuncia qui: viewtopic.php?p=75266#p75266
che partirà il 17° Labocontest
in Gare e Tornei in Home page - vedere Banner

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
557dajeeeee
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo
Sì, certo
In un ristorante, intendo
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
558Poeta Zaza wrote: Aggiungo i nuovi che si sono appena esibiti al MI:Siamo pronti per l'antagonismo nel racconto?
@Kyra @sbatti @Artemis
per segnalarvi che domenica 8 giugno ore 12
@Poldo ci preannuncia qui: viewtopic.php?p=75266#p75266
che partirà il 17° Labocontest
in Gare e Tornei in Home page - vedere Banner
@Poldo ci ha dato già il via qui:
viewtopic.php?p=75377#p75377
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
559@Alberto Tosciri
Ciao Alberto, ho letto cose bellissime dei filindeu. Pare che oggi solo quattro donne li sappiano preparare nel pieno rispetto della tradizione. Un cibo sacro.
Tu li hai mai assaggiati?
Ciao Alberto, ho letto cose bellissime dei filindeu. Pare che oggi solo quattro donne li sappiano preparare nel pieno rispetto della tradizione. Un cibo sacro.
Tu li hai mai assaggiati?
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
560Ciao @Ippolita
Ma guarda cos'hai scoperto...
Non li ho mai assaggiati, so che è un'antica tradizione che si segue a Lula, un piccolo paese del nuorese.
Sono certo che sono buonissimi: una sottile pasta intrecciata come un tessuto antico, fatta cuocere in brodo di capra e condita con formaggio pecorino.
Se non sei vegetariana, naturalmente
Ma guarda cos'hai scoperto...

Non li ho mai assaggiati, so che è un'antica tradizione che si segue a Lula, un piccolo paese del nuorese.
Sono certo che sono buonissimi: una sottile pasta intrecciata come un tessuto antico, fatta cuocere in brodo di capra e condita con formaggio pecorino.
Se non sei vegetariana, naturalmente

Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
561
Preavviso di scadenza iscrizioni al Labocontest 17: l'antagonista
entro domenica 15 giugno ore 24.
Pubblicazione entro la settimana successiva (domenica 22 giugno).
I dettagli da@Poldo qui:
viewtopic.php?p=75377#p75377
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
562Alberto Tosciri wrote: Se non sei vegetariana, naturalmenteNo, non lo sono! Il pecorino romano lo uso tantissimo.
Ieri ho comprato la fregula sarda, tu come la condisci?
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
563@Ippolita
La frégula... sa frégula in sardo...
Da piccolo la mangiavo spesso, mi piaceva d'estate con le arselle, che andavo io stesso a pescare a nuoto su degli scogli in mezzo al mare che ho davanti casa. Mia nonna e mia madre la preparavano in modo splendido, con quel delizioso brodo dal gusto di mare. Ma la fregola... è buona con le vongole, in brodo di carne, abbinata alle verdure preferite...
C'è l'imbarazzo della scelta.
La frégula... sa frégula in sardo...

Da piccolo la mangiavo spesso, mi piaceva d'estate con le arselle, che andavo io stesso a pescare a nuoto su degli scogli in mezzo al mare che ho davanti casa. Mia nonna e mia madre la preparavano in modo splendido, con quel delizioso brodo dal gusto di mare. Ma la fregola... è buona con le vongole, in brodo di carne, abbinata alle verdure preferite...
C'è l'imbarazzo della scelta.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
564Alberto Tosciri wrote: Mia nonna e mia madre la preparavano in modo splendido, con quel delizioso brodo dal gusto di mare

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
565
No? Non usa più?
Devo prendere ancora le misure del nuovo corso senza chat.
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
566Devo recuperare tantissimi post del forum, sono stata un pochino via e nel frattempo qui sono proliferati contest e racconti 
@Poeta Zaza perdonami se non ho partecipato, anche se mi hai taggata, ma purtroppo sono stata fermata da una fastidiosa malattia lunghetta (che non mi ha comunque allontanata dal lavoro, ahimè) e poi grazie agli déi sono arrivate le ferie.
Ma ora ritorno in pista e mi rimetto in carreggiata
Mi siete mancati

@Poeta Zaza perdonami se non ho partecipato, anche se mi hai taggata, ma purtroppo sono stata fermata da una fastidiosa malattia lunghetta (che non mi ha comunque allontanata dal lavoro, ahimè) e poi grazie agli déi sono arrivate le ferie.
Ma ora ritorno in pista e mi rimetto in carreggiata

Mi siete mancati

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
567Poeta Zaza wrote: Aggiungo i nuovi che si sono appena esibiti al MI:Scusa @Poeta Zaza, ma ho visto solo ora il tuo "richiamo alle armi".
@Kyra @sbatti @Artemis
per segnalarvi che domenica 8 giugno ore 12
@Poldo ci preannuncia qui: viewtopic.php?p=75266#p75266
che partirà il 17° Labocontest
in Gare e Tornei in Home page - vedere Banner
Che dire? Spero che anche quest' anno CdiM organizzi l'ormai tradizionale contest estivo: mi piacerebbe partecipare e dovrei anche avere il tempo per farlo.
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
568Pulsar wrote: Spero che anche quest' anno CdiM organizzi l'ormai tradizionale contest estivo: mi piacerebbe partecipare e dovrei anche avere il tempo per farlo.Speriamo che qualcheduno passi di qui a dirci qualcosa...

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
569Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
570Nel deserto, una duna dice a un'altra duna:
Speriamo che passi qualche... duno!
Speriamo che passi qualche... duno!


Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
571Posso contribuire con un
.

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
572Ottimo posto il deserto per scrivere nel silenzio totale.


Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
573Parlando di deserto, mi viene in mente l'Egitto, paese molto democratico e liberale, dove è stata arrestata (e non è la prima) una donna di nazionalità egiziana naturalizzata italiana, Sohila Tarek Hassan Haggag, nome d'arte Linda Martino, molto famosa nel paese e sui social come danzatrice del ventre, accusata di offesa alla morale, istigazione alla dissolutezza e all'immoralità pubblica. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/07/07/danzatrice-del-ventre-naturalizzata-italiana-arrestata-in-egitto_cf5545fc-7792-4c56-bc95-af7315b59d79.html
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/
https://www.lestradedeimondi.com/
Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione
575Circa venticinque anni fa, dopo un lungo soggiorno nel deserto del Wadi Rum, in Giordania, rientrai ad Amman. Ero lì per motivi di lavoro, ma soprattutto per perfezionare l’arabo, lingua che allora parlavo e scrivevo fluentemente.
Camminavo per la città con 50 gradi all’ombra e il vento asciutto del deserto con indosso una tunica bianca di lino e la kefiah giordana. Portavo la barba, ero abbronzato a tal punto da confondermi con la popolazione locale, tanto che nessuno si voltava a guardarmi. In quella naturalezza dell’essere “uno di loro”, riconobbi un senso profondo di accettazione. In quella terra dalle radici millenarie dove Mosè, dal Monte Nebo, vide la Terra Promessa di Israele senza potervi entrare, sentivo di camminare anch’io sul confine tra due mondi. Uno, però, mi aveva accolto.
Passando nella zona del quartiere degli Orafi, vicino a una splendida moschea, si alzò nell’aria il canto del muezzin. L’ora della preghiera. Un momento solenne. Ma proprio in quell’istante, comparve un gruppo di italiani in vacanza: vestiti da spiaggia, accaldati, ustionati, chiassosi. Bevande ghiacciate, camicie sgargianti, macchine fotografiche al collo. Pazienza.
Se non fosse che, in pieno richiamo alla preghiera, iniziarono a gareggiare a suon di rutti, uomini e donne: donne libere, chiaro, ridendo fragorosamente davanti alla moschea, senza percepire il silenzio religioso che li circondava.
Non si trattò solo di maleducazione. Fu una mancanza profonda di consapevolezza culturale. In pochi istanti, alcuni giovani ragazzi giordani li circondarono, irritati. La situazione stava per degenerare. Intervennero due poliziotti in motocicletta. Parlai con loro e con i ragazzi. Feci un lungo discorso, che non starò a ripetere, pieno di perifrasi, come amano gli arabi, ma che si basava su un principio semplice: non valeva la pena infierire su chi era già punito dalla propria ignoranza. Feci notare che se il Dio cristiano e Allah sono lo stesso, pur separati dalle rispettive credenze, un gesto di misericordia avrebbe onorato entrambi.
Accanto alla moschea c’era una bancarella che vendeva stoffe leggere e colorate. Ne acquistai alcune, le consegnai alle donne italiane dicendo loro che si coprissero le cosce e i seni debordanti e di smetterla di ridere e ruttare, non solo in quel luogo, ma ovunque. Non mi pento di averglielo detto. Non c’entra nulla la mentalità araba, o isolana… Non c’entra la religione, non c’entra la politica. È qualcosa di talmente semplice e ovvio che non tutti lo capiscono. E va bene, ci mancherebbe.
Ricordo che si stupirono sentendomi parlare italiano. E capendo che ero italiano, ci rimasero male. I poliziotti mi chiesero i documenti. Esibii il passaporto diplomatico militare. La situazione si calmò.
Tutto questo per dire cosa?
Che una cittadinanza europea non è un lasciapassare per offendere le tradizioni altrui, ancor più se quelle tradizioni sono, in qualche modo, anche nostre. Si può ottenere un qualunque passaporto, ma non si dovrebbe mai rinnegare la propria origine culturale. Si può dire lo stesso anche di chi, proveniente dal deserto, diventa europeo e manca di rispetto alla gente e al luogo da dove proviene. In nome di cosa?
Il problema non è solo nel comportamento, ma nella mancanza di consapevolezza del sacro, dell’altro, del contesto. Il massimo dell’empatia occidentale – per alcuni – è ruttare in strada al canto del muezzin, sognando tortellini e spaghetti, come se tutto il resto fosse una fastidiosa parentesi esotica.
Io credo che il rispetto non sia un atto politico, ma un gesto umano. E che la parola, usata con giustezza, valga più di qualsiasi autorità.
Là dove il linguaggio si fa ponte, si parla tanto di ponti, l’identità non divide, ma unisce.
Camminavo per la città con 50 gradi all’ombra e il vento asciutto del deserto con indosso una tunica bianca di lino e la kefiah giordana. Portavo la barba, ero abbronzato a tal punto da confondermi con la popolazione locale, tanto che nessuno si voltava a guardarmi. In quella naturalezza dell’essere “uno di loro”, riconobbi un senso profondo di accettazione. In quella terra dalle radici millenarie dove Mosè, dal Monte Nebo, vide la Terra Promessa di Israele senza potervi entrare, sentivo di camminare anch’io sul confine tra due mondi. Uno, però, mi aveva accolto.
Passando nella zona del quartiere degli Orafi, vicino a una splendida moschea, si alzò nell’aria il canto del muezzin. L’ora della preghiera. Un momento solenne. Ma proprio in quell’istante, comparve un gruppo di italiani in vacanza: vestiti da spiaggia, accaldati, ustionati, chiassosi. Bevande ghiacciate, camicie sgargianti, macchine fotografiche al collo. Pazienza.
Se non fosse che, in pieno richiamo alla preghiera, iniziarono a gareggiare a suon di rutti, uomini e donne: donne libere, chiaro, ridendo fragorosamente davanti alla moschea, senza percepire il silenzio religioso che li circondava.
Non si trattò solo di maleducazione. Fu una mancanza profonda di consapevolezza culturale. In pochi istanti, alcuni giovani ragazzi giordani li circondarono, irritati. La situazione stava per degenerare. Intervennero due poliziotti in motocicletta. Parlai con loro e con i ragazzi. Feci un lungo discorso, che non starò a ripetere, pieno di perifrasi, come amano gli arabi, ma che si basava su un principio semplice: non valeva la pena infierire su chi era già punito dalla propria ignoranza. Feci notare che se il Dio cristiano e Allah sono lo stesso, pur separati dalle rispettive credenze, un gesto di misericordia avrebbe onorato entrambi.
Accanto alla moschea c’era una bancarella che vendeva stoffe leggere e colorate. Ne acquistai alcune, le consegnai alle donne italiane dicendo loro che si coprissero le cosce e i seni debordanti e di smetterla di ridere e ruttare, non solo in quel luogo, ma ovunque. Non mi pento di averglielo detto. Non c’entra nulla la mentalità araba, o isolana… Non c’entra la religione, non c’entra la politica. È qualcosa di talmente semplice e ovvio che non tutti lo capiscono. E va bene, ci mancherebbe.
Ricordo che si stupirono sentendomi parlare italiano. E capendo che ero italiano, ci rimasero male. I poliziotti mi chiesero i documenti. Esibii il passaporto diplomatico militare. La situazione si calmò.
Tutto questo per dire cosa?
Che una cittadinanza europea non è un lasciapassare per offendere le tradizioni altrui, ancor più se quelle tradizioni sono, in qualche modo, anche nostre. Si può ottenere un qualunque passaporto, ma non si dovrebbe mai rinnegare la propria origine culturale. Si può dire lo stesso anche di chi, proveniente dal deserto, diventa europeo e manca di rispetto alla gente e al luogo da dove proviene. In nome di cosa?
Il problema non è solo nel comportamento, ma nella mancanza di consapevolezza del sacro, dell’altro, del contesto. Il massimo dell’empatia occidentale – per alcuni – è ruttare in strada al canto del muezzin, sognando tortellini e spaghetti, come se tutto il resto fosse una fastidiosa parentesi esotica.
Io credo che il rispetto non sia un atto politico, ma un gesto umano. E che la parola, usata con giustezza, valga più di qualsiasi autorità.
Là dove il linguaggio si fa ponte, si parla tanto di ponti, l’identità non divide, ma unisce.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)