[CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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Stimoli da Erri De Luca e dalla frase di Poldo: "Cercate in ogni caso di comunicarci qualcosa che nasca dal vostro cuore".

Ho nostalgia delle mie vecchie zie. Prozie, a essere precisi. Zitelle e bigotte.

Una volta una di loro si alzò da tavola dicendo: “Io sono cattolica e apostolica romana. Se non se ne va lei, me ne vado io”. 
Si riferiva a un’amica d’università di mia sorella, a pranzo con noi. Zia aveva intuito che era ortodossa e non voleva sedere a tavola con un’eretica. 
Noi giù a ridere come pazze. Mia madre ci zittì con un’occhiataccia mentre seguiva zia per calmarla. 
Era fantastico sentirsi superiori, giovani, aperte e senza pregiudizio alcuno. Ci irrobustiva prendere in giro nella figura delle vecchie zie quella fede che consideravamo roba da scemi.

Diversa la sensazione che ci dava nostra madre. Lei non si metteva i pizzi in testa quando entrava in chiesa, né alzava gli occhi al cielo come Santa Teresa. Era sobria e silenziosa. 
Da piccole, tutte le sere ci faceva recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria e l’Angelo Custode. Noi facevamo a gara a chi era più veloce, e lei non s'arrabbiava. Quando abbiamo smesso di andare a messa, direi quasi subito dopo la Prima Comunione, ha insistito per un po’ e poi ha lasciato perdere. Aveva una fede tenace, asciutta.

Le mie zie bigotte avevano una fede tenace e fronzoluta, che si prestava ai nostri lazzi.
Un giorno una di loro ci disse che non vedeva l’ora di morire per rivedere la sua mamma. Era però in apprensione, perché temeva che la mamma, morta quando lei era ragazza, non l’avrebbe riconosciuta. Si chiedeva come avrebbe dovuto comportarsi, e se qualche santo si sarebbe preso l'onere di cercarla e presentargliela.  
Per noi, che eravamo bambine, la cosa più assurda era che desiderasse di morire. 
Che in cielo rivedesse la mamma morta ci sembrava normale. A pensarci bene, lo consideravamo normale come che la notte della Vigilia arrivasse Babbo Natale.
Un po’ come per i medievali: il mondo era permeato di Dio, di streghe, befane e uomini ragno.

Nostro padre si professava ateo. Mia madre non si è mai scomposta per questo: ci diceva che in una coppia uno è sufficiente e a noi bastava.

Non ricordo di aver mai pensato a Dio in tutto quel blocco di anni che va dalle medie al mondo del lavoro. 
Ci pensavano per me mia madre, le zie e le prozie. Poi tutte hanno cominciato a morire, una a una.

Ho vissuto nella tiepidezza per tanti anni. Per questo ancora oggi mi meraviglia che Dio abbia pensato a me: Lui odia i tiepidi, li vomita dalla Sua bocca.
Talmente tiepida che, quando seppi che per il funerale di papa Wojtyla avrebbero chiuso le scuole, m’infuriai: i bambini a casa, nessuno a tenerli e il lavoro urgente che mi aspettava.

Mi chiedevo furibonda come fosse possibile in un paese civile chiudere le scuole per il funerale del papa. 
Intanto cercavo un canale coi cartoni animati per riuscire a portarmi avanti il lavoro. 
Ovunque cercassi, erano in onda i funerali. 
Con la matita tra le labbra, infilai nel videoregistratore una cassetta di Tonio Cartonio. Dovevo solo dare il via.

Tutto è successo in quel momento.
 
La matita tra le labbra e i bambini che cominciavano a chiedere come mai Tonio ancora non si vedeva. 
Io col telecomando a mezz’aria.
In tv il funerale: la bara di legno chiaro sul sagrato, le pagine del Vangelo poggiato sulla cassa sconvolte da un vento furioso. 
Lo stesso che accartocciava i mantelli dei cardinali e faceva volare via gli zucchetti. 
Da qualche parte, nella grande piazza, un cardinale parlava del papa morto. 
Riconobbi in costui un teologo visto tanto tempo prima, e mi meravigliai di quanto fosse diventato vecchio. 
I bambini spazientiti che chiedevano Tonio Cartonio, io che non riuscivo a staccare gli occhi da quella scena. 
Il teologo con un pugno alzato al cielo, i cardinali con gli abiti arrotolati sulle teste, disorientati; la matita stretta fra i denti.

“Guardiamo un po’ questo funerale del papa, giusto per vedere cosa fanno”, dissi ai bambini. “Ve lo chiedo per piacere. Poi mettiamo Tonio”.
Il pomeriggio andai a cercare i libri di quel teologo che aveva officiato i funerali e me li comprai tutti. 
E li lessi tutti, uno dopo l’altro. 
Mi sentivo fuori di testa. Più leggevo, più volevo leggere e capire. Intanto quel teologo dal pugno alzato era diventato papa. 
Mi veniva da ridere: mai in vita mia avevo seguito alcunché di qualsivoglia papa. Ora, addirittura, me n'ero innamorata. 
L’anno successivo m’iscrissi a un corso di teologia alla Lateranense. 
Per lavoro stavo seguendo dei volumi sulla figura dell'Anticristo, pertanto mi capitava di dover leggere molti passi biblici. Ovunque mettessi le mani, tutto mi pareva sterminato e irresistibile. Su un singolo termine di un singolo versetto cresceva rigogliosa una bibliografia senza misura.
 
Le letture teologiche mi dettero stimoli nuovi. Il teologo che era diventato papa scriveva di temi a me cari, per averli amati negli autori russi. Scriveva delle potenzialità di questi nostri tempi, non obbligati alla fede e quindi liberi di scegliere. Di una Chiesa che si sarebbe rimpicciolita fino alla fiammella iniziale, e questo, secondo lui, era buono. Della fede come salto nel buio.
Scoprii Bonhoeffer. Circondato fedelmente e tacitamente da benigne presenze, meravigliosamente protetto e consolato, voglio questo giorno vivere con voi
E Simone Weil. Edith Stein. Etty Hillesum. Lo strazio, la follia, la morte, le sevizie, l'ingiustizia, l'orrore non escludevano Dio: lo manifestavano. 
Come tutto era diverso da come me lo ero immaginato! così assurdo e sconvolgente.

Cominciai a non parlarne con nessuno. Non volevo essere trattata come le mie prozie. Anche se avevo letto nel teologo-papa che la fede semplice e tessuta di riti di una vecchia contadina è più solida di quella di molti teologi. 
In qualche modo mi nascondevo. Mi sentivo ridicola. Ma l'attrazione che sentivo non potevo negarla.

Cominciai in quei mesi a lavorare a un testo in cui si parlava della figura di Cristo nei detti islamici. 
Ecco, riflettei, qui mi potrò distrarre. 
Il commento a uno dei primi testi citava il motto di un mistico sufi: "Chi si ammala di Gesù, non può guarire".

Sono persa, pensai.


 
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Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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Interessante lettura, @Ippolita, una rinascita nella fede. Tra l'altro condivido questo passaggio
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmOvunque mettessi le mani, tutto mi pareva sterminato e irresistibile.
perché trovo molto affascinanti i vangeli apocrifi, il dibattito sulla figura di Gesù nella storia e la sua figura nelle altre religioni. Condivido molto di quanto hai scritto.

Non ho molto da dirti su questo racconto, una piacevole e ordinata lettura nel complesso. Tra l'altro un racconto semplice e quotidiano, una cosa che non mi spiace per niente. Ho solo un dubbio qui
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmCome tutto era diverso da come me lo ero immaginato! così assurdo e sconvolgente.
Da non editor, toglierei banalmente il punto esclamativo, ma non so di preciso cosa volessi esprimere, quindi ti segnalo questo passaggio in generale.


Un saluto e alla prossima lettura. :libro:  
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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Ciao @Ippolita, ti commento volentieri perché il tuo testo è stata una piccola boccata di aria fresca, nella sua quotidianità.
Non posso dire di aver provato forti emozioni, non essendo io credente, ma allo stesso tempo mi hai trasmesso pace. E per me ha avuto un grande valore.

Mi accodo giusto a @bwv582 nel segnalarti lo stesso passaggio con il punto esclamativo. Nel caso si trattasse di una scelta stilistica nulla da dire, in caso contrario lascia un pochino straniti.

A rileggerti!

Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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Bentornata, cara @Ippolita  :flower:

Ho letto con curiosità il tuo brano, che non è un racconto, ma un saggio, una storia di ricerca "alta", di uno scavo nell'anima, di una rinascita. Il tutto calato nella quotidianità della protagonista, che forse sei proprio tu. Bello il ricordo del passaggio tra di noi di papa Ratzinger. Un grande uomo, che ha saputo superare, con la sua alta statura morale,  il rifiuto all'ascolto delle sue parole alla "Sapienza" di Roma: fu definito "evento incongruo" da 67 docenti, "luminari" di questi tempi...

Mi è piaciuto, anche per la struttura che hai scelto. 

P.S.: Allego il link al discorso che Papa Benedetto aveva pronto per l'occasione, e che non è perduto:

https://www.vatican.va/content/benedict ... ienza.html
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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bwv582 wrote: Thu Apr 24, 2025 12:07 pmDa non editor, toglierei banalmente il punto esclamativo, ma non so di preciso cosa volessi esprimere, quindi ti segnalo questo passaggio in generale.
Caro Giovanni, che piacere incontrarti. 
Dunque, nel passo che citi volevo esprimere la concitazione con uno scarto: non il punto esclamativo alla fine del periodo, ma poco prima, come fosse una virgola impazzita. 
Mi piace a volte gestire la punteggiatura in modo che concorra a creare il senso. 
Qui, in un racconto pacato, quasi piatto, quel piccolo scarto a mio parere dà contezza del tumulto interiore dell’io narrante.
Grazie per averlo notato e grazie per il tuo commento. 
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Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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@Ippolita  Un racconto totalmente narrato che segue con l'io narrante il percorso di ritorno alla fede della protagonista, prima attraverso l'omelia di Ratzinger al funerale di Wojtyla, poi attraverso la lettura delle sue opere, oltrepassa la forma del cattolicesimo zero, dell'assenza della religione nella vita quotidiana,  per riscoprirlo e farlo ridiventare vivo, attivo. È anche una sorta di confessione delle difficoltà di passare attraverso la fede liturgica a una fede ragionata, razionale. Lo stile è asciutto, semplice, il lessico è adeguato al registro, alto ma non altisonante, non arrogante, né professorale. Nonostante sia un racconto didascalico con un chiaro intento moralistico (d'altra parte la traccia lo pretendeva) il racconto rimane sempre un racconto, gradevole e perfettamente leggibile anche per un non cattolico (ma a me cattolica, con una fede come la tua dai trascorsi incerti, mi ha emozionato). Di certo il miglior testo in gara. Magistrale l'aggancio finale col titolo.  
Anch'io avevo una manciata di vecchie zie, ma erano anche loro prozie, vecchie, monache di casa, totalmente devote a un cristianesimo antico, fatto di santi, infinite liturgie e processioni. D'altra parte ogni processione è un andare avanti è un procedere e quindi una ricerca.  Il loro rapporto con Dio era fatto di abitudini, ma era anche profondissimo, viscerale. Non esisteva vita senza Dio. Oggi viviamo in tempi in cui si può scegliere, è vero. Ma sono pessimista, credo che l'uomo abbia utilizzato questa facoltà per liberarsi non dalla religione, ma proprio da Dio. E abbia scambiato Dio con il nulla. E quando si diventa adoratori del nulla... Non farmi diventare apocalittica.
Ottimo lavoro. 

Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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Ciao @Ippolita piacere di rileggerti.
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmLe mie zie bigotte avevano una fede tenace e fronzoluta, che si prestava ai nostri lazzi.
Un giorno una di loro ci disse che non vedeva l’ora di morire per rivedere la sua mamma. Era però in apprensione, perché temeva che la mamma, morta quando lei era ragazza, non l’avrebbe riconosciuta. Si chiedeva come avrebbe dovuto comportarsi, e se qualche santo si sarebbe preso l'onere di cercarla e presentargliela.  
Questo passaggio lo trovo fantastico!
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmHo vissuto nella tiepidezza per tanti anni. Per questo ancora oggi mi meraviglia che Dio abbia pensato a me: Lui odia i tiepidi, li vomita dalla Sua bocca.
Mi ha colpito, come mai ha questo pensiero così nefasto?

Piccoli sprazzi di un romanzo di formazione che portano all'attenzione il lettore, lo incuriosiscono sulla figura del teologo, poi papa, e su l'ampio e vasto campo della teologia.
Troppe cose ci sono di cui non sapremo mai nulla. Grazie per averci aperto una porta che chi vorrà potrà entrarci dentro.

Re: [CPQ 25] Chi si ammala di Gesù, non può guarire

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Ciao dottoressa Avanzini in arte @Ippolita  <3
Ho letto il tuo raccontino  riguardo il cammino della fede che ognuno intraprende a modo suo, con i propri tempi, secondo la propensione a lasciarsi coinvolgere. Da un po' ti tengo d'occhio.. sai. Oramai latiti nei contest e quando ci sei, ecco, metti in mostra questo tuo cammino; te lo dissi anche un'altra volta che sei sulla strada della consapevolezza. 
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmUna volta una di loro si alzò da tavola dicendo: “Io sono cattolica e apostolica romana. Se non se ne va lei, me ne vado io”. 
Mi pare giusto ricordare che a odiare tutte le religioni scisse dalla chiesa "Santa romana apostolica" sono stati proprio quelli che dovevano costruire la chiesa universale. Quante guerre ci sono state per il "primato della chiesa", quello che fino ad oggi viene mostrato in modo orribile e per certi versi, incomprensibile. Ne parlo con te dato che conoscendoti, sono certo della tua capacità di cogliere al meglio le mie osservazioni.
Io con le "bigotte" ci ho passato la mia infanzia. Sono stati dieci anni tra suore e preti e quando uscì per sempre dal contesto religioso, non mi rimase che il solo ricordo di anni infelici. La fede che mi porto appresso è il frutto di quella vita in cui mi sono trovato, non di certo per aver "subito" un indottrinamento per oltre dieci anni. Anzi, credo che questo mi abbia dato l'input per andare oltre. Te lo dico chiaramente: le pietre non possono rivendicare la proprietà dell'edificio. Il degno proprietario è chi lo ha costruito, il suo ingegnere. Pietro è stata la prima pietra e basta, non ha costruito nulla. Da un semplice privilegio concessogli dal Messia la chiesa è passata a riconoscergli il titolo di costruttore. Eppure, "Tu sei Pietro, ed io (Dio) su questa pietra, costruirò.. Cosa? La tua chiesa? No! La mia. Quindi è sempre stato chiaro chi sono le pietre e chi è il padrone della chiesa, e precisamente, anche libero di farci entrare chi vorrà. La tessera cattolica, come quella ortodossa, ebrea, mussulmana, non contano niente, e non servono come accesso all'edificio della chiesa di Dio, considerando che non la può neanche accostare a quelle chiese di oggi che dominano le coscienze della gente. La chiesa che si costruisce è per il futuro, per la nuova Gerusalemme. Quelle costruite dagli uomini non contano niente.
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmPer questo ancora oggi mi meraviglia che Dio abbia pensato a me: Lui odia i tiepidi, li vomita dalla Sua bocca.
Singolare che tu abbia usato nel discorso le parole dell'angelo nel saluto alla chiesa di Laodicea. Se non ti senti né calda né fredda, fai come suggerito dallo stesso angelo: compra da Dio oro purificato nel crogiuolo con cui comprare vesti bianche...
Ippolita wrote: Wed Apr 23, 2025 5:38 pmIl commento a uno dei primi testi citava il motto di un mistico sufi: "Chi si ammala di Gesù, non può guarire".
Ma su questa frase ci sarebbe da fare una discussione enorme. Io penso che non bisogna ammalarsi di Gesù. Neanche lui lo avrebbe mai chiesto una cosa simile. Le cose lasciate in eredità sono state date gratuitamente, come sarà gratuito l'accesso alla nuova Gerusalemme, quella che verrà dal cielo. Quindi, non si passerà per nessuna religione per potervi accedere, come ben scritto: "non vidi nessun tempio in essa, perché il signore Dio è il tempio stesso. Che magnifica visione: mai più un uomo si innalzerà a Dio. Ciao carissima. 
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