Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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   Ho appena finito di leggere "Sopravvivere al lunedì mattina con Lolita" e una riflessione in particolare mi ha colpito, spingendomi ad aprire questa discussione:

“Oggi una frase che contiene subordinate è considerata troppo complessa per i lettori. L’importante è che i concetti siano facilmente comprensibili, obietterà qualcuno. Sbagliato! Le scimmie comunicano a versi; i delfini trillano e fischiano, e sono contenti così. Ma noi abbiamo bisogno di poter esprimere concetti, sensazioni, emozioni che richiedono una struttura un po’ più articolata di ‘Io Tarzan, tu Jane’.
Questo stile paratattico, fatto di frasi brevi legate tra loro dalla congiunzione ‘e’, serve per raccontare fatti. È rapido, immediato, conferisce un ritmo incalzante al discorso, ma spezzetta il pensiero, lo comprime, perché nega il tempo e il respiro della riflessione. Lo stile ipotattico, invece, fatto di lunghe frasi e subordinate, serve per argomentare una tesi, per far riflettere, per stimolare il pensiero. Permette di creare associazioni di idee, di stabilire una gerarchia tra le frasi e di porle in relazione.
Non è un caso che si tenda a usarlo sempre meno. La nostra è una società che vuole fatti ma non riflessioni, notizie ma non approfondimenti; è una società che non ha più tempo per l’eleganza, la bellezza, la complessità. Abbiamo sintesi ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza. Sappiamo troppo e conosciamo troppo poco, perché non siamo più in grado di creare relazioni fra le cose.”

Negli ultimi anni si nota una crescente preferenza per uno stile narrativo essenziale, fatto di frasi brevi e coordinate, che privilegia la rapidità e l’immediatezza. Lo stile paratattico, con le sue costruzioni dirette e il ritmo incalzante, è oggi largamente diffuso, mentre lo stile ipotattico, con la sua capacità di creare connessioni profonde attraverso subordinate e incisi, sembra essere sempre più relegato alla letteratura di nicchia o a determinati generi.
Ma questa semplificazione è davvero un bene? La paratassi frammenta il pensiero o lo rende più incisivo? L’ipotassi arricchisce la riflessione o rischia di appesantire il testo?
Vi chiedo:
• Da lettori, preferite autori che adottano uno stile ipotattico o paratattico? Oppure non fate caso a questa differenza?
• Da scrittori, vi riconoscete più nell’ipotassi, con periodi complessi e ricchi di subordinate, o nella paratassi, con frasi brevi e coordinate? Oppure cercate un equilibrio tra i due?
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione!  :)

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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Ciao @Rodja
Un argomento che interessa molto anche me questo che proponi!
Devo dire che non mi ritrovo affatto nei concetti espressi nel testo da te citato. Non credo che l'ipotassi corrisponda necessariamente a una complessità di pensiero. Ci sono testi estremamente complessi espressi però con uno stile paratattico. Penso ad esempio a un saggio denso di significato come Il compito del traduttore di Walter Benjamin. E viceversa testi in cui prevale l'ipotassi per ragioni espressive e non concettuali. Inoltre devo anche dire che non mi ritrovo nell'idea di una semplificazione collettiva del linguaggio descritta come se fosse un fenomeno generazionale o dei nostri tempi di decadenza. Le lingue naturali non sono mai semplici per loro natura, si tratta sempre di sistemi molto complessi (anche se sono soggette a mutamenti che ne modificano le caratteristiche e la percezione). 
Venendo alle tue domande:
1) Da lettrice amo entrambi. Se la qualità di scrittura mi convince non ho preferenze. Mi piace uno scrittore come Bolaño con i suoi periodi infiniti ma anche lo stile telegrafico di Agota Kristov. L'importante forse è che sia coerente con ciò che si racconta, che sia una necessità espressiva della voce di chi scrive.
2) Quando scrivo prediligo la paratassi, la trovo a me più affine. Anche se nell'ultimo testo a cui sto lavorando uso uno stile più ipotattico perché lo trovo più congeniale alla storia che racconto. La trama in questo caso è piuttosto statica, è ambientata in un unico luogo al chiuso e ci sono ampi paragrafi di discorso indiretto libero. Nel mio unico romanzo pubblicato però uso frasi brevissime e capitoli anch'essi molto brevi.

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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Ciao @Rodja

Da lettore preferisco lo stile ipotattico. Faccio caso se lo stile è paratattico, personalmente non lo amo molto, specie se si giunge a certi eccessi modernisti, minimalisti, anche se ci sono autori che lo usano bene, altri che riescono a  operare un sincretismo.
Come amante della scrittura prediligo lo stile ipotattico, lo uso di frequente, mi piacciono le descrizioni, gli accadimenti, i pensieri, i particolari barocchi grondanti di supposizioni, pensieri, azioni.
Certo, con un  minimo di discernimento altrimenti se si esagera c’è il rischio di annoiare. Anche in questo caso, non è bene usare vita natural durante uno stile piuttosto che un altro. (Io uso l’avverbio piuttosto nel suo significato originale, disgiuntivo fra due cose, con valore di anziché, non di anche come si usa oggi in certe categorie di persone istruite).
Metti caso che si debba compilare una relazione ricognitiva di un terreno che dovrà essere usata da qualcuno che ci va per la prima volta e che deve muoversi in sicurezza. (Lungo giro di parole per non dire che potrebbe anche essere una relazione militare, ma non solo).
Devi usare l’ipotassi. Per descrivere asperità del terreno, tipologia, flora, fauna, collegamenti stradali, vicinanza o meno centri abitati, persone amiche oppure ostili, loro caratterizzazione… e tanti altri particolari tanto che chi non c’è mai stato si senta come a casa sua.
La sintesi non pagherebbe in questo caso anzi, risulterebbe dannosa.
Io ragiono così, in linea di massima. Un lettore si addentra nel terreno sconosciuto della mia fantasia e io devo dargli tutti i parametri perché si muova a suo agio, capisca dove si trova, riesca a interagire, empatizzare con i personaggi e addirittura uscirne contento e ricordarsi di me che sono stato la sua guida. Sempre senza esagerare, ripeto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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@ivalibri Concordo con te: la vera questione non è la scelta tra ipotassi e paratassi, ma la capacità di modulare la forma in base alla sostanza. Alcuni concetti richiedono respiro e articolazione; altri emergono con più forza attraverso frasi secche e incisive. Credo che la ricchezza del linguaggio stia proprio in questa possibilità: non nell’opposizione tra due stili, ma nell’abilità di usarli entrambi nel modo più efficace.
Tuttavia, anche se la tensione tra chiarezza e complessità, tra accessibilità e profondità, esiste da sempre - già Platone criticava la retorica sofistica del suo tempo, e scrittori come Hemingway o Fenoglio hanno scelto la paratassi ben prima dell’era digitale - mi sembra che oggi lo stile ipotattico sia sempre meno utilizzato. Questo non significa che la paratassi sia per definizione sinonimo di superficialità: esistono autori che l’hanno impiegata con grande raffinatezza e densità, come Hemingway, Céline, Salinger, McCarthy, dimostrando che un pensiero frammentario può essere altrettanto complesso di un periodo ipotattico ben costruito.
Eppure, mi pare che la preferenza contemporanea per la semplificazione stia mettendo in secondo piano l’apprezzamento per l’eleganza e la costruzione articolata del pensiero. Sempre più spesso si privilegia la velocità e l’immediatezza della comunicazione, e con essa il predominio di frasi brevi, coordinate da semplici congiunzioni o separate da punti e virgole. Se da un lato questo stile può essere efficace nel dare ritmo e incisività, dall’altro può ridurre lo spazio per una riflessione più approfondita, per un ragionamento che abbia il tempo di svilupparsi in tutte le sue sfumature.
Forse Guendalina Middei si riferiva proprio a questo, e me lo fa pensare quest’altro passo del suo libro:

“Tempo fa una mia amica mi consigliò di leggere un libro: ‘È bellissimo, vedrai, ne parlano tutti!’. In genere diffido dei libri troppo popolari, ma mi lasciai convincere. Lo acquistai, lessi le prime pagine e provai un senso di… sbalordimento. Non per la trama, i personaggi o la storia in sé, che poteva anche essere interessante, ma perché sembrava scritto da un bambino di quinta elementare. I temi scritti dai bambini fanno tenerezza nella loro disarmante semplicità; sì, ma sono pur sempre scritti da bambini. Fa impressione, invece, leggere libri rivolti a un pubblico adulto, a persone presumibilmente mature, scritti come se noi lettori avessimo cinque anni.”

Non è solo perché al mio modo di pensare si confà più lo stile ipotattico - con il quale riesco meglio a interpretare la complessità della realtà - ma trovo sempre più difficile lasciarmi coinvolgere dalla narrativa italiana contemporanea. Non è una questione di pregiudizio, ma di sensazione: spesso, leggendo, ho l’impressione che le parole mi scivolino addosso come acqua sulla maiolica, senza lasciarmi nulla su cui soffermarmi davvero.      

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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@Alberto Tosciri Trovo interessante il riferimento alla scrittura come una guida per il lettore in un terreno sconosciuto. In effetti, nella scrittura ipotattica il lettore viene immerso progressivamente in un paesaggio mentale e narrativo articolato, dove le connessioni tra idee, dettagli e sfumature gli permettono di orientarsi come se avesse una mappa dettagliata in mano. Al contrario, nella scrittura paratattica ci si trova davanti a un susseguirsi di immagini, fatti, frammenti che spesso devono essere ricostruiti mentalmente, come se fosse il lettore stesso a dover comporre il significato attraverso la successione di elementi distinti. Entrambe le esperienze possono essere coinvolgenti, ma producono un effetto molto diverso.

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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ivalibri wrote: L'importante forse è che sia coerente con ciò che si racconta, che sia una necessità espressiva della voce di chi scrive.
Mi riconosco in questa frase di @ivalibri , da lettore prima e da scrittore poi. 
E, aggiungo, molto dipende anche dal genere letterario a cui appartiene ciò che stiamo scrivendo. 
Pur essendomi più naturale una scrittura complessa, io alterno gli stili all'interno dello stesso romanzo e questo mi viene naturale perché scrivo polizieschi (police procedural per dirla all'inglese). In un romanzo ci sono momenti in cui la squadra investigativa ricostruisce la vita di un sospettato, i dettagli di un delitto, la condizione sociale o quella storica che hanno reso possibile un evento drammatico... Non avrebbe senso che queste parti fossero scritte in forma: soggetto + verbo + complemento, punto e a capo. Ma nello stesso romanzo c'è anche il momento in cui l'assassino si nasconde dietro la porta del salotto e aggredisce la persona che entra; se in quella situazione mi mettessi a descrivere con dovizia di particolari la rilegatura dei libri della biblioteca o la fattura di un arazzo, il lettore getterebbe – a ragione – il libro dalla finestra.
Questo, s'intende, vale più per certi generi letterari che per altri, ma a mio parere è comunque una buona abitudine quella di variare gli stili all'interno della stessa opera; personalmente mi annoio sia a leggere un intero romanzo in cui la scrittura è eccessivamente minimalista sia, all'opposto, a leggerne uno troppo baroccheggiante. 
Sull'argomento c'era un bellissimo articolo di Gian Luigi Beccaria su Tuttolibri di qualche anno fa; ne ho pubblicato all'epoca un breve estratto sul forum, ma non riesco a ritrovarlo: credo fosse su Writer's dream, purtroppo. Di certo l'ho conservato, se lo ritrovo ve lo ripropongo.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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Marcello wrote:  a mio parere è comunque una buona abitudine quella di variare gli stili all'interno della stessa opera; 
Ottimo sistema. Mi piace.
Marcello wrote: personalmente mi annoio sia a leggere un intero romanzo in cui la scrittura è eccessivamente minimalista sia, all'opposto, a leggerne uno troppo baroccheggiante. 
Giustissimo anche questo. Ci vuole sempre la sua misura.
E poi baroccheggiante no... Altari lignei spagnoli traboccanti di cera e di sante in estasi...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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Rodja wrote: Da lettori, preferite autori che adottano uno stile ipotattico o paratattico? Oppure non fate caso a questa differenza?
Non ci faccio caso. Se ci faccio caso è perché qualcosa nelle intenzioni dell'autore non ha funzionato. Se il testo è ben scritto, e la trama coinvolgente, non ci si accorge (anche perché stare a pensare: qui forse c'è troppa ipotassi, rovinerebbe un po' la lettura  :P )
ivalibri wrote: Non credo che l'ipotassi corrisponda necessariamente a una complessità di pensiero.
Del tutto d'accordo. Si può anche usare un sacco di subordinate senza in realtà dire niente. Anzi, leggendo testi di aspiranti autori mi è capitato di leggere interi paragrafi, assurdamente complicati da seguire, che si potevano tagliare senza nulla togliere.
Rodja wrote: Da scrittori, vi riconoscete più nell’ipotassi, con periodi complessi e ricchi di subordinate, o nella paratassi, con frasi brevi e coordinate? Oppure cercate un equilibrio tra i due?
Non è questione di equilibrio, in questo caso, ma di necessità. Quella frase piena di subordinate serve davvero? Si può mettere in un altro modo? Qual è l'effetto che voglio dare al lettore? Rallentare il ritmo, spingerlo a riflettere su un dato dettaglio?
Quando scrivo non penso in modo cosciente, in genere le frasi vengono da sole, quindi non mi sono mai posta il problema. Come ha scritto Marcello:
Marcello wrote: il momento in cui l'assassino si nasconde dietro la porta del salotto e aggredisce la persona che entra
Ecco, questo tipo di momenti deve essere scritto in modo più veloce e diretto possibile, altrimenti l'interesse del lettore si perde. Ma, di nuovo, a uno scrittore dovrebbe venire naturale, non è che si sta a pensarci su (almeno credo).
Vale per i romanzi di genere, ma non solo: c'è sempre una scena drammatica in cui le cose succedono in fretta, o sono troppo intense per descriverle nei particolari, e quindi serve essere più essenziali possibile (dobbiamo immaginarci un lettore intelligente, che capirà anche i sottintesi). Il primo esempio che mi viene è "La sventurata rispose" del Manzoni, che sottintende un intero dramma solo con soggetto e verbo (ed è mille volte più efficace della lunga descrizione originale poi tagliata dall'autore).
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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Mi ritrovo molto nelle riflessioni di @Marcello@Silverwillow sul ritmo che è legato alla scelta dell'ipotassi o della paratassi nel veicolare un determinato significato. 
Forse è vero anche che la scelta ha a che fare con un certo modo di porsi rispetto al linguaggio e, di conseguenza, come diceva @Rodja più sopra, con il pensiero. Ad esempio io prediligo la paratassi perché sono piuttosto sintetica, anche in altri tipi di comunicazione e di scrittura, e cerco di andare dritta al punto. Inoltre mi piace anche lavorare per sottrazione, ossia fornire al lettore meno elementi di quelli necessari a completare il quadro e la trama, procedendo per ellissi. Infatti mi trovo più a mio agio con la narrativa breve e scriverei solo racconti. Ho iniziato a scrivere romanzi perché in Italia l'editoria li predilige, purtroppo. Credo infatti che il macrotesto influenzi il microtesto e quindi lo stile. Nel mio caso, utilizzo certe caratteristiche del racconto nel romanzo, cercando di fare buon viso a cattivo gioco, ossia trasformando un difetto in caratteristica (e magari in punto di forza, se funziona).

Re: Paratassi o ipotassi? La vostra lettura e la vostra scrittura

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Io concordo completamente con quanto detto da @Silverwillow e nemmeno io mi ritrovo nell'analisi iniziale per cui uno stile paratattico non sia adatto per argomentare una tesi o fare riflettere. Anzi, se le parole sono usate come si deve, uno stile paratattico è in grado di aprire la mente e colpire in pieno stomaco.

Da lettrice comunque non ho preferenze perché, appunto, la cosa importante è come lo scrittore o la scrittrice utilizza questo stile. Se il messaggio mi arriva, mi coinvolge e mi cattura, significa che ha fatto la scelta giusta.

Da scrittrice ho sempre prediletto uno stile paratattico, ma più per una questione di ritmo. Scrivo spesso scene concitate, combattimenti, cambi repentini di punti di vista. Le descrizioni sono un altro paio di maniche e, come detto giustamente dal buon @Marcello, variare lo stile trovo che sia la scelta più sensata.

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