Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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LoredanaElle ha scritto: CE che spariscono, altre che ti lasciano allo sbando (come se non fosse nel loro interesse vendere), contratti in aramaico... ma è così ovunque? è una cosa tutta italiana? C'è chi sta peggio? Conoscete come funziona in altre nazioni (anche europee, non guardiamo sempre all'America)? Che ne pensate?
Sono tutt'altro che esperto nel campo dell'editoria estera, ma mi riesce difficile immaginare che ci siano paesi in cui le cose vadano peggio che qui. Dove le CE che spariscono e quelle che ti lasciano allo sbando hanno comunque realizzato un guadagno sulle tue venti o trenta copie vendute a parenti, amici e conoscenti, sulle quali neanche ti pagano le dovute royalties. E dopo aver chiuso lasciando tutti i debiti appesi, incluso quelli col fisco, aprono, il giorno dopo, sotto altra ragione sociale, per ricominciare a fregare il prossimo, cioè, in sostanza, gli autori. Succede in questo Paese, anche perché qui gli aspiranti scrittori superano per numero i lettori. In definitiva, abbiamo la situazione che ci meritiamo.
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Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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Cheguevara ha scritto: In definitiva, abbiamo la situazione che ci meritiamo.
Non sono troppo d'accordo, in realtà. O meglio, sui grandi numeri forse sì, ma perchè a rimetterci dobbiamo essere noi che l'editoria la supportiamo comprando e leggendo? Mi sembra che più che altro gli editori siano tutti più orientati alle uscite straniere (alcune cose fanno veramente ridere, non in senso buono, e vengono pubblicizzate come grandi scoperte. Basta fare un giro su tik tok) e che noi piccoli italiani per quando ci impegniamo non siamo mai abbastanza...

Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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LoredanaElle ha scritto:
Non sono troppo d'accordo, in realtà. O meglio, sui grandi numeri forse sì, ma perchè a rimetterci dobbiamo essere noi che l'editoria la supportiamo comprando e leggendo? Mi sembra che più che altro gli editori siano tutti più orientati alle uscite straniere (alcune cose fanno veramente ridere, non in senso buono, e vengono pubblicizzate come grandi scoperte. Basta fare un giro su tik tok) e che noi piccoli italiani per quando ci impegniamo non siamo mai abbastanza...
Spiacente, ma non sono d'accordo. A essere orientati alle uscite straniere sono i grandi editori che, non per questo, penalizzano gli autori italiani. Il fatto è che gli autori italiani di successo sono quelli pubblicizzati dai media a diffusione nazionale, indipendentemente dall'editore. I loro libri li trovi impilati nelle vetrine o all'ingresso delle librerie, in bella vista. Gli altri, mediamente, vendono 20 o 30 copie se editi da piccole CE, o 1.000 - 2.000 se editi da CE di peso. La colpa non può essere attribuita agli autori stranieri ma al Paese stesso, che ha una legge sull'editoria che risale agli anni 40 del secolo scorso, e una cultura media ormai basata sullo smartphone: se sei connesso in permanenza e non fai altro che vagare tra i social, quando è che leggi, considerando che devi anche lavorare, dormire e occuparti delle faccende giornaliere?
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Agatha ha scritto: Vero però che ci sono moltissimi lettori forti che leggono pochissimo di italiano, avendo molti pregiudizi, e si concentrano sulla letteratura straniera.
Non so se, leggendo mediamente due-tre libri al mese posso essere considerato un lettore forte, ma è sicuro che non ho pregiudizi e leggo autori sia italiani, che stranieri, alla pari. A volte resto deluso ma indipendentemente dalla nazionalità dell'autore, anche se mi capita di imbattermi in opere di autori stranieri rovinate da un traduttore non di madrelingua italiana e da una grande casa editrice che ha inteso risparmiare sull'editing post-traduzione. Non so quali e quanti possano essere i forti lettori italiani che hanno pregiudizi nei confronti degli autori del proprio paese: suppongo che tu lo abbia letto da qualche parte, ma potrebbe anche trattarsi di una opinione priva di fondamento. 
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Cheguevara ha scritto: Non so quali e quanti possano essere i forti lettori italiani che hanno pregiudizi nei confronti degli autori del proprio paese: suppongo che tu lo abbia letto da qualche parte, ma potrebbe anche trattarsi di una opinione priva di fondamento. 
Parlo per il fantasy: sì, ci sono dei pregiudizi, ma possono essere giustificati. Il fantasy è un genere di nicchia, che ha avuto, diciamo, una certa ribalta con il successo a inizio anni Duemila con la trilogia cinematografica di Il Signore degli Anelli. Vedendo la possibilità di profitto, l'editoria di tutto il mondo ha investito su di esso; l'Italia non è stata a meno, dando spazio ad autori italiani giovanissimi che però peccavano di esperienza (sia letteraria sia di vita). Il risultato è che il mercato è stato bruciato; molti lettori hanno abbandonato il genere ("se questo è il fanatasy, allora è uno schifo" dicevano vista la bassa qualità), chi è rimasto, scottato dall'esperienza, punta su lettori stranieri, andando sul sicuro. Le ce italiane che pubblicano fantasy selezionano le opere che all'estero hanno venduto bene e che potenzialmente possono fare lo stesso in Italia. C'è da considerare però che non ci si deve aspettare un numero di vendite, per esempio, che sia pari a quello americano, visto che hanno un numero di abitanti maggiore.
Si può puntare su autori pubblicati da piccole ce, ma che hanno poco risalto ed essendo poco conosciuti non hanno molti lettori, o sugli autopubblicati, che però non sono ben visti perché non danno garanzie di qualità: è un salto nel buio. Stesso discorso fatto sopra: per poca qualità di diversi, si diffida poi di tutti.
Il problema è che in Italia mancano preparazione ed esperienza e i risultati si vedono.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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Mi sembrano tutte visioni interessanti (e tristi, purtroppo). Ma ora ho una domanda di tipo più pratico, senza slanci di immaginazione: cosa possiamo fare nel nostro piccolo per migliorare la situazione?
Come dice M.T., in effetti io nutro dei pregiudizi nei confronti del fantasy italiano: già come genere non mi dice molto, però ho letto cose che mi hanno fatto venire la pelle d'oca. Quindi il mio proposito per migliorare la faccenda sarà cercare di fare pace con il fantasy, soprattutto italiano.
Ma che altro possiamo fare concretamente?
Ho la triste impressione che stiamo arrivando al collasso editoriale...

Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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LoredanaElle ha scritto: in effetti io nutro dei pregiudizi nei confronti del fantasy italiano: già come genere non mi dice molto
questo dipende dal gusto personale, dalle letture fatte: ognuno ha le sue preferenze. Per esempio, ho letto dei gialli (non molti per la verità) ma non sono nelle mie corde; il romance praticamente rasenta lo zero.
LoredanaElle ha scritto: ho letto cose che mi hanno fatto venire la pelle d'oca
Questo è vero: come ci sono libri validi, ce ne sono anche di non all'altezza, sia italiani sia stranieri. All'estero ci sono autori buoni come Sanderson, Erikson, Kay, ma anche altri da evitare come Jean Rabe ed Ed Greenwood (ottimo nell'aver creato l'ambientazione dei Forgotten Realms, ma da lasciar perdere come romanziere). In Italia la questione va un po' peggio perché non c'è equilibrio tra validità e scarsità: purtroppo i piatti della bilancia tendono per la seconda. A parte Tarenzi, D'Angelo (con La rocca dei silenzi), la De Mari con L'ultimo elfo (da questo romanzo poi comincia la sua china discendente), nell'editoria tradizionale non vedo grandi perle. C'è la Troisi che ha venduto molto, ma questo non significa qualità (non m'interessano adolescenti che piangono ogni tre per due); per il resto meglio lasciar perdere: Ghirardi, Strazzulla, Boni, hanno creato libri che non invogliano il lettore, anzi, direi che lo fanno scappare.
il problema però non è solo degli autori, ma del modo di fare dell'editoria e di una mentalità vigente. Ricordo che in certi forum legati al fantasy, quando c'era stato il boom del fantasy (quindi si parla di più di quindici anni fa), mentre tanti inneggiavano a un fantasy che avrebbe avuto più lustro, facevo notare che se non si puntava sulla qualità, se non c'era conoscenza e preparazione, sarebbe stato un fuoco di paglia: per fare un buon libro ci vuole tempo, ci vuole qualcosa di più che ricalchi la moda del momento, occorre che ci sia qualcosa di "vivo" che l'autore mette dentro (il successo di Il Signore degli Anelli non è solo dovuto al fatto che Tolkien sapesse scrivere, ma che avesse trasposto delle sue esperienze). L'editoria pensò di sfruttare il momento favorevole e così gli autori; ma in entrambi i casi non c'erano le basi. Mi ricordo una conversazione su un forum con un'adetta della casa editrice (Casini) della Boni sul primo libro della saga di Amon, dove si era voluto puntare più sullo sponsorizzare il prodotto invece che sull'editing (praticamente inesistente): fatta notare la scelta sbagliata, si era risposto che se le cose fossero andate bene, allora ci si sarebbe pensato nel volume successivo. Chissà come, le cose non sono andate bene.
LoredanaElle ha scritto: Ma che altro possiamo fare concretamente?
Non si può cambiare il sistema. Quello che si può fare, è non fare come il sistema, ovvero impegnarsi a migliorare sempre, sapendo che non si è mai arrivati.
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Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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M.T. ha scritto: Quello che si può fare, è non fare come il sistema, ovvero impegnarsi a migliorare sempre, sapendo che non si è mai arrivati.
Ma è un cane che si morde la coda. Poniamo che oggi mi risvegli romanziera fantasy di spessore. Scrivo una cosa meravigliosa, la curo, seguo tutti gli step... perché qualcuno dovrebbe fidarsi di un'illustre sconosciuta in un clima del genere?
Finirà che pianteremo l'albero per far sedere qualcun altro alla sua ombra.

Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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LoredanaElle ha scritto: Ma è un cane che si morde la coda. Poniamo che oggi mi risvegli romanziera fantasy di spessore. Scrivo una cosa meravigliosa, la curo, seguo tutti gli step... perché qualcuno dovrebbe fidarsi di un'illustre sconosciuta in un clima del genere?
Purtroppo è così: stiamo pagando politiche sbagliate. E non si tratta solo d'editoria di genere, ma riguarda tutti i settori.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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Cheguevara ha scritto: Non so se, leggendo mediamente due-tre libri al mese posso essere considerato un lettore forte, ma è sicuro che non ho pregiudizi e leggo autori sia italiani, che stranieri, alla pari. A volte resto deluso ma indipendentemente dalla nazionalità dell'autore, anche se mi capita di imbattermi in opere di autori stranieri rovinate da un traduttore non di madrelingua italiana e da una grande casa editrice che ha inteso risparmiare sull'editing post-traduzione. Non so quali e quanti possano essere i forti lettori italiani che hanno pregiudizi nei confronti degli autori del proprio paese: suppongo che tu lo abbia letto da qualche parte, ma potrebbe anche trattarsi di una opinione priva di fondamento. 
No, mi baso più che altro sulle mie conoscenze dirette e su quello che mi capita di leggere nei gruppi di lettura su vari social. L'impressione è che ci sia un po' di sfiducia per esempio per quanto riguarda i vari premi prestigiosi, anche se, devo dire, forse negli ultimi anni le cose sono migliorate e i libri che ricevono maggiore visibilità sono anche quelli che il pubblico leggere più volentieri.

Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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La mia impressione è che una parte del disastro sia imputabile anche alla relativa facilità con cui si può arrivare ad una pubblicazione non a pagamento.

Col sistema di print on demand un editore riesce a pubblicare quasi a costo zero. A quel punto gli conviene prendere tanti testi e pubblicarli più o meno come gli sono attivati. Tanto una cinquantina di copie verranno piazzate dall'autore a parenti e amici.

Una volta forse pubblicare con una piccola c.e.  poteva essere un passo significativo per essere considerati dalle big; ma con questa pletora di piccoli le big guarderanno altrove, non c'è più un filtro. 

Ho molti dubbi che nel resto del mondo le cose vadano diversamente, tutto il mondo è paese sopratutto se si tratta di guadagni facili. 

Può essere però che alcuni sistemi normativi proteggano di più gli interessi degli autori. 

Re: Il settore editoriale è così disastrato anche in altri paesi?

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@M.T. Una rigorosa selezione, menzionata in chiusura dell'articolo da te postato, basterebbe da sola a rendere onesto un mercato inquinato soprattutto da quelle case editrici e da quelle agenzie che, non avendo come obiettivo la conquista dei lettori, ma la spremitura degli autori, alimentano il proprio fatturato incoraggiando una marea di aspiranti che tutto potrebbero fare, tranne scrivere. Ma non credo che questo avverrà, almeno nel prossimo futuro.
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