LoredanaElle ha scritto: in effetti io nutro dei pregiudizi nei confronti del fantasy italiano: già come genere non mi dice molto
questo dipende dal gusto personale, dalle letture fatte: ognuno ha le sue preferenze. Per esempio, ho letto dei gialli (non molti per la verità) ma non sono nelle mie corde; il romance praticamente rasenta lo zero.
LoredanaElle ha scritto: ho letto cose che mi hanno fatto venire la pelle d'oca
Questo è vero: come ci sono libri validi, ce ne sono anche di non all'altezza, sia italiani sia stranieri. All'estero ci sono autori buoni come Sanderson, Erikson, Kay, ma anche altri da evitare come Jean Rabe ed Ed Greenwood (ottimo nell'aver creato l'ambientazione dei Forgotten Realms, ma da lasciar perdere come romanziere). In Italia la questione va un po' peggio perché non c'è equilibrio tra validità e scarsità: purtroppo i piatti della bilancia tendono per la seconda. A parte Tarenzi, D'Angelo (con La rocca dei silenzi), la De Mari con L'ultimo elfo (da questo romanzo poi comincia la sua china discendente), nell'editoria tradizionale non vedo grandi perle. C'è la Troisi che ha venduto molto, ma questo non significa qualità (non m'interessano adolescenti che piangono ogni tre per due); per il resto meglio lasciar perdere: Ghirardi, Strazzulla, Boni, hanno creato libri che non invogliano il lettore, anzi, direi che lo fanno scappare.
il problema però non è solo degli autori, ma del modo di fare dell'editoria e di una mentalità vigente. Ricordo che in certi forum legati al fantasy, quando c'era stato il boom del fantasy (quindi si parla di più di quindici anni fa), mentre tanti inneggiavano a un fantasy che avrebbe avuto più lustro, facevo notare che se non si puntava sulla qualità, se non c'era conoscenza e preparazione, sarebbe stato un fuoco di paglia: per fare un buon libro ci vuole tempo, ci vuole qualcosa di più che ricalchi la moda del momento, occorre che ci sia qualcosa di "vivo" che l'autore mette dentro (il successo di Il Signore degli Anelli non è solo dovuto al fatto che Tolkien sapesse scrivere, ma che avesse trasposto delle sue esperienze). L'editoria pensò di sfruttare il momento favorevole e così gli autori; ma in entrambi i casi non c'erano le basi. Mi ricordo una conversazione su un forum con un'adetta della casa editrice (Casini) della Boni sul primo libro della saga di Amon, dove si era voluto puntare più sullo sponsorizzare il prodotto invece che sull'editing (praticamente inesistente): fatta notare la scelta sbagliata, si era risposto che se le cose fossero andate bene, allora ci si sarebbe pensato nel volume successivo. Chissà come, le cose non sono andate bene.
LoredanaElle ha scritto: Ma che altro possiamo fare concretamente?
Non si può cambiare il sistema. Quello che si può fare, è non fare come il sistema, ovvero impegnarsi a migliorare sempre, sapendo che non si è mai arrivati.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/