Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Apro la discussione come “esperta” (diciamo così  :P)
Parlerò solo del genere detto “fantastico” o “fantasy”, tenendo fuori la fantascienza, che avrà una discussione apposita. Da quest’ultima differisce per molti aspetti: la fantascienza (o sci-fi) si basa di solito su avanzamenti utopici (o distopici) della scienza, e spesso è ambientata su altri mondi, che esistono sul serio. Il fantasy è invece ambientato in mondi inventati, oppure nel nostro, ma modificato.
Ciò che distingue davvero il fantastico è la presenza della magia, quindi qualcosa che non è spiegabile a livello scientifico. Spesso include personaggi irreali, come maghi e streghe, creature della fantasia, delle favole o mitiche (draghi, orchi, elfi, nani) e quasi sempre c’è uno scontro tra Bene e Male.
È un genere di cui ho letto moltissimo, specie negli anni passati, e per questo è il primo che ho scelto per iniziare a scrivere romanzi.
Parlando di fantasy, il primo nome che salta in mente è forse quello di Tolkien, che ha in qualche modo stabilito i canoni principali di quello moderno, anche se esempi di fantastico si possono trovare fin da molto prima, spesso mescolato ad altri generi come l’epica o la letteratura per l’infanzia.
Come per ogni altro genere, si sono create diverse correnti e categorie. La mia lista non pretende di essere esaustiva, ma solo di illustrare alcune di quelle principali:

-Fantasy epico (o high-fantasy): è quello che personalmente preferisco, e si ispira agli iniziatori del fantasy moderno, come il succitato Tolkien, o C. S. Lewis e le sue Cronache di Narnia. Altri ottimi esempi ne sono La ruota del tempo di Jordan ma anche Harry Potter (sebbene quest’ultimo possa rientrare anche nell’urban fantasy). L’high-fantasy riprende spesso molti elementi del romanzo di viaggio o di formazione: il topos più frequente è quello della ricerca, di un oggetto magico o comunque di un modo per sconfiggere il Male che minaccia quel mondo. Il conflitto Bene contro Male o Luce contro Oscurità è un altro degli elementi classici: i protagonisti lottano spesso per evitare la distruzione del loro mondo.
-Urban Fantasy: a distinguerlo è soprattutto l’ambientazione. Non è ambientato in mondi immaginari o passati, ma nel nostro presente, con l’aggiunta di elementi fantastici come fate o vampiri. Un buon esempio è Twilight (che non ho letto, ma parla appunto di vampiri nascosti in mezzo a noi). È esemplificativo del genere anche perché contiene una storia d’amore, molto frequente in questo sottogenere.
- Paranormal romance: come l’Urban fantasy, è ambientato in genere nel nostro mondo e nel nostro tempo. La caratteristica principale è che di solito ha al centro una storia d’amore (come si evince dal termine “romance”)
- Realismo magico: questo è un sottogenere del Fantastico molto particolare, e non semplice da scrivere. Si tratta di inserire in una realtà altrimenti quotidiana elementi magici o inspiegabili, che però non sono mai preponderanti nella storia. Buoni esempi ne sono Garcia-Marquez, Calvino (Il barone rampante, Le città invisibili), Kafka (La metamorfosi, e molti racconti), più vicino a noi è Stefano Benni (Elianto e La compagnia dei celestini, per citare due dei miei preferiti).
Scrivere un racconto breve di genere fantasy non è affatto semplice, perché in pochi caratteri è molto difficile creare un nuovo mondo da zero. Può riuscire più facile inserire l’elemento fantastico in contesti già noti al lettore, ma non è impossibile scrivere anche un fantasy “classico”, scegliendo con  cura i dettagli necessari per illustrare il mondo che avete creato.
La discussione comunque è aperta, sono curiosa di sentire cosa ne pensate di questo genere, e se avete esperienze personali, consigli o preferenze  :)
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Concordo in pieno con i sottogeneri esposti, ma se posso mi permetto di aggiungerne solo uno: il Dark Fantasy.

Nella teoria delle cose sarebbe una commistione di elementi del fantasy propriamente detto con l'horror, ma non credo che basti solo questo a definirlo; a mio avviso ciò che davvero identifica un romanzo come Dark Fantasy è sia il tono della storia che la moralità dei personaggi, il tono è solitamente più cupo, più pessimistico, più improntato sulle sofferenze e le pene patite dai personaggi e dal mondo che li circonda, con meno accenni alla "salvezza" e alla speranza ultima di risolvere la situazione che si delinea nel romanzo; la moralità, invece, soprattutto dei protagonisti, è più grigia e "malvagia", disposti cioè a compiere azioni anche riprovevoli, ma senza quella tensione e quel dubbio che invece animerebbe i personaggi classici "alla Tolkien". Esempi, almeno per quello che ho sempre trovato in Internet, sarebbe il Ciclo di Melnibonè di Moorcok, la Saga di Malazan di Erickson e, forse più conosciuti, i romanzi di Ambercrombie.

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Bardo96 ha scritto: Concordo in pieno con i sottogeneri esposti, ma se posso mi permetto di aggiungerne solo uno: il Dark Fantasy.§
È un sottogenere che conosco poco, per questo ho preferito tralasciarlo. Ma hai fatto benissimo ad aggiungerlo (e dalla tua spiegazione finalmente ci ho capito qualcosa). Grazie  :love: 
Ilaris ha scritto: non sarà un po' troppo estremista nel voler far sparire del tutto il narratore esterno? :raggio:
Io del video non ho capito granché (non mi piace Forte, non so perché) ma credo che non parlasse tanto di eliminare il narratore esterno, quanto di far immergere il più possibile il lettore nella storia, facendocela vedere, e sentire, attraverso gli occhi del protagonista e non in modo generico, che può anche creare confusione. Così l'ho capita io, ma prendi il parere con le molle (ho saltato diversi minuti)  :lol: 
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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@Silverwillow
Non sta solo solo ribadendo lo show don't tell, prova a guardarlo all'incirca dalla metà in poi. Per capire meglio dove vuole andare a parare, ho scaricato degli estratti di romanzi di Urania, tre o quattro di autori italiani e tutti scritti in prima persona, il massimo per la sua teoria; in un altro, scritto in terza persona (grazie al cielo ne pubblica ancora, per lo più di autori stranieri), c'è una scena in cui ci sono più personaggi che fanno qualcosa, chi è il protagonista lo capisco lo stesso o lo capirò, e non mi annoio anche senza calarmi in un particolare pov. Quindi, alla fine, si ritorna a un concetto di narrazione che mette al primo piano la bella scrittura: punto.
Quello che trovo straniante (da lettrice me lo posso permettere) è che, stando a quel che dice in questo video, Forte non vuole solo insegnare agli scrittori come scrivere (tanto di cappello alla sua esperienza) ma vorrebbe insegnare ai lettori come leggere, e qui diventa confusionario.
Si è capito che non piace neanche a me? :lol:
Già.

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Non ho ancora potuto vedere il video, ma credo, da quello che ho capito leggendo i vostri commenti, che il succo sia di evitare il cosiddetto “infodump”? 
Il narratore esterno viene spesso usato per spiegare parti dell’ambientazione in maniera meno elegante del classico “spiegone del maestro”, ma a volte rappresenta una via più facile veloce per concetti basilari della storia, o magari semplici aggiunte all’ambientazione, come un particolare animale o una razza inventata dall’autore.

Secondo me, mio sciocco parere, più che del “come viene presentato” l’elemento fantastico, in fantasy o in fantascienza, è importante la coerenza di questo elemento nell’ ambientazione e nello svolgimento della storia. La forma si può modificare più velocemente, ma se manca la coerenza si può incorrere in veri e propri buchi di trama che possono rovinare il libro più facilmente di un passaggio poco elegante

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Silverwillow ha scritto: È un sottogenere che conosco poco, per questo ho preferito tralasciarlo.
Per fare un esempio, Berserk di Kentaro Miura; è vero, è un manga, ma non vedo perché non si debba considerare questo modo di raccontare una storia come parte della letteratura.
Bardo96 ha scritto: la Saga di Malazan di Erickson
Non lo considererei dark fantasy perché più che elementi horror ci sono atmosfere cupe; la serie Il libro Malazan dei Caduti è epic fantasy.
Bardo96 ha scritto: i romanzi di Ambercrombie.
qui siamo dinanzi a low fantasy, dato che l'elemento fantastico è ridotto ai minimi termini.

Riguardo a quanto detto nel video, sì, bisogna avere conoscenza del genere: senza non si va da nessuna parte. O meglio, si va, ma in una brutta direzione, quella del fallimento, che è stato quanto avvenuto all'inizio degli anni Duemila quando c'è stato il boom del fantasy a seguito del successo dei film di Il Signore degli Anelli, seguito dal boom dei baby scrittori, dove le casi editrici facevano a gara a pubblicare autori sempre più giovani. Il problema di fondo, sia in molte case editrici e sia in autori che hanno seguito la moda per ottenere successo e denaro, era appunto la mancanza di conoscenza del genere, il che ha portato a bruciare il mercato di questo genere. E la cosa brutta è che ci sono tanti che scrivono senza avere letto, uno degli errori più grossi che uno che vuole scrivere può fare; non tutti i lettori forti sono scrittori, ma se si vuole essere scrittori occorre essere lettori forti.

Il punto di vista è importante, ma l'unico errore per me da evitare è di usarne solo uno per volta, ovvero non mischiarne diversi, altrimenti si confonde il lettore.
Lo show don't tell è una discussione vecchia; una buona regola, ma come ogni regola va saputa usare. Solitamente è meglio mostrare, ma alle volte anche il raccontare è utile.

C'è Andrea D'Angelo che parla di fantasy sul suo canale youtube: https://www.youtube.com/@LoScrittoreDivergente
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Silverwillow ha scritto: Io del video non ho capito granché (non mi piace Forte, non so perché) ma credo che non parlasse tanto di eliminare il narratore esterno, quanto di far immergere il più possibile il lettore nella storia, facendocela vedere, e sentire, attraverso gli occhi del protagonista e non in modo generico, che può anche creare confusione.
Mi ero dimenticato di rispondere. Il discorso che fa è che se si vuole arrivare a commercializzare e quindi rendere vendibile il proprio prodotto, bisogna realizzarlo in un certo modo, in questo caso usando la prima persona come punto di vista. Perché la prima persona? Perché diversi romanzi di genere fantastico che vendono bene utilizzano questo modo. Il ragionamento non si limita a questo: il fantastico viene letto in prevalenza da giovani lettori e l'usare la prima persona li fa più immedesimare nella lettura.
Ragionamento simile mi venne fatto anni fa da un addetto di una ce: per scrivere fantasy occorre che i personaggi siano adolescenti, visto che i lettori di questo genere sono di tale età e così possono immedesimarsi meglio e di più nella storia. "Per parlare a un adolescente ci vuole un personaggio adolescente: solo così si può fare fantasy", mi fu spiegato. Non sono mai stato d'accordo con questa teoria, anche se i numeri hanno confermato il loro modo di pensare. Però di quei libri, dopo le vendite iniziali, non si sa più nulla, mentre di Tolkien ancora si parla. Perché? Perché Tolkien ha scritto quello che voleva scrivere, senza piegarsi a mode o dettami vari; l'editore che pubblicò Il Signore degli Anelli non era d'accordo con Tolkien, ma lo scrittore è andato per la sua strada. E ha avuto ragione.
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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M.T. ha scritto: Per fare un esempio, Berserk di Kentaro Miura; è vero, è un manga, ma non vedo perché non si debba considerare questo modo di raccontare una storia come parte della letteratura.
Ho letto diversi volumi (poi mi sono stancata perché andava troppo a rilento nelle uscite). Non mi è venuto in mente forse perché è un manga e non un romanzo. Però sì, illustra molto bene il sottogenere, forse più di molti romanzi.

M.T. ha scritto: qui siamo dinanzi a low fantasy, dato che l'elemento fantastico è ridotto ai minimi termini.
Eh, ho tralasciato anche il Low fantasy (sono andata a gusto personale, mi sa  :P ) soprattutto perché lo capisco poco, e non mi pare un sottogenere facile da gestire in un racconto breve. Ma magari mi sbaglio e ne vedremo degli esempi nel contest. Grazie che l'hai aggiunto  <3

M.T. ha scritto: Mi ero dimenticato di rispondere. Il discorso che fa è che se si vuole arrivare a commercializzare e quindi rendere vendibile il proprio prodotto, bisogna realizzarlo in un certo modo, in questo caso usando la prima persona come punto di vista. Perché la prima persona? Perché diversi romanzi di genere fantastico che vendono bene utilizzano questo modo.
Forte però non menziona mai una preferenza per la prima persona, perciò io l'ho inteso in altro modo: cioè, puoi avere anche un narratore onnisciente, ma dev'essere chiaro chi è il protagonista di una scena, e vanno aggiunti dettagli esterni o emotivi che aiutino a vedere la storia attraverso i suoi occhi (anche se non è in prima persona). In pratica, non deve essere una banale cronaca, questo ho capito io. Poi le mode sono altro: ma un narratore esterno scritto bene è migliore di una prima persona sciatta, è ovvio. Tolkien usava il narratore onnisciente, e ha fondato un intero genere.
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Silverwillow ha scritto: Tolkien usava il narratore onnisciente, e ha fondato un intero genere.
Tolkien conosceva molto bene il genere fantastico, ma aveva anche una gran padronanza della lingua. Elementi che oggi mancano a molti.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Nella scelta del punto di vista, onnisciente o prima persona o terza persona, credo che sia e una preferenza di stile, banalmente uno scrittore può trovarsi meglio ad usare un determinato tipo di pov, come anche di impostazione del romanzo, in determinati casi una storia può avere un impatto diverso se narrata in modo diverso. Come già detto, credo che il punto sia scrivere bene e in maniera coerente il punto di vista scelto, senza saltare da uno all’altro.

Silverwillow ha scritto: non mi pare un sottogenere facile da gestire in un racconto breve
Forse invece potrebbe essere il contrario: inserire un elemento fantasy piccolo e “marginale” potrebbe essere più semplice visti i pochi caratteri

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Bardo96 ha scritto: Nella scelta del punto di vista, onnisciente o prima persona o terza persona, credo che sia e una preferenza di stile, banalmente uno scrittore può trovarsi meglio ad usare un determinato tipo di pov, come anche di impostazione del romanzo, in determinati casi una storia può avere un impatto diverso se narrata in modo diverso.
Vero, dipende molto anche dalla storia in sé. Io ad esempio ne ho scritto uno dove c'erano tanti protagonisti. La prima persona avrebbe creato una gran confusione. Ho usato la terza, ma soggettiva e limitata. Nel senso che ogni capitolo dove cambia il personaggio è narrato dal suo punto di vista, cioè il narratore conosce solo ciò che conosce quel personaggio in quel momento, e racconta la scena attraverso i suoi occhi e la sua mente. È più difficile da spiegare che da fare  :P 
Bardo96 ha scritto: Forse invece potrebbe essere il contrario: inserire un elemento fantasy piccolo e “marginale” potrebbe essere più semplice visti i pochi caratteri
Fatico abbastanza a capire cosa si intenda per low fantasy. Mi pare che ci possano rientrare alcuni dei generi elencati, come l'Urban fantasy o il Realismo magico. In questi casi sì, forse è più facile scriverci un racconto breve. Ma mi vengono in mente anche romanzi che ho letto ambientati in altri mondi, o in un passato fittizio, dove al centro della vicenda c'era una guerra o una ricerca personale, senza creature mitologiche o uso di magia: in questo caso l'unico elemento fantastico era l'ambientazione (che è la cosa più difficile da rendere in un racconto).
@Monica ha scritto: Comunque penso che questo genere si presti molto più a un romanzo che a un racconto. Quando si entra nel mood fantastico lasciando la fantasia libera è facile trovarsi a corto di caratteri.  :libro:
Sicuramente. Ma ci sono dei piccoli capolavori anche nei racconti, ad esempio quelli di Poe, Kafka, Buzzati (i primi che mi vengono in mente).
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Silverwillow ha scritto: cosa si intenda per low fantasy.
Come tutte le definizioni di generi letterari, secondo me va presa con le pinze e non si dovrebbero cercare di definirla nel dettaglio o di trovare un’opera di riferimento a cui conformarsi. 
Io ho sempre inteso High Fantasy e Low Fantasy come due enormi contenitori, al cui interno poi possono trovarsi gli altri sottogruppi del fantastico: ergo, esistono Urban High Fantasy e Urban Low Fantasy, e via dicendo.
High e Low li vedo bene come i due estremi di una linea, piuttosto che come due mondi completamente differenti. In generale, se l’elemento fantastico è molto presente nella storia (razze non umane nel gruppo del protagonista, personaggi che fanno frequente uso di magia, larga diffusione di creature magiche, etc), allora parleremmo di High Fantasy; se invece l’elemento fantastico è molto ridotto (razze non umane appena menzionate, rarissimo uso di magia, estrema rarità di creature magiche, etc), allora sarebbe Low Fantasy.

Molto quindi, più che la storia, lo definisce l’ ambientazione: se decido che i draghi sono così numerosi da essere usati al posto dei cavalli, allora sarebbe strano che nella mia storia non ne apparisse nemmeno uno, e i personaggi facessero tutti i loro spostamenti senza incontrare nemmeno un drago.
E di nuovo, basta questo a rendere la storia High Fantasy? Dipende da come rendo i draghi: se sono i classici enormi draghi medievali, senzienti e capaci di fare magie, allora tendiamo all’High, se sono semplici animali, con intelligenza animale e incapaci di far magie, allora già stiamo “abbassando” il fantastico. Se coesistono? Non credo sia mai stato teorizzato il “medium fantasy”, ma come dicevo high e low sono gli estremi della linea, quindi qualcosa in mezzo deve esserci per forza.

Per la scrittura del racconto:
Il problema, secondo me, sia col fantasy che con la fantascienza, è decidere un argomento e un aspetto dell’ambientazione che si vuole esplorare, e focalizzarsi su quello. Il numero di caratteri non sarà mai abbastanza alto, forse non lo sarebbe nemmeno in una serie di romanzi, per mostrare tutta l’ambientazione, nemmeno se parliamo del nostro mondo o di un mondo molto simile al nostro.

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Bardo96 ha scritto: Il problema, secondo me, sia col fantasy che con la fantascienza, è decidere un argomento e un aspetto dell’ambientazione che si vuole esplorare, e focalizzarsi su quello. Il numero di caratteri non sarà mai abbastanza alto, forse non lo sarebbe nemmeno in una serie di romanzi, per mostrare tutta l’ambientazione, nemmeno se parliamo del nostro mondo o di un mondo molto simile al nostro.
Corretto.
Il fantasy anglosassone ha coniato il termine "worldbuilding disease": una "malattia" che colpisce gli aspiranti scrittori del genere fantastico, i quali finiscono per spendere tutto il loro tempo nel creare l'ambientazione invece di sviluppare storia e personaggi.
E se anche alla fine riescono a scrivere una storia (i più non c'è la fanno), questa avrà tutta l'aria di una visita guidata nel mondo da loro ideato, una vetrina per l'ambientazione. Ma chi vuol leggere fantasy o fantascienza non è interessato a una guida turistica di un posto immaginario.

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Io ho una nozione per sommi capi del Fantasy e molti generi non mi piacciono.
Ad esempio fatico a leggere  storie con draghi, principesse, re e principi, elfi, maghi scorbutici, ragazzini ottusi e infelici che devono salvare  il mondo dal solito malvagio e chi più ne ha più ne metta.
Cioè: ben venga la favola, ma deve essere elaborata e ambientata diversamente dai soliti stereotipi, che personalmente non mi attraggono, devono modificarsi queste favole quasi a livello di vita quotidiana, ordinaria, credibile,  pur permanendo il meraviglioso e il magico, almeno secondo me. Io  nel romanzo devo uscire di casa e vedere la fantasia, la magia come cose comuni, reali, non devo stupirmi e non devo stupire nel raccontarle, tantomeno spiegarle nel dettaglio; dovrebbero far parte della vita normale in quel contesto.
Poi, sempre a mio parere, c'è più magia in una spiaggia deserta permeata di odore di salsedine, ciottoli, invasa da  miriadi di erbacce, formiche, lucertole, calabroni, vespe, che in tutto i cicli di liberazione del mondo e dei castelli dai draghi malvagi o maghi fuori di testa. Basta saper vedere le cose, anche le più piccole e insignificanti e saperle elaborare, trasformare, raccontare. 
Saperle raccontare. Ci vuole dedizione. Sacrificio.
Naturalmente, tutto questo è puramente soggettivo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Mid ha scritto: worldbuilding disease
Credo di aver capito cosa intendi, ed è dove molti si bloccano, anche perché di rado qualcuno spinge effettivamente il tutto alle sue logiche e ultime conclusioni. Un esempio a caso, visto che moltissimi aspiranti scrittori fantasy vengono da Dungeons&Dragons: pochissimi riflettono sull’impatto della magia sull’economia del mondo che creano, ma in un mondo dove esistono persone capaci di rianimare i morti, perché non esiste nessuna civiltà che li usa come forza lavoro? Ci si rifugia dietro il classico “inquisizione”, si tirano in ballo dogmi rabattati e si scarta la cosa (l’esempio viene da una mia personale ambientazione, su cui sto cercando il tempo per scrivere qualcosina),

Il problema è che spesso le idee “innovative” ci sono, ma sono prestate spesso a storie banali e piene di cliché pigri, che cercano di far leva appunto sull’ambientazione piuttosto che sulla storia.
Io credo che bastino pochi elementi ben inseriti, ben pensati e ben valutati per creare un’ambientazione fantasy, senza che bisogna infilare draghi, città volanti e simili, anche se comunque fanno sempre scena. Il punto non è: non posso aggiungere la città volante perché già vista o perché irrealistica, il problema è pensare alle conseguenze di creare una città volante. Come vola? Dove prende il carburante per rimanere in volo? Dove prendono il cibo? Come fanno gli abitanti a salire/scendere? Come si spostano all’interno della città? E questo senza nemmeno tirare in ballo le problematiche sociali che un’ambientazione del genere può creare.

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Bardo96 ha scritto: spesso le idee “innovative” ci sono, ma sono prestate spesso a storie banali e piene di cliché pigri
A questo proposito vorrei segnalare il bellissimo anime (e il manga dal quale è tratto) Frieren - Oltre la fine del viaggio. Un bellissimo esempio di come raccontare una storia fantasy originale a partire dai cliché più triti e ritriti che esistano. E dico sul serio, si fa fatica a pensare a dei cliché più abusati: il classico mondo medievaleggiante con elfi, nani e uomini; demoni che invadono le terre; maghi, chierici e guerrieri che partono come avventurieri; dungeon da esplorare pieni di mostri e tesori. Eppure, nonostante questo (o forse grazie a questo), la storia è raccontata con dovizia di dettagli e una grande maestria narrativa.
Alcuni lo giudicano già il nuovo Berserk, altri si spingono addirittura a paragonarlo a Tolkien. Io non arrivo a quei livelli, ma devo dire che è la migliore storia high-fantasy "classica" che ho visto da decine di anni a questa parte.

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Bardo96 ha scritto: Io ho sempre inteso High Fantasy e Low Fantasy come due enormi contenitori, al cui interno poi possono trovarsi gli altri sottogruppi del fantastico: ergo, esistono Urban High Fantasy e Urban Low Fantasy, e via dicendo.
High e Low li vedo bene come i due estremi di una linea, piuttosto che come due mondi completamente differenti.
Giusto, bella definizione 👏
Bardo96 ha scritto: Molto quindi, più che la storia, lo definisce l’ ambientazione: se decido che i draghi sono così numerosi da essere usati al posto dei cavalli, allora sarebbe strano che nella mia storia non ne apparisse nemmeno uno, e i personaggi facessero tutti i loro spostamenti senza incontrare nemmeno un drago.
Infatti per me il problema principale in un fantasy breve come un racconto è l'ambientazione. Se vuoi metterci un drago, un folletto o un cavallo alato devi creare le basi per la credibilità della sua esistenza, ma senza spiegarle tout-court e basta. Insomma, non è facile. Forse proprio per questo un racconto fantasy breve ben riuscito vale doppio in quanto a capacità scrittorie.
Bardo96 ha scritto: Non credo sia mai stato teorizzato il “medium fantasy”
Eh, io purtroppo l'ho trovato, e mi ha confusa non poco  :lol:
Bardo96 ha scritto: Il problema, secondo me, sia col fantasy che con la fantascienza, è decidere un argomento e un aspetto dell’ambientazione che si vuole esplorare, e focalizzarsi su quello
Esatto. Il focus andrebbe posto su un solo tema, personaggio, o evento. Va scelto con cura quale sarà l'elemento centrale, il messaggio che si vuole trasmettere.
Alberto Tosciri ha scritto: Basta saper vedere le cose, anche le più piccole e insignificanti e saperle elaborare, trasformare, raccontare. 
È un bel pensiero, ma non viene naturale a tutti (anche se ci sono parecchi esempi, sia nei libri che nei film). La magia nelle cose ordinarie è forse la più bella, ma non è facile da trovare, né da scrivere. Io ho un lato infantile che ama ancora le principesse, i draghi e i castelli incantati. Le favole sono la più antica espressione del fantastico, e anche la prima che arriva ai bambini. Danno un insegnamento morale sui valori della vita: bontà, coraggio, tenacia, attaccamento alla famiglia, saper vedere oltre le apparenze, ecc.
Bardo96 ha scritto: Il punto non è: non posso aggiungere la città volante perché già vista o perché irrealistica, il problema è pensare alle conseguenze di creare una città volante. Come vola? Dove prende il carburante per rimanere in volo? Dove prendono il cibo? Come fanno gli abitanti a salire/scendere? Come si spostano all’interno della città? E questo senza nemmeno tirare in ballo le problematiche sociali che un’ambientazione del genere può creare
Tutto ciò va preso in considerazione da chi vuole scrivere un fantasy. Nel worldbuilding si è architetti, più che scrittori: ogni cosa deve combaciare  e stare in piedi, e dev'essere a prova di bomba (o scetticismo del lettore). Una città volante ci può stare, se serve alla trama, ma porrà un sacco di problemi logistici, che andranno tutti risolti. Lo scrittore può decidere di semplificarsi la vita e portare la città sulla terraferma, o di portare al limite le sue capacità logiche e immaginifiche e renderla il centro della trama. Per questo, secondo me, il fantasy non è affatto un genere di nicchia o per adolescenti: richiede un impegno e una capacità che vanno oltre il fatto di saper scrivere bene (che già non è facile   :P   )
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Silverwillow ha scritto: È un bel pensiero, ma non viene naturale a tutti (anche se ci sono parecchi esempi, sia nei libri che nei film). La magia nelle cose ordinarie è forse la più bella, ma non è facile da trovare, né da scrivere. Io ho un lato infantile che ama ancora le principesse, i draghi e i castelli incantati. Le favole sono la più antica espressione del fantastico, e anche la prima che arriva ai bambini. Danno un insegnamento morale sui valori della vita: bontà, coraggio, tenacia, attaccamento alla famiglia, saper vedere oltre le apparenze, ecc.
Giovanni Pascoli, nelle sue splendide poesie, c'era riuscito. I particolari lui non li descrive, te li fa vivere, vedere, ti ci fa immergere dentro con tutta l'anima.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Non credo sia proprio un genere a parte, quanto più un’ambientazione molto particolare, ma qualcuno conosce mondi “tecno-magici”? Ovvero in cui magia e tecnologia sono stati amalgamanti, la prima viene usata come “carburante” della seconda, e la seconda come aiuto alla prima?
Mi viene in mente solo Eberron, l’ambientazione per D&D, ma vorrei sapere se qualcuno ne conosce altre 

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Forse, ma non sono proprio sicuro del tutto, @Bardo96, magia e tecnologia mi pare siano inserite molto bene nella saga di Dune. Ho letto anni fa tutti e sei i libri e anche il prequel e mi colpì molto sia la tecnologia, non invasiva  ma necessaria dovendo raccontare di viaggi fra pianeti, uso di mezzi volanti e attrezzature di scavo, ma mi impressionò anche la magia, facoltà telepatiche, in quanto, per non perdersi nelle rotte, i naviganti dovevano assumere la "spezia" una sostanza ricavata da Arrakis, il pianeta deserto gestito dagli Atreides, una dinastia di governanti in un tremendo deserto abitato dai Fremen, una razza di combattenti che aspettavano una sorta di messia, che si rivelò essere Paul Atreides, il figlio unico degli Atreides, figlio di una Bene Gesserit che lo generò perché diventasse il messia di Arrakis. La saga è impossibile da riassumere, entra in gioco anche l'ecologia, l'importanza e l'uso dell'acqua; un pianeta da deserto viene trasformato in giardino e poi riportato allo stato di deserto nelle generazioni... sotto l'occulta osservazione delle Bene Gesserit, una confraternita di donne dotate di potenti poteri mentali, più che magici, studiose e manipolatrici di genetica per consolidare i loro poteri...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Labocontest n.13 - Discussione generale - Fantastico

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Alberto Tosciri ha scritto: Poi, sempre a mio parere, c'è più magia in una spiaggia deserta permeata di odore di salsedine, ciottoli, invasa da  miriadi di erbacce, formiche, lucertole, calabroni, vespe, che in tutto i cicli di liberazione del mondo e dei castelli dai draghi malvagi o maghi fuori di testa. Basta saper vedere le cose, anche le più piccole e insignificanti e saperle elaborare, trasformare, raccontare.
Parole sante

Aggiungo un piccolo spunto personale alla discussione molto interessante. Per me, il fascino che sta nel fantastico è l'idea che possa esistere qualcosa di più rispetto a quello che abbiamo sempre immaginato. Dà conforto perché instilla una genuina e infantile curiosità verso la realtà e le sue possibilità. Fa bene ricordare che la realtà non è limitata a quello che succede nella testa, è stimolante per sé stessi e avvicina ai mondi altrui. Il genere fantastico pianta nel lettore il seme del sano dubbio; nell'istante in cui noi siamo dentro una lettura, per dire, fantasy o horror, sospendiamo l'incredulità e crediamo davvero a draghi e fantasmi, e credere è meraviglioso.
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