Mi chiamo Massimo e il mio percorso da scrittore mi ha portato prima a partorire libri di psicologia. Poi, siccome erano troppo seriosi, ho lasciato libero il Kraken e ho scoperto una malsana passione per il racconto umoristico. Ma, visto che sono masochista per natura, ho scelto la sottocategoria ancora più inguaiante: il racconto autobiografico umoristico. La realtà è che per me è una forma di autoterapia, capace di farmi affrontare eventi particolari o addirittura infausti, mettendo da parte l'autocommiserazione e buttandomi sull'autoironia, a volte quasi demenziale, per creare qualcosa che prima non esisteva. In pratica, se sul palco della vita mi tirano addosso verdure, io ci faccio un minestrone.
Grazie a questa vena ho raccontato la mia esperienza come navigator (una categoria che, nel periodo pre e post Covid, in Italia veniva descritta come un incrocio tra una sanguisuga, i figli di Satana e i carabinieri… ma dal punto di vista dei camorristi) e, più di recente, la trasformazione di mia madre nella candidata perfetta per il reboot geriatrico di 50 volte il primo bacio, visto che non è più in grado di creare nuovi ricordi. Scrivere della mia esperienza di caregiver, prima, e di badante di badanti, dopo, con tanta, tanta, tanta ironia, è stato l’unico modo per non andare fuori di testa. Ma quando ti ritrovi una badante ubriaca completa dentro una piscina gonfiabile… che altro puoi fare?
Ci rileggiamo in giro
