[Lab16] La signora grigio perla

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La rabbia è un grande motore.
Quella rabbia che fa alzare quando si è crollati a terra, figlia della disperazione e della tristezza.
“Amore, non fare quel faccino triste, mi fai soffrire. Sorridimi, ti ho anche preparato la cena.”
“Tu non mangi, Carlo?”
“Certo, volevo solo dire che l’ho fatto per alleggerirti, tesoro.”
Chissà se si ricorda ancora il mio nome oppure gli è scivolato in mezzo a ciò che inghiotto per non farlo soffrire.
Inoltre, lo dico per esperienza personale, un bel tesoro è anche pratico, ci sta sempre bene e impedisce di dire il nome sbagliato nel momento sbagliato.
Cucina bene il Carlo in qualità di marito, sarei curiosa di sapere se il livello delle prestazioni è uguale anche nel suo ruolo di amante. Ha imparato imitando gli spadellatori professionisti di Youtube. Tutto un colpo di polso, mestolo in legno e padella wok.
In ogni caso si sa che l’uomo in cucina è sexy.
Lo pensavo anch’io e assieme a me un certo numero di altre signore che però non si fregiavano del titolo di moglie e madre dei suoi figli.
Si dice che sia il rossetto sul collo della camicia a far scoprire l’amante.
Nel mio caso invece solo pura e semplice logica.
“Amore, sono stanco, cerca di capirmi.”
Eccerto che lo capivo, ma lui capiva che menopausa non è sinonimo di calo del desiderio?
Le endorfine me le producevo in palestra, al resto rinunciavo.
Ma questa stanchezza non passava nonostante le vitamine e la biancheria sexy su un corpo tonico.
Mia nonna, santa donna, era una fonte inesauribile di detti popolari – Gallo che non becca a casa…- quei puntini di sospensione erano mille coltelli che avevano sostituito le farfalle nel mio stomaco.
Erano sudori freddi e gambe che cedevano ad ogni suo rientro a casa.
“Tesoro, sei stanca, non farmi preoccupare, vai a dormire che devo scrivere ancora qualche mail.”
Il vantaggio di essere una moglie obbediente e abitudinaria è quella di regalare l’illusione di avere tutto sotto controllo.
Finito di lavorare da casa lo stanco si fa una doccia e la moglie affidabile entra nello studio.
Una chat mi è passata sul cuore come un bulldozer impazzito. Un fuoco d’artificio di parole intrise di amore e passione, di progetti, desideri, abitudini, vezzeggiativi e coccole.
Io dov’ero?
A piedi nudi sul parquet col freddo che si arrampicava sui polpacci, muta di dolore.
Il mio peso specifico si era centuplicato.
L’ho guardato mentre fresco e profumato si infilava nel letto.
Un bacio in fronte e “Sogni d’oro, anima mia.”
Girata di spalle una lacrima al tritolo mi ha rigato la guancia.
 
Il giorno dopo mi sono svegliata bambina e capricciosa. Furiosa con me stessa e il mondo. Furiosa per averci creduto, per aver incarnato un ideale di donna che non mi apparteneva, per non essermi lasciata alle spalle il mio essere madre e casalinga, per essermi assestata su questo binario morto che mi portava dritta alla tomba.
Il vantaggio di avere un marito ricco e donnaiolo, consiste nel fatto che i sensi di colpa vengono placati in contanti senza fare domande.
Quindi ho vuotato i miei armadi, mi sono drogata di shopping, beauty center e quant’altro mi sembrava fosse utile alla mia rinascita.
Volevo mostrargli che “Tesoro” a casa non aveva nulla di meno rispetto a “tesoro” chissà dove.
La riconquista sembrava un’opzione praticabile.
“Cara, sei bellissima!” e finiva lì. Tutta la cura che ci avevo messo sbiadiva di fronte a quello sguardo assente, a quelle parole formali.
La lettura della chat era una droga. 
Quello che avanzava di me urlava che non dovevo interessarmene, che era una grave lesione della privacy, tutto il resto sputava giustificazioni come controllare il nemico, tenere sotto controllo la situazione.
Cretina fino in fondo mi accontentavo di scrollare su e giù, alla ricerca di indizi, stupita di non venire mai nominata nemmeno come quella che lo aveva reso infelice.
Ma come il destino vuole, un movimento inconsulto mi buttó fuori dalla chat e trovai un mondo di chat fotocopia, fatto di cene, finesettimana, serate, di tesori, amori, porcellina mia, come lo fai tu nessuna, rispetto la tua situazione, sarò discretissimo.
Davvero ero un tale zerbino?
Potevo davvero competere contro questo plotone di donne presenti e passate?
Donne emancipate, divertenti e leggere, donne senza calzini da rammendare e mutande da lavare?
Per cosa e per chi stavo entrando in competizione? Per essere scopata una volta ogni tre settimane, forse, ed essere portata fuori a pranzo la domenica? Davvero avevo bisogno di qualcuno a cui appoggiarmi durante la laurea dei figli?
 
Ligia alle istruzioni di tutte le riviste lette dal parrucchiere tiravo dritta nella mia vita da casalinga privilegiata con un sacco di tempo libero. Prima del disastro non mi pesavano le giornate vuote fatte di tintoria, caffè, palestra, biblioteca e aperitivo con le amiche.
Ora mi chiedevo cosa sapessi fare.
Come tutte le benestanti frustrate e cornute mi sarei data alla beneficenza. Un buon modo per sentirsi importante e nutrire un ego che strisciava nelle pozzanghere della desolazione.
Quale posto migliore se non la parrocchia del duomo, centrale ed elegante. Un coacervo di beghine profumate piene di buone intenzioni e pessimi consigli, tutte indistintamente esperte di mariti da schifo, tranne le vedove che ai morti si perdona tutto.
Immersa in questo gineceo la mia anima era ingessata, tornare a casa da “Tesoro, non arrabbiarti, così mi ferisci” faceva meno male, e anche le chat erano meno interessanti.
Un giorno, mentre preparavamo la lotteria di Natale con cena, una di queste grigie signore racconta del tradimento del proprio marito. Ma lo raccontava con una leggerezza che sembrava non fosse mai accaduto. Tutte attorno al tavolo a piegare tovaglioli e io zitta che mi chiedevo come fosse finita la storia. Ognuna diceva la sua, chi lo avrebbe affrontato dicendogliene quattro, chi gli avrebbe spaccato la faccia, chi se ne sarebbe andata o lo avrebbe buttato fuori casa, ma la maggior parte a occhi bassi. Erano quelle che come me non avevano fatto nulla, se non bere il fiele dell’autodistruzione.
“No, no, niente di tutto ciò” continuò quella “gli ho semplicemente ricambiato il favore.”
Gli sguardi sbigottiti si rincorrevano lungo la tavola.
Come ricambiare il favore? Ma non era peccato? E dirlo proprio qui che eravamo muro a muro con la casa del Signore, Don Luigi che poteva entrare ogni momento.
“E smettetela di fare quelle facce da galline spaventate, che vi manca solo il coraggio di rientrare in gioco. E poi non è davvero peccato, basta non desiderare l’uomo altrui; oltre al fatto che le promesse matrimoniali parlano chiaro: in salute e in malattia, nel bene e nel male, e perché non nelle corna?”
Eravamo rimaste in quattro ad ascoltare a bocca aperta.
La signora era diventata grigio perla ai miei occhi. 
Come aveva fatto?
Finiti i tovaglioli, i centritavola, i bigliettini della lotteria e controllato due volte tutti gli inviti, mi ero affiancata per uscire con lei.
Sfacciata indaga la mia curiosità, e mi racconta mirabolanti storie di uomini giovani e meno giovani che amano donne mature. 
Le amano tutte, senza distinzione, riservatamente e con grande dedizione. Se avessi voluto avrei potuto fare aperitivo con lei l’indomani per verificare di persona.
 
Ho imparato a piacere, a scegliere e a divertirmi.
Al momento sono in una situazione imbarazzante, vorrei passare qualche giorno in baita con Arrigo, prestante maestro di sci della Valtellina. Non posso inventarmi un pellegrinaggio a Cascia, e nemmeno dare scandalo.
Ma credo che lo stanco capirà l’importanza di una full immersion di tre giorni con un personal trainer a me dedicato, presente h24, per perfezionare il mio stile sulla neve.
Ne sono certa, dato che le sue assistenti svolgono un ruolo fondamentale durante i suoi viaggi di lavoro, oltre al fatto che soffre quando sono triste e sarei tristissima.
Si apre la porta, e Carlo, il re della spadellata, ipnotizzato dal mio tacco dodici che dondola, credo intuisca l’arrivo di qualche novità.

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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Ciao @Almissima il tuo racconto ha il pregio di farsi leggere d’un fiato grazie alla scrittura fluida e alle immagini semplici e popolari che suscita. Le scene risultano ben visibili e divertenti da leggere. 
Per quanto riguarda il contenuto il conflitto quasi non si pone. “Tesoro” non viene mai sfiorata dal dubbio se  lasciare il coniuge fedifrago, piuttosto la sua è una  vendetta peraltro suggerita da una delle beghine che frequenta. Spende i soldi del riccone e si fa uno o più baby amanti.
Mi chiedo questo spirito di sopportazione da cosa dipenda: forse “tesoro” non reagisce perché davvero credente e pensa di fare peccato? Oppure le spiace perdere i “benefit” che derivano dal matrimonio col riccone? Non sono riuscita a inquadrare bene il carattere di questa donna.
Dal punto di vista della struttura non mi convince molto l’incipit con quel riferimento alla rabbia anche perché nel testo del racconto tutta questa rabbia non si percepisce. C’è una presa di coscienza e una reazione che non mi sarei aspettata: tesoro che cerca di farsi bella e competere con la sconosciuta (o sconosciute) amante. Ma davvero? Quindi a mio parere manca una coordinata per comprendere questa signora che si sollazza coi soldi del marito e fa finta di niente per mantenere un assurdo gioco delle parti. Non si parla mai d’amore. Lui non sembra amare né tesoro né le sue amanti. Anche “tesoro” sembra più legata alle convenzioni sociali che una donna innamorata oppure tanto gretta da temere di perdere il proprio “gallo dalle uova d’oro”.
Tuttavia, la situazione che descrivi appare molto reale e plausibile. E triste. 
Questa decadenza, questa forma di distopia disturba ed è effice proprio perché se ne percepisce la possibilità concreta.
Punto debole resta l’incipit che, a mio parere, potresti tagliare senza che il testo ne risenta.
Almissima wrote: Cucina bene il Carlo in qualità di marito, sarei curiosa di sapere se il livello delle prestazioni è uguale anche nel suo ruolo di amante. Ha imparato imitando gli spadellatori professionisti di Youtube. Tutto un colpo di polso, mestolo in legno e padella wok.
In ogni caso si sa che l’uomo in cucina è sexy.
Questa frase ho dovuto rileggerla più volte. Poi ho compreso che è “tesoro” che si rivolge al lettore e lo fa con un estremo distacco dalla situazione che sta narrando. La protagonista si rivolge al lettore, gli racconta i fatti propri e i propri pensieri. Vuole che il lettore la giustifichi per la scelta fatta? Vuole dirci che, alla fine si è “svegliata” e ha deciso per il “così fan tutte?”  Rendendo pan per focaccia e mantenendo i benefit del matrimonio con un uomo abbiente. Sì, distopico. 
Brava @Almissima

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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Monica grazie, i tuoi consigli sono preziosissimi.
Non credo che Tesoro abbia bisogno di giustificazioni, credo che Tesoro riflettesse solo sulla parabola del proprio cambiamento, credo che sia in una fase sperimentale e la sua evoluzione non sia terminata.

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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In generale:
Godibile e scritto assolutamente bene. Ho goduto - in senso letterario - certe frasi, certi passaggi. Invidio la tua scrittura.
Il conflitto c’è, lo tratti bene, e sarebbe interessante discutere.
Questioni specifiche:
Almissima wrote: Sun Feb 09, 2025 7:15 pmEccerto che lo capivo,
Le formule dialettali, gergali, eccetera, le apprezzo solo quando necessarie nei dialoghi, perché i nostri personaggi possono parlare in modo dialettale, gergale, e così via. Come parte della narrazione no, anche se non si tratta di narratore onnisciente. Quindi: “Certo che lo capivo”, oppure “E certo che lo capivo”. Capisco che si tratta di questione soggettiva.
Almissima wrote: Sun Feb 09, 2025 7:15 pmIl vantaggio di avere un marito ricco e donnaiolo, consiste nel fatto che...
Togli questa virgola.
Almissima wrote: Sun Feb 09, 2025 7:15 pmpiene di buone intenzioni e pessimi consigli,
Citazione da De André, ma l’avrei evitata. Non serve a chi non la riconosce e, secondo me, disturba chi la riconosce perché obbliga la mente a una diversione rispetto al climax che vai costruendo.
Almissima wrote: Sun Feb 09, 2025 7:15 pm“No, no, niente di tutto ciò” continuò quella “gli ho semplicemente ricambiato il favore.”
Devi assolutamente inserire l’inciso (“continuò quella”) fra due virgole.

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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Ciao @Almissima
.
Un bel testo! L’equilibrio tra la presenza di dialoghi, di domande e flussi di coscienza, di narrazione al passato conferisce al tutto un bel ritmo. Non perdi il lettore per strada, insomma.

Ho trovato delicata e originale la metamorfosi da grigio a grigio perla della signora del gruppo di beneficienza. Non trasformazione oggettiva, ma nel modo in cui la protagonista la vede, e quindi, per estensione, nel suo modo di leggere, interpretare e reagire alla realtà. Insomma, l’ho trovata una metafora superpotente di cambiamento, ma secondo me avresti potuto sfruttarla di più. Avresti potuto ricalcare ulteriormente il grigiore di questo ambiente e di queste signore tradite dai mariti. Prima della frase che a parer mio da il senso a tutto il racconto (La signora era diventata grigio perla ai miei occhi), hai utilizzato una volta soltanto l’aggettivo grigio. Non è così evidente, quindi, e forse può sfuggire ad alcuni lettori, per questo l’avrei ultilizzato di più, quasi insistendo e magari trasformandolo in epiteto, come hai fatto, per intenderci con “tesoro” e “lo stanco”. Avresti per esempio potuto parlare delle “grigie” tutte le volte che ti riferivi alle signore del club. Avrebbe inotre aggunto solidità alla voce narrante, che pensa e si esprime ricorrendo spesso ai nomignoli.

Infine, per me l’ultimo paragrafo non è particolarmente interessante. Forse è questione di gusti, ma io l’avrei chiuso prima (Monica ti dice di togliere il primo paragrafo, io ti suggerisco di togliere l’ultimo, che complotto è mai questo?). La cosa importante del racconto per me è che lei scopre di potere e volere vivere il proprio tradimento diversamente, liberarsi della sua condizine di vittima. Come poi ciò avviene nella pratica (maestro di sci o altri, giovani o meno) sono dettagli che a parer mio non aggiungono molto e forse infangano il momento di epifania quasi joyciano.

La mia “perla d stile”, tanto per restare nel tema del racconto: 
AlmissimaUna chat mi è passata sul cuore come un bulldozer impazzito. Un fuoco d’artificio di parole intrise di amore e passione, di progetti, desideri, abitudini, vezzeggiativi e coccole.
Io dov’ero?
A piedi nudi sul parquet col freddo che si arrampicava sui polpacci, muta di dolore.
Qui personalmente credo di non aver capito cosa intendi: in che senso altrove?
AlmissimaVolevo mostrargli che “Tesoro” a casa non aveva nulla di meno rispetto a “tesoro” chissà dove.
È tutto per il momento, aspetto di rileggerti!

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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Almissima wrote: A piedi nudi sul parquet col freddo che si arrampicava sui polpacci, muta di dolore.
Il mio peso specifico si era centuplicato.


Più tardi, l’ho guardato mentre fresco e profumato si infilava nel letto.
Delle tre frasi sopra, le prime due (bellissima descrizione, brava!) le staccherei di un'interlinea almeno dalla terza, che inizierei con "Più tardi..." 
Almissima wrote: Girata di spalle virgola una lacrima al tritolo mi ha rigato la guancia.
Brava!
Almissima wrote: Il vantaggio di avere un marito ricco e donnaiolo, consiste nel fatto che i sensi di colpa vengono placati in contanti senza fare domande.
Quella virgola là in mezzo è da togliere perché separa il soggetto dal verbo.
Almissima wrote: Cretina fino in fondo virgola mi accontentavo di scrollare su e giù, alla ricerca di indizi, 
consiglio
Almissima wrote: Ma virgola come il destino vuole, un movimento inconsulto mi buttó fuori dalla chat e trovai un mondo di chat fotocopia, fatto di cene, finesettimana, 
Almissima wrote: fatto di cene, finesettimana, serate, di tesori, amori, porcellina mia, come lo fai tu nessuna, rispetto la tua situazione, sarò discretissimo.
Ti consiglio di mettere gli appellativi diretti in corsivo.
Almissima wrote: Ligia alle istruzioni di tutte le riviste lette dal parrucchiere virgola tiravo dritta nella mia vita da casalinga privilegiata
Almissima wrote: Prima del disastro virgola  non mi pesavano le giornate vuote fatte di tintoria, caffè, palestra, biblioteca e aperitivo con le amiche.
Almissima wrote: Come tutte le benestanti frustrate e cornute virgola mi sarei data alla beneficenza. 
Ma  sai che la leggerei meglio al contrario? Così:

- Mi sarei data alla beneficenza, come fanno tutte le benestanti frustrate e cornute.
Almissima wrote: Quale posto migliore se non la parrocchia del duomo, centrale ed elegante. Un coacervo di beghine profumate piene di buone intenzioni e pessimi consigli, tutte indistintamente esperte di mariti da schifo, tranne le vedove che ché ai morti si perdona tutto.
La prima frase sembra volere un punto interrogativo, L'ultima un "ché" (perché ai morti si perdona tutto).
user_id=117 wrote:
Almissima wrote: Immersa in questo gineceo virgola la mia anima era ingessata
Almissima wrote: “E smettetela di fare quelle facce da galline spaventate, che vi manca solo il coraggio di rientrare in gioco. E poi non è davvero peccato, basta non desiderare l’uomo altrui; oltre al fatto che le promesse matrimoniali parlano chiaro: in salute e in malattia, nel bene e nel male, e perché non nelle corna?”
Eravamo rimaste in quattro ad ascoltare a bocca aperta.
Un bell'escamotage per rendere pan per focaccia in maniera logica e plausibile.  :D
Almissima wrote: La signora era diventata grigio perla ai miei occhi. 
Perfetta per l'occasione.

Leggero e spensierato aneddoto su come superare un conflitto coniugale...

Brava, @Almissima  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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Un piacevole racconto, @Almissima narrato con leggerezza anche se descrive una situazione per niente leggera. Un monologo interiore che analizza la spietata realtà di una coppia “non pari”.
Pone diverse domande: cosa porta, in questo caso l'uomo, a trovare altri stimoli per esaudire le proprie pulsioni al di fuori della famiglia? Le risposte possono essere molteplici e lei le analizza con lucidità. Una potrebbe essere la noia, l'assenza di comunicazione o la perdita dell'amore?
La condizione di una certa agiatezza la pone in una situazione non drammatica, in fondo può potrebbe portare avanti passioni e interessi che altre coppie nella stessa situazione non potrebbero permettersi. E infatti viene illuminata da un ritrovo piuttosto casuale e scopre che non è l'unica a viverla così. Avviene la svolta. Basta un nonnulla che la situazione possa ribaltarsi e lei inizia ad averne consapevolezza. Ora ha il coltello dalla parte del manico.
E il seguito è tutto da immaginare...
Scritto molto bene. Me lo sono goduto.

Re: [Lab16] La signora grigio perla

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Come direbbe il ruvido @bezzicante, storia non originalissima che però è sempre un piacere leggere, specie quando è scritta con brio e intelligenza, cosparsa di chicche lessicali, neologismi e insaporita col veleno delizioso dell’ironia.
Chiusa perfetta, ci lascia con l’idea di prosieguo che è giusto solo immaginare.
Detto questo, mi sento di condividere le perplessità di @Monica.
È la storia di un ménage inaridito, all’ombra di un benessere letale.
Teatro di egoismi senza ricordi, senza nostalgia, solo frustrazione, risentimento e voglia di rivalsa.
Tesoro sfrutta cinicamente l’aiuto ai deboli come diversivo al grigiore quotidiano e trova riscatto non certo nella consapevolezza di un ingiustificato privilegio, quanto piuttosto nella riesumazione della legge del taglione.
Diciamocelo, fa simpatia, ma è una brutta persona, circondata da una folla di brutte persone, impegnate a mantenere brutto il mondo che abitano. E fin qui, niente di male, gli eroi negativi posso avere una loro sontuosa consistenza.
Tuttavia, la mancanza di un personaggio o di elementi che facciano da contraltare con la loro alterità, appiattisce la storia, relegandola a una bidimensionalità che la penalizza.
Il conflitto resta così chiuso in se stesso e, costruendo la soluzione con la stessa logica che l’ha generato, lo priva della sua forza evolutiva. Evoluzione, beninteso, da non intendersi necessariamente in senso positivo (non tutte le femmine diventano Donne) bensì come mutamento dello scenario e delle relazioni in esso rappresentate.
Qui, invece, nonostante il carosello di umanoidi che Tesoro fa entrare e uscire, mi si perdoni il triviale doppio senso, tutto resta gattopardescamente com’è.
Ma forse, me ne accorgo solo alla fine di questo ignobile pippone, era proprio quello che volevi  :umh:
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Re: [Lab16] La signora grigio perla

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@aladicorvo  Ebbene si, tutto cambia, ma niente cambia.
Come tutti coloro che si armano di penna, anch'io mescolo il mio sentire quotidiano, e ammetto che in questo periodo sono circondata di persone che fanno grandi cambiamenti nella loro vita: chi si dedica al pilates, chi alla meditazione, chi si é trovato il proprio guru di mindfulness, che per un momento mi sono detta "Alma, fai qualcosa anche tu, porca paletta! Qui si evolvono tutti alla grande e tu mi rimani al palo!" 
E poi mi sono accorta che mancava la sfida, che ogni novitá era finalizzata a confermare le proprie idee; nessuna rivoluzione, nessuna crescita, nessun confronto.
Quale modo migliore per esprimere questo sentire se non la finta evoluzione di una donna che non ha il coraggio per la vera promiscuitá, ma che alla fine, come ha sempre fatto, si adegua al modello del marito senza una vera rottura, riflessione o confonto. Si é inscatolata da sola, convinta di essere cambiata.
Niente vere decisioni come lasciare il marito o proporre una coppia aperta o chissá che altro.
Ma semplicemente un escamotage travestito da vendetta, affinché nulla cambi, se non forse una puntura di spillo all'anima cavernicola che alberga in ogni uomo per leso possesso.

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