[CN24] L'evoluzione del sorriso

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Pacco n. 11  incipit


Addobbato e illuminato, l'abete faceva la sua figura nell'angolo di fronte alla scalinata del palazzo comunale. Dalla giostrina con i cavalli proveniva la melodia arcinota di "Jingle bells" e la pista di ghiaccio occupava lo spazio centrale della piazzetta.
Tutto perfetto, tranne che per un particolare: in giro non c'era anima viva.
Dov'erano finiti gli abitanti del paese, alle otto di sera della vigilia di Natale?

Il giorno tanto atteso dai bambini si stava avvicinando. Un signore passeggiava allegramente, con lo stupore di tutti, per le vie del paese. Canticchiava un famoso motivetto natalizio e salutava con il sorriso.
Un'inquietudine pervase i cittadini alla vista del gioviale signore.
La maggior parte scapparono, qualcuno chiamò la polizia, altri ricambiarono velocemente il saluto per non essere complici e avere brutte sorprese.
E il sorriso era il peggior modo di presentarsi verso chi non lo aveva mai provato. Manifestato sfacciatamente veniva additato come pura follia, un brutto presentimento, l'annuncio della catastrofe, perché il pianto imperversava in ogni casa: era la norma, la quotidianità, iniziato molti anni fa dalle lacrime versate dai pochi superstiti del paese raso al suolo da un bombardamento, la notte di Natale, del quale si ignoravano le ragioni.
Ma qualcuno una ragione se l'era data.
Il paese di Roncorisolo era invidiato da tutti. Soprannominata la città dell'allegria: tutti felici e solidali con il prossimo. Non conoscevano la tristezza e prendevano sul ridere qualsiasi sorpresa che la vita riservasse, bella o brutta. Le persone invecchiavano superando i cento anni e quando arrivava il loro momento si spegnevano nel sonno.
Nei paesi intorno tutti a domandarsi quale fosse il segreto di tanta felicità. Molti iniziarono a trasferirsi per curiosità. Constatarono che nessuno aveva accumulato ricchezza ma erano ugualmente contagiati dall'euforia. Per i nuovi arrivati fu come rinascere in un paese da sogno. Si resero conto di quanto bastasse poco per vivere in armonia. Il solo saluto tra passanti, gesto desueto tra persone che non si conoscono, metteva di buon umore chiunque.
Lo sviluppo demografico e urbanistico aumentò sempre più.
In compenso le farmacie andarono in fallimento. Nessuno ebbe più bisogno di curarsi. Per le case farmaceutiche e le assicurazioni sanitarie suonò un campanello di allarme.
“Se questa situazione dovesse espandersi sarà la fine per tutti noi” disse una persona piuttosto influente.
“Già, bisogna assolutamente fare qualcosa, e prima possibile” continuò un suo socio con la reputazione da delinquente.
Si rivolsero al grande capo, colui che dettava gli equilibri e i disequilibri del mondo e senza troppi ripensamenti il paese di Roncorisolo fu raso al suolo per il bene del capo, e di altri pochi.
Dopo la distruzione rimasero solo le lacrime che furono tramandate di generazione in generazione senza interruzione.
Solo nella notte di Natale veniva concessa una piccola libertà. I bambini, come per magia, donavano un timido sorriso nato spontaneo e senza motivo. E tutti si stavano mestamente preparando a questo strano evento.

Il paese fu ribattezzato Roncopiantolo e da quel momento iniziò il suo nuovo corso.
Ogni abitante doveva fare i conti con il lacrimometro: uno strumento di monitoraggio che raccoglieva le lacrime della giornata e ne fissava la soglia minima per stabilire il grado di normalità della persona.
La favola che andava maggiormente in voga tra i bambini era quella di Cappuccetto Rosso, rivisitata nel finale.

“Pum! il cacciatore vedendo la pancia piena pensò che il lupo avesse mangiato la nonna e cappuccetto rosso. Prese la mira e sparò. Quando tagliò la pancia del lupo si rese conto che il proiettile era rimasto conficcato nella gamba della bambina lasciandola successivamente invalida per il resto della vita. La nonna venne sfiorata dalla fucilata ma morì di infarto. Il cacciatore in preda al rimorso per il suo gesto, riservò il secondo colpo della doppietta su di sé. Ma il fucile si inceppò. Finì i suoi giorni in una struttura psichiatrica.”

L'adesione alla fede religiosa era totale. Le chiese, luoghi più idonei destinati al pianto collettivo, erano aperte anche di notte. E nonostante il Natale annunciasse un messaggio di speranza, gli enormi bassorilievi della Via crucis dominavano perennemente le navate, culminanti con la grande crocifissione da una parte e il Giudizio Universale dall'altra. Non c'era spazio per il presepe.
I Compro oro furono soppiantati da Vasi per il pianto. Ce n'erano modelli di ogni tipo: in porcellana decorata a mano, in resina con effetto Rosso pompeiano, in vetro soffiato; e chi non piangeva aveva lo sguardo da funerale, anche perché ogni giorno ce n'era almeno uno.
La paura stava mietendo più vittime della distruzione di un tempo fu. Ma di questo non ci si rendeva conto.
Il sorriso era per i delinquenti, e ne avevano tutto il motivo finché erano latitanti. Ma anche quando finivano in carcere, la risata era la loro unica arma  per sopravvivere.
Qualcuno aveva pensato come farle fruttare in un mondo dominato da chef. Nascevano così le verdure sotto lacrima, il risotto alla lacrima. E gli spaghetti lacrima, olio e peperoncino.
Ma quella che comunemente veniva additata come pazzia sconsiderata, ogni tanto dava segno della sua presenza:
“Ti ho visto!”
“No, non ho fatto niente.”
“Ti ho visto! Hai sorriso!” esclamò il sorvegliante di quartiere. “Se si dovesse ripetere nei prossimi tre giorni, dovrai andare dal medico a farti prescrivere la cura.”
L'alcol era vietato, per evitare stati di alterazione rischiosi, così come le bevande energizzanti. Gli psichiatri curavano i pazienti con psicofarmaci che favorivano la depressione.
Vedere un bambino alla nascita che faceva “Ueh ueh” era ciò che di meglio si potesse desiderare. Ma l'inquietudine sopraggiungeva puntuale al primo sorriso del neonato nel vedere la mamma.
I ragazzi più tremendi bullizzavano i compagni più deboli facendogli il solletico per strappargli così una risata e finire dal preside con una nota di demerito.
Mentre le facce dei candidati alle elezioni sui manifesti elettorali risultavano ugualmente inquietanti anche se non sorridevano più.

Ma qualcosa stava per cambiare. Sporadici episodi di follia venivano segnalati qua e là: un signore era stato visto ridere guardando dei bambini giocare, un altro vedendo un cane che correva dietro un bastone.
Sempre più segnalazioni venivano fatte da cittadini modello piangenti. Ci fu un'ondata di arresti.
Le carceri divennero sovraffollate.
Ma i bambini, si sa, sono spontanei e imprevedibili e a un cero punto arriva il loro momento dei perché.

“Mamma, perché possiamo ridere ed essere felici solo a Natale?”
“Oh tesoro, cosa ti viene in mente! Noi stiamo bene sempre. C'è qualcosa che ti manca? Quella del Natale è una vecchia tradizione di un mondo passato che il nostro amato sindaco ha voluto mantenere solo per voi.”
“Doveva proprio essere bello questo mondo passato.”
“Quei pochi che lo hanno provato dicono di sì, ma tutto venne interrotto per una catastrofe.”
“Cosa è successo?”
“Un orco triste che non aveva mai provato la felicità, per invidia volle eliminare gli abitanti del paese che vivevano con la gioia nel cuore. E da allora, per paura di una nuova vendetta, quei pochi rimasti non hanno ha più avuto voglia di ridere.”
“Ma se lo incontravo, l'orco, lo avrei fatto ridere io.”
“Ci saresti riuscita senz'altro.”
Ma c'era chi non accettava tutto questo e si rifiutava di vivere nel terrore. Si formarono così in clandestinità le cosiddette “Brigate della risata.”
Erano molto abili e atletici. Soprattutto quando il Natale facevano incursioni vestiti da clown, performance acrobatiche e riuscivano a tenere in aria tante palline e clavette senza farle cadere secondo una tradizione rigorosamente censurata da anni.
Altri di notte attaccavano manifesti con la scritta: “Un giorno senza sorriso è un giorno perso” con il volto in primo piano del suo autore.
Vennero addirittura ritenuti responsabili di aver messo in giro uno strano virus che destabilizzò il paese.
Nel bel mezzo di un'epidemia, la cittadinanza fu obbligata a indossare delle mascherine per evitare il contagio di un terribile morbo, cosicché la bocca fu celata e con lei anche il crimine.
Ma questo non bastò: gli occhi erano lo specchio dell'anima e le pupille, lucide e splendenti, il segno eloquente del misfatto. Furono vietati gli occhiali da sole e a carnevale non si potevano indossare maschere. Poi la cosa svanì nel nulla perché le persone stavano male anche con le mascherine.
Se a qualcuno gli fosse venuta una paresi, di quelle con il sorriso stampato, il servizio sanitario provvedeva all'intervento di chirurgia estetica per eliminarlo.
Venivano monitorati anche i sogni attraverso sofisticate apparecchiature. Pericolosi poiché impossibili da controllare.
Si piangeva di fronte a tutto, anche di fronte a ciò che una volta poteva strappare risate: le comiche. Tutti si immedesimavano nello sconforto che provocava la caduta su una buccia di banana, una torta in faccia o una bastonata in testa. Stanlio e Ollio erano i primi della lista.
Ma anche le lacrime prima o poi finiscono, nonostante gli sforzi per stimolarne la produzione attraverso diete particolari o strani riti. Furono allora impiantati dei serbatoi lacrimali sottocutanei per risolvere la questione.
Lacrime a profusione, tutti lacrimati, infelici e scontenti.

Ma il seme della risata stava pian piano diffondendosi. Dapprima in clandestinità, poi sempre più in frequenti manifestazioni pubbliche. Fino a quando l'assessore agli eventi tristi, senza motivo, di fronte a un discorso in piazza: “Cari cittadini, ricordatevi che dovete morir...” all'improvviso si portò un palmo alla bocca per trattenere una risata e dovettero portarlo via con una barella mentre rideva a crepapelle. Le sue risa non sfuggirono e divennero virali.
Per la prima volta nella storia di Roncopiantolo si preannunciava un Natale diverso, non solo per i bambini. Il bambolotto che piangeva se gli toglievi il ciuccio, il più venduto negli ultimi anni, subì un clamoroso flop, soppiantato dal pupazzo vecchietta che rideva se gli grattavi la pianta del piede.
Il sindaco emanava il suo il bollettino giornaliero: 931 risate di cui 465 senza motivo. Furono allestiti nuovi centri per i ricoveri. Ogni giorno che passava la situazione peggiorava o migliorava, a seconda dei punti di vista. Soprattutto fra i bambini l'incidenza raddoppiava di ora in ora. Ormai le risate avevano preso il sopravvento. Un primo immediato effetto fu la drastica diminuzione di malattie di ogni genere e di quel senso di oppressione che costringeva tutti a stare sempre a letto.

La piazza del paese era stata allestita con tutti i giochi della tradizione: la giostra, lo zucchero filato, la pista di pattinaggio su ghiaccio. Babbo Natale pronto con ceste piene di regali e dolciumi sotto il maestoso albero illuminato.
Una nuova prospettiva si stava delineando e ne furono contenti soprattutto gli anziani che non sorridevano da quando erano piccoli.
L'evoluzione del sorriso si stava compiendo e ormai aveva colpito tutti.
Questa volta chi piangeva non veniva condannato ma aiutato.
Tutti si stavano preparando per un Natale diverso.
Poi, improvvisamente, calò uno strano silenzio. Un passaparola esortò tutti a rientrare in casa. Sui mezzi d'informazione apparve un video: il volto di una persona molto seria con gli occhi di ghiaccio. Proferiva parole che lasciavano intendere a qualcosa di brutto senza mai pronunciarlo. In un lampo tutti ritornarono seri.
Si udì una sirena che sovrastava le note di "Jingle Bells" della piazza deserta.
Ma i bambini erano ormai pronti, non volevano rinunciare al loro primo Natale normale.
Implorarono i genitori di andare fuori ad aspettare Babbo Natale.
Questa volta le lacrime non fermarono il desiderio e poco alla volta tutti uscirono nella piazza, fosse stato anche l'ultimo Natale della loro vita.
E ai bambini fu affidata la speranza per una nuova evoluzione del sorriso. 

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmLa maggior parte scapparono,
la maggior parte scappò 
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pm E il sorriso era il peggior modo di presentarsi verso chi non lo aveva mai provato.
preferibile, secondo me, us are I due punti. (…) per non avere brute sorprese: il sorriest era il peggior ecc. 
Toglierei anche la E a inizio della frase.
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmManifestato sfacciatamente veniva additato come pura follia, un brutto presentimento, l'annuncio della catastrofe, perché il pianto imperversava in ogni casa: era la norma, la quotidianità, iniziato molti anni fa dalle lacrime versate dai pochi superstiti del paese raso al suolo da un bombardamento, la notte di Natale, del quale si ignoravano le ragioni.
Periodo molto lungo. Metterei almeno un punto fermo alla parola quotidianità. asciughere anche un po’  le frasi perché alcuni concetti appaiono ridondanti e rendono poco scorrevole la lettura.
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmIl paese di Roncorisolo era invidiato da tutti.
Qui specificherei meglio. Per esempio: Un tempo il paese di Roncorisolo era invidiato da tutti. 
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmSoprannominata
Soprannominato (il paese)
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmi cento anni e quando arrivava il loro momento si spegnevano nel sonno.
e, quando arrivava il loro momento, si spegnevano nel sonno. (Metterei l’inciso)
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmPer i nuovi arrivati fu come rinascere in un paese da sogno. Si resero conto di quanto bastasse poco per vivere in armonia. Il solo saluto tra passanti, gesto desueto tra persone che non si conoscono, metteva di buon umore chiunque.
Bello! 
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmLo sviluppo demografico e urbanistico aumentò sempre più.
Questa frase è un po’ troppo tecnica e rompe lo schema “magico onirico” creato. La toglierei del tutto.
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pme di altri pochi.
e di pochi altri.
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmE tutti si stavano mestamente preparando a questo strano evento.
Questa frase o la colleghi meglio alla parte iniziale oppure sembra strano da leggere di seguito a quanto hai scritto. Forse sarebbe meglio dire che tutti si preparavano (al posto del gerundio)
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmL'adesione alla fede religiosa era totale. Le chiese, luoghi più idonei destinati al pianto collettivo, erano aperte anche di notte. E nonostante il Natale annunciasse un messaggio di speranza, gli enormi bassorilievi della Via crucis dominavano perennemente le navate, culminanti con la grande crocifissione da una parte e il Giudizio Universale dall'altra. Non c'era spazio per il presepe.
qui mai hai fatto ridere… ^^
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmLa paura stava mietendo più vittime della distruzione di un tempo fu.
La frase non gira benissimo. Magari meglio dire “del tempo che fu.”
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmMa anche quando finivano in carcere, la risata era la loro unica arma  per sopravvivere.
Questa non l’ho capita…


“Ti ho visto!”
“No, non ho fatto niente.”
“Ti ho visto! Hai sorriso!” esclamò il sorvegliante di quartiere. 

A chi si rivolge il sorvegliante di quartiere?  Scritta così presuppo e la presenza di un personaggio precise mentre mi sembra di capire che lite a trattarsi di una qualsiasi persona che Venice colta a “sorridere”.  Ti direi di usare il discorso indiretto anziché il dialogo.
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmimprevedibili e a un cero punto arriva il loro momento dei perché.
refuso


Ciao @Kasimiro e Grazie per questa favola natalizia, distopica ma ma con un filo di speranza. Vietare il sorriso è un affare molto serio e una questione che ha generato varie “scomodità” nel passato. Invece sembra che ridere faccia un gran bene alla salute fisica e mentale per cui mi aggrappomvolentieri alla speranza che hai inserito nel finale.
A livello di scrittura il testo necessita di una ulteriore revisione e una sfoltita. Ci sono alcuni passaggi un po’ lunghimche rallentano la lettura e qualche frase che non gira a dovere. Il racconto in manca d’ironia ed è sicuramente piacevole. Una buona prosecuzione dell’incipit avuto in dono!
Tanti cari auguri!

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Preferisco non fare l'elenco di errori e refusi, poiché ci hanno pensato altri lettori.
Il tuo racconto è volutamente parodistico, paradossale, sopra le righe, a tratti grandguignolesco; un genere difficilissimo, perché occorre dosare con grandissima sapienza la trama oscura e drammatica stendendola sopra un letto di ironia che sappia strizzare l’occhio al lettore. Senza questa capacità, il testo rischia di diventare un disastro.  Nel tuo caso diciamo che l’effetto non mi pare riuscitissimo: il solo finale di Cappuccetto Rosso, che forse voleva far ridere, mi pare ingenuo e con effetti narrativi che - credo - sono il contrario di quelli voluti.
Riscontro poi molteplici ingenuità sintattiche e lessicali; ti propongo un paio di esempi sostanzialmente casuali: “Un'inquietudine pervase i cittadini alla vista del gioviale signore”; oppure: “Una nuova prospettiva si stava delineando e ne furono contenti soprattutto gli anziani che non sorridevano da quando erano piccoli”. Nessuno parla così. E quindi il lettore trova immediatamente un ostacolo alla comprensione, all’empatia, e infine all’apprezzamento. Capisco - e l’ho già detto - che hai voluto appositamente scrivere qualcosa di “strano” ma, ti ripeto, hai imboccato un sentiero difficile che, a mio parere, non ti è ben riuscito.

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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  ha scritto:Il giorno tanto atteso dai bambini si stava avvicinando. Un signore passeggiava allegramente, con lo stupore di tutti, per le vie del paese. Canticchiava un famoso motivetto natalizio e salutava con il sorriso.
Dall'incipit si nota bene che sono le otto della sera della Vigilia e non c'è nessuno in giro. Ma  in giro c'è gente, gente che si stupisce, oltre al signore che canticchia.

Quando parli del giorno tanto atteso che si sta avvicinando ti riferisci al giorno di Natale, Il giorno dopo Quindi. Ti consiglio di aggiustare questa parte.


  ha scritto:KasimiroMa qualcuno una ragione se l'era data.
Il paese di Roncorisolo era invidiato da tutti.
Un tempo, il paese di Roncorisolo era invidiato da tutti…

Per un attimo ho pensato si trattasse di un altro paese, meglio chiarire.


  ha scritto:Kasimirol paese di Roncorisolo era invidiato da tutti. Soprannominata la città dell'allegria: tutti felici e solidali con il prossimo. Non conoscevano la tristezza e prendevano sul ridere qualsiasi sorpresa che la vita riservasse, bella o brutta. Le persone invecchiavano superando i cento anni e quando arrivava il loro momento si spegnevano nel sonno.
Nei paesi intorno tutti a domandarsi quale fosse il segreto di tanta felicità. Molti iniziarono a trasferirsi per curiosità. Constatarono che nessuno aveva accumulato ricchezza ma erano ugualmente contagiati dall'euforia. Per i nuovi arrivati fu come rinascere in un paese da sogno. Si resero conto di quanto bastasse poco per vivere in armonia. Il solo saluto tra passanti, gesto desueto tra persone che non si conoscono, metteva di buon umore chiunque.
Lo sviluppo demografico e urbanistico aumentò sempre più.
In compenso le farmacie andarono in fallimento. Nessuno ebbe più bisogno di curarsi. Per le case farmaceutiche e le assicurazioni sanitarie suonò un campanello di allarme.
“Se questa situazione dovesse espandersi sarà la fine per tutti noi” disse una persona piuttosto influente.
“Già, bisogna assolutamente fare qualcosa, e prima possibile” continuò un suo socio con la reputazione da delinquente.
Si rivolsero al grande capo, colui che dettava gli equilibri e i disequilibri del mondo e senza troppi ripensamenti il paese di Roncorisolo fu raso al suolo per il bene del capo, e di altri pochi.
Dopo la distruzione rimasero solo le lacrime che furono tramandate di generazione in generazione senza interruzione.
Solo nella notte di Natale veniva concessa una piccola libertà. I bambini, come per magia, donavano un timido sorriso nato spontaneo e senza motivo. E tutti si stavano mestamente preparando a questo strano evento
Si, mi piace il fatto che la spiegazione ammicca a una situazione realistica. Mi piacerebbe, però, sentirla meno spiegata, non so come dire, tu sai rendere le tue storie con più magia e potresti dare una sensazione di stupore più marcato. Provaci.


  ha scritto:KasimiroPum! il cacciatore vedendo la pancia piena pensò che il lupo avesse mangiato la nonna e cappuccetto rosso. Prese la mira e sparò. Quando tagliò la pancia del lupo si rese conto che il proiettile era rimasto conficcato nella gamba della bambina lasciandola successivamente invalida per il resto della vita. La nonna venne sfiorata dalla fucilata ma morì di infarto. Il cacciatore in preda al rimorso per il suo gesto, riservò il secondo colpo della doppietta su di sé. Ma il fucile si inceppò. Finì i suoi giorni in una struttura psichiatrica.”
Forse è qui che @bezzicante  ci ha visto qualcosa di raccapricciante, terrificante, macabro?  grand…grandgui…gnolesco...? 'Sta parola è orripilante. Brutta come il suo significato. 

La parodia può essere utilizzata per mettere in luce aspetti della storia originale. Aspetti irrealistici o idealizzati, la parodia offre una prospettiva diversa e spesso più cinica, più critica. 

La tua versione, con il cacciatore che causa danni e sofferenze, mette in discussione l'idea del salvataggio eroico e mostra le conseguenze tragiche che portano alla disperazione. Conseguenza a vantaggio di chi vuole tenere sotto il giogo della paura tutto il paese. Mi pare azzeccata tutta la crudezza narrata, visto che ottiene l'effetto desiderato.




  ha scritto:Kasimiro Compro oro furono soppiantati da Vasi per il pianto.
Non c'è mai fine al peggio, già i compro oro sono un sintomo della paura e del disagio che dilaga, i vasi del pianto poi…




  ha scritto:KasimiroQualcuno aveva pensato come farle fruttare in un mondo dominato da chef. Nascevano così le verdure sotto lacrima, il risotto alla lacrima. E gli spaghetti lacrima, olio e peperoncino.
Ma quella che comunemente veniva additata come pazzia sconsiderata, ogni tanto dava segno della sua presenza:
“Ti ho visto!”
“No, non ho fatto niente.”
“Ti ho visto! Hai sorriso!” esclamò il sorvegliante di quartiere. “Se si dovesse ripetere nei prossimi tre giorni, dovrai andare dal medico a farti prescrivere la cura.”
L'alcol era vietato, per evitare stati di alterazione rischiosi, così come le bevande energizzanti. Gli psichiatri curavano i pazienti con psicofarmaci che favorivano la depressione.
Vedere un bambino alla nascita che faceva “Ueh ueh” era ciò che di meglio si potesse desiderare. Ma l'inquietudine sopraggiungeva puntuale al primo sorriso del neonato nel vedere la mamma.
Le ricette alle lacrime… Solo :D tu potevi inventarle.




  ha scritto:KasimiroMa c'era chi non accettava tutto questo e si rifiutava di vivere nel terrore. Si formarono così in clandestinità le cosiddette “Brigate della risata.”
Erano molto abili e atletici. Soprattutto quando il Natale facevano incursioni vestiti da clown, performance acrobatiche e riuscivano a tenere in aria tante palline e clavette senza farle cadere secondo una tradizione rigorosamente censurata da anni.
Altri di notte attaccavano manifesti con la scritta: “Un giorno senza sorriso è un giorno perso” con il volto in primo piano del suo autore.
Vennero addirittura ritenuti responsabili di aver messo in giro uno strano virus che destabilizzò il paese.
Nel bel mezzo di un'epidemia, la cittadinanza fu obbligata a indossare delle mascherine per evitare il contagio di un terribile morbo, cosicché la bocca fu celata e con lei anche il crimine.
Ma questo non bastò: gli occhi erano lo specchio dell'anima e le pupille, lucide e splendenti, il segno eloquente del misfatto. Furono vietati gli occhiali da sole e a carnevale non si potevano indossare maschere. Poi la cosa svanì nel nulla perché le persone stavano male anche con le mascherine.
Se a qualcuno gli fosse venuta una paresi, di quelle con il sorriso stampato, il servizio sanitario provvedeva all'intervento di chirurgia estetica per eliminarlo.
Venivano monitorati anche i sogni attraverso sofisticate apparecchiature. Pericolosi poiché impossibili da controllare.
Si piangeva di fronte a tutto, anche di fronte a ciò che una volta poteva strappare risate: le comiche. Tutti si immedesimavano nello sconforto che provocava la caduta su una buccia di banana, una torta in faccia o una bastonata in testa. Stanlio e Ollio erano i primi della lista.
Ma anche le lacrime prima o poi finiscono, nonostante gli sforzi per stimolarne la produzione attraverso diete particolari o strani riti. Furono allora impiantati dei serbatoi lacrimali sottocutanei per risolvere la questione.
Il tuo testo può essere classificato come una distopia satirica. Combini elementi di distopia con la satira, utilizzando l'umorismo, l'ironia e l'esagerazione per criticare e mettere in luce le assurdità di una società oppressiva e totalitaria.

Sei stato efficace nel mostrare le contraddizioni e le ingiustizie di un regime autoritario attraverso situazioni paradossali e grottesche.
Non ti segnalo altro, sono certa che saprai rendere perfetto anche questo racconto, quando lo revisionerai
Per me è un pollice insù

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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ciao @Kasimiro , mancavi da un po', ma sicuramente stavi caricando con cura la doppietta!
Ma che bel racconto. Un mondo senza sorriso con cui governare il mondo (capolavoro)
Ci mancava solo l'assicurazione RCA in caso ti scappasse il sorriso e pagarti le spese del ricovero e questa società era a posto.
Anche il crocifisso alle pareti col Messia che piange a dirotto per ricordarci quanto dobbiamo soffrire per essere felici! E no! Felici no, ma come si vivrebbe a Roncopiantolo, sì! Vicino a casa mia, vi è un paese che si chiama Ronco, per fortuna sono solo burberi come i piemontesi, ma hanno anche voglia di scherzare, per fortuna. Mi spiace che @bezzicante non abbia colto il senso del tuo racconto, e non pensi che partecipare al contest non è come partecipare al "Premio Strega". Tutti scriviamo di getto, secondo tempi e possibilità. Attaccarsi ai testi pensando di avere di fronte autori che pendono dalle tue labbra, è un errore clamoroso che non si può fare... Secondo me, il tuo è un capolavoro che meriterebbe una fiction... ciao, ti mando un sorriso a crepapelle!  :asd:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Grazie @@Monica sempre preziosi i tuoi appunti. 
Ho un solo dubbio, se mi date conferma che mi sbaglio.
@Monica ha scritto: sab gen 04, 2025 5:09 pm Soprannominato (il paese)
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmIl paese di Roncorisolo era invidiato da tutti. Soprannominata la città dell'allegria:
Pensavo che iniziando una frase dopo il punto il nuovo riferimento al soggetto fosse la città.  Ma non so...



@bezzicante condivisibili le tue perplessità. Questo è lo spazio migliore per poter sperimentare, mettersi alla prova, rischiare con tutte le conseguenze che ne derivano. Il mio intento è stato quello che hai descritto. Poi si passerà alla fase due, quella di revisionare il tutto seguendo anche le indicazioni che sono state riportate, se ne varrà la pena. Poi c'è la tecnica di scrittura che richiede tanta, tanta esperienza, e su questo ce n'è da fare...
Ciao

@Albascura@bestseller2020 grazie infinite per il riscontro positivo. Molto utili gli appunti che mi avete fatto.
Avete colto appieno quello che era stato il mio intento.
Come afferma giustamente Best, in queste occasioni scriviamo di getto, d'istinto, il che non è un male, anzi. Per quello che mi riguarda tante intuizioni mi vengono senza troppo pensare, poi però bisogna lavorarci.
Un caro saluto a tutti e buon anno anche a voi.

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Sono contenta del tuo ritorno, caro @Kasimiro  :)

Come sai, comincio dalle note, ma salterò quelle che ti hanno già fatto:
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pminiziato molti anni fa prima dalle lacrime versate dai pochi superstiti del paese raso al suolo da un bombardamento, la notte di Natale, 
preferibile
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pma un cero certo punto arriva il loro momento dei perché.
refusino
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmSoprattutto quando per il Natale facevano incursioni vestiti da clown,
Ti è rimasto nella penna?
Kasimiro ha scritto: sab gen 04, 2025 4:02 pmLa piazza del paese era stata allestita con tutti i giochi della tradizione: la giostra, lo zucchero filato, la pista di pattinaggio su ghiaccio. Babbo Natale pronto con ceste piene di regali e dolciumi sotto il maestoso albero illuminato.
Una nuova prospettiva si stava delineando e ne furono contenti soprattutto gli anziani che non sorridevano da quando erano piccoli.
L'evoluzione del sorriso si stava compiendo e ormai aveva colpito tutti.
Questa volta chi piangeva non veniva condannato ma aiutato.
Tutti si stavano preparando per un Natale diverso.
Poi, improvvisamente, calò uno strano silenzio. Un passaparola esortò tutti a rientrare in casa. Sui mezzi d'informazione apparve un video: il volto di una persona molto seria con gli occhi di ghiaccio. Proferiva parole che lasciavano intendere a qualcosa di brutto senza mai pronunciarlo. In un lampo tutti ritornarono seri.
Si udì una sirena che sovrastava le note di "Jingle Bells" della piazza deserta.
Ma i bambini erano ormai pronti, non volevano rinunciare al loro primo Natale normale.
Implorarono i genitori di andare fuori ad aspettare Babbo Natale.
Questa volta le lacrime non fermarono il desiderio e poco alla volta tutti uscirono nella piazza, fosse stato anche l'ultimo Natale della loro vita.
E ai bambini fu affidata la speranza per una nuova evoluzione del sorriso. 
Originale, creativa e pedagogica, letta da un bambino lo fa divertire e pensare! Bravo, @Kasimiro  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Ciao @Kasimiro
il tuo testo, per quanto originale nell'idea, mi arriva con difficoltà. Prima cosa: non trovo ben articolato il legame tra l'incipit che ti è stato assegnato e il racconto. L'incipit dice che in giro non c'è nessuno mentre tu cominci mostrando il contrario. Secondo problema è lo scarso coinvolgimento per via della sequenza degli eventi: sono troppo raccontati. Le incursioni dei dialoghi, utili a rendere la scena più reale avvicinando il lettore alla storia, sono infatti sporadici e risentono di una fragilità narrativa. Sebbene la scrittura risulti fluida, alcune frasi non si comprendono al volo. Il testo, un misto di satira, parodia e distopia, con riferimenti politici e sociali, ha i suoi picchi di genialità, ma lo sviluppo della trama non mi ha presa del tutto.
:sss:

Auguri di buon anno 

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Grazie @Poeta Zaza lieto dell'apprezzamento.
Grazie @Adel J. Pellitteri hai colto dei punti fragili. La struttura è un po' disarticolata, mi rendo conto. Il mio intento era quello di iniziare la storia in un non  precisato momento di avvicinamento al Natale (una settimana, un mese, sei mesi... ormai si inizia a parlare del Natale già in estate) per introdurre subito il controsenso degli eventi. Poi partendo dall'antefatto ho cercato di fare un excursus per giungere alle motivazioni dell'incipit  per poi andare oltre.
Mi sono reso conto anch'io che era troppo raccontata. Avrei dovuto inserire più dialoghi. Ci si può lavorare ancora molto.
Ciao.

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Ciao @Kasimiro  
decisamente tu l'ostacolo dell'incipit obbligato lo hai preso, soppesato e deciso "bello il vostro giochino, ma non ci gioco" :lol: Hai inserito l'incipit e poi iniziato il racconto ignorandolo, anzi dicendo l'esatto contrario.
Detto questo, l'idea è molto bella, terrificante ma bella, ma lo sviluppo del tutto è parecchio confuso. Non solo perché l'inizio è poco chiaro, con il paese triste che prima era allegro, ma perché ci sono troppe cose, secondo me. E troppe spiegazioni, descrizioni, che a volte si ripetono oppure si contraddicono. E, soprattutto, la soluzione arriva di punto in bianco: prima dici che nessuno osa sgarrare, poi ci sono i ribelli clandestini, che però citi senza davvero mostrarli, senza illustrare le loro azioni, poi da azione clandestina e pericolosissima il sorriso si sparge massicciamente con tanto di boom di vendite di giocattoli ridanciani e non ci sono reazioni delle istituzioni che lasciano fare. Contano le risate (non si capisce come distinguano quelle senza motivo, dato che sono tutte illegali e quindi senza ragioni plausibili) e basta. C'è una specie di sussulto di paura nel finale (che riprende l'inizio del racconto) ma è proprio messo lì senza cause né conseguenze e poi tutto a posto, tutti sono di nuovo felici.
Insomma, ci sono delle idee geniali, come l'impianto di serbatoi lacrimali, ma le fasi e lo svolgimento della storia meritano di essere ripensati e gestiti diversamente.
IMHO, come dicono (dicevano?) i giovani :)
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [CN24] L'evoluzione del sorriso

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Bef ha scritto: mer gen 08, 2025 11:00 amdecisamente tu l'ostacolo dell'incipit obbligato lo hai preso, soppesato e deciso "bello il vostro giochino, ma non ci gioco" :lol: Hai inserito l'incipit e poi iniziato il racconto ignorandolo, anzi dicendo l'esatto contrario.
Oh my god! Non era mia intenzione. Pensavo di aver fatto una cosa lecita. Forse andrò a vedermi il lab sull'incipit che ho saltato di netto.

Per il resto grazie per le riflessioni @Bef. Nulla da obiettare. 
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