Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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bwv582 ha scritto: Voglio taggare @M.T. che sulla discussione dell'unpopular (se non erro) cita spesso Slam Dunk. In questi giorni su prime ho visto "the first slam dunk" e non ho parole per quanto mi è piaciuto. :love3: 
Anch'io l'ho visto e dopo un momento iniziale di... faccio prima a riportare quelllo che scrissi del film quando lo vidi (perché merita davvero di essere visto)

Cosa dire di The first slam dunk, il film che mostra l’atto conclusivo del manga Slam Dunk di Takehiko Inoue? Che è un buon prodotto, ma che allo stesso tempo è e non è Slam Dunk.
Certo, la pellicola mostra abbastanza bene la partita tra lo Shohoku e il Sannoh, ma ha perso quella freschezza, quella dichiarazione d’amore per il basket che aveva fatto il mangaka attraverso le sue tavole verso tale sport. La bellezza di Slam Dunk era la leggerezza con la quale si narrava il sogno di ragazzi di partecipare al campionato nazionale e vincerlo; in The first slam dunk si ha in Takehiko Inoue ingrigito e incupito dai suoi lavori successivi (Vagabond su tutti). Per quanto si apprezzino certe tematiche mature, in questo caso ci stanno a dir poco con Slam Dunk, andando ad appensatire lo spirito che aveva pervaso il manga sportivo probabilmente più famoso al mondo. Dare a Miyaghi, nel film il protagonista attraverso il quale viene mostrata la partita, un passato simile, sinceramente stona, perché così non era nella storia originale, dove era un ragazzo come tanti con la passione per il basket, unitosi al club di pallacanestro della scuola anche perché innamorato della manager che segue la squadra. Un simile approccio avrebbe potuto andare bene per Real (altra opera sul basket di Inoue), ma non per Slam Dunk.
A questo va aggiunto che pure l’approccio alla partita così immediato, toglie attesa e trepidazione: non viene mostrato in alcun modo come il Sannoh sia la squadra più forte, quella che tutti vorrebbero battere. Il Sannoh è il best of del basket liceale giapponese, così forte da poter battere addirittura squadre unoversitarie. Per fare un buon lavoro Inoue si sarebbe dovuto limitare a quanto scritto nel manga: aveva già tutto pronto per fare un buon lavoro. The first slam dunk sarebbe dovuto partire subito dopo la prima vittoria nel campionato nazionale, mostrando i momenti della notte prima della sfida col Sannoh. L’ansia, la preoccupazione, la tensione di ogni membro dello Shohoku nel dover affrontare un avversario così forte: tutto avrebbe contribuito a creare l’aspettativa per affrontare LA partita. Perché questo è la sfida tra Shohuku e Sannoh: la partira delle partite, la gara più importante da giocare e da vincere.
Invece tutto questo pathos viene tolto. Inoue si è dimenticato che Slam Dunk è una storia che parla di sogni di adolescenti, non è una storia di adulti con dei rimpianti, con voglia di dimostrare qualcosa per qualcosa che si è perso. Non aiuta certo poi il fatto che della partita sono mostrati solo dei frammenti, mentre molto del tempo viene impiegato per mostrare il passato di Miyaghi, soprattutto il legame che ha avuto col fratello maggiore e dei contrasti nati in seguito con la madre per via di un evento che cambierà la loro vita e il modo di rapportarsi. Pure la scelta dei colori delle animazioni, così “smorti” rispetto a quelli della serie animata degli anni 7Nnovanta, non aiuta a entrare in sintonia con il film. E se ci si aggiunge che è stato cambiato il cast di doppiatori che aveva reso così caratteristico e carismatico l’anime, il giudizio non è dei più entusiasmanti.
Se con la recensione ci si fermasse qui, dopo aver visionato i primi venti minti, per The first slam dunk si andrebbe incontro alla bocciatura. Alla prima visione del film, proprio per un senso di delusione per come era stata approciata la parte finale di Slam Dunk, ho deciso di fermarmi e mettere per iscritto questa recensione. Poi ho ripreso la visione, perché non ritenevo possibile che Inoue potesse venire meno alla sua opera migliore, quella che a mio avviso aveva più amato, quella che aveva sentito più sua. E a ragione: i restanti minuti delle due ore della pellicola sono volati, coinvolgenti ed entusiasmanti. Alla fine The first slam dunk è un gran bel film. Un po’ diverso dall’originale (con un Inoue che ha scelto un approccio più maturo, perché le esperienze della vita cambiano tutti e da quando è finito il manga sono ormai passati trent’anni) ma un gran bel film. Dati i tempi di durata, nella pellicola sono state eliminate alcune scene (Haruko e Uozumy hanno veramente poco spazio), ma ciò non influisce sulla storia, rendendola veramente notevole.
Allora perché mantenere nella recensione la prima parte che sa di bocciatura se alla fine della visione The first slam dunk viene promosso a pieni voti? Perché se c’è chi ha amato il manga e all’inizio del film prova delusione per quanto si sta vedendo, si vuole dire che Inoue ha dato alla versione animata della sua storia la conclusione che merita e di non mollare. Perchè un film è fatto per far provare emozioni e non sempre sono quelle che ci si aspetta; soprattutto, alle volte non sono immediate. Spesso ci si ritrova a rinunciare per non aver avuto una prima impressione positiva: alle volte si ha ragione, alla volte no. Con The first slam dunk si sarebbe nel secondo caso e si perderebbe un’occasione.
Naturalmente la visione la consiglio a chi già conosce il manga o ha seguito l’anime, perché altrimenti sarebbe difficile capire certe scene e passaggi, ma se si è stati fan di Slam dunk, la visione è fortemente consigliata.

Per chi volesse saperne di più sulla comparazione tra film e manga, consiglio la visione di questo video di Sommobuta (attenzione: ci sono spoiler sulla storia).

Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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M.T. ha scritto: La bellezza di Slam Dunk era la leggerezza con la quale si narrava il sogno di ragazzi di partecipare al campionato nazionale e vincerlo
Non lo so, perché nel manga ogni protagonista di una certa importanza ha una propria storia non chissà quanto leggera (spesso rievocata con lunghi flashback). Sakuragi pensa a come ha perso il padre quando chiama l'ambulanza per l'allenatore Anzai; Uozumi rievoca i tanti momenti in cui era considerato un buono a nulla; Mitsui è diventato un teppista dopo il suo infortunio; Akagi ha litigato con chiunque gli dicesse di mollare il sogno di arrivare al campionato nazionale... ci sono molte scelte di vita non banali e momenti più profondi che leggeri. Inoltre è un manga che apre a molte storie come questa poiché, come detto, di ogni personaggio di rilievo ci sono molti flashback che raccontano tanto e non raccontano niente. :P 
Per il resto condivido molto la tua analisi anche se, più che delusione per la parte iniziale, direi quasi "noia" o "estraniamento" in alcune scene un po' buttate lì, secondo me (tipo quando Miyagi indossa le maglie del fratello scomparso e la madre se la prende con lui). Ma sono nei in un film stupendo, secondo me.
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Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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bwv582 ha scritto: Non lo so, perché nel manga ogni protagonista di una certa importanza ha una propria storia non chissà quanto leggera (spesso rievocata con lunghi flashback).
Questo è vero. Però non era stato affrontato con la stessa intensità del film, dove il "dramma" è molto più marcato, più sentito. Nel film, la partita è vista come un riscatto per certi eventi; nel manga è più il raggiungimento di un obiettivo. Akagi vuole vincere il campionato nazionale da quando era bambino, Mitsui praticamente lo stesso (viene fatto vedere solo alle medie, ma si può dedurre che è così anche per lui). Sakuragi viene colpito dal sogno di Akgi (lo si vede durante la partita in cui Akagi si fa male alla caviglia e sente le sue parole) e alla fine diviene anche il suo (all'inizio faceva basket solo per compiacere Haruko :P  ), Rukawa per divenire il numero uno. Ryota era quello che nel manga non aveva una storia di uguale spessore (forse per questo è stato scelto di puntare su di lui, anche se viene spiegato di più nel libroTHE FIRST SLAM DUNK re:SOURCE).
bwv582 ha scritto: Sakuragi pensa a come ha perso il padre quando chiama l'ambulanza per l'allenatore Anzai
Sai, io ho sempre avuto un dubbio se il padre di Hanamichi fosse morto per davvero o se Sakuragi ripensasse alla paura che aveva provato in quel momento.
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Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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Splendida traccia per un contest extra che dovrebbe durare almeno tre mesi.
Con tutte le immagini, le musiche, le suggestioni  e gli sguardi dei protagonisti di questo bellissimo filmato che recupera un'epoca fantastica penso si possa scrivere un racconto lungo. 
Ogni personaggio ha una sua storia: sensuale, tenebrosa, peccaminosa, casta, virtuosa e molto di più.
Almeno 180.000 caratteri. (Scherzo. Molti di più. C'è il fandango, c'è Goya).
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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@Sira  :libro:

Qui e ora, in Home page, trovo scritto:

551 ospiti, 0 utenti. – Legenda: Administrators. Moderatori globali. In ferie. Users.
Record di utenti online: 455 – Ven Lug 12, 2024 1:56 p.m.


Quindi manca l'aggiornamento automatico? E che differenza c'è tra ospiti e utenti se questi ultimi sono a zero?

E comunque il record è più vecchio ancora...:   :yupphi:

1038 ospiti, 0 utenti. – Legenda: Administrators. Moderatori globali. In ferie. Users.
Record di utenti online: 121 – Mar Nov 21, 2023 3:44 a.m.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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Non potendomi permettere di viaggiare all'estero talvolta mi accontento di "viaggiare" con Google Maps per visitare i luoghi che mi incuriosiscono. Oggi ho dato un'occhiata a San Pietroburgo, girovagando a caso per vie, piazze e giardini pubblici.
Da quel poco e a caso che ho visto, ho visto armonia, senso della bellezza nella costruzione delle case, dei palazzi, nelle decorazioni di  recinzioni e cancelli ai giardini pubblici, nell'ordine, nella bellezza e nella pulizia delle strade dove si affacciano palazzi bellissimi.
Ho visto in questi giardini madri e padri a passeggio  tranquilli con i figli piccoli che tenevano per mano, ho visto gruppi di ragazzi pacifici e sorridenti,  palazzi e costruzioni antiche e ben tenute, muri senza scritte con lo spray, ho visto... tante altre cose che un tempo avevo visto anche in Italia, nelle varie città dove ho vissuto e lavorato e che ora, stando a quello che dicono e fanno vedere in certe trasmissioni, con filmati, sono luoghi invivibili e pericolosi.

Ho visto anche un documentario, su youtube, sulla metropolitana di Mosca e sono rimasto senza fiato facendo il raffronto con la metro di Roma, che conosco bene in tutti i suoi angoli dagli anni Ottanta e Novanta per averci anche svolto il servizio di ronda militare e già la situazione era drammatica a quei tempi, seppure parzialmente vivibile. Oggi no.
Non sto a dire com'era la metro di Mosca. Può darsi che non sia vero che esista un posto così bello, luminoso, pulito, sicuro, con gente che cammina serena e ben vestita in sottopassaggi puliti, con negozi illuminati come in un centro commerciale. Può darsi che sia un fotomontaggio e la gente viva invece di stenti e di privazioni.
Mi vengono tanti dubbi sul perchè questi luoghi, questi popoli non vogliono adeguarsi a vivere come noi, come l'Occidente. Questi dubbi hanno delle risposte chiare, eclatanti, precise. Mi astengo dall'esternarle perché so che non sarebbero gradite andando contro i dogmi standardizzati e contro chi non vorrebbe vedere  e accettare l'evidenza di una diversa concezione di vita.
Io personalmente però non ho dubbi che se fossi stato più giovane non avrei esitato a rinnovare il mio passaporto (lo farò comunque) per un viaggio di sola andata a San Pietroburgo. Senza rimpianti. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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Non ho voluto spezzare le armonie delle musiche che vedo sono amate negli appositi post, perciò posto qui. Spero di non sbagliare troppo, non sapevo dove postare questa danza che viene da una cultura che  ci dicono  bisogna odiare e cancellare... senza se e senza ma.  Mah! In effetti c'è troppa dignità e bellezza. Addirittura rispetto.  È una cultura, un modo di divertirsi troppo sovversivo. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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Questa la dedico a tutti quelli che hanno fatto il militare di leva.
Più delle mie parole, che sarebbero di parte, valgono i tanti commenti  che si leggono in calce al video di chi ha fatto il militare e lo ricorda con infinita nostalgia. Ma era davvero un'altra epoca. Peccato che i giovani non lo sappiano.
Non c'entra per nulla il militarismo, il machismo, il fascismo, il colpo di stato...  Certo non tutto era perfetto, chi lo è,  ma quelle atmosfere, quei tempi, quelle amicizie, quei lunghi discorsi che si facevano in camerata, nei turni di servizio, nelle esercitazioni, nelle fatiche e nella vita in comune.
La prima volta che ci si allontanava da casa. Partendo non si vedeva l'ora che tutto finisse e quando si finiva si piangeva perchè bisognava andarsene e lasciare gli amici, diventati fratelli.
Personalmente ho conosciuto militari di leva che appena arrivati al reparto facevano immediata domanda di avvicinamento a casa per svariati motivi pur di non restare in quell'ambiente per loro sconosciuto, estraneo, ostile. La risposta arrivava dopo tre mesi e parecchi di questi ragazzi non volevano più andarsene perchè nel frattempo si erano ambientati con i loro commilitoni, con i superiori, con quella vita così diversa, così particolare, così unica.
Certo, ce ne sono stati anche alcuni che non sono riusciti a capire perchè bisognava fare il militare di leva. Ne ho conosciuti diversi e mi dispiace che ne abbiano conservato un ricordo negativo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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Alberto Tosciri ha scritto: Questa la dedico a tutti quelli che hanno fatto il militare di leva.
Più delle mie parole, che sarebbero di parte, valgono i tanti commenti  che si leggono in calce al video di chi ha fatto il militare e lo ricorda con infinita nostalgia. Ma era davvero un'altra epoca. Peccato che i giovani non lo sappiano.
Non c'entra per nulla il militarismo, il machismo, il fascismo, il colpo di stato...  Certo non tutto era perfetto, chi lo è,  ma quelle atmosfere, quei tempi, quelle amicizie, quei lunghi discorsi che si facevano in camerata, nei turni di servizio, nelle esercitazioni, nelle fatiche e nella vita in comune.
La prima volta che ci si allontanava da casa. Partendo non si vedeva l'ora che tutto finisse e quando si finiva si piangeva perchè bisognava andarsene e lasciare gli amici, diventati fratelli.
Personalmente ho conosciuto militari di leva che appena arrivati al reparto facevano immediata domanda di avvicinamento a casa per svariati motivi pur di non restare in quell'ambiente per loro sconosciuto, estraneo, ostile. La risposta arrivava dopo tre mesi e parecchi di questi ragazzi non volevano più andarsene perchè nel frattempo si erano ambientati con i loro commilitoni, con i superiori, con quella vita così diversa, così particolare, così unica.
Certo, ce ne sono stati anche alcuni che non sono riusciti a capire perchè bisognava fare il militare di leva. Ne ho conosciuti diversi e mi dispiace che ne abbiano conservato un ricordo negativo.
Come qualsiasi ambito della vita, l'avere o meno dei buoni ricordi di un'esperienza dipende in buona parte dal tipo di persone che si sono incontrate; a seconda di ciò, i ricordi possono essere buoni o brutti. Per questo, per alcuni l'esperienza merita di essere ricordata, per altri si cerca di dimenticarla il più possibile, per altri è qualcosa che non lascia traccia. L'esperienza per ogni indivudo è singolare e unica e pertanto non ripetibile da un altro.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Chatto, -as, -avi, -atum, -are: la nobile arte della conversazione

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@M.T. Infatti. Nei miei quindici mesi: cinque alla scuola Allievi Ufficiali di Ascoli Piceno, tre come sergente AUC a Bologna e sei come sottotenente a Forlì, ho accumulato una serie di esperienze che, come tutto ciò che ci capita, hanno lasciato un segno. Positivo quello della scuola e, più in generale, del tipo di vita in comunità, del sentirsi parte di un organismo in cui ognuno ha un ruolo e il dovere di svolgerlo al meglio. Negativo per essere poi capitato in un reggimento dichiaratamente covo di fascisti, in cui i miei superiori facevano propaganda attiva perfino al Circolo Ufficiali. Avevo vent'anni e un'esperienza di vita limitata e, proprio per questo, è stato allora che ho maturato alcune convinzioni che mi hanno accompagnato e mi accompagnano ancora oggi. Le forze armate, come pure le forze dell'ordine, dovrebbero essere a-politiche: purtroppo non sempre è così, e certi accadimenti, dal G8 di Genova al generale Vannacci, lo confermano.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

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