Divieto di acacia

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Sto leggendo "In nome dei Medici", di Barbara Frale, Newton Compton Editori.
Il giovane Lorenzo (il Magnifico...) è in giro per Roma, e visita l'anfiteatro Flavio.
Dentro le crepe dei muri non più restaurati da secoli prosperava il fico selvatico, ma anche la robusta acacia, tanto rapida nell'accrescersi, che a maggio avrebbe diffuso un dolce profumo dai suoi grappoli di fiori bianchi.
A parte che stento a credere che Lorenzo, passeggiando tra le rovine,  si immaginasse il profumo dei fiori di acacia nel mese di maggio, devo sottolineare come il "fiuto" del protagonista fosse davvero eccezionale, più di quello di un cane da tartufo. Sì, perché ai tempi di Lorenzo, le acacie fiorivano oltreoceano, nelle Americhe delle quali nessuno sospettava ancora l'esistenza (https://www.cure-naturali.it/encicloped ... cacia.html).
Non ho indagato sulle altre piante citate dall'autrice. 
L'acacia è una "piantaccia" spinosa e infestante,  che ha come unico pregio i fiori, ma non per il loro profumo. Sono ottimi passati nella pastella e fritti. 
Allieva di Franco Cardini, Barbara Frale ha curato la consulenza storica per la serie I Medici.
Ammesso e non concesso che io abbia ragione, e che davvero davvero l'acacia ai tempi di Lorenzo non potesse crescere a Roma, un anacronismo così grave (come se il Magnifico si fosse pappato un piatto di spaghetti al... pomodoro) sarebbe sfuggito a tutti, editor compreso. 
Peccato. Pesantuccio, il libro non sarebbe male.  
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