Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

26
Solo una precisazione, proprio a titolo di polemica. @Uanema ha ripetutamente affermato che un esordiente guadagna 2-300 Euro di royalties. Calcolando che il compenso si aggira, mediamente, intorno a 1 Euro lordo x copia venduta, starebbe a significare che la norma, per un esordiente, è vendere 2-300 copie. Quando mai? E' più o meno il massimo che un autore esordiente, che nel 99% dei casi viene pubblicato da una piccola o micro CE, riesce a realizzare, impegnandosi allo spasimo nel rompere le scatole a parenti, amici, conoscenti ed eventuali follower sui social. Mi risulta, in base ad articoli letti in passato, quando le cose andavano meglio, che in  Italia si pubblicano circa 60.000 titoli l'anno e che la media di copie vendute per ogni titolo è di circa 200. In tale media sono compresi autori notissimi, italiani ed esteri, che in questo Paese riescono a vendere centinaia di migliaia di copie, o addirittura qualche milione. Per quello che ne so io, in realtà la media di copie vendute da un esordiente si aggira sulle 20-30 e il suo compenso in tanti casi non viene neanche pagato, come dicono molte testimonianze qui su CdM, inclusa la mia. Anticipi? Lasciamo perdere, che è meglio.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

28
Uanema ha scritto: Più sopra ho scritto:
Abbiamo già detto che gli esordienti guadagnano 200 o 300 euro dalle piccole case editrici, quanto dovrebbe essere l'anticipo? Se poi anticipano loro i soldi, questi esordienti sono dei folli, le micro case editrici, che non danno anticipi, hanno i piedi ben saldati nella realtà della loro dimensione.
Ma io parlo degli editori che pagano gli anticipi, non dei micro. Qualunque editore che li paghi, compresi i big, valutano prima le prospettive di vendita e solo se ne hanno certezza investono e l'anticipo è sempre proporzionato alle prospettive di vendita. Che siano legate o meno alla notorietà dell' autore.
Uanema ha scritto: Dall'articolo citato da entrambi si legge che l'anticipo è da scontare sui diritti d’autore.
L'anticipo è quello che dice il termine stesso: in base alle previsioni di vendita, l'editore concede un anticipo all'autore, calcolato sulla base delle sue royalties da contratto (facciamo finta che sia ii 10% sul prezzo di copertina).
Solo dopo che la somma costituente l'anticipo è pareggiata dalle vendite (che l'editore deve dimostrare attraverso il rendiconto annuale), l'autore inizia a percepire il resto delle sue royalties dalle vendite successive.  :)

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

29
Wanderer ha scritto: Mi sembra che la discussione si sia impantanata su una questione piuttosto secondaria (in quanto rara). Provo a tornare in topic. 

Allo stato attuale, per gli autori non "big", quelli che non percepiscono anticipi, o comunque anticipi rilevanti, l'unico modo per sbarcare il lunario attraverso la scrittura è dato dalla traduzione, in quanto - salvo imprevisti - si viene pagati in anticipo e a cartella. A differenza della correzione di bozze e altre attività che girano intorno alla scrittura, la traduzione letteraria (ma non quella tecnica) è equiparata dalla legge alla scrittura creativa, e in quanto tale rientra nel regime fiscale del diritto d'autore: il traduttore letterario può percepire qualunque importo senza dover aprire una partita iva. Tuttavia, anche in questo campo la strada è sempre più in salita e irta di ostacoli, e ci sono sempre più editori che approfittano degli esordienti, quelli che accettano di essere pagati la miseria di 3-4 euro a cartella, facendo in modo che ci sia un'offerta sempre più al ribasso e di qualità inferiore, a danno dei lettori. 
Concordo e condivido. Vivere di scrittura è cosa per pochi: bravi, fortunati o ben introdotti? Che importa. Quel che conta è il dato di fatto. Se per qualche ragione diventi un personaggio pubblico, puoi farlo, altrimenti no. A tutti gli altri, me compreso, non resta che timbrare il cartellino (almeno quelli che hanno la fortuna di avere un lavoro), o spaccarsi di traduzioni. Pubblicare col piccolo editore serio, merce rara, certo non ci paga le bollette della luce o i bollini della pensione. E' semplicemente uno stimolo a non mollare. In fondo chi scrive fa il mestiere più bello: vive molte realtà.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

30
Wanderer ha scritto: Gli anticipi non sono concepiti per essere restituiti: rappresentano (per l'autore famoso) una garanzia del fatto che l'editore sa già di poter vendere tot copie, come minimo. Nella remotissima ipotesi in cui ciò non dovesse avvenire, l'autore trattiene la somma, e a rimetterci è l'editore.
Gli anticipi non sono concepiti per essere restituiti: rappresentano (per l'autore famoso) una garanzia del fatto che l'editore sa già di poter vendere tot copie, come minimo. Nella remotissima ipotesi in cui ciò non dovesse avvenire, l'autore trattiene la somma, e a rimetterci è l'editore.
Mi interessava questa “remotissima ipotesi”, che vista la particolarità, forse, non era stata contemplata nel nostro discorso. Diciamo che il contratto è un accordo privato tra l’autore e l’editore, non esistono delle formule fisse, ci possono essere delle modifiche per venire incontro a determinate esigenze e nulla toglie che anche l’anticipo possa seguire regole diverse, magari prevedendo un rimborso a favore dell’editore se non vengono vendute un certo numero di copie.
Ad esempio, ho visto considerare royalties con percentuali diverse a seconda della quantità di libri venduti (si chiamano anche royalties a scaglioni), inversamente, l’anticipo potrebbe essere detratto in base agli effettivi guadagni. Ripeto, le formule possono essere diverse, ma davvero si tratta di una questione secondaria.

@Cheguevara  
E niente, la polemica una volta alimentata non si ferma più :asd: .
Dovremmo aprire un altro topic e invece di prendere in considerazione l’autore, si dovrebbe discutere se un editore può vivere facendo solo questo mestiere…
L’autore esordiente è assodato che non può vivere di sola scrittura, che riesca a vendere 1 o 300 copie. Mi sembra adesso che la misura del reddito di cittadinanza preveda un importo mensile di 500 euro, per i lavoratori non occupabili. Ecco, secondo le regole dello stato, uno scrittore potrebbe vivere della sua scrittura se riesce a vendere almeno 500 copie (con royalties di 1 euro a copia). Lo so, questo è come buttare un cerino su una polveriera  :bandiera: . Meglio non commentare  :asd:
Prendiamo atto.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

31
Uanema ha scritto: Dall'articolo citato da entrambi si legge che l'anticipo è da scontare sui diritti d’autore.
Nel senso che sono appunto un anticipo sulle future royalties e fino a che le vendite non genereranno royalties superiori a quell'anticipo non riceverai altro denaro.
Ma nell'ipotesi, assai rara, che le royalties non arrivassero a coprire l'anticipo non è che devi restituire il denaro. 
Altrimenti sarebbe un prestito, non un compenso.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

32
Uanema ha scritto: Mi interessava questa “remotissima ipotesi”, che vista la particolarità, forse, non era stata contemplata nel nostro discorso. Diciamo che il contratto è un accordo privato tra l’autore e l’editore, non esistono delle formule fisse, ci possono essere delle modifiche per venire incontro a determinate esigenze e nulla toglie che anche l’anticipo possa seguire regole diverse, magari prevedendo un rimborso a favore dell’editore se non vengono vendute un certo numero di copie.
Ad esempio, ho visto considerare royalties con percentuali diverse a seconda della quantità di libri venduti (si chiamano anche royalties a scaglioni), inversamente, l’anticipo potrebbe essere detratto in base agli effettivi guadagni. Ripeto, le formule possono essere diverse, ma davvero si tratta di una questione secondaria.
Non ci sono formule fisse, ma ci sono consuetudini. Non ho mai sentito parlare di anticipi restituiti. La consuetudine è che l'anticipo funge da garanzia per l'autore, a garanzia del fatto che l'editore crede in quell'opera e si assume in pieno il rischio d'impresa. Il rischio di perderci è dunque dell'editore, che è un imprenditore, non dell'autore. La consuetudine degli anticipi trova la sua ratio nella Legge sul Diritto d'Autore. Per come era stata concepita la Legge, che risale a decenni fa, era l'editore a dover dare garanzie all'autore (garanzie su tirature, promozione, ecc.). Oggi invece in moltissimi casi è diventato il contrario, purtroppo, quindi gli anticipi sono diventati sempre più rari, e si trovano solo nella grossa editoria, molto più raramente nella media. 
Ultima modifica di Wanderer il mer mar 15, 2023 4:18 pm, modificato 2 volte in totale.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

33
Uanema ha scritto: nulla toglie che anche l’anticipo possa seguire regole diverse, magari prevedendo un rimborso a favore dell’editore se non vengono vendute un certo numero di copie.
Scusami, ma per quanto il contratto possa essere modificato dalle parti, è la LdA a regolarlo e una clausola del genere sarebbe vessatoria, né mi è mai capitato di riscontrarla personalmente, o di sentirla da altri.
Uanema ha scritto: inversamente, l’anticipo potrebbe essere detratto in base agli effettivi guadagni.
Come potrebbe essere un anticipo? Parliamo di un'ipotesi di pura fantasia. :hm:
Non è che se io scommetto su un cavallo e quello perde il fantino mi rimborsa.
Uanema ha scritto: L’autore esordiente è assodato che non può vivere di sola scrittura
D'accordissimo. Anche se esordisse con una big e un anticipo di 5000 euro, non potrebbe certo campare solo di quelle in un anno.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

34
Uanema ha scritto: Ecco, secondo le regole dello stato, uno scrittore potrebbe vivere della sua scrittura se riesce a vendere almeno 500 copie (con royalties di 1 euro a copia).
Al mese, però, ammesso che si possa, sia venderle, che viverci, rdc a parte.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

35
Uanema ha scritto:Ecco, secondo le regole dello stato, uno scrittore potrebbe vivere della sua scrittura se riesce a vendere almeno 500 copie (con royalties di 1 euro a copia). 
Un'opera letteraria non genera entrate costanti nel tempo, salvo casi particolari. Quando è una novità vende molto di più, poi sempre di meno: basta andare su Amazon, e vedere che anche i bestseller in cima alle classifiche dopo un paio di anni precipitano alla 100.000esima posizione o giù di lì (e i criteri di Amazon per assegnare le posizioni sono proprio le vendite dirette sul sito, non ci sono altri criteri). Un autore può godere di un'entrata fissa soltanto se ha tante opere che generano royalties, allora le perdite di una si compensano con i guadagni dell'altra. Ma questo può accadere solo se si pubblicano diverse opere con editori grossi e seri, che pagano puntualmente con rendiconto mensile o trimestrale. In questo caso, ci si potrebbe spuntare uno stipendio più o meno costante. In tutti gli altri casi, salvo che non si sia dei fenomeni del Self-publishing, cosa rarissima, non c'è speranza. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

36
In teoria, potrei essere d'accordo con voi che l'anticipo non si debba restituire, ma sono tanti gli strumenti in mano all'editore e non escluderei nessuna ipotesi avversa. 
Premesso che quando viene elargito un anticipo, ad esempio, da una banca, questa si prende cura di recuperare comunque la cifra, non vedo perché qualcun altro non possa prevedere una sorta di paracadute.

https://www.treccani.it/enciclopedia/anticipazione_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Nella tecnica bancaria, si dice anticipazione su titoli l'operazione con la quale una banca mette a disposizione del cliente una determinata somma, trattenendo in deposito, a garanzia del rimborso, una data quantità di titoli pubblici o privati. Gli stessi titoli devono essere restituiti al cliente al momento dell'estinzione del debito; in caso d'insolvenza, la banca si rimborsa del suo credito, oltre interessi e spese, mediante la vendita di essi a mezzo di agente di cambio o di un pubblico ufficiale e versando al cliente l'eventuale eccedenza.

In un contratto editoriale, ahinoi, possono esistere, eccome, clausole vessatorie. Per recuperare un anticipo potremmo ritrovare, senza fantasticare troppo, ad esempio, “l’acquisto copie obbligatorio prima del macero”, “obbligo di organizzare un certo numero di presentazioni” e “durata ventennale del contratto”. Le possibilità sono tante: fatta la legge, trovato l’inganno.
Cheguevara ha scritto: Al mese, però, ammesso che si possa, sia venderle, che viverci, rdc a parte.
Sì, certo occorre vendere, nel caso proposto, 500 copie al mese, che in anno sono 6.000 copie.
Wanderer ha scritto: Un'opera letteraria non genera entrate costanti nel tempo, salvo casi particolari.
Sono d'accordo, un autore che inizia a calare con le vendite deve tener subito pronto il libro successivo. Bisognerebbe avere un personaggio seriale da lanciare a intervalli regolari  :libro: :P

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

37
Uanema ha scritto: In teoria, potrei essere d'accordo con voi che l'anticipo non si debba restituire, ma sono tanti gli strumenti in mano all'editore e non escluderei nessuna ipotesi avversa. 
Premesso che quando viene elargito un anticipo, ad esempio, da una banca, questa si prende cura di recuperare comunque la cifra, non vedo perché qualcun altro non possa prevedere una sorta di paracadute.
Premettendo che le clausole vessatorie esistono nel contratto di edizione, così come le penali, l'anticipazione bancaria è qualcosa di diverso, molto più simile a un fido (detto dalla persona con cui vivo e che lavora in banca). L'anticipo sulle royalties, invece, è più simile a un anticipo sullo stipendio chiesto al tuo datore di lavoro. Magari non te lo concederà tutte le volte, o è libero di non concedertelo, ma non certo che ti richiederà la restituzione. Lo stipendio è una cosa che ti spetta.
Il fatto che alcune CE non prevedano l'anticipo, o non paghino affatto le royalties, non significa che chi lo concede preveda la restituzione in caso di vendite inferiori al previsto (la mancata vendita fa parte del rischio d'impresa).
Ovviamente tu sei libera di credere tutto quello che preferisci, a riguardo, ma come tu stessa dici, servono le prove e personalmente non ho mai visto contratti che prevedano la restituzione dell'anticipo, salvo che il libro non venga più pubblicato per cause attribuibili a responsabilità dell'autore.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

38
Uanema ha scritto: Premesso che quando viene elargito un anticipo, ad esempio, da una banca, questa si prende cura di recuperare comunque la cifra,
Allora insisti... 
Dicevo nell'intervento precedente: "Altrimenti sarebbe un prestito, non un compenso." e tu tiri fuori le banche. Gli istituti bancari prestano denaro ai loro clienti e, ovviamente, vogliono garantirsi che lo rimborsino, campano di quello... 
L'anticipo che paga l'editore non è un prestito – una casa editrice non è un istituto finanziario – bensì un pagamento per un'opera frutto dell'ingegno di un autore, che viene corrisposto in anticipo, per l'appunto, prima cioè che l'editore possa iniziare a trarre beneficio dall'opera stessa.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

40
@Wanderer 
:asd:

@Marcello 
Non insistito, tanto è vero che ho fatto questa premessa: potrei essere d'accordo con voi che l'anticipo non si debba restituire, ma sono tanti gli strumenti in mano all'editore e non escluderei nessuna ipotesi avversa. 
L'editore è un imprenditore che deve guadagnare dal proprio mestiere, quindi, pur versando un anticipo (all'apparenza rischioso) può tutelarsi in diversi modi, quando non è proprio sicuro di rientrarci. 
Comunque, magari mi venisse proposto un anticipo e nascondesse qualche fregatura, ne riparleremo, per il momento teniamoci l'assegno e scappiamo alla prima occasione utile   :D  (y)

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

41
@Uanema Il paragonare l'anticipo di un editore a un'anticipazione bancaria è assolutamente fuori luogo, te lo dice uno che in una grande banca ci ha lavorato per vent'anni, la metà dei quali con incarichi dirigenziali. L'anticipazione bancaria è diversa da uno scoperto di conto o da un mutuo: nel primo caso il cliente dispone di un fido valido fino a quando la banca non gli chiede il rientro, e può farlo quando vuole: se il cliente non adempie, scattano le azioni legali per il recupero del credito. Per il mutuo, la banca eroga una cifra che il cliente restituirà a rate o, in unica soluzione, a una scadenza prestabilita. L'anticipazione è, invece, una concessione a valere su crediti che il cliente prevede di incassare: se si verifica l'incasso la banca si soddisfa direttamente su questo mentre, in caso di mancato incasso del suo credito, il cliente dovrà restituire alla banca la somma anticipata, con mezzi propri. E' evidente, quindi, come il paragone di un affidamento concesso da una banca, qualsiasi sia la sua forma tecnica, non ha punti di contatto con l'anticipo concesso da un editore a un  autore, a valere sulle future vendite: che poi si verifichino o meno, è un problema che riguarda solo l'editore. Vale poi la pena di ricordare che le cosiddette clausole vessatorie, su qualsiasi forma di contratto, vanno espressamente accettate a parte e, per poterle azionare, la parte forte del rapporto è tenuta a dimostrare di aver richiamato su di esse l'attenzione della parte debole, cosa non sempre scontata. Perdonatemi quella che potrebbe sembrare una supponente lezione di tecnica bancaria: non è nelle mie intenzioni, ma mi è sembrato il caso di chiarire, a scanso di malintesi.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

43
Uanema ha scritto: L'editore è un imprenditore che deve guadagnare dal proprio mestiere, quindi, pur versando un anticipo (all'apparenza rischioso) può tutelarsi in diversi modi, quando non è proprio sicuro di rientrarci. 
Il punto è che gli anticipi gli editori li danno proprio perché sono sicuri di rientrarci, e di rientrarci con un margine ampio. E non si tratta di scommesse azzardate, ma di indagini di mercato. Mentre i piccoli editori spesso improvvisano i loro piani editoriali (e quindi può anche capitare un successo inatteso o un flop clamoroso), i medio-grossi editori pianificano accuratamente. Mesi prima dell'uscita del libro, i promotori (figure mitologiche ignote agli esordienti) presentano le nuove uscite ai librai, e sulla base dei pre-ordini gli editori possono modificare in corso d'opera tirature, copertina, prezzo, e persino titolo dell'opera. Niente è lasciato al caso e alla fortuna, a cominciare dal periodo di uscita del libro. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

44
Wanderer ha scritto: i promotori (figure mitologiche ignote agli esordienti) presentano le nuove uscite ai librai, e sulla base dei pre-ordini gli editori possono modificare in corso d'opera tirature, copertina, prezzo, e persino titolo dell'opera.
Confermo.
In realtà, prima che l'editore decida di ribassare la tiratura prevista dovranno sputare sangue sia i promotori sia i librai.
La cosa funziona in questo modo: ogni promotore riceve dall'editore il numero di copie minimo che è tenuto a prenotare nella zona di sua competenza per ogni singolo volume che andrà a presentare nel giro novità (o comunque per quelli più importanti della cedola). Di conseguenza, il promotore prima di iniziare il giro calcola quante copie ognuna delle sue librerie dovrà acquistarne.
Quando si presenta in negozio, previo appuntamento con il libraio, inizia lo show.
Il promotore magnifica trama, personaggi, passaggi promozionali in tv, vendita dei diritti per la Metro Goldwyn Mayer che ne farà un colossal con Leonardo di Caprio e Henry Fonda, resuscitato per la circostanza; il libraio leggiucchia la scheda, trova una storia già vista cento volte e dice:
«Va be', dammene tre copie».
Il promotore accenna a un mancamento, chiede un bicchier d'acqua e infine balbetta:
«Ah, Marcè, sei matto? Nella tua libreria te ne dovrei dare 32 copie, dai facciamo 25, ti allungo il pagamento di trenta giorni e non se ne parla più»
«25 copie di 'sta schifezza? Non scherzare! Dai facciamo cinque, perché oggi sono di buonumore.»
«Marcè, c'ho moglie e due figli; che gli do da mangiare? Dai, mi rovino: facciamo 20.»
«7.»
«18.»
«8.»
«Ascolta Marcè, facciamo 15. Ti allungo il pagamento a 120gg. e prima della scadenza passo a firmarti la resa, se per caso il titolo va male.»
«Ok, vada per i quindici, ma quando ti chiamo per la resa non provarti a dire "bao", altrimenti non ti compro più un libro.»
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

45
@Marcello 
  ha scritto: Quando si presenta in negozio, previo appuntamento con il libraio, inizia lo show.Il promotore magnifica trama, personaggi, passaggi promozionali in tv, vendita dei diritti per la Metro Goldwyn Mayer che ne farà un colossal con Leonardo di Caprio e Henry Fonda, resuscitato per la circostanza; il libraio leggiucchia la scheda, trova una storia già vista cento volte e dice:«Va be', dammene tre copie».
:D

Ma per tua esperienza il promotore è a volte lo stesso agente che poi fa anche da distributore, o sono sempre due figure distinte e separate, pur essendo (spesso) della stessa società o di società affiliate? Mi riferisco in particolare a Messaggerie (ed ex PDE).

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

46
Wanderer ha scritto: @Marcello 

Ma per tua esperienza il promotore è a volte lo stesso agente che poi fa anche da distributore, o sono sempre due figure distinte e separate, pur essendo (spesso) della stessa società o di società affiliate?
Gli agenti che promuovono i libri fanno capo a una rete vendita che in certi casi può coincidere con un singolo editore (Mondadori, Feltrinelli, Laterza...) ma, più spesso, sono entità separate e indipendenti (Promedi, Prolibro, PDE...).
Qui, tanto per fare l'esempio più eclatante, trovi l'elenco di tutte le reti vendita che in questo momento si appoggiano a Messaggerie per la distribuzione dei libri da loro promossi:  https://www.messaggerielibri.it/servizi ... i-vendita/
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

47
@Marcello 

Chiaro, anche se è un po' complesso, perché l'ex PDE (distributore) è stato acquisito da Feltrinelli, ed è poi confluito in Messaggerie Libri con l'accordo Messaggerie-Feltrinelli, mentre l'attuale PDE (promotore) è rimasto di Feltrinelli, ma comunque è in partnership con Messaggerie. Promedi e Prolibro se non sbaglio appartengono al gruppo Messaggerie, così come Emme Promozione. In sostanza cambiano solo le reti di vendita, ma è comunque un quasi monopolio Messaggerie-Feltrinelli, se non fosse per Mondadori, che invece fa tutto da sé, distribuzione e promozione.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

48
Wanderer ha scritto: ma è comunque un quasi monopolio Messaggerie-Feltrinelli, se non fosse per Mondadori, che invece fa tutto da sé,
Sì, è così. Le cose sono molto cambiate da quando ho lasciato la libreria: allora PDE era indipendente, c'era il gruppo RCS, che distribuiva anche Adelphi e così via.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

49
@Marcello il tuo post sul promotore chiarisce una fattispecie che difficilmente un esordiente conosce, ma che è anche utile a capire la serietà di un editore.
Se si pubblica poco dopo la firma del contratto, vuol dire che non esiste nulla di ciò che raccontavi. Ovvero non c’è promozione, né promotore che propone il proprio testo e, quindi, nessun libraio si sognerebbe mai di ordinarlo, perché non ne conosce l’esistenza.
A differenza delle catene, le librerie indipendenti davvero scelgono i libri, pure diversi dai soliti, proprio perché vedono opportunità di vendita facendo scoprire testi ai lettori che altrimenti ordinerebbero da Amazon o Mondadori e Feltrinelli.
Pure per questo sarebbe bello che i lettori frequentassero di più le librerie indipendenti, perché ci sono di norma librai che consigliano i libri. Nelle catene, se non si trova un appassionato tra i dipendenti, si finirà sempre a guardare le pile all’ingresso. Che, e pure questo magari un esordiente non lo sa, sono formate da volumi che pagano per trovarsi lì.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

50
Fabioloneilboia ha scritto: Pure per questo sarebbe bello che i lettori frequentassero di più le librerie indipendenti, perché ci sono di norma librai che consigliano i libri.
Grande verità: i veri librai sono una razza in via d'estinzione, purtroppo, ma ancora ne esistono di competenti e appassionati.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/
Rispondi

Torna a “Discussioni varie sul mondo editoriale”