[Lab4] Fino alla fine del mondo

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Fino alla fine del mondo

Coimbra, anno domini 1360
Dom Pedro scese nella segreta dove si era momentaneamente stabilito l'orefice di corte. Questi lo fece avvicinare alla fucina, una lanterna in mano per illuminarla. Gli mostrò lo stampo, da cui si intuiva la complessità del disegno che avrebbe impresso all'oggetto. Quindi avvicinò il recipiente in cui ancora bolliva il metallo fuso e lo versò dinnanzi al suo sguardo severo. La magia dell'operazione, per cui quel liquido si sarebbe tramutato nel più solido e nobile dei materiali, ebbe il potere di incantare Dom Pedro per qualche istante. Non appena il metallo si adagiò nel suo stampo, come se non fosse stato creato che per prendere quella forma, realizzò che era appena stata forgiata una parte essenziale dell'opera d'arte che avrebbe immortalato il suo amore per i secoli a venire. Tutto doveva essere perfetto per la complessa cerimonia che aveva pianificato. Le innumerevoli notti insonni, durante gli anni della guerra civile da lui stesso scatenata contro suo padre, l'ormai defunto re Afonso IV, erano servite a studiare ogni minimo dettaglio del giorno più atteso per lui e la sua amata. E l'agognato monile d'oro aveva un ruolo determinante in tutta la faccenda. Per fabbricarlo non aveva badato a spese e si era munito del prezioso metallo in quantità, oltre che delle tradizionali perle per decorarne la superficie.
Dom Pedro ammirò il riflesso fulgido che il metallo emanava mentre cercava di figurarsi  l'oggetto finito, imponente nel suo sfarzo, ad abbellire il capo della sua consorte. La ricordava bella, dal viso delicato e dai capelli color grano. Sapeva che il suo aspetto era diverso ora, modificato dal lavorio del tempo, ma nulla lo avrebbe smosso dal suo proposito, certo che la bellezza di Dona Inês risiedesse nello spirito più che nel corpo.
Quando il metallo iniziò a mutare colore raffreddandosi, Dom Pedro risalì la scala della segreta.

Il frastuono del martello e lo stridio della sega risuonarono a lungo nell'udito di Dom Pedro. L'orefice lo aveva avvertito che l'operazione finale, per liberare l'oggetto dal suo scrigno di ferro, era lunga e penosa. Ma a lui non importava, era conscio che ad ogni colpo corrispondeva un passo verso l'abbraccio definitivo con cui avrebbe cinto la sua sposa. Quando l'orefice distrusse del tutto lo stampo, invitò il monarca a prendere per primo in mano il gioiello. Dom Pedro lo sollevò, con delicatezza, come una reliquia, e lo avvicinò alla lanterna che il mastro orafo reggeva in mano. 
Rigirò la corona tra le mani a lungo. Era composta da otto archi chiusi che terminavano in foglie di acanto, le quali cingevano una sfera al cui apice era posta una croce latina circondata da raggi. Gli archi di altezza decrescente, su cui l'orefice vi avrebbe incastonato una fila di perle, erano ornati da decorazioni in foglia d'oro. La base presentava un fregio di losanghe intervallate da fiori, una serie di foglie di alloro sovrapposte e intrecciate tra loro e un fregio di volute e gigli.
L'orafo porse infine al re il panno di velluto rosso con il quale avrebbe foderato la parte interna della corona. Dom Pedro accarezzò la stoffa che avrebbe toccato la testa di Inês.

Évora, anno domini 1340
Per prima vide Inês. Anche se lei era dietro Dona Constança. Reggeva lo strascico del vestito della promessa sposa di Dom Pedro, il futuro re del Portogallo.
Dona Costança si inchinò di fronte al principe e lui le rivolse uno sguardo rapido. Aveva un aspetto gradevole ma non si soffermò a ragionarci sopra. Il matrimonio con la figlia di Alfonso X, re di Castiglia, era inevitabile. Un'unione in cui la nobildonna era mera moneta di scambio. Un metallo prezioso fatto carne.
Indugiò ancora a osservare la damigella di Constança. Ne ammirò il volto delicato dalle sopracciglia arcuate, il collo lungo e sottile, l'incarnato color del giglio. Notò la grazia con cui le mani sollevavano il velluto del vestito di Constança, che ricadeva innanzi a lei formando un ricamo di pieghe e pareva ornare più lei della promessa sposa. La chioma della giovane era divisa in due bande e decorata solo da fiori, e sia l'acconciatura semplice che il vestito di mussolina bianca non facevano che sottolinearne l'aggraziata bellezza. Aveva un solo monile al collo, un ciondolo a forma di croce appuntato al petto.
— Chi è la damigella che accompagna Dona Constança? — domandò sottovoce Dom Pedro al consigliere seduto al suo lato.
— È Dona Inês de Castro, — rispose lui — damigella di compagnia di Dona Constança, nonché sua cugina illegittima.

Coimbra, 13 novembre 1345
Un servitore fece entrare Dom Pedro nella stanza. Dona Constança era stesa sul letto, immersa nella penombra. Si avvicinò a lei fino a sentirne il respiro. Si chinò con timore e le passò una mano nei capelli. Si stupì della loro morbidezza e se ne dispiacque: si era appena reso conto che era la prima volta che le accarezzava la chioma. Non aveva mai amato sua moglie ma provava dispiacere per la sua morte imminente. Il parto con cui aveva dato alla luce il piccolo e debole Fernando le aveva fiaccato il corpo fino allo stremo.
Dona Constança lo guardò negli occhi, o almeno così a lui parve di indovinare nel buio, ma non proferì parola.
Dom Pedro ne fu sollevato. In quel momento desiderava solo arrecare conforto alla sua sposa legittima, senza che lei però avesse occasione di pretendere alcunché da lui dopo la sua dipartita. Circostanza che il principe non ammetteva di desiderare nemmeno con se stesso, ma che rendeva possibile legittimare il suo primo amore.

Coimbra, anno domini 1354
— È arrivato il tempo di agire, sua maestà. Prima che la misura sia colma — il primo a parlare fu Álvaro Gonçalves.
— Purtroppo non ci sono alternative — ribadì Diogo Lopes Pacheco.
Il vecchio re Afonso IV guardò con sospetto i suoi consiglieri:
— In che modo dovrei farlo? — domandò.
— Non bisogna temere di essere crudeli quando si tratta di difendere gli interessi del regno e della casata — disse prontamente Pero Coelho, il terzo dei suoi fidati consiglieri — Sa bene che le ingerenze del regno di Castiglia, attraverso la presenza a corte di Dona Inês e dei suoi figli, sono ormai intollerabili.
— Lo so, certo. Ma cosa posso fare per impedirlo? Si dice persino che mio figlio abbia sposato in segreto la sua amante.
— Una ragione in più per sbarazzarsi di quella donna.
Afonso IV ebbe uno scatto di indignazione e alzò la voce:
— State suggerendo di uccidere la madre dei miei nipoti?
— Dei suoi nipoti bastardi, sua altezza. L'unico erede legittimo è Fernando, il figlio di Constança, la prima e unica moglie di Dom Pedro — rispose Pero Coelho.
— Sua signoria sa anche che la salute di Fernando non è ferrea,  —  aggiunse Álvaro Gonçalves — ma bisogna far sì che la sua strada verso il trono venga spianata.
Dom Afonso non disse nulla e fece allontanare i tre consiglieri con un gesto della mano. I tre nobili si ritirarono arretrando, per non dare le spalle al sovrano e per guardarne di sottecchi il volto. L'espressione era turbata ma il germe del tradimento forse avrebbe attecchito nel vecchio re. Era questione di tempo: l'affetto per suo figlio Pedro e la sua prole illegittima pesava meno dell'oro del regno.

Monastero di Santa Clara, a.d. 1355
Voci maschili risuonarono nei corridoi del monastero. Dona Inês intuì che quelle presenze ne avrebbero turbato la quiete. Quando era Dom Pedro a venirla a trovare non si udiva alcuna voce. Veniva annunciato da una delle sorelle e nulla guastava il silenzio delle celle del convento.
Quando vide Dom Afonso e i tre nobili consiglieri di fronte a lei non ebbe tentennamenti. Si lanciò prontamente ai piedi del re e iniziò a supplicarlo:
— In nome dei miei figli, i suoi nipoti, abbia pietà. Beatriz, João, Dinis.
E ripeté quei tre nomi fino a che il re indietreggiò. Si allontanò da lei a testa bassa ma non senza far un cenno con la mano ai tre consiglieri.
Álvaro Gonçalves e Diogo Lopes Pacheco afferrarono la donna mentre Pero Coelho le sferrò una coltellata sul collo. Il sangue sprizzò fuori copioso e Il consigliere ripulì il metallo della lama sul vestito bianco di Inês. 

Coimbra - monastero di Alcobaça, a.d. 1360
La folla riempiva la piazza di fronte alla dimora reale. Un bando aveva annunciato una grande festa e a seguire un corteo verso Alcobaça. Due scranni erano stati allestiti su un cocchio scoperto. Su uno era seduto Dom Pedro.
L'intenso vociare del popolo venne zittito dall'apparizione di Dona Inês che, sorretta da due servitori, si avvicinava all'altro scranno. Indossava un sontuoso abito di broccato bianco che la copriva quasi interamente. Solo il capo e le mani erano scoperte.
Venne sistemata sul trono non senza difficoltà. Due puntelli di ferro all'altezza delle ascelle le reggevano il busto e altrettanti erano posizionati ai lati del viso. Furono necessarie diverse manovre e l'aggiunta di ulteriori puntelli per far sì che la testa rimanesse dritta. Quando fu pronta un servitore si avvicinò con la corona. Un boato di meraviglia mista a terrore accolse la visione di Inês incoronata. Solo il capo leggermente inclinato da un lato e la corona dall'altro turbavano la perfetta simmetria della figura.
Una lunga fila di nobili e chierici sfilò al cospetto di Inês. Uno alla volta le baciarono le ossa della mano. Mancavano solo i tre consiglieri, il che provocò un certo dispiacere in Dom Pedro. Ma se uno era riuscito a fuggire in Francia, gli altri due erano già stati giustiziati. A uno era stato cavato fuori il cuore dal petto e all'altro dalla schiena.
Alla fine della cerimonia vennero legati i cavalli al cocchio e i sovrani partirono per il monastero di Alcobaça, dove il re aveva fatto costruire due sepolcri in marmo per entrambi. Una folla festante e curiosa attendeva il passaggio dei re ai due lati della strada. 
Ci vollero tre giorni di viaggio per arrivare a destinazione. Il cocchio percorse con calma gli ottanta chilometri di strada per non scomporre il corpo di Inês. Ma anche per far sì che Dom Pedro assaporasse ogni istante del viaggio con lei fino alla fine del mondo.
Até ao fim do mundo" (Fino alla fine del mondo) è l'iscrizione che Dom Pedro, sovrano del Portogallo, ha fatto incidere sul sepolcro in cui venne seppellita Dona Inês dopo l'incoronazione. Di fronte alla tomba di Inês si trova quella di Pedro. Entrambe si possono visitare nel monastero di Alcobaça.

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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@ivalibri  Benritrovata!  :)

Brava nel genere romanzo storico, che mi sembra quello dove la tua scrittura si esalta.

Qualche annotazione, se può esserti di aiuto:
ivalibri ha scritto: Coimbra, anno domini 1360
Dom Pedro scese nella segreta dove si era momentaneamente stabilito l'orefice di corte
Ti consiglio di lasciare un'interlinea di distacco tra la data e il testo, per motivi estetici.
ivalibri ha scritto: Quindi avvicinò il recipiente in cui ancora bolliva il metallo fuso e lo versò dinnanzi al suo sguardo severo
Un consiglio:
Quindi avvicinò il recipiente, in cui ancora bolliva il metallo fuso, e ne versò il contenuto dinnanzi al suo sguardo severo.
ivalibri ha scritto: risuonarono a lungo nell'udito nelle orecchie di Dom Pedro.
ivalibri ha scritto: L'orefice lo aveva avvertito che l'operazione finale, per liberare l'oggetto dal suo scrigno di ferro, era sarebbe stata lunga e penosa. 
ivalibri ha scritto: Ma a lui non importava, era conscio che ad ogni colpo corrispondeva un passo verso l'abbraccio definitivo con cui avrebbe cinto la sua sposa. 
Secondo me, quest'altro era è di troppo. Oppure, ci può stare se preceduto da due punti esplicativi.
ivalibri ha scritto: Quando l'orefice distrusse del tutto lo stampo, invitò il monarca a prendere per primo in mano il gioiello. Dom Pedro lo sollevò, con delicatezza, come una reliquia, e lo avvicinò alla lanterna che il mastro orafo reggeva in mano. 
Rigirò la corona tra le mani a lungo. 
I tempi per il raffreddamento sono molto lunghi. Secondo me, andrebbero citati. Così come hai scritto, sembrerebbe avvenire tutto troppo presto.
ivalibri ha scritto: Ci vollero tre giorni di viaggio per arrivare a destinazione. Il cocchio percorse con calma gli ottanta chilometri di strada per non scomporre il corpo di Inês. Ma anche per far sì che Dom Pedro assaporasse ogni istante del viaggio con lei fino alla fine del mondo.
Un bel finale, che chiude un racconto condotto con classe e in punta di penna, anche nei momenti più truci, celebrando un amore che ha sfidato
la ragion di stato. Complimenti, Ivana!  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Grazie, cara @Poeta Zaza,
Poeta Zaza ha scritto: Brava nel genere romanzo storico, che mi sembra quello dove la tua scrittura si esalta.
Grazie davvero! Nel genere storico mi pare ci si possa lasciare andare nelle descrizioni e nei dettagli. Sono contenta che tu lo abbia apprezzato.
Grazie mille per le tue utilissime annotazioni, con cui concordo appieno e che userò per la revisione. 
A presto!

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Mi ha talmente coivolto il tuo racconto che sono rimasta senza parole.
Non conosco la storia del Portogallo e men che meno sapevo che un re aveva incoronato la moglie riesumata.
Hai accompagnato il lettore attraverso i meandri della storia prendendolo per mano.
Le tue descrizioni , che trovo molto eleganti e precise, fanno rivivere quell'epoca. Certo che non riesco ad immaginare un amore piú romantico e fermo di quello di Dom Pedro.
Sei stata bravissima!

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Grazie, @@Monica
Mi fa molto piacere il tuo apprezzamento. E grazie per la d eufonica, ne scappa sempre qualcuna...
Grazie, @Almissima
Almissima ha scritto: Non conosco la storia del Portogallo e men che meno sapevo che un re aveva incoronato la moglie riesumata.
In Portogallo è una storia molto conosciuta che ha ispirato, giustamente, diverse opere letterarie. È una storia vera, suffragata da documenti dell'epoca, infatti Dona Inês figura tra i sovrani portoghesi, seppure postuma. Poi chiaramente la tradizione ha romanzato i dettagli. 
Grazie ancora!

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Ciao Ivalibri, mi ha fatto piacere leggere il tuo interessante racconto, ricco di particolari.
Provo ad aggiungere qualche suggerimento, sperando sia utile:
ivalibri ha scritto: Non appena il metallo si adagiò nel suo stampo, come se non fosse stato creato che per prendere quella forma, realizzò che era appena stata forgiata una parte essenziale dell'opera d'arte che avrebbe immortalato il suo amore per i secoli a venire.
credo vada meglio palesata la coerenza con il soggetto, non scorre benissimo, perché all'inizio il soggetto è il metallo.
ivalibri ha scritto: E l'agognato monile d'oro aveva un ruolo determinante in tutta la faccenda
Non inizierei con la E
ivalibri ha scritto: Non aveva mai amato sua moglie ma provava dispiacere per la sua morte imminente.
La virgola prima di ma
ivalibri ha scritto: Si dice persino che mio figlio abbia sposato in segreto la sua amante.
— Una ragione in più per sbarazzarsi di quella donna.
Mi confermi che il figlio si era sposato con Dona Ines, l'amata di Don Pedro?
Secondo me non è proprio chiarissimo.

Per il resto, descrizioni accuratissime, immersive. Storia veramente interessante e ben raccontata.
Poca attenzione al metallo, come già Poldo ci ha rimproverato a tutti.
Brava.
<3

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Ciao @ivalibri 

Direi che il genere del “romanzo storico” è per te un invito a nozze.
(sicuramente poi, se di nozze tratta la storia narrata)
Perdona il gioco di parole, ma davvero non posso che complimentarmi per la qualità della tua scrittura applicata a questo format letterario.

Pur nella non lunghissima stesura per numero di caratteri, sei riuscita a creare questo colorato affresco di un’epoca, nel quale anche su basi storiche concrete, ci si immerge in una storia epica, densa di passioni, intrighi, lotte per il potere, fatti di sangue e anche di una romantica storia d’amore.
Un amore tanto profondo e fedele da sfiorare la necrofilia.
Mi ha molto colpito quanto si svolge nella cerimonia col cadavere della compianta Inês, al quale tutta la corte è costretta a rendere omaggio nella sua incoronazione postuma.
Un eclatante esempio di “tanatometamòrfosi” ante litteram.  :D

Complimenti e a rileggerti, ciao.

Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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ivalibri ha scritto: per far sì che Dom Pedro assaporasse ogni istante del viaggio con lei fino alla fine del mondo.
Chiusa struggente, che in poche righe riscatta tutta la durezza dell'affresco. 
Racconto molto bello, @ivalibri. Ti muovi con la familiarità di chi quelle stanze ama percorrerle, assaporarle, farle sue.
Sei riuscita, non solo a ricostruire scenari, ma anche la miscela spietata tra ragione (di stato) e sentimento.
Solo un appunto. Avrei approfondito il legame tra Dom Pedro e la sua Ines.
ivalibri ha scritto: certo che la bellezza di Dona Inês risiedesse nello spirito più che nel corpo.
Lo dici, ma continua ad apparire solo bella. Persino fragile.

ivalibri ha scritto: Si lanciò prontamente ai piedi del re e iniziò a supplicarlo
Le avrei concesso una tempra diversa. Postura, sguardo. Una sorta di complicità estrema che le avrebbe fatto affrontare la fine con la nobiltà che meritava quell'amore.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Ciao @ivalibri, un passaggio veloce e un grazie di cuore per avermi riportato ad Alcobaça ventisei anni dopo la mia unica visita, proprio in questi giorni dell'agosto '96.

Il racconto è ben scritto e rispecchia la traccia; ti lascio appena qualche consiglio di poco conto.
ivalibri ha scritto: L'orefice lo aveva avvertito che l'operazione finale, per liberare l'oggetto dal suo scrigno di ferro, era sarebbe stata lunga e penosa
L'operazione è ancora in corso, meglio dunque il condizionale passato per esprimere l'idea di futuro.

In certi passaggi l'opulenza delle descrizioni, pregevoli, rallenta un po' il ritmo del racconto. Per ovviare alla cosa, in fase di revisione ti consiglio di sfoltire i possessivi superflui, come qui:
ivalibri ha scritto: gio ago 18, 2022 5:29 pmDom Pedro ammirò il riflesso fulgido che il metallo emanava mentre cercava di figurarsi  l'oggetto finito, imponente nel suo sfarzo, ad abbellire il capo della sua consorte. La ricordava bella, dal viso delicato e dai capelli color grano. Sapeva che il suo aspetto era diverso ora, modificato dal lavorio del tempo, ma nulla lo avrebbe smosso dal suo proposito, certo che la bellezza di Dona Inês...
Se il primo è necessario, e in parte anche il terzo, il secondo si può eliminare e il quarto trasformare in un dimostrativo, o anche sopprimere del tutto.

Altra cosa che potresti fare è sottintendere i soggetti, quando non siano necessari alla comprensione del testo, in modo da eliminare qualche Pedro,  Inês e Constança.

Per contro qui:
ivalibri ha scritto: gio ago 18, 2022 5:29 pmPer prima vide Inês. Anche se lei era dietro Dona Constança. Reggeva lo strascico del vestito della promessa sposa di Dom Pedro, il futuro re del Portogallo.
Dona Costança si inchinò di fronte al principe e lui le rivolse uno sguardo rapido
preciserei meglio. 
Siamo appena all'inizio, abbiamo visto Dom Pedro sovrintendere alla realizzazione della corona per la sua sposa e ora si torna indietro negli anni: non sappiamo chi sia il primo soggetto, poi vediamo Dona Constança e apprendiamo che è la sua promessa sposa... Il lettore rischia di rimanere un po' frastornato, prima di comprendere come stanno davvero le cose.

Cose di poco conto, come vedi, alle quali puoi mettere facilmente mano in fase di revisione.

Il racconto è bello e suggestivo, grazie ancora per avermi riportato in una terra che amo   :love:
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Re: [Lab4] Fino alla fine del mondo

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Grazie @Modea72
Per il tuo commento e le tue preziose osservazioni. 
Modea72 ha scritto: Mi confermi che il figlio si era sposato con Dona Ines, l'amata di Don Pedro?
Secondo me non è proprio chiarissimo.
Sì, confermo. Grazie per l'appunto!
Grazie, caro @Nightafter
Eh sì, un amore che sfiora la necrofilia, hai ragione. Grazie per l'apprezzamento, sei sempre molto generoso...
Ciao, @aladicorvo
Sia per il commento che per il suggerimento. Hai ragione, avrei dovuto approfondire il rapporto tra Pedro e Inês, dando maggiore profondità a quest'ultima, che appare un oggetto passivo dell'amore e delle ragioni altrui. Così purtroppo c'è stata tramandata dalla tradizione e dalla letteratura, a conferma di una visione in cui le donne non sono al centro della narrazione. Ottimo spunto di riflessione il tuo.
aladicorvo ha scritto: Le avrei concesso una tempra diversa. Postura, sguardo. Una sorta di complicità estrema che le avrebbe fatto affrontare la fine con la nobiltà che meritava quell'amore.
L'immagine di lei che supplica il re ai suoi piedi fa parte di quella lettura tradizionale a cui accennavo sopra. Ci sono diversi dipinti che raffigurano la scena. Nel racconto sono rimasta fedele a quella narrazione in quasi tutti i dettagli, ma l'idea di scavare nell'animo di Inês è senz'altro da considerare. 
Grazie ancora!
Ciao, caro @Marcello
Grazie davvero per i tuoi utilissimi appunti. Mi ha fatto molto piacere che tu mi abbia indicato con pazienza i punti da migliorare e limare.
Marcello ha scritto: Il racconto è bello e suggestivo, grazie ancora per avermi riportato in una terra che amo  
Grazie a te per averlo letto e commentato!
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