Ciao
@Celsius
ho letto questa poesia incuriosita dal fatto che ci fossero tanti passaggi, ma nessun commento. Eppure questi versi mi hanno trasmesso delle emozioni e per me questo significa che l’autore ha qualcosa di urgente da raccontare.
Non so se l’interpretazione che ora ti dirò sia o meno corretta, se abbia raccolto il messaggio, ma è quello che ho percepito e spero ti sia utile.
Inizio dal titolo: Marinai
È al plurale dunque significa che il testo coinvolge più di una persona. Inoltre alla figura dei marinai si associano gli amori “mordi e fuggi”, uno in ogni porto, quindi mi aspetto una poesia che parli d’amore.
Celsius wrote: Com'è bello aver viaggiato
in questi mari tormentati:
com'è dolce ogni tuo gesto,
ogni sguardo che hai scagliato
come un giovane soldato
che scaglia le sue lance;
e quando sfiori le onde
come fossero due guance,
e le osservi andare via
con gli occhi
di chi ha salvato il mondo.
Ti ho mai detto tutto questo?
In questa parte arriva la conferma. Si parla di un amore. La cosa che colpisce è che il poeta dice di “aver viaggiato in questi mari tormentati” dunque si fa riferimento a un amore che ha vissuto di alti e bassi, una storia non semplice… tuttavia a parte quel primo utilizzo del passato prossimo, il resto è al presente. Dunque questo amore nonostante le difficoltà e il tormento che ha provocato è ancora vivo e dolce nei ricordi.
Un altra cosa che mi ha fatto pensare è il verbo “scagliare” riferito allo sguardo. A parte che potresti scegliere un sinonimo perché utilizzare “scagliato” e “scaglia” subito dopo non è bellissimo da leggere. L’azio è di scagliare è più appropriato per una pietra e non trasmette dolcezza o uno sguardo che ti “folgora” . Non riesco a capire se quello sguardo fosse “cattivo” perché legato al momento dell’abbandono oppure uno sguardo che ha carpito profondamente l’attenzione. Magari mi dirai.
Mi è piaciuto “Ti ho mai detto tutto questo?” Rende personale e intimo lo scritto.
Celsius wrote: Io non so far nulla,
non so da dove vengo,
non so capire dove vado.
Eppure so;
non c'è stata stella
né terra
ch'ho preferito
ad un tuo abbraccio disperato.
Qui traspare la disperazione di un uomo “abbandonato” forse un po’ didascalica e forse imperfetta nella punteggiatura (ma sulla poesia è una questione troppo personale per darti suggerimenti) non mi piace quel ‘ch’ho proprio no… e neppure l’eufonica (ad)
Celsius wrote: Eri tu nella tempesta,
il mare calmo
con cui giocavo da bambino:
e ora che tu sogni
la nostra mensola dei ricordi
ho finito il vento,
e tu corri.
Corri.
L’ultima parte è più criptica. Ho pensato che la donna in questione fosse la madre, forse morta per una brutta malattia (quell’abbraccio disperato dei versi precedenti…) Forse un rapporto conflittuale da adulto che fa da contraltare ai ricordi di bambino in cui la madre era il mare calmo che infondeva serenità e gioia. In fondo era preferibile viverla ancora pur nel tormento piuttosto che sapere di averla perduta.
Molto molto bella “la nostra mensola dei ricordi”.
Come ti ho detto sono andata “a sentimento” e mi farebbe piacere sapere se ho capito qualcosa oppure no!