@paolasenzalai ebbene sì, sono donna full-time, ma quando scrivo sono solo ciò che è essenziale
Grazie
@Ippolita @per il tuo passaggio. La catena a cui mi riferisco è un'altra, non è quella dell'Iliade, ma è interessante che ti sia venuta in mente.
Ciao
@Alberto Tosciri, ti ringrazio per avermi dedicato tanto tempo, ma pur apprezzando le tue intenzioni non condivido l'interpretazione della mia poesia. Mi sento a disagio e sento di dover dare delle spiegazioni, perché non voglio che passi un messaggio sbagliato. Sinceramente tengo di più a quel che generano le mie parole che a vincere il contest.
Il verso di Pessoa mi ha fatto riflettere: cosa posso dire, come essere umano, che resta con certezza alla fine di questo nostro passaggio? Il verso mi invitava ad "asserire" qualcosa di importante, incontrovertibile, che potesse trovare tutti d'accordo (pia illusione, tanto per usare un cliché

), credenti e non, qualcosa di universale che si ripete nel tempo e, soprattutto, che perde dettagli con il trascorrere delle ere. Volevo contrapporre queste verità universali alla mia esperienza personale (la seconda parte), perché la lettura di Pessoa ha fatto emergere un'emozione a cui ho cercato di dare forma. Il cuore della poesia è nella seconda parte ed è il mio, che si esprime in contrasto con la forza delle prime tre strofe, volutamente inesorabili e dure.
Non avrei partecipato se non mi avesse accalappiata la traccia.
Nelle mie poesie parlo sempre di ciò che provo, della mia esperienza. Non parlo di altri.
Non ho voluto fare riferimento alla presenza di Dio, né alla sua assenza. Il tema del mio testo poetico non è la fede.
La trasformazione della materia, la paura di fronte alla morte e il desiderio di aver costruito qualcosa, di tutto restano tre cose con certezza, che tu creda oppure no, che tu voglia vivere o no, che tu sia pronto o no. L'uomo pensa alla morte, si pone domande e "si crea" risposte.
l'eco millenaria,
nell'Ora,
d'umanità disperante.
L'umanità ha paura della morte quando questa si avvicina, ed è un'eco che si ripete da sempre nella storia.
Le ultime due strofe parlano di me e non dell'uomo in generale.
Nella mia visione l'uomo non si spiana la strada verso la morte, sono io l'ultimo anello della catena di DNA, non ho figli (ninnoli), guardo davanti a me il mistero che mi attende (l'oscurità).
Tuttavia le mie origini mi abbagliano di ricordi, come luci improvvise: voci e volti (colori) a me cari, per questo mi parla. La mia catena non mi parla di molecole, paure e spazi modificati. La mia catena appende all'oscurità luci di memorie e nel mio petto, dove batte un cuore precario (in confronto all'eternità), "guizza" il ricordo di coloro che ho amato.
La prima parte era un pretesto per la seconda, così come Pessoa nella seconda parte suggerisce la sua soluzione.
Nel trascorrere dei secoli si perdono il dettaglio, la storia di ognuno (soprattutto se ti chiami Mario Rossi) e l'amore, il mio tema.
Forse a qualcuno ho trasmesso almeno parte del messaggio, ma con te, purtroppo, ho sentito di aver miseramente fallito. Ti ringrazio comunque per avermi ricordato quanto è importante l'accuratezza delle parole che scegliamo e di come componiamo un testo.
