Di cose sepolte

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Vivevo di cose sepolte
sui fondi dei burroni
col capo mesto
di chi non ha ragioni
di chi sosta sull'orlo
cucito addosso ai sentieri
di pelle avulsi
di cieli chiusi.

Vivevo di ombre nefaste
dal delicato ombreggio
di chi sa sfumare il buio
e svuotarne tesori e leggende.

Vivevo di richiami e corrispondenze
voci interrotte e dal timbro fugace
di chi teme della parola il potere
come magia di antichi graffi
su schiere di schiene di solchi e scavi.

Vivevo seduta tra i corvi
mi portavano fiori appassiti
e grigiori modesti
di chi va oltre le albe
di chi mangia i colori.

S'è detto di fantasmi
dietro e non avanti,
quanto si sbaglia
quanto si inganna
la mente d'esordio e commedia
ai bordi del dramma.
Aras Bauta

Re: Di cose sepolte

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Ciao @BollaDiSapone  :D 
Hai scritto un componimento interessante. La cosa che più mi ha colpito è stata la struttura grammaticale molto scarna, che mi piace leggere ma non scrivere, non so perché. 
Sei andata sul sicuro usando le ripetizione a ogni strofa, molto classico e ci sta. 
Detto questo passo a un analisi leggermente più specifica (ma metto le mani avanti perché non sono un granché come critico letterario  :hm: quindi sentiti libera di cogliere o no quello che dirò)
BollaDiSapone ha scritto: Vivevo di cose sepolte
sui fondi dei burroni
col capo mesto
di chi non ha ragioni
di chi sosta sull'orlo
cucito addosso ai sentieri,
di pelle avulsi
di cieli chiusi.
Da quello che si intuisce nell'ultima strofa, che da' in pratica una sorta di rivelazione sul senso del testo, qui "racconti" la vita di una persona defunta, giusto? In ogni caso buona strofa non cambierei niente a livello di senso e di lessico. Forse avrei aggiunto una virgola alla fine come sopra, poiché anche leggendo a briglia sciolta tendo a soffermarmi più tempo  su "sentieri" ma credo tu abbia scelto apposta questo setting per evitare un ritmo sincopato. 
BollaDiSapone ha scritto: Vivevo di ombre nefaste
dal delicato ombreggio
di chi sa sfumare il buio
e svuotarne tesori e leggende.
Strofa che presa singolarmente sembra più criptica di quella precedente, e infatti spero tu mi deluciderai in merito: ogni strofa ci parla di un " "fantasma" o tutte, 4 esclusa, parlando della stessa persona? niente da segnalare qui.
BollaDiSapone ha scritto: Vivevo di richiami e corrispondenze
voci interrotte e dal timbro fugace
di chi teme della parola il potere
come magia di antichi graffi
su schiere di schiene di solchi e scavi.
Molto bella l'immagine all'ultimo verso, l'unica cosa che mi stona, nel senso che a me non ha dato l'impatto giusto è "magia di antichi graffi". Forse ho capito cosa volevi far passare (per antichi graffi intendi i segni delle lingue antiche? tipo i geroglifici o le stesse incisioni nelle caverne? dimmi tu se sbaglio) però se ciò che credo è giusto non ci sono arrivato in modo immediato durante la lettura. Quindi in quel caso riformulerei il verso o cambierei "graffi". 
BollaDiSapone ha scritto: Vivevo seduta tra i corvi,
mi portavano fiori appassiti
e grigiori modesti
di chi va oltre le albe
di chi mangia i colori.
Anche qui il secondo verso non ha un ritmo armonioso, aggiungerei una piccola pausa. Bella la descrizione indiretta degli "avventori" dei fiori.
BollaDiSapone ha scritto: S'è detto di fantasmi
dietro e non avanti,
quanto si sbaglia
quanto si inganna
la mente d'esordio e commedia
ai bordi del dramma.
Onestamente, nonostante dia qualche risposta quest'ultima strofa è quella che mi ha convinto di meno, soprattutto gli ultimi 4 versi: mi sembrano troppo staccati dal "mood" del resto della poesia. Non so se sia voluto, anche qui mi dirai tu, però a primo impatto mi ingarbugliano il senso senza un vero e proprio sentiero da seguire, sembrano come appartenere a un altro componimento e inseriti dopo, nonostante suonino bene. Infatti non sono riuscito a cogliere in pieno il senso finale della poesia. 
Infine ho colto con piacere anche la quasi-ciclicità delle singole strofe con la ripetizione di "e" congiunzione e "di".

Aspetto con ansia il tuo responso, soprattutto per capire se sono io che non capisco una ceppa o altro :facepalm: e mi scuso se posso essere sembrato un po' brusco. Spero comunque di esserti stato d'aiuto per eventuali migliorie (y)

Re: Di cose sepolte

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Ciao @A Silent Kotobi ti ringrazio per aver letto la poesiola e cercato di donarle una tua interpretazione, non mi sei sembrato affatto brusco, perciò non hai nulla di cui preoccuparti e, anzi, accolgo proprio per le eventuali migliorie non tanto del componimento che viene di volta in volta analizzato, ma per il poetare futuro. Cercherò, adesso, di accontentare al meglio la tua curiosità e chiarire qualche punto.
A Silent Kotobi ha scritto: qui "racconti" la vita di una persona defunta, giusto?
Non esattamente. La poesia è abbastanza intima, funge da specchio sia per me che per i lettori, perciò andrebbe anche bene un'interpretazione diversa dalla mia. Qui, la persona è viva, ma ci sono diversi modi di morire che differiscono da essere o meno defunti. La linea che funge da confine tra una vita che si vive e una vita in cui si muore qui è assai assottigliata e anzi: 
BollaDiSapone ha scritto: di pelle avulsi
di cieli chiusi.
i sentieri, qui, sono di pelle avulsi e di cieli chiusi. Il cuore della poesia è proprio racchiuso della strofa che ti ha convinto meno, regge come una sorta di gancio concettuale tutta la scena racchiusa: 
BollaDiSapone ha scritto: S'è detto di fantasmi
dietro e non avanti,
quanto si sbaglia
quanto si inganna
la mente d'esordio e commedia
ai bordi del dramma.
si è sull'orlo di un burrone, dopo aver investigato di cosa "vivevo" in ogni strofa ci si accorge che quello stesso "vivevo" è fatto di un tipo d'oscurità che rimanda, appunto, alla morte e ai suoi fantasmi. I vari richiami ne approfondiscono un lato: le ombre, i richiami, i corvi, per poi concludere proprio con i fantasmi. Guardando con queste linee intrecciate dentro di sé verso il fondo del burrone, la consapevolezza che vi giace è che i fantasmi non sono solo quelli del passato, non è una faccia della medaglia e quando si uccide il proprio futuro diventa anche una distrazione: per far finta che non ci siano, lì sotto, tutti i fantasmi che non sono potuti essere. La mente d'esordio e commedia mente a se stessa ai bordi del dramma. 
A Silent Kotobi ha scritto: per antichi graffi intendi i segni delle lingue antiche? tipo i geroglifici o le stesse incisioni nelle caverne? dimmi tu se sbaglio
Antichi graffi è un'immagine ibrida: un tempo si pensava che la parola fosse magica, che possedesse un potere, una concezione molto antica (tribù, per intenderci), ho preso ciò è l'ho fuso con i graffi che sono la traccia, seppur non visibile se non attraverso la scrittura e le parole, di dolori che hanno un potere che, se sfruttato, diventa un potenziale per far sbocciare qualche cosa anche ai bordi del buio.

Spero di aver soddisfatto la tua curiosità e specifico che questa piccola mia visione è dovuta a quanto finora ho appreso, molto spesso le poesie si rivelano davvero e completamente dopo tempo.
Un saluto, a presto! :flower: 
Aras Bauta
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