Racconto di donna

1
 
Sono consapevole di quanto poco saggio sia perseverare a scrivere di un universo che non mi appartiene. Per quanto le parole di Racconto di donna possano sembrare romantiche, rappresentano in primo luogo un esercizio razionale motivato dal fascino che esercita su di me la psicologia delle persone, in particolar modo quella fondata su presupposti diversi dai miei. Capire il pensiero degli altri è indispensabile quando si desidera capire il proprio fino in fondo e comunque è fondamentale nella gestione dei rapporti sociali, perché spesso un’intuizione consente di aggirare i difetti altrui (e gestire meglio i propri) disinnescando gli attriti e i potenziali conflitti. E, diciamolo, si vive meglio quando si va d’accordo.
Di questi tempi in cui si alternano le trite elegie maschili della donna (come se tutte le donne fossero uguali e prive di difetti) e, ahimè, i colpi di coltello (e il concetto di possesso che sottendono), il pensiero femminile continua a intrigarmi. Cerco quindi di approcciarmi ad esso con la dovuta umiltà, discrezione e obbiettività, e con parole ovviamente fallibili.
RACCONTO DI DONNA
 
 
Se vuoi ti parlo dell’uomo per cui
mi sono scaldata e innamorata, l’uomo
che ho conosciuto col vento d’aprile
e come il vento mi ha tolto il respiro
senza farmi del male
 
Un uomo privo di sufficienti parole
per i pensieri, e con un cielo fitto di nuvole
scure sulla fronte, consumato come
un albero in fiamme, spezzato
dal fulmine
 
Un uomo avvezzo alla sorte avversa
rude nell’approccio, eppure gentile
con me, capace di fermare le mani ruvide
per lasciar tempo alla bocca di baciarmi
come volevo
 
Un uomo privo di sufficienti mezzi
per fare di me una signora, ma
con il riguardo di pensarmi amica
quando gli anni hanno smesso
di usarmi la stessa cortesia
 
E io che ho conosciuto la necessità
estrema che una donna può avere
di un’esclusiva delicatezza
potevo forse non apprezzare?
 
Un uomo che era un uomo e non
un’imitazione come quegli altri, privi
dei sufficienti pensieri per le parole
Quelli che inciampano sempre
nel proprio interesse e sanno dire
solo ciò che vuoi sentire
 
Perché una donna che è donna
non si compra certo coi soldi
ma nemmeno con una poesia
E la felicità è borghese
poco romantica e
non mi incanta
non più
 
E perché essere donna
non è mai stata una bella favola
credimi, e se dicono di amarti
tu all’amore credici sempre
soltanto quando
lo vedi

Re: Racconto di donna

2
Buongiorno @Bob66 
ti commenterò perché spero di riuscire a partecipare al contest, solo per questo, se no ti direi solo: incantata. :-)
La tua poesia "Racconto di donna" la trovo incantevole, preziosa e profonda.
Ovviamente non ne condivido in pieno i pensieri, ma apprezzo moltissimo il tuo sforzo di immedesimazione; credo anche tu abbia un buon dialogo con qualcuna di noi per sapere scrutare nel nostro animo silenzioso.  (y)

Ma andiamo alle parole:
io sono una che delle parole si innamora. Rimango accecata da qualcuna di loro e inciampo sempre lì e anche quando tutto intorno c'è solo "fuffa" per me basta così. Nel tuo caso nulla è fuffa, ovvio.
Ebbene, in questa tua poesia le parole di cui mi sono innamorata sono state:
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
capace di fermare le mani ruvide
per lasciar tempo alla bocca di baciarmi
come volevo
e poi ancora:
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
con il riguardo di pensarmi amica
quando gli anni hanno smesso
di usarmi la stessa cortesia
ecco, un uomo capace prima di pensare una cosa simile e poi anche di scriverla con la delicatezza che hai usato tu, può tutto, ha già vinto, ha capito l'animo umano, secondo me.
Che poi aggiunga stupidaggini tipo:
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
E la felicità è borghese
poco romantica e
non mi incanta
non più
 
pazienza.  :D
La felicità mi incanterà sempre. Io voglio l'infinito, lo voglio, lo voglio e lo voglio. Tiè.
E la felicità è romantica.
E la poesia pure.
E un uomo rude capace di fermare le mani e usare la bocca è poesia pura solo che... si scrive con altre parole, in altre lingue, ma è pur sempre poesia.


Il finale l'ho trovato ambiguo: meraviglioso!
Sembrerebbe quasi mancare una e tra sempre e soltanto, così la frase avrebbe un senso.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
tu all’amore credici sempre
soltanto quando
lo vedi
Senza quella e ha un altro senso.
Avresti potuto mettere un "ma" prima di soltanto, non l'hai fatto.
Hai scritto quella cosa lì, ritengo fosse proprio quello che volevi, le parole sono pesate, pensate, scelte, si capisce, nulla è lasciato al caso.
Mi sta bene così, finale ambiguo. Lo accetto, mi piace molto. Tipico delle donne. Lo capisco a modo mio e va bene così.

Ah, un'altra cosa, la ripetizione di "un uomo privo di sufficienti..." la trovo bellissima e struggente, io avrei insistito, lo avrei ripetuto ancora, anche nella VI strofa, se si chiama strofa (come avrai intuito io di poesia non ci capisco niente, ma ho orecchi e occhi e cuore sufficienti per vedere la bellezza quando c'è)  :love:

Insomma, la tua poesia l'ho trovata incantevole, illuminante, armoniosa, musicale e vera come sanno essere vere le cose che quando le leggi ti rimangono addosso.

Complimenti Bob66, mi sei davvero piaciuto tanto.
per te
A disposizione per chiarimenti sull'animo femminile  :P
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Racconto di donna

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paolasenzalai ha scritto: se no ti direi solo: incantata. :-)
La tua poesia "Racconto di donna" la trovo incantevole, preziosa e profonda.
Wow. Detto da una donna lo prendo come un grandissimo complimento
paolasenzalai ha scritto: credo anche tu abbia un buon dialogo con qualcuna di noi per sapere scrutare nel nostro animo silenzioso.
Ahahah. Glielo farò sapere.
paolasenzalai ha scritto: La felicità mi incanterà sempre. Io voglio l'infinito, lo voglio, lo voglio e lo voglio. Tiè.
E la felicità è romantica.
E la poesia pure.
Ahahaha, mi piace come la metti. Però tengo molto anche a quei versi e se sono una stupidaggine amen, me ne farò una ragione  :). La poesia, per quello che è il mio modo di vedere, non è fatta di affermazioni, ma di sfumature, doppi sensi, metafore, ed ogni parola muta il proporio significato in relazione a quelle adiacenti, per cui do per scontato che quando accosto i vocaboli "felicità" e "borghese", la felicità a cui mi riferisco è una buona sistemazione economica, che una donna intelligente potrebbe anche decidere di barattare con qualcos'altro se il prezzo da pagare è una vita sterile e noiosa. Il punto è che se mi volto indietro, col senno del poi, non posso fare a meno di constatare che i rari momenti di felicità non mi hanno insegnato nulla, a differenza dei momenti più difficili e sofferti (un po' come nei commenti: i complimenti fanno un sommo piacere, indubbiamente, ma non ti fanno migliorare nella scrittura, no?). Quindi ci sta che una donna, ma anche un uomo, possa dall'alto della propria esperienza, o dal basso, avere la sufficiente consapevolezza per valutare che valga la pena una relazione più faticosa se il potenziale emotivo è maggiore di quello materiale. Eppoi scusa s'è mai visto un film che parli interamente di felicità? Mai! Sai che palle. Al massimo cinque minuti di lieto fine dopo due ore di travaglio e sofferenza. Vorrà pur dire qualcosa.
paolasenzalai ha scritto: Sembrerebbe quasi mancare una e tra sempre e soltanto, così la frase avrebbe un senso.
Ahhh, il fascino della poesia, lo vedi? Metti una piccola "e" e cambia tutto mentre io invece adoro, e sottolineo adoro, quella contraddizione che si viene a creare tra i due versi "credici sempre" - stacco - "soltanto quando". Il secondo verso sembra inizialmente negare il primo, per poi completarlo e dargli il significato che volevo.
paolasenzalai ha scritto: Tipico delle donne. Lo capisco a modo mio e va bene così.
Fantastico. Un fiore  :rosa:
paolasenzalai ha scritto: (come avrai intuito io di poesia non ci capisco niente,
Dicono tutti così, io compreso :P . Ma concordo in pieno con la seconda parte della tua frase. Credo veramente nel valore oggettivo (e terapeutico, quante volte l'ho detto ormai?) della poesia. Le belle parole arrivano sempre. Non devono servire codici o metriche particolari, solo le giuste pause, l'eleganza, l'originalità, la profondità, l'acutezza, l'autenticità... e tanto altro 
paolasenzalai ha scritto: Complimenti Bob66, mi sei davvero piaciuto tanto.
E a me il tuo apprezzamento anche di più. Ciao Paola  :super:

Re: Racconto di donna

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Carissimo, è da tanto tempo che volevo soffermarmi su questi tuoi versi. Lo faccio oggi, in occasione dell'ultima edizione annuale del Mezzogiorno d'inchiostro. 
Nella prefazione in spoiler delinei le tue ottime intenzioni, sottolineando che consideri "poco saggio" perseverare a scrivere di un universo che non ti appartiene. Lo reputo invece interessante e molto lodevole.

Siccome, attraverso gli scritti, ormai un po' ci si conosce e ci si apprezza, so che posso permettermi di essere molto sincera nel condividere quella che è stata la mia impressione su questa poesia sin dalla prima lettura. 
Dunque: secondo me vi è nel componimento un che di stereotipato (e l'assurdo è che ciò accade proprio in un testo che pare voler abbattere gli stereotipi); non sento naturalezza nel monologo di lei, ma artificio. Forse perché dietro l'io lirico femminile vi è un uomo? Può darsi, ma se la poesia fosse scritta da una donna, per me sarebbe lo stesso. Dovendo definire meglio, direi che qui si parla di un uomo "perfetto", il quale però, attraverso gli occhi di lei, appare volutamente "imperfetto". È difficile mettere per iscritto tali sensazioni volatili, provo quindi a esaminare da vicino il componimento.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 amRACCONTO DI DONNA
Il titolo è limpido: l'io lirico è rappresentato da una donna, pertanto tutto il contenuto del componimento va letto come se fosse filtrato da uno sguardo femminile, cui tu, in quanto autore, dai voce.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Se vuoi ti parlo dell’uomo per cui
mi sono scaldata e innamorata, l’uomo
che ho conosciuto col vento d’aprile
e come il vento mi ha tolto il respiro
senza farmi del male
L'io lirico, una donna, si rivolge a un interlocutore, uomo o donna non sappiamo. Noi che leggiamo siamo "il destinatario" dei versi e partecipiamo al gioco, come sempre in poesia. Non possiamo, però, sottrarci del tutto all'evidenza che, seppure l'io lirico è femminile, l'autore, come scrivevo sopra, non lo è. E infatti già appaiono, a mio modestissimo avviso, gli sterotipi cui accennavo. L'uomo "scalda e toglie il respiro" apparendo nella vita di lei nel bel mezzo della primavera, precisamente in aprile, che è anche, poeticamente parlando, "il mese più crudele". Il fatto che egli "tolga il respiro" vuol dire, immagino, che l'innamoramento è stato immediato e totale, il che, di solito, non è disgiunto da un certo dolore. Per questo non mi convince del tutto che egli tolga il respiro "senza fare del male".
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Un uomo privo di sufficienti parole
per i pensieri, e con un cielo fitto di nuvole
scure sulla fronte, consumato come
un albero in fiamme, spezzato
dal fulmine
L'immagine dell'uomo che l'io lirico-donna ci comunica mi appare paragonabile (ma è ovvio che il mio pensiero può essere errato) a quella del "tenebroso" tipica di molta letteratura e molta cinematografia: l'uomo pensoso, con una vita tempestosa alle spalle, sfuggente, mai banale, molto passionale.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Un uomo avvezzo alla sorte avversa
rude nell’approccio, eppure gentile
con me, capace di fermare le mani ruvide
per lasciar tempo alla bocca di baciarmi
come volevo
Eccolo qui, il bel tenebroso: rude ma gentile, fiero, seduttivo e appassionato.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Un uomo privo di sufficienti mezzi
per fare di me una signora, ma
con il riguardo di pensarmi amica
quando gli anni hanno smesso
di usarmi la stessa cortesia
Se fosse ricco, la "lei" che parla potrebbe sembrare averlo scelto (o accettato) per i soldi: ravviso qui, pertanto, uno stereotipo al contrario. La mancanza di denaro diviene di per sé un "valore".
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
E io che ho conosciuto la necessità
estrema che una donna può avere
di un’esclusiva delicatezza
potevo forse non apprezzare? 
Il tenebroso in questione non solo è passionale, ma anche delicatissimo: tutto è, difatti, tranne che un play-boy.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Perché una donna che è donna
non si compra certo coi soldi
ma nemmeno con una poesia
E la felicità è borghese
poco romantica e
non mi incanta
non più
Che la felicità sia "borghese" mi sa di bohème, la quale, invece, nell'immaginario, è appunto molto "romantica". 
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Un uomo che era un uomo e non
un’imitazione come quegli altri, privi
dei sufficienti pensieri per le parole
Quelli che inciampano sempre
nel proprio interesse e sanno dire
solo ciò che vuoi sentire
Questa strofa, secondo me, è eccessivamente semplificatoria: tra il bel tenebroso e gli uomini idioti vi è una gamma vastissima di esemplari.
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
perché essere donna
non è mai stata una bella favola
credimi, e se dicono di amarti
tu all’amore credici sempre
soltanto quando
lo vedi
Un bel finale, in cui gli stereotipi vengono meno.
Mi complimento per la tua inesausta voglia di provare ambiti nuovi e spero di ritrovarti al più presto tra queste pagine.
Grazie, @Bob66.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Racconto di donna

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@Ippolita
Ciao, Ippolita. Il commento è intrigante, in quanto l'esser messo in discussione mi induce a rivalutare quanto scritto. Comincio dalle cose a cui riesco a rispondere più facilmente.
Ippolita ha scritto: direi che qui si parla di un uomo "perfetto", il quale però, attraverso gli occhi di lei, appare volutamente "imperfetto". È difficile mettere per iscritto tali sensazioni volatili
Conosco le sensazioni volatili, proprio quelle a cui tenta di dar corpo la poesia , credo.
Perfetto perché? L'ho visto come una figura maschile taciturna, rude nei modi forse perché avvezza alla solitudine e reduce da esperienze di vita a loro modo usuranti nel corpo e nello spirito. Non mi pare che siano le caratteristiche per antonomasia della perfezione, non come si intende normalmente in una persona. Forse la gentilezza, dunque, ma ho conosciuto alcuni uomini indotti proprio dalla vita difficile che li ha resi schivi, a una maggior consapevolezza delle esigenze altrui, spesso simili alle loro.
Ippolita ha scritto: Il fatto che egli "tolga il respiro" vuol dire, immagino, che l'innamoramento è stato immediato e totale, il che, di solito, non è disgiunto da un certo dolore
 Non sono una donna, ovviamente, però mi è capitato di riscontrare diverse analogie tra i sessi (nello spoiler inserisco una delle prime poesie semplici semplici che coglie bene il concetto), mentre le differenziazioni più sbandierate appartenevano più alla sfera dell'idealizzazione che della realtà vera e propria del corpo e dello spirito. Credo che la donna, come l'uomo, si innamori più del proprio futuro (idealizzato) accanto a una persona, che della persona stessa della quale spesso non conosce e non vuole conoscere le caratteristiche che collidono con quell'immagine di futuro, nella propria testa. Caratteristiche che le si riveleranno poi, allora sì con dolore, nel corso della successiva convivenza.
Nel film Babel c'è una sequenza in cui Brad Pitt aiuta la moglie Kate Blanchett (credo) ferita da un colpo d'arma da fuoco, a orinare (se qualcuno pensa che io sia disposto a scrivere fare pipì, ha visto un film, appunto). Quella era ed è la mia rappresentazione ideale dell' amore reale, concreto, ma nell'innamoramento non ho mai visto dolore (a meno di non essere corrisposti, ovviamente), come del resto non ho mai visto molta attinenza con la realtà.
Ippolita ha scritto: mi appare paragonabile (ma è ovvio che il mio pensiero può essere errato) a quella del "tenebroso" tipica di molta letteratura e molta cinematografia: l'uomo pensoso, con una vita tempestosa alle spalle, sfuggente, mai banale, molto passionale.
 Io appartengo a quella generazione cresciuta più nell'immaginario televisivo e cinematografico che nella vita vissuta, come si suol dire. Anche perchè la vita vissuta (come potrebbe essere quella di Hemingway, cito il primo che mi viene in mente), al pari dell'avventura, mi ha sempre attirato molto poco. E tuttavia la figura maschile a cui mi sono ispirato è reale, anche se probabilmente meno affascinante di quelle virtuali evocate dalle parole stesse.
Ippolita ha scritto: Eccolo qui, il bel tenebroso: rude ma gentile, fiero, seduttivo e appassionato.
Rude e gentile ok (anche se continuo a non considerarli come stereotipi), ma fiero non saprei (io me lo immagino abbastanza male in arnese, come si dice), seduttivo direi può darsi ma certo non intenzionale, e appassionato... be', se avere il desiderio di far sesso con una donna è sintomo di passione, da uomo la ritengo una cosa piuttosto comune
Ippolita ha scritto: La mancanza di denaro diviene di per sé un "valore".
La mancanza di denaro, o meglio del desiderio di denaro, è assolutamente un valore. In questi nostri anni in cui, cito Galimberti, è venuta meno qualsiasi figura istituzionale contro cui operare una rivoluzione perchè tutti noi abbiamo di fronte soltanto il Mercato che è un'entità astratta, l'unico ideale veramente rivoluzionario è il disconoscimento del denaro. Questo non significa, ovviamente, che io come tutti non ne abbia bisogno. Diciamo che me ne preoccupo solo quando viene a meno. E comunque mi fa schifo :P
Ippolita ha scritto: Che la felicità sia "borghese" mi sa di bohème, la quale, invece, nell'immaginario, è appunto molto "romantica".
   Non sono d'accordo. Il dolore è romantico, il desiderio inappagato è romantico, anche la morte sa essere romantica, ma la felicità è come la pancia piena, cinematograficamente parlando. Non regge nemmeno novanta miseri minuti di trama. Ma insomma, nessuno qui si ricorda di Lady Oscar e del bell'Andrè? Cazzo, prima rimane cecato, poi, quando dopo una vita lei finalmente gliela dà, pardon, si concede, nella puntata successiva lo fanno fuori. E che cazzo, la sfiga è romantica!!!  
Ippolita ha scritto: tra il bel tenebroso e gli uomini idioti vi è una gamma vastissima di esemplari.
Bel tenebroso è sicuramente uno stereotipo, ma non è l'uomo di cui ho scritto. Però è vero che la gamma di mezzi idioti è vasta. Solo che la figura del mezzo, in letteratura, non prende. E tu dovresti sapere che io odio i quasi e i forse e che se fossi un editor ne farei strage. Troppo comodo dire era quasi così o quasi colà. O sei o non sei.

Grazie per il bel commento critico. Tu sai che io difendo sempre a spada tratta ciò che scrivo (se non ci credessi non lo avrei scritto, è un assunto molto semplice), ma che allo stesso tempo adoro la discussione. Ciao Ippolita!  :super:


SERA

Gli stessi umori
la stessa voglia
la differenza quell’unico gesto
d’aprir le gambe
che accoglie l’uomo

Giunge il crepuscolo,
delle mani calde
il palmo raccoglie
il soffio vicino
di parole lontane.

Re: Racconto di donna

7
@Bob66

Carissimo, 
provo a rispondere ad alcune delle tue osservazioni. È solo una prima puntata, però.
Bob66 ha scritto: lun dic 13, 2021 10:40 pmPerfetto perché? L'ho visto come una figura maschile taciturna, rude nei modi forse perché avvezza alla solitudine (...) Forse la gentilezza, dunque
Quello che descrivi rappresenta l'uomo perfetto perché, nonostante le durezze della vita, rimane accogliente e generoso. Le durezze lo temprano ma non lo inaridiscono: egli sa aspettare, sa capire, sa guardare oltre. E difatti l'io lirico, più avanti, lo sottolinea:
Bob66 ha scritto: dom mag 30, 2021 10:42 am
Un uomo che era un uomo e non
un’imitazione come quegli altri
Gli altri. Quelli che le fiamme e i fulmini della vita hanno consumato e spezzato: nel loro animo non vi è posto per nessuno, pare dirci l'io lirico. Non sono uomini veri, ma "imitazioni". 
Da tale dicotomia ho tratto il concetto di perfezione; questa "perfezione", sottesa appunto all'affermazione che si tratta di un "uomo che è un uomo" e profondamente rappresentativa dell'immaginario femminile, continua a farmi pensare al "bel tenebroso" di cui sopra e, pertanto, a uno stereotipo, seppur molto simpatico e affascinante.
Bob66 ha scritto: lun dic 13, 2021 10:40 pmNon mi pare che siano le caratteristiche per antonomasia della perfezione, non come si intende normalmente in una persona.
Non della perfezione intesa in senso assoluto (e poi, con quale criterio oggettivo la potremmo misurare?), ma di quella "perfezione imperfetta" che si è andata costituendo nel corso del tempo in relazione alla figura maschile; pensiamo, per prendere un esempio letterario antico, alla figura di Odisseo. Egli, naufrago sull'isola dei Feaci, nudo, stremato dal dolore e dagli eventi, incontra la vergine Nausicaa. Odisseo è intelligente: non si avvicina, perché sarebbe disdicevole, ma la blandisce di lontano con dolci parole e solo dopo le chiede aiuto.

"Io mi t'inchino, signora: sei dea o sei mortale?
(...) 
Ma soprattutto beatissimo in cuore chi (...) ti porterà a casa sua".

Per un esempio non fittizio mi viene in mente Che Guevara e la sua affermazione secondo la quale "bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza". 

A presto, e grazie per la pazienza.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Racconto di donna

8
Ippolita ha scritto: Quello che descrivi rappresenta l'uomo perfetto perché, nonostante le durezze della vita, rimane accogliente e generoso. Le durezze lo temprano ma non lo inaridiscono: egli sa aspettare, sa capire, sa guardare oltre. E difatti l'io lirico, più avanti, lo sottolinea:
Ciao Ippolita. Lieto di risentirti.  :flower: Capisco quello che dici e in effetti nell'ambiente in cui mi muovo per la gran parte delle mie giornate lavorative gli uomini inariditi sono più la regola che l'eccezione. Naturalmente ci sarebbe da valutare esattamente che cosa significhi inaridirsi, e io sono propenso a usare almeno due delle parole che hai usato tu. Capire e guardare. Capire nel senso di essere in grado di comprendere logiche di pensiero diverse dalle proprie, e apprezzare proprio quella diversità invece di cercare, come sempre succede nel mondo - dalle questioni di fede a quelle politiche, intellettuali, di orientamento sessuale e chi più ne ha più ne metta - la conferma di quelle che ci appartengono. Guardare nel senso di saper tenere separati sguardo ed ego. Naturalmente, oltre a saper guardare bisogna anche saper vedere, che è tutta un'altra faccenda.
Ippolita ha scritto: Non della perfezione intesa in senso assoluto (e poi, con quale criterio oggettivo la potremmo misurare?),
Appunto. Quando ho scritto "un uomo che è un uomo" mi riferivo più all'umanità dell'individuo più che alla sua mascolinità, anche se il sesso di una persona, senza voler generalizzare facile, stabilisce delle diversità oggettive che non possono essere ignorate. Saper guardare e capire, però, credo siano qualità universali che vanno oltre il genere. Ne consegue che deve esistere per forza uno spazio comune sul quale incontrarsi e confrontarsi. Intendo per un uomo e una donna. 
Ippolita ha scritto: mi viene in mente Che Guevara e la sua affermazione secondo la quale "bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza".
Non sono un fan del genere rivoluzionario, anche se a volte viene da pensare che la violenza e i punti di rottura siano l'unico modo in cui il mondo e il genere umano sappia cambiare. L'affermazione però offre lo spunto in merito alla riflessione sull'effettiva fattibilità di un tale assunto. Mi viene da pensare che nel momento in cui ci si indurisce (niente battute, eh) inevitabilmente si perda qualcosa. Succede. Credo sia successo anche a me, ma non rimpiango nulla. La vita segue i suoi percorsi. Certo non voglio credere sia giusto perdere la speranza nelle persone. Questo mai. Preferisco alzare l'asticella della mia tolleranza in merito ai difetti umani. Anche i miei, naturalmente.
Ippolita ha scritto: A presto, e grazie per la pazienza.
 Ma quando mai. Grazie a te, @Ippolita. A risentirci!  :)

Re: Racconto di donna

9
Mm, a gambe tese esprimo il mio parere soggettivo che, in realtà, si collega al pensiero di @Ippolita. Cercherò di aggiungere qualcosa in più, le ripetizioni non piacciono a nessuno. 

Indubbiamente entrare in una sfera non propria è decisamente notevole, in quanto poniamo alle strette e in discussione quelli che sono i pilastri fondamentali del nostro essere nei vari campi del: vedere, sentire, pensare e via discorrendo. Penso che l'effetto stereotipato, di cui confermo la presenza, sia dovuto al tentativo di ridurre in generale ciò che forse avrebbe funzionato meglio nell'individuale. 
Mi spiego meglio. 
Vuoi addentrarti nella mente femminile, giusto? Perché, dunque, non muoversi per particolarità così come ci si pone nella stesura di un personaggio, protagonista o secondario che sia, di un libro. L'errore potrebbe essere insito anche nella separazione netta tra uomini e donne, come se i nostri cervelli funzionassero in modo totalmente diverso, quando in realtà è tutto più sfumato e dai confini individuabili, perché in fondo ognuno funziona a modo suo a prescindere.
Posso anche aver interpretato in modo sbagliato e in tal caso mi scuso, ma ho avuto l'impressione di un tentativo di trarne una regola principale o una via privilegiata di accesso per spianare meglio la strada. Comprendere la psiche altrui è affascinante, ne sono macchiata anche io da questa fame insaziabile, e talvolta risulta abbastanza massacrante in quanto non esistono scorciatoie per ramificazioni infinite. 
Concludo il mio consiglio, se così può essere chiamato o se può risultare lontanamente utile, con un'esortazione a continuare con un approccio più di polso e prendendo maggiori punti di vista molto più selezionati con una mira più amalgamata. Rendi il tuo racconto di donna tanti piccoli frammenti di racconti di donne, vedrai che sarà molto più interessante, forse ancora non esaustivo per la profondità che vuoi raggiungere, ma in fondo chi ha fretta? 

Ti saluto, è stato bello leggerti. Alla prossima :) 
Aras Bauta

Re: Racconto di donna

10
BollaDiSapone ha scritto:
BollaDiSapone
Indubbiamente entrare in una sfera non propria è decisamente notevole, in quanto poniamo alle strette e in discussione quelli che sono i pilastri fondamentali del nostro essere nei vari campi del: vedere, sentire, pensare e via discorrendo.

Ho la netta impressione che parte dei commenti si siano concentrati più sullo spoiler che sulla poesia stessa (e credo che lo sbaglio sia stato mio ad inserirlo, anche se la premessa è onesta e sincera, come del resto la poesia), poesia che non si propone nulla di così altisonante come parrebbe evincersi dalle tue righe sopra ma che possiede una particolarità curiosa di cui mi sono reso conto dopo averla scritta, sviscerandola nei commenti precedenti: in un certo senso è un paradosso, perché in effetti e malgrado il mio proposito di confrontarmi con la psiche femminile, poi la poesia parla di un uomo. Eppure poesia e premessa risultano coerenti, credo, perché in primo luogo l'uomo è visto attraverso gli occhi della donna (e in questo sta la coerenza tra intento e risultato, perché inevitabilmente gli occhi sono i miei) e in secondo perché quello che il titolo definisce come racconto, in realtà si realizza più nella ricerca di un modello maschile che sia consono alle aspettative femminili che non liquiderei come una gamma di sfumature, malgrado i ruoli sociali siano profondamente cambiati, ma che sarei più propenso a considerare, per quella ovviamente che è la mia circoscritta esperienza, come un approccio mentale alle cose della vita ancora saldamente in essere.

Penso che l'effetto stereotipato, di cui confermo la presenza, sia dovuto al tentativo di ridurre in generale ciò che forse avrebbe funzionato meglio nell'individuale. 

Ma in questo consiste la poesia, intendo questa poesia. Il cercare di definire un'etica maschile - spesso latitante, nella realtà, e naufragata in una puerile idealizzazione dei più triti stereotipi sessuali, quand'anche in banali rapporti di interesse (anche reciproco, certo, è normale) -  che possa tenere il passo di quella femminile, certamente tutt'ora più forte e presente, perlomeno nelle donne della mia generazione. Voglio dire che l'approccio è filosofico, e credo che in questo si possa essere ravvisata una certa stereotipizzazione, cioè nella generalizzazione di una ricerca di linee guida che possano definire l'etica di cui sopra. Ovviamente io non sono dello stesso parere, in merito alle osservazioni, ma è un punto di vista assolutamente legittimo che, quand'anche corrispondesse alla realtà, non inficia la bontà dell'assunto. 

Rendi il tuo racconto di donna tanti piccoli frammenti di racconti di donne, vedrai che sarà molto più interessante, forse ancora non esaustivo per la profondità che vuoi raggiungere, ma in fondo chi ha fretta? 

Molto gentile, ma non tutti qui postano per diventare scrittori o risultare interessanti eh. C'è ancora chi scrive per istinto e puro piacere, e converrai anche tu che, da questo punto di vista, non ha molto senso dare consigli o proporre modelli alternativi. Si scrive della propria realtà, che è una sola e non può essere altra. Chi è che generalizza ora, ahahah?  :P
Ciao e grazie del passaggio, che mi ha permesso di aggiungere altri tasselli importanti alla consapevolezza di ciò che si scrive. 
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