I limiti di una battaglia

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I nostri eroi (si fa per dire…) arrivano sul campo di battaglia. La battaglia me la sono studiata nei particolari e “spinge” per essere “raccontata”. Ma il portatore del punto di vista ne vive solo una parte, interessante ma limitata. Per il buon andamento della trama, tutto il resto dell’ambaradan serve a ben poco. Un pesante spiegone distrarrebbe il lettore preparato, che sa già tutto, e anche il lettore un pressappoco, che non gliene importa un fico secco. Se poi qualcuno volesse approfondire, ci sono i libri di storia. Insomma: ambiento nella battaglia, ma senza fare il saputello addentrandomi negli inutili perché e percome. Giusto?

Re: I limiti di una battaglia

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Fraudolente ha scritto: dom giu 16, 2024 8:29 amambiento nella battaglia, ma senza fare il saputello addentrandomi negli inutili perché e percome. Giusto?
Da quello che dici, non vedo alternative.
Se esiste un testo che la spiega dettagliatamente nel modo in cui tu la vorresti raccontare potresti citarlo in una nota a piè di pagina. Non una ragnatela di note, ma una unica che rimanda a quel testo, per chi vuole approfondire.
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Re: I limiti di una battaglia

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Ciao @Fraudolente

Sono d’accordo che i protagonisti di una storia che si trovano in mezzo a una battaglia non debbano necessariamente spiegare le cause socio-politiche di questa battaglia, inserita nell’ambito di una guerra più vasta, magari di una certa importanza e rilevanza storica. Ma qualche particolare funzionale, sensoriale, ritengo lo si debba pur dare a livello ambientazione, a livello introspettivo dei personaggi.
Non so di che battaglia, di che epoca si tratti. Se hai fatto cenno al fatto che per i particolari il lettore possa andarsi a leggere un testo storico penso sia qualcosa avvenuto realmente.
Se ad esempio i tuoi protagonisti sono nella prima Guerra Mondiale, italiani, non c’è  certo bisogno che citi tutte le battaglie del Piave,  un’inquadratura però devi darla, non so: una scena in trincea in un momento di pausa, i soldati che mangiano, fumano, qualcuno che dice qualcosa, altri che interpretano, parlano; indirettamente dicono al lettore cosa stanno facendo, perché sono lì: presidiano un luogo, si preparano a un attacco, attendono ordini, sono preoccupati. Considera che molti soldati non sapevano certo tutta la politica e le cause che avevano portato alla guerra. Sono lì e si guardano attorno, annusano, guardano, cercano di capire e tu dovresti, attraverso i loro interrogativi e pensieri dare al lettore la giusta inquadratura che poi proseguirà soggettivamente a seconda delle conoscenze storiche di chi legge o anche non avendo tutte queste conoscenza si farà un’idea bastante a godere il testo. Una visione cinematografica per intenderci.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: I limiti di una battaglia

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Marcello ha scritto: dom giu 16, 2024 10:29 am Se esiste un testo che la spiega dettagliatamente nel modo in cui tu la vorresti raccontare potresti citarlo in una nota a piè di pagina. Non una ragnatela di note, ma una unica che rimanda a quel testo, per chi vuole approfondire.
Il mio editore di un tempo mi fece allegare una bibliografia. Forse, come fanno autori molto "più" (ma più più) noti di me, basterebbe una notula in fondo al romanzo, di quelle che leggono in pochi, dove si citano velocemente la vicenda storica e la sola fonte più importante. 
Alberto Tosciri ha scritto: dom giu 16, 2024 11:30 amConsidera che molti soldati non sapevano certo tutta la politica e le cause che avevano portato alla guerra. Sono lì e si guardano attorno, annusano, guardano, cercano di capire e tu dovresti, attraverso i loro interrogativi e pensieri dare al lettore la giusta inquadratura che poi proseguirà soggettivamente a seconda delle conoscenze storiche di chi legge o anche non avendo tutte queste conoscenza si farà un’idea bastante a godere il testo. Una visione cinematografica per intenderci.
Nel mio caso, il portatore del punto di vista è un ragazzotto alle prime armi, che vede attraverso il filtro della recluta, e non può valutare con il criterio di un veterano. E neppure di uno storico. Vive l'esperienza ingenuamente, fa quello che gli tocca fare, e non si rende conto della situazione. L'ambiente è una battaglia medievale realmente accaduta. Le fonti riportano due versioni, simili ma diverse. Ho scelto quella che più si adatta alla trama. Mi scoccia, per esempio, non dire perché Tizio suoni le campane, e neppure fare il nome suo e quello dei suoi compari. Tuttavia, anche se il mio ragazzotto non ne sa il motivo, e neppure può immaginare chi sia il tizio sul campanile, il lettore dovrebbe intuire comunque quello che succede. 
Da giovanissimo lessi "Vacanze Matte", di Richard Powell, senza rendermi conto che il protagonista è un tontolone.  Scritto in prima persona, il romanzo è visto attraverso il suo filtro. Ho capito la faccenda rileggendolo quando avevo dodici anni.  E me lo sono riletto da poco per imparare dove siano i limiti: una sorta di risciacquo in Arno. 
Da piccolo fregavo i libri di nascosto dalla libreria di mio padre. Ho letto di tutto, dai romanzi storici a quelli di Delly, i preferiti di mia sorella, che ha diciotto anni più di me.
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