E niente,
@Fraudolente (fa anche rima).
Se dovessi avere bisogno di un alpha o un beta reader, sappi che hai appena trovato un volontario.
Ero già incuriosito per i brevissimi spezzoni che avevi postato in queste settimane, ma dopo aver letto questo frammento sono ancora più convinto.
Il tuo stile è esattamente quello che piace a me: preciso, non una parola fuori posto, adatto al contesto e, in questo caso, all'epoca.
Non ho trovato refusi e non ho notato problemi né nella prosa né nella costruzione delle frasi. Dialoghi puliti, scorrevoli, incalzanti. Descrizioni essenziali ma soprattutto funzionali.
A una prima lettura direi che si nota un lavoro di lima
eccezionale.
Se proprio devo trovare dei margini di miglioramento, direi che a livello linguistico puoi lavorare sul ritmo, e a livello strutturale sulla caratterizzazione.
Partiamo dal ritmo "linguistico".
La tua prosa è scorrevole ma prevedibile, se mi passi il termine.
Per dare un tono più "antico" al testo, fai largo uso di apposizioni, attributi e complementi per meglio dipingere una figura. Così il prete diventa "un povero prete di montagna", la smorfia vendicativa diventa un "viso sconvolto in un ghigno rugoso".
Tutto bene, in fondo la prosa più antica abbondava in questo genere di descrizioni.
Tuttavia, anche se l'idea è quella di rifarsi a una prosa più classica, la tua opera avrà comunque lettori moderni. E per interessare i lettori moderni ci vuole varietà. Se ogni scena un po' più lenta si sviluppa con la stessa prosa (sostantivo + aggettivi + complementi descrittivi), rischia di diventare monotona. Dovresti cercare alternative per variare un po' il ritmo. Elenchi, per esempio (nel medioevo gli elenchi erano di moda). O figure retoriche che non siano solo la similitudine.
Per quanto riguarda la caratterizzazione, quello che ho notato è che la tua prosa è così pulita da essere quasi asettica. I personaggi, come le persone, vivono di emozioni. Tanto più inusuali le vicende, tanto più le emozioni dovrebbero trasparire chiare.
Da quel che ho capito, qui c'è un indagine in corso, una famiglia che ha perso una figlia, accuse velate di stregoneria, accuse meno velate di omicidio, gente morta chissà come, il tutto condito con un accompagnatore che si comporta come i bravacci del Manzoni.
Ora, mi rendo conto che a quell'epoca la morte fosse molto più comune e quotidiana di oggi, ma la morte di una figlia è pur sempre un lutto. Eppure, né Gauzo, né Buccabella, né Aloisa sembrano provare dolore, e se lo provano non viene trasmesso a sufficienza. Gauzo impreca e bestemmia contro un piccolo sopruso, ma non si percepisce la sua rabbia. Barduccio indaga su un crimine efferato, ma non si percepisce alcuna urgenza né alcuna pressione nel suo inquisire e nei suoi pensieri. Bonaccorso mostra la daga con fare arrogante ma non si sente la pressione del suo status.
Forse è solo dovuto alla brevità del frammento, ma sento che la storia viene raccontata in maniera troppo asciutta, e non riesco a provare empatia per nessuno dei personaggi.
Se non fosse dovuto solo al fatto che il brano è troppo breve, questo è forse un elemento su cui si potrebbe lavorare.
In ogni caso, una prova superba. Spero di vedere altri brani in questa sezione. E perché no, magari di leggere il romanzo intero.
A rileggerti.