[CP18] Il pianto di Dio

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Ciaùla scopre la luna

I picconieri, quella sera, volevano smettere di lavorare senz’aver finito d’estrarre le tante casse di zolfo che bisognavano il giorno appresso a caricar la calcara. Cacciagallina, il soprastante, s’affierò contr’essi, con la rivoltella in pugno, davanti alla buca della Cace, per impedire che ne uscissero.

– Corpo di… sangue di… indietro tutti, giù tutti di nuovo alle cave, a buttar sangue fino all’alba, o faccio fuoco!
Bum! – fece uno dal fondo della buca. – Bum! – echeggiarono parecchi altri; e con risa e bestemmie e urli di scherno fecero impeto, e chi dando una gomitata, chi una spallata, passarono tutti, meno uno. Chi? Zi’ Scarda, si sa, quel povero cieco d’un occhio, sul quale Cacciagallina poteva far bene il gradasso. Gesù, che spavento! Gli si scagliò addosso, che neanche un leone; lo agguantò per il petto e, quasi avesse in pugno anche gli altri, gli urlò in faccia, scrollandolo furiosamente:
– Indietro tutti, vi dico, canaglia! Giù tutti alle cave, o faccio un macello!
Zi’ Scarda si lasciò scrollare pacificamente. Doveva pur prendersi uno sfogo, quel povero galantuomo, ed era naturale se lo prendesse su lui che, vecchio com’era, poteva offrirglielo senza ribellarsi. Del resto, aveva anche lui, a sua volta, sotto di sé qualcuno più debole, sul quale rifarsi più tardi: Ciàula, il suo caruso.
Quegli altri… eccoli là, s’allontanavano giù per la stradetta che conduceva a Comitini; ridevano e gridavano:
– Ecco, sì! tieniti forte codesto, Cacciagallì! Te lo riempirà lui il calcherone
– Gioventù! – sospirò con uno squallido sorriso d’indulgenza zi’ Scarda a Cacciagallina.
E, ancora agguantato per il petto, piegò la testa da un lato, stiracchiò verso il lato opposto il labbro inferiore, e rimase così per un pezzo, come in attesa.
Era una smorfia a Cacciagallina? o si burlava della gioventù di quei compagni là?
Veramente, tra gli aspetti di quei luoghi, strideva quella loro allegria, quella velleità di baldanza giovanile. Nelle dure facce quasi spente dal bujo crudo delle cave sotterranee, nel corpo sfiancato dalla fatica quotidiana, nelle vesti strappate, avevano il livido squallore di quelle terre senza un filo d’erba, sforacchiate dalle zolfare, come da tanti enormi formicaj.
Ma no: zi’ Scarda, fisso in quel suo strano atteggiamento, non si burlava di loro, né faceva una smorfia a Cacciagallina. Quello era il versacelo solito, con cui, non senza stento, si deduceva pian piano in bocca la grossa lagrima, che di tratto in tratto gli colava dall’altro occhio, da quello buono.
Aveva preso gusto a quel saporino di sale, e non se ne lasciava scappar via neppur una.
Poco: una goccia, di tanto in tanto; ma buttato dalla mattina alla sera laggiù, duecento e più metri sottoterra, col piccone in mano, che a ogni colpo gli strappava come un ruglio di rabbia dal petto, zi’ Scarda aveva sempre la bocca arsa: e quella lagrima, per la sua bocca, era quel che per il naso sarebbe stato un pizzico di rapè.
Un gusto e un riposo.
Quando si sentiva l’occhio pieno, posava per un poco il piccone e, guardando la rossa fiammella fumosa della lanterna confitta nella roccia, che alluciava nella tenebra dell’antro infernale qualche scaglietta di zolfo qua e là, o l’acciajo del palo o della piccozza, piegava la testa da un lato, stiracchiava il labbro inferiore e stava ad aspettar che la lagrima gli colasse giù, lenta, per il solco scavato dalle precedenti.
Gli altri, chi il vizio del fumo, chi quello del vino; lui aveva il vizio della sua lagrima.
Era del sacco lacrimale malato e non di pianto, quella lagrima; ma si era bevute anche quelle del pianto, zi’ Scarda, quando, quattr’anni addietro, gli era morto l’unico figliuolo, per lo scoppio d’una mina, lasciandogli sette orfanelli e la nuora da mantenere. Tuttora gliene veniva giù qualcuna più salata delle altre; ed egli la riconosceva subito: scoteva il capo, allora, e mormorava un nome:
– Calicchio…
In considerazione di Calicchio morto, e anche dell’occhio perduto per lo scoppio della stessa mina, lo tenevano ancora lì a lavorare. Lavorava più e meglio di un giovane; ma ogni sabato sera, la paga gli era data, e per dir la verità lui stesso se la prendeva, come una carità che gli facessero: tanto che, intascandola, diceva sottovoce, quasi con vergogna:
Dio gliene renda merito.
blackout poetry 
Ciàula scopre la luna. (Luigi Pirandello)


Il pianto di Dio

Bum!

E una spallata lo agguantò
furiosamente.
Canaglia!
Nelle dure facce,
livido squallore.
Buttato sottoterra,
con un riguglio di rabbia.
La rossa fiammella
piega la testa da un lato.

Ad aspettar
Il pianto di Dio

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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La novella di Pirandello ha due facce: la dura fatica di due minatori sotto la crudele sopraffazione del sorvegliante da un lato, e lo stupore estatico del ragazzo, Ciàula,  che si aspetta, all'uscita, il nero della notte, e invece scopre, estasiato, la Luna, col suo ampio velo di luce...

Qui, nel testo della traccia, non c'è la novella intera, ma, dalla dura prima parte sui soprusi da uomo a uomo, secondo me tu sei riuscita, con maestria, a cogliere "il pianto di Dio" sull'umanità come il Cielo del Pascoli che "inonda di stelle quest'atomo opaco del male". Brava, @Adel J. Pellitteri  .  :)

Mi piace lasciare qui, accanto alla tua sintesi poetica della prima parte, iil finale della novella, che coglie le corde della meraviglia del cuore umano.

E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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Bella splatter
Una poesia di Cormac McCarthy
Mi piace perché fotografa un momento preciso, è difficile estrapolare una scena del tutto diversa dal testo originale, eppure l'esperimento è più che riuscito 
Ammesso e non concesso che ci abbia capito qualcosa   
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [CP18] Il pianto di Dio

5
@Poeta Zaza Qui, nel testo della traccia, non c'è la novella intera, ma, dalla dura prima parte sui soprusi da uomo a uomo, secondo me tu sei riuscita, con maestria, a cogliere "il pianto di Dio" sull'umanità come il Cielo del Pascoli che "inonda di stelle quest'atomo opaco del male.

Grazie per il passaggio e per il commento. positivo Non conoscevo questa novella di Pirandello e sono stata felice di poterla leggere. Confesso di avere avuto non poche difficoltà a tirare fuori qualcosa di sensato, ho lavorato anche sugli altri testi (tranne quello di Leopardi che non ho nemmeno letto), e scrivere è stato un vero rompicapo. 
Ma come sempre: è bello partecipare.  :rosa:


Last edited by Adel J. Pellitteri on Wed May 07, 2025 7:59 am, edited 1 time in total.

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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@NanoVetricida grazie anche a te per il passaggio e il commento. "Ammesso e non concesso che ci abbia capito qualcosa", mi pare che tu abbia capito benissimo, la poesia parla di vessassione e sopraffazione verso un essere umano. Si può finire sottoterra anche metaforicamente. Dico anche a te quanto sia stato difficile, per me, estrapolare l'idea, ho scritto tre poesie (una per ogni testo (tranne quello di Leopardi), ma in ognuna mancava il pizzicore, l'affondo nell'umanità. Questa mi è sembrata la più decente.  :rosa:

Re: [CP18] Il pianto di Dio

8
@Adel J. Pellitteri ti faccio tantissimi complimenti per questa tua poesia. Il messaggio e le immagini arrivano chiare, potenti, nitide e colpiscono durissimo. Davvero un'ottima prova.

Il verso di chiusura si incide direttamente nell'anima di chi legge.

Re: [CP18] Il pianto di Dio

9
@Ippolita grazie infinite per il tuo apprezzametno. È bello lasciarsi raggiungere dalle immagni e coniugare le poesie secondo il proprio sentire.  :rosa:


@Claire1987 grazie anche a te, sono contenta che i versi ti siano arrivati. Davvero contenta, perchè per me non è stato un esercizio semplice.  <3

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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Per il poco che capisco di poesia, davvero molto intensa, @Adel J. Pellitteri; lineare nel significato ma forte nella scrittura.
Se sono tutte così mi vergogno di aver partecipato...
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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@Adel J. Pellitteri

Questa novella di Pirandello la lessi per la prima volta da bambino alle medie, peccato che nella traccia non sia stata messa la parte per me più significativa, dove Ciàula esce dalla miniera una notte vedendo per la prima volta la luna, rimanendone profondamente colpito, perché è davvero commovente.
Hai estrapolato dal testo i termini giusti per mostrare un lavoro duro, brutale, senza umanità da parte di nessuno, sfruttatori e sfruttati.
Questi versi in particolare:
Adel J. Pellitteri wrote: Tue May 06, 2025 8:00 amLa rossa fiammella
piega la testa da un lato.

Ad aspettar
Il pianto di Dio
Mi hanno davvero colpito. In questa dura esistenza nel fondo della miniera questa fiammella che si china,  forse per una lontana corrente d’aria, per il passaggio di un lavoratore al suo fianco, forse dello stesso Ciàula mischino, il caruso che non sa ancora che di notte nel cielo appare la luna. O forse la fiamma si è piegata per sua volontà, animata da vita propria, come per prendere l’iniziativa, frammista a speranza, di chinarsi, piegarsi addolorata nel vedere tanta sofferenza, tanta brutalità fra esseri umani. Si china non tanto per pregare ma per aspettarsi, direi quasi invocare che anche Dio partecipi al suo dolore.
Di una struggente bellezza.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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La rossa fiammella
piega la testa da un lato

ah, io ci avevo visto un colpo di pistola... che dava anche senso a quel bum iniziale
ma forse ho visto troppi film di tarantino 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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ciao @@Adel J. Pellitteri 

Nel novecento sono stati in molti a scrivere della dura vita dei minatori; di questo mondo duro e avaro. Ricordo il "Rosso malpelo" di Verga.
C'è tanta rabbia in questi versi, il dolore per la vita dura e grama. Coincide proprio su queste figure di altri tempi; sfruttati e usati come ruote per sorreggere la tecnologia e la nascente industria, affamata di energia. Se è stata definita "rivoluzione industriale" è stato anche per i suoi troppi morti, per il disastro sulla società contadina di allora. Ma vi è anche un altro racconto di Zolà, "L'assommoir" (l'ammazzatoio) molto indicativo di quella rivoluzione, che nei libri di testo fanno passare come qualcosa di fantastico, quando fu una tragedia immane.. Da questa rivoluzione, l'essere umano ne è uscito sconfitto, come ha anche esternato @@bwv582@ nel suo pezzo..
Ciao a presto.. :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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Mi hanno davvero colpito. In questa dura esistenza nel fondo della miniera questa fiammella che si china,  forse per una lontana corrente d’aria, per il passaggio di un lavoratore al suo fianco, forse dello stesso Ciàula mischino, il caruso che non sa ancora che di notte nel cielo appare la luna. O forse la fiamma si è piegata per sua volontà, animata da vita propria, come per prendere l’iniziativa, frammista a speranza, di chinarsi, piegarsi addolorata nel vedere tanta sofferenza, tanta brutalità fra esseri umani. Si china non tanto per pregare ma per aspettarsi, direi quasi invocare che anche Dio partecipi al suo dolore.

Di una struggente bellezza.

Grazie @Alberto Tosciri, sono felice che ti sia piaciuta.

Re: [CP18] Il pianto di Dio

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ah, io ci avevo visto un colpo di pistola... che dava anche senso a quel bum iniziale

ma forse ho visto troppi film di tarantino 

Ciao @NanoVetricida, il bello è sempre questo: che ognuno recepisca immagini e sentimenti secondo il proprio sentire (film di Tarantino compresi)  :D (y)

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