[CP10] Lágrimas en Raval

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Traccia n° 3 : "Il Raval di Barcellona" - foto di Joan Colom

commento:
Anche se credo in Cristo, di @Ippolita
Lágrimas en Raval
 
Odore di pioggia.
Tornano ricordi
come salsedine di mare
che avvolge le strade.
Aria di festa.
Forse è giusto,
fa male solo a me.
Oggi è troppo.
Io solo.
Solo.
Io.
Come Cristo in croce.
Ma nessuno mi conosce
nessuno ha compassione.
Non c'è più mia madre,
la sua tenera mano
sulla mia testa.
Non gente pietosa
né  duri soldati che, proprio loro!
non mi spezzano le gambe
e mi dissetano con aceto.
Sapere che sono esistito.
Lacrime hanno sapore di mare.
La vita poteva sorridermi.
Troppo per me.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CP10] Lágrimas en Raval

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Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 31, 2023 4:20 pmSapere che sono esistito.
Questo verso mi ha colpita @Alberto Tosciri. Lo ha fatto perché è una nota di “ego” (non egoismo) che appare dissonante rispetto al resto del componimento.
Nel tuo caso dai voce alla disperazione dell’uomo, la voce del Cristo che è in ciascuno di noi. Un Cristo che però si abbandona alla disperazione, che è carico di sentimenti umani. Il desiderio legittimo di “essere visti”, non so se riesco a spiegarmi, prende il sopravvento in modo così prepotente che gli fa rimpiangere 
I duri soldati, le gambe spezzate, l’aceto. C’è auto commiserazione. 
Mi ė arrivata la sensazione di “condanna” (il termine è troppo forte ma al momento non mi viene in mente una parola più morbida) verso l’atteggiamento dell’uomo che, senza dignità, si abbandona alla disperazione e cerca la “pietas” degli altri. Vuole essere “visto” anela la Misericordia altrui.
Una poesia racchiusa in un solo verso. Complimenti.

Re: [CP10] Lágrimas en Raval

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@Alberto Tosciri  Eccomi :)

Mi sono arrovellata su questo punto, poi ho capito cosa volevi dire:
Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 31, 2023 4:20 pm
Non gente pietosa
né  duri soldati che, bontà loro! proprio loro!
non mi spezzano le gambe
e mi dissetano con aceto.
Sapere che sono esistito.
Lacrime hanno sapore di mare.
La vita poteva sorridermi.
Troppo per me.
I tuoi versi scorrono su questa figura di povero cristo che tu vuoi impersonare.
Ma non mi convinci: c'è troppa autocommiserazione per me. 
"Troppo per me" 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CP10] Lágrimas en Raval

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ciao @Alberto Tosciri 

Credo che i tuoi versi siano il frutto della presa di coscienza che in fin dei conti, noi esseri umani, abbiamo bisogno della misericordia Divina.
Se affrontiamo il discorso mettendo da parte ogni discorso personalistico, credo che si approdi facilmente alla considerazione che tu esponi.
Penso anche al tuo vissuto, al fatto che sei stato su scenari di guerra. Questo porta a essere molto sensibili quando si parla di miserie umane.
In effetti, non è neanche remota l'idea che siamo tutti quanti (quasi) dei poveri cristi messi quotidianamente in croce: questo fa parte del lavoro su di noi portato avanti dal Creatore.
Ciao e grazie. A si biri.  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP10] Lágrimas en Raval

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Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 31, 2023 4:20 pm Traccia n° 3 : "Il Raval di Barcellona" - foto di Joan Colom

commento:
Anche se credo in Cristo, di @Ippolita
Lágrimas en Raval
 
Odore di pioggia.
Tornano ricordi
come salsedine di mare
che avvolge le strade.
Aria di festa.
Forse è giusto,
fa male solo a me.
Oggi è troppo.
Io solo.
Solo.
Io.
Come Cristo in croce.
Ma nessuno mi conosce
nessuno ha compassione.

Non c'è più mia madre,
la sua tenera mano
sulla mia testa.
Non gente pietosa
né  duri soldati che, proprio loro!
non mi spezzano le gambe
e mi dissetano con aceto.
Sapere che sono esistito.
Lacrime hanno sapore di mare.
La vita poteva sorridermi.
Troppo per me.
Ciao @Alberto Tosciri  devo dire che mi sento spiazzata nel commentare il tuo testo, in parte sono d'accordo con @Poeta Zaza , mi pare che tu abbia caricato troppo, eppure, se rallento la lettura percepisco un certo delirio. Le frasi sono smozzicate, singhiozzanti come un dolore che esce di getto e che solo il soggetto narrante conosce fino in fondo.  
ll verso che ho evidenziato in grasseto fa un po' "spiegone", mentre molto bella è l'immagine successiva "non c'è più mia madre, la sua tenera mano sulla mia testa" che suggerisce la mancanza di quell'amore e protezione che lo salverebbe da tutto. 
Che dire? Belle sfumature e qualche inciampo 

Re: [CP10] Lágrimas en Raval

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Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 31, 2023 4:20 pm
Lágrimas en Raval
 
Odore di pioggia.
Tornano ricordi
come salsedine di mare
che avvolge le strade.
Aria di festa.
Forse è giusto,
fa male solo a me.
Oggi è troppo.
Io solo.
Solo.
Io.
Come Cristo in croce.
Ma nessuno mi conosce
nessuno ha compassione.
Non c'è più mia madre,
la sua tenera mano
sulla mia testa.
Non gente pietosa
né  duri soldati che, proprio loro!
non mi spezzano le gambe
e mi dissetano con aceto.
Sapere che sono esistito.
Lacrime hanno sapore di mare.
La vita poteva sorridermi.
Troppo per me.
Colgo una piena immedesimazione dell'io lirico con il soggetto della foto. Non solo, perché sei andato oltre la disperazione dovuta alla miseria: di quella si può, in qualche modo, venire a capo. Tu entri nei meandri della solitudine esistenziale, che non può essere esclusa. Obliata, questo sì: la vita sa come fare per distrarci. Quando, però, la morsa della solitudine che descrivi ci prende alla gola, viviamo momenti terribili. Non senza motivo fai riferimento alla figura della "madre": essa rappresenta il nostro legame con la Terra, ed è colei che ci consola e ci ama sopra ogni cosa. La madre ci fa "sapere che siamo esistiti", come tu scrivi con acume; la madre "ci conosce". Una interpretazione della traccia, la tua, che dilata nel senso di vuoto la disperazione dell'immagine.
Grazie, @Alberto Tosciri.
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Re: [CP10] Lágrimas en Raval

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Ciao @Monica
Intendevo infatti rappresentare, come hai notato, una miseria, una mancanza che va oltre i bisogni materiali. Per me l’uomo della foto non è soltanto disperato, non piange soltanto perché nessuno gli fa l’elemosina. È disperato e piange oltre che per la sua situazione puramente materiale anche perché nessuno lo considera, nessuno si accorge della sua esistenza, del suo stato di puro essere umano. Rimpiange la metafora (voleva essere una metafora) dei legionari romani che forse hanno avuto pietà di Gesù crocifisso e non gli hanno spezzato le gambe, considerandolo però già morto e prima lo hanno dissetato con aceto, che poi era la posca, la dozzinale bevanda dei legionari romani, una mistura di acqua e aceto, dissetante.
Per me quell’uomo piange per la sua impossibilità a comunicare, oltre che per la fame.
 
Ciao @Poeta Zaza
Grazie per la tua lettura. Ho illustrato a Monica ciò che intendevo con la metafora dei legionari romani, il desiderio che qualcuno, anche uomini come quei soldati, non certo caritatevoli, si accorgessero che lui esisteva come uomo. Più che autocommiserazione (ma forse hai ragione, in effetti è quello che traspare) io ci vedrei anche il dolore per essere ignorato.
 
Ciao @bestseller2020
Il dolore è sempre stato presente nell’uomo. Per alcuni diventa davvero troppo, per alcuni non c’è via d’uscita, non c’è nessuna giustizia, non in questa Terra. Così come non si possono spartire le ricchezze del mondo fra tutti gli uomini, altrettanto è impossibile, forse non auspicabile, un’equa ripartizione del dolore fra tutti gli esseri umani.
Il fatto è: a chi niente dolore, a chi poco, a chi tanto, a chi troppo.
 
 Ciao @Adel J. Pellitteri
Si, capisco le tue perplessità, non ho saputo esporre compiutamente, in fondo di poesia non ne capisco e per di più se mi ci metto pure con l’ermetismo…
Molti inciampi, lo ammetto  :D
 
Ciao @Ippolita
Grazie, mi hai capito e so che non era facile, ma la colpa è mia.
Hai visto la situazione che ho descritto dal punto di vista cristiano e questo spiega parzialmente le cose, per quanto la spiegazione sia assurda, come del resto lo è la religione cristiana…
Penso che il Cristo non si preoccupasse certo di non avere da mangiare per se stesso, ma si preoccupava molto del fatto di non essere capito, di essere ignorato dagli esseri umani. Lui chiaramente aveva dei motivi che non sono certo paragonabili all’uomo buttato nel marciapiede del Raval di Barcellona, ma  in ogni uomo dobbiamo vedere il Cristo, con tutto che dobbiamo certo provvedere ai suoi bisogni materiali, ma ancora di più dobbiamo considerarlo in quanto essere umano, a immagine e somiglianza di Dio. Una parola buona, una carezza valgono più di una moneta buttata sul marciapiede.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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