[Caronte] Il figlio del male

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Racconto traghettato (scritto per il contest di Halloween 2020): Accanto al cespuglio di more
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Aveva i capelli rossi come il fuoco dell’inferno e due occhi verdi, di vetro, che sembravano vedere cose che solo lei vedeva.
Non aveva pianto la notte in cui era nata. Notte senza luna, cielo nero lacerato dai lampi, flagello di pioggia battente.
Era meglio che moriva anche lei, pensò la levatrice dopo averla tirata fuori dal grembo della madre.
Quella bambina non era come le altre, se n’era accorta subito, ma il perché non sapeva spiegarselo. Non piangeva, malgrado la sculacciasse tenendola per i piedi a testa in giù; neanche un gemito, un gridolino, niente di niente. Strabuzzava gli occhi quasi stesse soffocando, di certo non ce l’avrebbe fatta a superare la notte.
Ma l’indomani respirava ancora, gli occhi spalancati dentro la culla, avvolta in una nuvola di tulle, ed era ancora lì l’indomani e i giorni che seguirono.
La madre fu sepolta sotto una lapide di pietra, accanto agli altri due figlioletti morti in fasce uno dietro l’altro.
Lucrezia invece era viva. E osservava il mondo con gli occhi color smeraldo e i capelli ardenti più del fuoco. Senza piangere.

Le lacrime ruppero gli argini nel giorno del battesimo. Il prete l’asperse con l’acqua santa e Lucrezia buttò un grido come se stessero per scannarla, e continuò a strillare finché non la trascinarono fuori dalla chiesa.
Ha scelto proprio un bel momento, rise fra sé il barone suo padre. La piccola era tutto ciò che gli rimaneva dell’amata moglie, della sua famiglia. Grazie a Dio adesso piangeva anche lei, come tutti i bambini del mondo.

Era silenziosa, Lucrezia, troppo silenziosa. Cresceva fra il chiuso della stanza e gli alberi in giardino, disdegnando la compagnia degli esseri umani. Aveva legato soltanto con Diego, il figlio dello stalliere. Diego aveva le gambe gracili come quelle di un rospo e il cuore puro di un agnellino. Era disposto a rinunciare a tutti i suoi soldatini pur di accarezzare almeno una volta i capelli di Lucrezia. Lo irretiva il torrente di fuoco che le inondava la schiena, non aveva mai visto capelli di quel colore, non aveva mai visto bambine come Lucrezia. A volte gli pareva che sarebbe rimasto accecato dal rosso dei suoi capelli, o che un giorno o l’altro quegli occhi l’avrebbero trasformato in una statua di sale. Lucrezia era strana, Diego lo capiva, ma non ne era impaurito, anzi gli piaceva per questo e ogni pomeriggio correva da lei.
Un giorno rientrò piangendo come un dannato. Alle domande del padre, si trincerò in un silenzio di pietra e non volle rivelare il motivo dello sgomento. Giurò che non avrebbe messo più piede a casa del barone, Lucrezia non voleva vederla mai più. Piuttosto avrebbe preferito morire.

Il giorno del funerale del padre, Lucrezia non versò una lacrima. Stretta nell’abitino di raso nero, fissava davanti a sé il prete alla maniera dei ciechi che guardano senza vedere, la chioma luccicava come un tizzone fra i banchi della chiesa.
La gente la osservava da lontano, senza osare avvicinarsi, e mormorava parole immonde fra i denti: che il barone era morto di dolore, quella figlia era una disgrazia… impura, malvagia… bastava guardarle i capelli… capelli di strega! Quale peccato doveva scontare la sorella del barone per meritarsi un castigo così?

Lucrezia partì con la zia il giorno dopo la sepoltura. Doveva lasciare la casa in cui era cresciuta, ora che suo padre non c’era più. Non provava né affetto né dolore per quel vecchio malinconico che l’aveva soffocata col suo amore morboso. La sua morte era stata per lei una liberazione. La prospettiva di vivere con la zia però non l’allettava affatto. Una zitella acida e bigotta, buona soltanto a battersi il petto e piagnucolare in ginocchio ai piedi del crocifisso, come se la pagliacciata di quel giudeo fosse davvero servita a redimere gli uomini dal peccato. Perché poi darsi tanto da fare a cancellare l’unico piacere che rende amabile la vita? Gliel’aveva rivelato lui, la prima volta che si erano incontrati, in giardino. Era riapparso nella stanza di notte, e lei lo aveva ascoltato rapita. Lo aspettava ogni sera e ogni sera lui arrivava, puntuale. Da allora si era preso cura di lei e non l’aveva più lasciata.
A differenza di Diego. Si era illusa di convertirlo, quello stupido, ma anche lui era come tutti gli altri, un essere meschino privo di cervello. Per questo era fuggito e non era più tornato.

C’era rimasta appena qualche mese dalla zia. Una mattina la baronessa era piombata nella sua stanza e le aveva intimato di preparare le valigie. Sarebbe andata in convento, le suore l’aspettavano.
Non le disse la baronessa zia che lei in casa non ce la voleva più. Lo spifferò al sacerdote, da cui era corsa a chiedere conforto perché l’aiutasse a scacciare il male il più lontano possibile da casa sua. Quella nipote, raccontò al prete, le faceva paura. Era cattiva, stava sempre a fissarla con gli occhi vuoti, muta, cosa le passava per la testa lo sapeva solo il diavolo. E poi, la notte… dalla sua stanza provenivano rumori strani, sussurri, come se parlasse con qualcuno. L’aveva spiata ma la porta era chiusa a chiave, e l’indomani, quando le chiedeva spiegazioni, lei negava, negava tutto! Giacomo, il giardiniere, aveva trascorso all’addiaccio tre notti: non è passata anima viva di qui, le aveva detto, non sarà sonnambula? Eppure ogni notte sempre gli stessi rumori … non ne posso più, padre! Aiutatemi!
E il padre l’aveva aiutata. Si era ricordato di alcune amicizie che aveva nel convento delle Cappuccine. L’aria di montagna le schiarirà le idee, disse alla baronessa, le suore accoglieranno vostra nipote a braccia aperte, insieme con l’offerta che voi non mancherete di fare… sapete, il convento deve farsi carico di tante spese.

Lucrezia odiò il convento di un odio viscerale sin dal momento in cui lo vide dalla corriera immerso nella nebbia. E odiò anche le suore e le loro cantilene. Non smettevano di ripeterle che la preghiera cura tutte le ferite e avrebbe curato anche le sue. Lucrezia però di farsi curare non aveva nessuna voglia. Rifiutava di recitare il rosario, di svolgere le mansioni che le suore le affidavano, come cambiare l’acqua ai fiori sull’altare della Vergine. Mai nessuna delle sorelle la sentì pregare, nella cappella se ne stava in disparte, non parlava con nessuno. Odiava più di tutte suor Agnese: le stava sempre appiccicata, la seguiva in giardino, fino al cespuglio di more, pronta a coglierla in fallo, quella stupida suorina con il naso a becco d’uccello! Che piacere avrebbe provato se un bel giorno non se la fosse trovata più tra i piedi!
Le restava lui. L’aveva seguita fino a lì, in mezzo alle montagne, lui non l’aveva abbandonata come facevano tutti. La notte la raggiungeva nella cella, lei gl’intimava di non fare rumore, aveva paura di essere scoperta.
Adesso il tempo non lo passavano più solo a parlare.

Doveva stare attenta. Quelle maledette suore le stavano col fiato sul collo, pareva non avessero niente di meglio da fare che impicciarsi degli affari suoi.
Fino al giorno che cominciò a star male.
Al mattino vomitava, il resto della giornata non riusciva a inghiottire quasi nulla, l’odore del cibo le dava la nausea.
Le suore mandarono a chiamare il dottore.
È incinta, fu la sentenza.
Suor Agnese non si dava pace. Com’era potuto accadere? Nel convento non entrava mai uomo, a parte il facchino delle consegne. Se ne andava via subito, Lucrezia neanche lo conosceva. Come avrebbe fatto a riferirlo alla baronessa zia?
Ma a riferirlo alla baronessa, suor Agnese non fece in tempo. Lucrezia scomparve la notte stessa, nessuno volle sapere dove fosse finita. Neanche la zia.
Uscì nella neve, con una valigia in mano. Fitte atroci le tagliavano il ventre come pugnali. Fuori dal convento i dolori divennero insopportabili. Cadde a terra oltre il cancello, non si rialzò più. Annegò lì, nella neve e nel sangue.
Una pianta dai fiori bianchi spruzzati di rosso sbocciò sul suo corpo. Spandeva intorno un dolce profumo di miele.
Accanto al cespuglio di more.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao @Mafra
bentrovata! Ricordo bene il racconto che hai traghettato dal WD, mi era piaciuto molto, soprattutto per l'atmosfera inquietante del convento e per lo stile elegante e ricco di dettagli. Qui ci presenti un prequel in cui racconti le origini di uno dei personaggi principali. È un testo più semplice nella struttura, lineare, ma in cui si mantiene un'atmosfera da racconto gotico e un'ottima tensione.
Il personaggio di Lucrezia, pur essendo affascinante ed enigmatico, ricalca il classico personaggio della bambina posseduta. Anche la storia mi pare una sorta di rivisitazione di un classico del genere. Quindi ecco, se dovessi muoverti una critica potrei dire che non ti sei allontanata dai topici del genere. Il racconto è comunque un buon racconto perché sai scrivere bene, sia dal punto di vista formale, che dello stile e anche del ritmo narrativo.
Credo solo (ed è una mia opinione di lettrice di cui puoi fare ciò che ritieni ti serva) che tu avresti potuto osare un po' di più, avendo letto altri tuoi lavori.
Va benissimo un racconto lineare scritto molto bene ma trovo che in alcuni punti il personaggio avrebbe potuto avere delle caratteristiche più particolari, meno stereotipate, per avere un elemento di invenzione in più che possa incuriosire maggiormente il lettore (elementi che ho trovato in pieno in Accanto al cespuglio di more).
A partire dall'incipit per esempio:

Aveva i capelli rossi come il fuoco dell’inferno e due occhi verdi, di vetro, che sembravano vedere cose che solo lei vedeva.
Non aveva pianto la notte in cui era nata. Notte senza luna, cielo nero lacerato dai lampi, flagello di pioggia battente.

È un bel incipit, sia chiaro, suggestivo, ma i capelli rossi come il fuoco dell'inferno e gli occhi verdi trovo che siano un po' stereotipati. Più particolare il dettaglio degli occhi di vetro, che però metterei in un altro modo perché non credo volessi dire che sono di vetro davvero.
Più avanti, dopo alcune immagini molto belle come la nuvola di tulle, insisti ancora sul colore degli occhi e dei capelli. Si capisce che è una scelta voluta perché l'aspetto fisico giustificherebbe il pregiudizio su di lei. Inoltre il narratore fa comprendere che Lucrezia abbia in effetti un che di malefico. In questa tensione (Lucrezia vittima dei pregiudizi e Lucrezia creatura maligna) e nel dubbio che si crea nel lettore si gioca tutto il racconto. La tensione c'è e si sente, ma proverei a variare un poco alcuni elementi nella descrizione fisica, nel mutismo nelle allusioni sessuali (anche queste tipiche del genere).
Ti segnalo solo un ultimo dettaglio che mi ha lasciata perplessa:

Lucrezia odiò il convento di un odio viscerale sin dal momento in cui lo vide dalla corriera immerso nella nebbia.

La corriera è l'unico elemento moderno del racconto che, altrimenti, mi è parso immerso in un'atmosfera di altri tempi.
Insomma ti ho rotto un po' le scatole (ma è un commento per postare e quindi ho cercato di mettere in evidenza anche aspetti che mi convincono meno, sperando che possano esserti utili) ma rimane un buon pezzo che rivela le tue ottime capacità.
A presto!

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao, @ivalibri , bentrovata anche a te. Ti ringrazio del commento, non mi hai rotto affatto le scatole, anzi, al contrario, mi fa piacere confrontarmi con te e con chiunque voglia farlo. Gli apprezzamenti sono piacevoli, ma è con le critiche (costruttive) che si migliora e si cresce.
Va benissimo un racconto lineare scritto molto bene ma trovo che in alcuni punti il personaggio avrebbe potuto avere delle caratteristiche più particolari, meno stereotipate, per avere un elemento di invenzione in più che possa incuriosire maggiormente il lettore (elementi che ho trovato in pieno in Accanto al cespuglio di more).
Mi aspettavo che mi sarebbe stata mossa tale critica. Hai ragione, Lucrezia ha dei tratti stereotipati, ho cercato di smussarli con qualche elemento più originale che tu stessa hai notato, ma forse non è sufficiente. Avrei dovuto osare di più. Se non l’ho fatto è stato anche per non ripetermi rispetto al racconto traghettato, ho voluto muovermi su un terreno più regolare, diciamo così, anche perché il racconto gotico non è certo il mio genere. E poi Accanto al cespuglio di more è tutto giocato su un registro lirico, qui completamente assente, come hai visto, e forse anche per questo produce un altro effetto.
La corriera è l'unico elemento moderno del racconto che, altrimenti, mi è parso immerso in un'atmosfera di altri tempi.
Ho avuto anch’io lo stesso dubbio, per questo ho controllato sul vocabolario. Corriera può essere anche inteso con un significato più antico, di diligenza con i cavalli. Non ho trovato alternativa, diligenza mi sapeva troppo di western 😁.
Grazie, @ivalibri , del tuo intervento e dei tuoi consigli. Un abbraccio 🌹

Re: [Caronte] Il figlio del male

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@Mafra eccomi, il tuo racconto è intrigante anche se il finale mi lascia perplessa. Che muoia Lucrezia incinta, secondo me, rende la storia meno interessante. Voglio dire, malefica come l'hai descritta, alla fine, muore messa alla porta come un personaggio di Victor Hugo?
Da lei nasce una pianta che profuma di miele, e accade accanto al cespuglio di more. Ok, rappresenta che dal male può nascere il bene, mentre la presenza del cespglio di more suggerisce la connivenza del male con il bene, ho capito bene? Eppure, visti i presupposti, ovvero la costruzione del personaggio di Lucrezia che hai fatto, avrei visto meglio la sua morte dopo la nascita di questo figlio che, generato dal male in persona, avrebbe potuto rappresentarne la continuità, appunto.
Il diavolo l'ha messa incinta, giusto?
Ma morendo madre e figlio si interrompe la spirale cui hai dato inizio. E credi che il diavolo avrebbe lasciato morire suo figlio? Non so, come finale non mi convince. Che da lei nasca una pianta che odori di mile ci sta, ma il cespuglio di more non mi pare che dia la giusta forza a ciò che volevi dire (sempre che io abbia capito).
Ho apprezzato invece molto la scrittura, la scorrevolezza dei paragrafi, le immagini che hai saputo creare, a parte qulache cliché, mi è sembrato davvero scritto bene.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Era meglio che moriva anche lei, pensò la levatrice dopo averla tirata fuori dal grembo della madre.
Era meglio fosse morta anche lei, aveva pensato la levatrice dopo averla tirata fuori dal grembo della madre.
Ma l’indomani respirava ancora, gli occhi spalancati dentro la culla, avvolta in una nuvola di tulle,
Ma l’indomani respirava ancora, dentro la culla, avvolta in una nuvola di tulle, con gli occhi spalancati.
buttò un grido come se stessero per scannarla
troverei un'altro modo meno abusato per descrivere il pianto della bambina.
La trama del racconto @Mafra forse è un pò troppo arzigogolata. Snellirei parecchio alcune parti. Ci sono alcune frasi dove usi modi di dire abusati. Ti hanno già fatto notare che il demonio non avrebbe lasciato che suo figlio perdesse la vita; è la stessa cosa che penso anche io.
A parte questo il racconto mi sembra ben scritto.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao @Mafra , devo ammettere che non mi aspettavo una storia sul diavolo. Una cosa che non ho capito di Lucrezia: è figlia del diavolo e allo stesso tempo sua amante? Suo figlio alla fine muore?
È un peccato che tu non abbia cercato metafore e immagini più personali e che ti sia voluta affidare a un immaginario troppo classico, soprattutto nell'incipit. Hai una scrittura sicura e fluida, ma le immagini troppo abusate per me indeboliscono la lettura.
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Linda e la montagna di fuoco

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao, @Adel J. Pellitteri, @Alba359 e @Kikki, vi ringrazio dei vostri commenti e consigli. Cercherò di rispondere ad alcune delle questioni che avete posto.
Voglio dire, malefica come l'hai descritta, alla fine, muore messa alla porta come un personaggio di Victor Hugo?
@Adel J. Pellitteri , in realtà non viene messa alla porta, se ne va via lei, spontaneamente, ma credo conti poco nell’economia del racconto.
Da lei nasce una pianta che profuma di miele, e accade accanto al cespuglio di more. Ok, rappresenta che dal male può nascere il bene, mentre la presenza del cespglio di more suggerisce la connivenza del male con il bene, ho capito bene?
Non è proprio così, e per capirlo non si può prescindere dal considerare il brano come il prequel di quello traghettato, Accanto al cespuglio di more, dove, attraverso un breve flashback, si accennava alla fuga di una donna dal convento, morta in circostanze misteriose proprio accanto al cespuglio di more, e lì rimasta sepolta sotto la neve. Da lei si era generata una pianta mostruosa che con il suo profumo adescava le novizie per poi divorarle, che è poi al centro di quel racconto. In questo prequel ho voluto ampliare quello spunto ed è nato il personaggio di Lucrezia. Quindi non si tratta del bene che nasce dal male, ma del male che genera altro male.
Il diavolo l'ha messa incinta, giusto?
Ma morendo madre e figlio si interrompe la spirale cui hai dato inizio. E credi che il diavolo avrebbe lasciato morire suo figlio?
Nel racconto non ho voluto rappresentare il diavolo secondo l’immagine tradizionale, di un essere onnipotente. Si rivela invece impotente di fronte alla forza della natura che segue il suo corso al di là di qualsiasi maleficio e che conduce all’aborto spontaneo di Lucrezia. Mi si è detto di aver seguito troppo i cliché e di essere stata troppo prevedibile, ecco, qui credo di essermi allontanata dai cliché, ma forse non mi sono fatta capire.
Era meglio fosse morta anche lei, aveva pensato la levatrice dopo averla tirata fuori dal grembo della madre.
@Alba359, non ho usato il congiuntivo nella frase per ricreare il linguaggio popolare della levatrice differenziandolo da quello più elevato della voce narrante.
Una cosa che non ho capito di Lucrezia: è figlia del diavolo e allo stesso tempo sua amante? Suo figlio alla fine muore?
@Kikki, non mi pare che ci sia alcun punto nel testo in cui io lasci intendere che Lucrezia sia figlia del diavolo, se ti ho dato questa impressione non era mia intenzione. Lucrezia è una creatura malvagia per natura e a questo non viene data una spiegazione. Si può forse dare una spiegazione del male in sé?
È un peccato che tu non abbia cercato metafore e immagini più personali e che ti sia voluta affidare a un immaginario troppo classico, soprattutto nell'incipit. Hai una scrittura sicura e fluida, ma le immagini troppo abusate per me indeboliscono la lettura.
Lo so, e mi dispiace di non essere riuscita a trovare quell’originalità che avrebbe potuto dare più forza al testo, ma ho già spiegato che non è facile per me cimentarmi in questo genere di racconto. Ho voluto provarci comunque, sbagliando s’impara... terrò conto di questo limite che un po’ tutti state evidenziando.

Grazie ancora a tutti voi.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Il prete l’asperse con l’acqua santa e Lucrezia buttò un grido come se stessero per scannarla, e continuò a strillare finché non la trascinarono fuori dalla chiesa.

Una bambina la si porta fuori, non la si trascina.

Lo irretiva il torrente di fuoco che le inondava la schiena, non aveva mai visto capelli di quel colore, non aveva mai visto bambine come Lucrezia.

Irretire significa "Indurre con l'inganno o con sottili allettamenti, in uno stato di soggezione morale o psicologica, Diego è semplicemente "attratto" da lei.

Lucrezia scomparve la notte stessa, nessuno volle sapere dove fosse finita. Neanche la zia.
Uscì nella neve, con una valigia in mano. Fitte atroci le tagliavano il ventre come pugnali. Fuori dal convento i dolori divennero insopportabili. Cadde a terra oltre il cancello, non si rialzò più. Annegò lì, nella neve e nel sangue.

Però non scompare, tanto è vero che muore appena fuori dal cancello, e lì per forza la trovano.

@Mafra , è scritto in modo convincente, ma manca il colpo di teatro, l'elemento che sorprende e rende il racconto memorabile.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] Il figlio del male

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non ho usato il congiuntivo nella frase per ricreare il linguaggio popolare della levatrice differenziandolo da quello più elevato della voce narrante.
Allora mi scuso per la correzione @Mafra . Lo avrei capito subito se tu avessi messo in evidenza il fatto che volevi ricreare il linguaggio della levatrice. Di solito si fa scrivendo in corsivo la parola dialettale oppure si può anche mettere tra virgolette il pensiero di un personaggio che ha un accento o un intrcalare particolare. Grazie per avermi risposto :)

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Scritto molto bene, @Mafra , il tuo racconto è inquietante il giusto, dato l'argomento. :diavolo2:

Trovo strano, però, il pensare che il diavolo s'impossessi di una creatura appena nata; lo vedrei meglio entrare in creature già percettive al male per la loro parte, in cui lui sa di essere bene accolto (salvo indemoniati incolpevoli, soggetti ad esorcismi liberatori).

:greetings-waveyellow: da Zaza
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao @Mafra ,
sai che l'altro racconto per me è stato: illuminazione, musica, armonia, poesia, incanto... la perfezione.
Qui invece ho sentito le note, la musicalità ma non ho ritrovato lo stesso idillio, non so neanche io dirti perché... non si tratta delle immagini stereotipate secondo me. (A me quelle piacciono), non so... è chiaro che è un bel racconto, scritto benissimo, tu sai fare questo, ma l'altro mi aveva proprio portata via, questo... è stata una buona lettura.
Grazie.
Alla prossima. <3
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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ciao @Mafra . L'unico cosa che ho trovato fuori dalla impeccabile scrittura è " la trascinarono fuori dalla chiesa": una neonata che si terrebbe in braccio? A parte questo mi accodo ai giudizi che già ti hanno mosso. In effetti il finale lascia intravedere un demonio che attraverso la morte della sua vittima/amante, se ne va via, abbandonandola e liberandola dal male. Mi pare un gesto non proprio da satanasso.. :asd: Mi ha colpito la frase " la pagliacciata del giudeo" : proprio ad effetto. ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Non per contraddirti,@Macleobond, ma, oltre che per ringraziarti del commento, intervengo per precisarti il mio punto di vista.
Irretire significa "Indurre con l'inganno o con sottili allettamenti, in uno stato di soggezione morale o psicologica, Diego è semplicemente "attratto" da lei.
Ho utilizzato il termine irretire proprio in questo senso, perché Diego è ammaliato da Lucrezia, non semplicemente attratto, come se lei esercitasse su di lui una forza malefica a cui non riesce a sottrarsi.
Però non scompare, tanto è vero che muore appena fuori dal cancello, e lì per forza la trovano.
E invece scompare, rimane sepolta nella neve e nessuno si dà da fare per trovarla. Non ho esplicitato l'abbondanza della neve caduta nella notte, forse l'ho dato per scontato, pensavo trasparisse dalle parole annegò nella neve e nel sangue. Evidentemente così non è.
Grazie per avermi risposto
Grazie a te, @Alba359.

Grazie del commento, @Poeta Zaza. Ti chiarisco questo:
Trovo strano, però, il pensare che il diavolo s'impossessi di una creatura appena nata;
Non se ne impossessa, perché il figlio muore nel grembo della madre, insieme a lei; di nascere non ha neanche il tempo.
Un abbraccio ❤️
sai che l'altro racconto per me è stato: illuminazione, musica, armonia, poesia, incanto... la perfezione.
Qui invece ho sentito le note, la musicalità ma non ho ritrovato lo stesso idillio, non so neanche io dirti perché...
Te lo dico io perché, cara @paolasenzalai: sono due testi completamente diversi sul piano del registro e delle scelte lessicali. Qui non c’è traccia del lirismo e della ricercatezza lessicale di Accanto al cespuglio di more. Ma l’ho fatto volutamente, per non ripetermi. Capisco che sia una questione di gusti personali apprezzare di più uno che l’altro.
Grazie del commento@paolasenzalai, un abbraccio anche a te🥰.
L'unico cosa che ho trovato fuori dalla impeccabile scrittura è " la trascinarono fuori dalla chiesa": una neonata che si terrebbe in braccio?
@@bestseller2020, volevo solo enfatizzare la scena della neonata che viene portata velocemente via dalla chiesa, forse ho sbagliato. Un chiarimento:
In effetti il finale lascia intravedere un demonio che attraverso la morte della sua vittima/amante, se ne va via, abbandonandola e liberandola dal male. Mi pare un gesto non proprio da satanasso..
Non la libera dal male, Lucrezia è il male e resterà sempre il male. Dal suo corpo sepolto sotto la neve fiorirà una pianta orribile e carnivora.
Grazie anche a te, @bestseller2020, del commento. Passerò presto anche io a commentarti.

Grazie ancora a tutti del confronto.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao @Mafra ,

Mi piace il tuo stile e ho trovato molto belli seppur diversi, entrambi i racconti traghettati.
Sono ben scritti e creano una bella atmosfera gotica entrambi.
Se posso muoverti un piccolo appunto è sul fatto che i personaggi si "aggrappano" molto a stereotipi. La suora arcigna e guardinga, la zia acida e zitella, la ragazzina dai capelli rossi un po' streghetta, il padre vedovo soffocante nei confronti dell'unicA figlia, ecc...
Non che il risultato non sia buono, anzi, il racconto è molto molto carino, ma, ecco, potevi inserire qualche spunto di originalità, qualcosa che spiazzasse un po' dal prevedibile.

Talia :happy-sunny:

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao @Mafra , mi sono piaciuti entrambi i racconti, li ho trovati molto omogenei come registro (complimenti, scrittura perfettamente centrata rispetto al genere gotico dei racconti) e come immaginario.
Ho una sola domanda: perché Diego si spaventa? Cosa vede? Non ce lo dici.
Ammiro chi si cimenta nei racconti di genere, io non ne sono capace, richiedono uno sforzo in più: rimanere dentro un recinto già tracciato. Hai il mio pollice in su (y)
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Grazie, @Talia, @Almissima, @Kasimiro, @Edu, dei vostri commenti.
Ho una sola domanda: perché Diego si spaventa? Cosa vede? Non ce lo dici.
Non lo dico di proposito, @Edu, non lo ritengo necessario. Al lettore basta sapere che Lucrezia ha tentato di convertirlo al male, come si evince da questo passaggio:
A differenza di Diego. Si era illusa di convertirlo, quello stupido, ma anche lui era come tutti gli altri, un essere meschino privo di cervello. Per questo era fuggito e non era più tornato.
Ognuno è libero d’immaginare quel che vuole.
Mi fa piacere che il racconto ti sia piaciuto.

Re: [Caronte] Il figlio del male

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Ciao, @Mafra! Ricordavo molto bene l'altro racconto, che era uno dei miei preferiti durante il contest di Halloween, e l'ho riletto con piacere. Il prequel, invece, come immagini e incisività, perde leggermente i punti, e non tanto sulla scrittura — anche se potevi osare un pochino — quanto sulla questione di impatto. L'altro, per capirci meglio, cattura l'interesse sin da subito e mantiene alta la curiosità, tiene proprio incollati alla lettura. Lo trovo non solo più curato dal punto di vista di contenuto, ma anche più equilibrato. Tuttavia, il prequel è un racconto gotico di tutto rispetto, che si fa apprezzare per l'atmosfera e per lo stile, ma è di una spana in meno rispetto alla storia originale. In ogni caso una bella prova.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]
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