[Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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Ho ancora le mani infradiciate. Pensavo di essermele asciugate sotto il velo dopo aver avvolto Ruth, adesso dovrò chiedere un altro foglio di pergamena alla mamma. Non sarà contenta.
«Scordatelo. Così va più che bene», dice.
«Ma l’ho bagnato tutto, l’inchiostro non terrà.» Lo sa, ma non le importa. Non si aspetta nulla: se fosse importato qualcosa avrebbe fatto lei stessa da shomeret.
«Sbrigati. Non vedi che arriva gente?»
Guardo fuori dalla finestra. Temevo l’avesse detto solo per spaventarmi, invece è vero: sta arrivando un mucchio di gente. Sono sul fondo della strada, mescolati al buio, ammassati perché non hanno neanche un mantello buono per l’inverno. Sembrano tanti topi. Sono ancora lontani però, potrei riuscire a scrivere qualche riga. Ma come? Non basterebbe una vita intera per parlare di Ruth.
Vorrei solo poter dimenticare l’ultima immagine che ho di noi due assieme: le gambe fredde, il corpo ingiallito. Lo friziono con calma, non fa il minimo movimento. E come potrebbe?
Ricordarla com’era prima della malattia, questo vorrei.
Ma non posso scriverlo.

Le persone vanno e vengono e io sono inchiodata qui. Non posso uscire, è uno dei miei obblighi. È già abbastanza raro che una donna si occupi di certe cose, e io sono una ragazzina. Figuriamoci se violassi i precetti della veglia: i vecchi si strozzerebbero nella foga di sputarmi addosso.
E poi che importa? Non c’è altro posto in cui vorrei essere. Ruth è stata con noi per tutta la vita, e so che anche lei non vorrebbe altro. Starcene in casa nostra da sole, senza nessuno a biasimarci in testa.
Sono arrivati con calma, uscendo di casa in silenzio, strisciando i piedi per non disturbare l’aria. Poi si sono riversati sull’uscio in tutta fretta, nell’oscurità, quasi avessero paura di farsi riconoscere. Sono entrati sbattendo le imposte, qualcuno senza neanche la kippah. Hanno afferrato una candela a testa e ribaltato il tavolino con su il baklava di Illa.
Non avrei dovuto, ma per fortuna ho tenuto da parte una candela da accendere quando se ne saranno andati.

Osservo la trama della carta. È spessa e con una fibra irregolare. Dev’essere pelle di capra. Non saprei trovare parole degne d’imbrattarla. Le fiammelle vibrano nell’aria e spandono ombre ingombranti sulla carta e su di me. Vorrei poter uscire dalla stanza, anche solo per prendere una boccata d’aria.
«Adah. Pss. Adah. Tieni, te ne ho preso un pezzetto.»
Illa mi ha portato un po’ di baklava che ha raccolto dopo aver riordinato il tavolino all’ingresso.
«Non posso mangiarlo, pulcina.» È vietato, finché sarò qui e l’anima di Ruth anche.
«Sì, puoi. Perché è caduto per terra.»
«Non conta, ma grazie per il pensiero. Magari poi.» Infilo il baklava nella sottoveste.
«Allora ti porto dell’acqua?»
So che dovrei prendermi cura di Illa, e sarà così. Da domani. Ma Illa resterà sempre quella delle due che vede per prima, e so che quando ne avrà bisogno lo capirò troppo tardi.
Cosa starà provando? Non si è ancora avvicinata a Ruth, ed è troppo bassa per vedere il corpo nella bara. Le assi sono l’insulto più grande: se Ruth potesse, ribalterebbe tutto. “Non c’è nulla che può contenermi!”, direbbe. E non c’è: nulla che possa reggerne la forza, l’energia, la voce. Almeno, non c’era.
«Tieni, sono andata fino al pozzo a prenderla. È fresca.»
«Non saresti dovuta uscire col buio, pulcina.» Mando giù bruciandomi la gola, ma è davvero fresca. Sento un po’ di polvere sollevarsi dagli occhi, la stanza diventare appena più leggera.
«La mamma dov’è?»
«In cucina che parla con qualcuno.»
«Ti va di farmi compagnia?»
«Sì. Cosa hai scritto?»
Osservo l’attaccatura dei capelli. È così piccola, senza un’idea del domani. Tento un sorriso.
«Niente. Non so scrivere con la luce accesa.»
Illa sospira. Profondamente. Come a voler spegnere tutte le candele in un colpo solo. Forse tra le due sono io, che non ho idea.
«Adah. Non avresti una candela per me? Vorrei accenderne una per Ruth ma sono finite.»
Sospiro. Tiro fuori la candela che avevo nascosto nella sottoveste e gliela passo.
«Accendila anche un po’ per me, d’accordo?»

Sulla carta c’è una piccola macchia d’inchiostro che prima non c’era, si è mescolata alle gocce d’acqua e si sta espandendo. Dev’essermi sfuggita dal pennino mentre parlavo con Illa. Adesso sembra un ragno. Avrei bisogno di una pergamena nuova; ricominciare da un foglio vuoto. Uno spazio vuoto.
Alzo la testa: i vecchi sono ancora qui. All’inizio ho tentato di distinguerne i volti per poterli riconoscere, ma scorgevo solo qualche brandello di pelle esposta alla luce fioca delle candele. Poi ho smesso di provarci: in fondo nessuno è davvero qui per Ruth. Nessuno c’è mai stato: non si sono visti quando papà ci ha abbandonate, quando la testa di mamma ha cominciato a prendere il largo o quando Ruth si è rotta il femore.
E adesso eccoli, senza sapere neanche il perché. Qualcuno addirittura fuma. Fantasmi, per quel che conta.
Poi i miei occhi si posano su una sagoma. Un uomo che attraversa il corridoio sul lato per andare dalla cucina alla porta d’ingresso. La figura è chiara, oltre il cerchio di luce formato dalle candele: è l’uomo che ha messo incinta mamma. Due volte. Ruth diceva che vive solo due, tre strade più in là e che mamma lo odia. Perché è venuto?
Illa dà le spalle a tutti e si limita a osservarsi nel grande specchio dell’armadio a muro. Fa qualche smorfia alla luce della candela e ride delle ombre sul riflesso.
«Illa,» le bisbiglio, «smettila. Vieni qui.»
«Che c’è?»
«Hai detto che la mamma prima parlava con qualcuno in cucina?»
«Sai che l’ho detto.»
A volte è così. Cinque minuti prima è la bambina più dolce del mondo, e cinque minuti dopo vorresti gettarla nel pozzo.
«E sai chi era?»
Pensa, arriccia il labbro superiore.
«No, adesso tocca a me. Una volta per una.»
«Illa, per favore, non è il momento di giocare. Sai chi era sì o no?»
«So cosa si sono detti con la mamma. Tu lo sai?»
Ci risiamo. «Sai che non lo so,» dico.
Il suo sguardo si illumina come stesse per raccontarmi la nuova barzelletta più bella. Sorride e parla in fretta.
«Che ti ha trovato un lavoro. Sì, giuro! E che andrai in casa di certa gente ricca. E a me che mi mandano a scuola oltre il mare. Il mare, Adah! Vedrò il mare, non sei felice?»

Non respiro. Anzi respiro troppo in fretta. Il petto va su e giù come le onde. Cosa ha detto? Casa nuova. Gente nuova. Illa oltre il mare.
Non trattengo le gambe. So che me ne pentirò, ma è già tardi: sguscio via tra i corpi imbalsamati, voglio arrivare in cucina. Non c’è tempo per pensare. Le conseguenze le pagherò poi. Devo trovare mamma. Devo parlarle. Devo —
«Dove cavolo vai?»
Mamma è nel corridoio con le braccia sui fianchi. L’ombra che produce mi copre dalla testa ai piedi.
«Lo sapevo. Ingrata.»
Le ombre girano in tondo sulle pareti, come un vortice. I vecchi osservano. Punto gli occhi sui piedi di mamma: non piangerò.
«Non avrei dovuto affidarti alcun compito. Non sei in grado di badare neanche a una morta.»
Vorrei dire qualcosa. Dovrei dire qualcosa. Non mangio nulla da due giorni, lo so che non è un ruolo adatto a una ragazzina. Di’ qualcosa, stupida!
«Ma — L’ombra della mia testa si fonde col vortice. Lo schiocco della guancia causa mormorii sommessi.
«Non provare a rispondere, sai? Torna subito a posto. Ne riparliamo a funzione terminata.»

Siedo con la pergamena davanti. Quando finirà tutto? Illa è in punta di piedi, sporge appena oltre il bordo del tavolino. Andremo via? Allora vorrei che questo momento non finisse mai.
Inspiro.
Appoggio il pennino sulla carta, ed è come se fossi aria. Aria che entra dalla finestra aperta. Un soffio di vita che spegne tutte le candele.
Tutte le lampade a olio lungo la strada.
Spegne le stelle.
Espiro.

Ora posso scrivere.

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Racconto traghettato
Commento

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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Sono ancora lontani però, potrei riuscire a scrivere qualche riga. Ma come? Non basterebbe una vita intera per parlare di Ruth.
Punteggiatura ambigua nella prima frase.
Sono ancora lontani, però:/; potrei riuscire a scrivere qualche riga.
Starcene in casa nostra da sole, senza nessuno a biasimarci in testa.
Non penso che "biasimarci in testa" sia un modo di dire esistente. Visto che quello più comune è urlarci addosso, urlarci in testa forse ci sta, ma non sarebbe in linea con quanto vuoi comunicare. Basta eliminare quel "in testa" e risolvi, oppure usi una riformulazione. "Nessuno a criticarci", "nessuno a rimproverarci" e similare.
Osservo l’attaccatura dei capelli. È così piccola, senza un’idea del domani. Tento un sorriso.
Molta bella questa frase, soprattutto la seconda parte. Non capisco perché guardare proprio l'attaccatura dei capelli, però. Legittimo, ma non si comprende il perché. Così a caso?
«Illa,» le bisbiglio, «smettila. Vieni qui.»
O metti la virgola dentro alle caporali, oppure fuori. Non entrambe.
Quindi (e sono entrambe corrette, basta poi far sempre lo stesso e mantenere coerenza interna al testo):
«Illa» le bisbiglio, «smettila. Vieni qui.»
«Illa,» le bisbiglio «smettila. Vieni qui.»
«Dove cavolo vai?»
Mamma è nel corridoio con le braccia sui fianchi. L’ombra che produce mi copre dalla testa ai piedi.
«Lo sapevo. Ingrata.»
Le ombre girano in tondo sulle pareti, come un vortice. I vecchi osservano. Punto gli occhi sui piedi di mamma: non piangerò.
«Non avrei dovuto affidarti alcun compito. Non sei in grado di badare neanche a una morta.»
Suppongo sia sempre la mamma a parlare, ma non si capisce mica se lo scrivi così con tutti questi accapo! Così sì:
«Dove cavolo vai?». Mamma è nel corridoio con le braccia sui fianchi. L’ombra che produce mi copre dalla testa ai piedi. «Lo sapevo. Ingrata.»
Le ombre girano in tondo sulle pareti, come un vortice. I vecchi osservano. Punto gli occhi sui piedi di mamma: non piangerò.
«Non avrei dovuto affidarti alcun compito. Non sei in grado di badare neanche a una morta.»
«Ma — L’ombra della mia testa si fonde col vortice. Lo schiocco della guancia causa mormorii sommessi.
Così non va: stai tentando di comunicare un'interruzione (l'ho capito dalla linea di dialogo seguente) quindi bisogna ribaltare.
L’ombra della mia testa si fonde col vortice. Lo schiocco della guancia causa mormorii sommessi. «Ma...»
Appoggio il pennino sulla carta, ed è come se fossi aria. Aria che entra dalla finestra aperta. Un soffio di vita che spegne tutte le candele.
Tutte le lampade a olio lungo la strada.
Spegne le stelle.
Espiro.

Ora posso scrivere.
Bel finale, ma non capisco lo spazio finale (non serve). Inoltre, incalzerei senza tutti quei punti il lettore:
Appoggio il pennino sulla carta, ed è come se fossi aria, aria che entra dalla finestra aperta. Un soffio di vita che spegne tutte le candele, tutte le lampade a olio lungo la strada.
Spegne le stelle.
Espiro.
Ora posso scrivere.


Bel racconto, @Ton; a parte piccole sciocchezze formali, scrivi molto bene.
Hai descritto l'atmosfera della veglia chiaramente, anche se hai dato poco spazio alle descrizioni fisiche del luogo. Ma non è importante, perché è tutto avvolto dalle ombre e dal buio e hai reso benissimo l'idea, tanto che sembra di essere lì.
Ottima la gestione della protagonista e i dei due comprimari, Ruth e Illa. Incipit e chiusa più che buone.

Ottima prova, mi è piaciuto.
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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Ciao, @Ton! Sono felice che hai traghettato e trasformato in un nuovo racconto la nostra creatura a 4 mani. Come promesso, per chiudere il cerchio, passo per un commento dettagliato.
Devo trovare mamma. Devo parlarle. Devo —
Non mi convince il tratto per un discorso interrotto. Metterei piuttosto puntini di sospensione.
Pensa, arriccia il labbro superiore.
Come immagine regge, certo, però mi dà la sensazione di singhiozzo, ecco. Metterei magari: Mentre pensa arriccia il labbro superiore, oppure: Pensa arricciando il labbro superiore.
Non si aspetta nulla: se fosse importato qualcosa avrebbe fatto lei stessa da shomeret.
Sono una che usa i due punti con parsimonia. Per me i : introducono un discorso o un oggetto. Forse è una questione di gusti, ma vedrei meglio una virgola dopo nulla.
Hanno afferrato una candela a testa e ribaltato il tavolino con su il baklava di Illa.
Non avrei dovuto, ma per fortuna ho tenuto da parte una candela da accendere quando se ne saranno andati.
Per me la frase sottolineata appartiene allo stesso paragrafo, andare a capo mi dà la sensazione che il pensiero di Adah si interrompe, ma non è così.
Adah. Pss. Adah.
Pss è un'onomatopea, meglio scriverlo in corsivo.
È vietato, finché sarò
Via la virgola, non serve.
Sì, puoi. Perché è caduto per terra.»
Iniziare la frase con perché, anche se a parlare è una bambina, non mi convince. Potresti mettere: Sì che puoi, è caduto per terra.
Magari poi.
Mi suona più naturale: Magari dopo.
So che dovrei prendermi cura di Illa, e sarà così. Da domani
Questo passaggio, e te l'avevo detto, per me è un po' frammentato e ho sempre quella sensazione che la frase va a singhiozzo. Io metterei: So che dovrei prendermi cura di Illa e da domani sarà così.
E non c’è: nulla che possa reggerne la forza, l’energia, la voce. Almeno, non c’era.
Via i due punti. E anche la virgola dopo almeno. Francamente, hai descritto talmente bene Ruth, la sua essenza arriva al lettore, che puoi fare a meno della frase: Almeno non c'era.
Mando giù bruciandomi la gola
Riferito all'acqua mi sembra un po' eccessivo quel bruciandomi, e la frase, per i miei gusti è un po' contorta. Metterei, se proprio ci tieni, l'acqua fresca mi brucia la gola.
«Ma — L’ombra della mia testa si fonde col vortice. Lo schiocco della guancia causa mormorii sommessi.
Anche qui metterei: «Ma…» L'ombra ecc.

Il racconto, rispetto alla versione a 4 mani, ora è più equilibrato. Il personaggio di Ruth ne esce con la maggiore chiarezza, così come i rapporti familiari raccontati attraverso gli occhi di Adah. L'atmosfera, di conseguenza, risulta più autentica, non solo per come la descrive Adah, i dettagli piccoli sono dosati con un'estrema cura e delicatezza dei suoi anni, ma anche in contrapposizione alla vista della piccola di casa. Quello che manca, forese, è un approfondimento per quanto riguarda il padre delle ragazze, ma per il resto è una storia sentita e non forzata per mostrare sentimenti. Non è sdolcinata, ecco, e per questo più veritiera. Mi è piaciuta di più rispetto alla versione iniziale. Una bella prova.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Niko la maggior parte delle tue modifiche erano nella bozza originale, poi cambiate su suggerimento delle mie oompa loompa (che saranno ben presto punite. Toglierò loro la carbonara.) :D

L'unica cosa su cui non sono convinto è l'uso dei puntini di sospensione al posto dell'em dash. Forse è solo un mio residuo "anglosassone", ma mal sopporto i puntini. Mi danno un senso di sfumato, di discorso che si perde piano piano, mentre invece io volevo un'interruzione netta, come è netto uno schiaffo improvviso mentre la persona sta parlando. Probabilmente non l'ho reso nel mondo giusto, ma l'alternativa neanche mi convince. Chissà se esiste un altro modo :umh:

Le descrizioni fisiche del luogo le salto spesso, tendo a restare più "sul corpo", non so se mi spiego. È solo che in un racconto preferisco dare spazio ad altro e mi basta qualche pennellata accennata (in questo caso le ombre). Ma comunque dovrei esercitarmici, non vorrei fare lo stesso errore su testi più lunghi.

Grazie mille! Se ti viene in mente altro da segnalare, a livello di "sostanza", fammi un fischio. Sento che manca sempre qualcosa nella costruzione della scena. Non acchiappa come vorrei, diciamo.

@Emy purtroppo le tue (giustissime) modifiche sono arrivate dopo che avevo cambiato il racconto già una decina di volte: un record personale che resterà per parecchio tempo credimi. A modificare ancora n'gliela potevo fa :D

Me le tengo tutte per il prossimo racconto, perché hai letto benissimo i dubbi che mi erano rimasti.

Pss, non sai quanto mi faccia piacere che non ti abbia fatto schifo. Non mi sarei perdonato l'aver rovinato il lavoro che abbiamo fatto quella volta <3

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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Ciao, @Ton :)

Mi era già piaciuta la prima versione wuddiana, e il fatto che, già dalle prime battute, mi ricordassi che era il racconto della veglia funebre,
narrata dalla figlia e dalla morta, ti dà l'idea di quanto mi fosse rimasto impresso.
Questa versione la trovo più fluida, più chiara, e mi sono attardata a pensare perché la figlia dice le parole del titolo.
Forse, mi sono detta, al buio si sente più in sintonia con la madre, ormai solo ombra, e più in grado di tirare fuori le parole giuste.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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la maggior parte delle tue modifiche erano nella bozza originale, poi cambiate su suggerimento delle mie oompa loompa
dovresti solo vergognarti.
Sulla punteggiatura con le virgolette l'avevo notato ma non te l'ho detto: bisogna anche arrangiarsi un po' xD
Ma quel "biasimarci in testa" sono sicura di avertelo segnalato. È che non dai retta!
E non c’è: nulla che possa reggerne la forza, l’energia, la voce.
Non capisco proprio quei due punti. Perché?
"non c'è nulla che possa reggerne la forza, la voce, l'energia... non c'era." (o col punto invece dei due punti)
Sulla carta c’è una piccola macchia d’inchiostro che prima non c’era, si è mescolata alle gocce d’acqua e si sta espandendo.
Scorgo sulla carta una piccola macchia d'inchiostro che prima non c'era, si mescola alle gocce d'acqua e si espande"
Ribadisco il concetto: il verbo essere è duttile e importantissimo, ma non puoi usare solo lui, ogni tanto dagli un po' di riposo :)
Vorrei dire qualcosa. Dovrei dire qualcosa. Non mangio nulla da due giorni, lo so che non è un ruolo adatto a una ragazzina. Di’ qualcosa, stupida!
Di' qualcosa, stupida! dovrebbe essere in corsivo o tra virgolette alte, credo, giacché è una frase che dice mentalmente a sé stessa, e passa alla seconda persona, con un imperativo.

Sui contenuti non c'è nulla da obiettare: la scena è resa bene, i sentimenti della ragazza e il suo punto di vista sugli altri anche. È solo uno spaccato, una lunga inquadratura di un huis clos, ma da un racconto di 8000 caratteri non credo si possa esigere una lunga sceneggiatura articolata, trovo che il tuo racconto comunichi bene quello che vuole comunicare, suggerisce implicazioni, sviluppi e un a storia pregressa. Il tutto con delicatezza e in un'atmosfera avvolgente. Mi piace molto.
(Soprattutto dopo le fasi di revisione :si: )
Ciao, @Tonino
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Ton racconto suggestivo. La vita che dopo la morte di Ruth si appresta a cambiare. L'obbligo di rimanere nella stanza, i presenti che "non" sono venuti per Ruth, la madre che ha già preso la decisione sul futuro delle figlie dietro suggerimento dell'uomo. Eventi che si insinuano come folate misteriose tra la veglia, le ombre, le candele.
Non avevo afferrato bene la questione della pergamena, ma credo che con l'affermazione "Ora posso scrivere" possa riferirsi alla vita di Ruth, scrivere di lei di tutto ciò che è stata (anche se non ne sono sicura).


Le assi sono l’insulto più grande: se Ruth potesse, ribalterebbe tutto. “Non c’è nulla che può contenermi!”, direbbe. E non c’è: nulla che possa reggerne la forza, l’energia, la voce. Almeno, non c’era.

Questo paragrafo lo trovo molto rende l'idea di cosa sia stata Tuth.

Bravo

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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ciao @Ton . Il mio commento lo spenderò riguardo le mie impressioni. Questo racconto è una riscrittura vera e propria. Anche te sei abile a dilatare il racconto in mille pensieri, disseminati in ogni singolo protagonista e in tutte le comparse. Tutti giocano un ruolo nel racconto e nessuno di loro rimane senza una nota. Ma la cosa che mi attira, o che mi colpisce l'occhio, è questa veglia ambientata e ricca della tradizione ebraica. Non so se hai pensato a tiralo fuori dato il ricorrere della shoah, comunque è una scelta azzeccata. Ne ho colto l'aria celebrativa di un popolo che in fatto di sacralità dei riti, dei gesti e delle feste, a mio parere, sono i numeri uno. " shomeret. " con una sola parola hai identificato la protagonista collocandola al centro della storia. Mi è piaciuto. ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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Sono arrivati con calma, uscendo di casa in silenzio, strisciando i piedi per non disturbare l’aria. Poi si sono riversati sull’uscio in tutta fretta, nell’oscurità, quasi avessero paura di farsi riconoscere. Sono entrati sbattendo le imposte, qualcuno senza neanche la kippah. Hanno afferrato una candela a testa e ribaltato il tavolino con su il baklava di Illa.
All'inizio dici che sono arrivati con calma, ma poi ribalti la scena e gli fai addirittura ribaltare un tavolo. Non ho compreso se si tratti degli stessi che sono arrivati con calma, quindi già nella stanza, perchè poi entrano sbattendo le imposte e rovesciano un tavolo? Non ne sono sicura ma qualcosa non torna.
Osservo la trama della carta. È spessa e con una fibra irregolare. Dev’essere pelle di capra.
Credo che la carta e la pergamena siano due cose completamente diverse.
Inspiro.
Appoggio il pennino sulla carta, ed è come se fossi aria. Aria che entra dalla finestra aperta. Un soffio di vita che spegne tutte le candele.
Tutte le lampade a olio lungo la strada.
Spegne le stelle.
Espiro.
Finale molto bello. La sua concentrazione spegne tutto ciò che le è attorno. Sola, completamente immersa nel flusso del suo respiro, ora può scrivere.
Molto bello @Ton, ottimo lavoro (y)

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@bestseller2020 Toda raba :)

Come ti dicevo ieri, l'idea è nata un po' di tempo fa per un MI a quattro mani con @Emy , tutto il discorso dell'ambientazione e dei riti ebraici è stata una conseguenza più del tema e delle nostre passioni che non di un riferimento specifico.

@Alba359
All'inizio dici che sono arrivati con calma, ma poi ribalti la scena e gli fai addirittura ribaltare un tavolo. Non ho compreso se si tratti degli stessi che sono arrivati con calma, quindi già nella stanza,
Probabilmente la parte che crea confusione è questa. Camminavano lentamente lungo la strada buia (in quanto buia), non erano già nella stanza. "Sono arrivati con calma" per poi riversarsi con molta fretta nella casa (passando per l'uscio illuminato) forse, o almeno così pensa Adah, per evitare di essere riconosciuti.
Credo che la carta e la pergamena siano due cose completamente diverse.
Mi giustificherò dicendo che in ebraico "carta pergamena" è una cosa sola :D forse avrei dovuto usare la parola foglio anziché carta, non so. Però non credo siano tanto diversi: la pergamena è detta cartapecora o carta pecudina anche in italiano.

Grazie mille! :sss:

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Poeta Zaza ti chiedo scusa, avevo pensato tanto a una risposta da darti che alla fine mi sono convinto di avertela data :P

Perché Adah dice le parole del titolo?

Quello che ho pensato io, è che Adah è cresciuta in un mondo buio. Un mondo fatto di tante ombre e poche luci. Non tutti hanno la forza di vedere luce dove invece c'è buio, come magari invece riesce a Illa, e questo ha un forte impatto sulla personalità di un individuo.

Adah è una ragazzina timida, che pensa molto più di quanto parli, che ha idee forti e precise nonostante la giovane età ma che ha difficoltà a tirare fuori. Ha ppena perso l'unica persona a cui si aggrappava nella vita, cresciuta in un mondo altrimenti buio, e ora obbligata a sobbarcarsi di responsabilità: a cominciare proprio dall'elogio funebre a Ruth.

In un mondo con così poca luce, l'unico modo per sopravvivere per Adah è di adattarsi e finire col trovarsi più a suo agio nel buio.

:umh: spero di essere stato esauriente, non so

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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Ciao @Ton :)
Ricordavo l'atmosfera di questo racconto dalla prima volta che l'ho letto, rileggendo ora è tornato tutto a galla. Incredibile dopo tanto tempo, eppure il buio di quella stanza e le emozioni delle due ragazzine devono essere rimaste impigliate da qualche parte nella mia testa, perché mi sono davvero familiari e le immagini sono ancora ben chiare dentro di me.
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Linda e la montagna di fuoco

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Ton, i due racconti sono profondamente diversi, probabilmente il primo è più di Emy e questo più tuo. Sono ambedue bellissimi e, se dovessi scegliere, non saprei quale scegliere. Ma, per fortuna, non devo scegliere e, quindi, mi limito solo a questo che ho apprezzato moltissimo, il tutto racchiuso in pochi caratteri. Complimenti.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Kikki che strana sensazione, scrivere qualcosa che è rimasto impresso a qualcuno. Sono davvero contento perché le due ragazzine, come dici tu, sono il fulcro di tutto e sicuramente la cosa a cui tengo di più di tutto il racconto. Grazie!

@Macleobond e pensa che io il tuo commento al racconto originale me lo ricordavo! :P questo commento era importante perché avevo il terrore di aver rovinato quanto fatto con Emy. Mi fa piacere che per te non sia stato così!

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Ton , inizio con il dichiarare che il brano a me è piaciuto. Restituisce al lettore un'atmosfera coinvolgente in un contesto che si tratteggia frase dopo frase, con un ritmo adatto a far assimilare pezzo per pezzo il dove e il cosa. Le domande che all'inizio si scatenano in chi legge trovano risposta durante lo svolgimento senza che mai si provi un senso di disorientamento: se nasce un dubbio, questo avrà risoluzione proseguendo di poco con la lettura.
C'è un insolito ordine nella prosa e nelle modalità con cui si veicolano i contenuti. Insolito se penso a cosa ho letto di tuo negli anni. Mi fa pensare a due possibilità che non si escludono a vicenda. La prima è che hai fatto un balzo in avanti come digitatore di caratteri. Forse il balzo in avanti. La seconda è che per questo contest hai dovuto rimaneggiare un testo già pubblicato, così da farne una revisione, mentre di solito – per tua ammissione – i racconti che ci condividi sono nella loro forma più grezza. Il risultato, naturalmente, è apprezzabile.
Ti pongo una questione: di cosa parla il racconto? Io non l'ho inquadrato di preciso. Non parlo delle vicende riportate, mi riferisco piuttosto al tema che intende svolgere. Contrasto fra ritualità e spiritualità? Attrito con le imposizioni delle istituzioni (famiglia, religione)? Ho avuto la sensazione che il punto di vista tematico si disperdesse nella durata del racconto, come se fosse frutto di un'intuizione istintiva non messa a fuoco o del tentativo di far coesistere più temi in un testo breve. Magari sono io che non sono stato in grado di coglierlo, per cui lascio a te questa riflessione.
Spendo un'ultimo passaggio sul tratto lungo vs puntini di sospensione. Io sono d'accordo con te: il loro uso non è interscambiabile. Coi puntini di sospensione sospendo. Col tratto lungo interrompo di netto, come può succedere quando un'altra persona inizia a parlarti sopra.

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Adriano Strinati
Mi fa pensare a due possibilità che non si escludono a vicenda.
In effetti, direi che hanno entrambe la stessa motivazione: ho revisionato :asd: per la prima volta in vita mia (anche se con l'aiuto di due inaffidabili oompa loompa di cui non @mercy farò @Bef i nomi ed @Emy ... na squadra insomma).
Il risultato, naturalmente, è apprezzabile.
Il che è un problema (il fatto che sia solo apprezzabile, intendo). E sono abbastanza convinto che dipenda da quest'altro punto:
di cosa parla il racconto? Io non l'ho inquadrato di preciso
Non lo so più. Volevo raccontare di una ragazzina timida, e ne è venuto fuori un discorso imprecisato su vita, morte, ciclicità, religione, indipendenza femminile... pennellate appena accennate e non ben definite temo.

Nel turbinio di luci e ombre credo di aver perso un po' di fuoco, e questo ha inciso sulla resa del racconto che, sì, magari è anche apprezzabile, ma ha un problema comune a tutto quello che è mediocre: se è emotivo, non ti porta alle lacrime; se è cattivo, non ti fa prendere a pugni il muro... insomma, è apprezzabile. Bon. Andiamo avanti.

Resta uno dei commenti più utili che io abbia ricevuto su questo forum :si: grazie! :P

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Ton sei un po' severo con te stesso. Per me "apprezzabile" ha un'accezione verso il positivo, e mi dispiace che tu abbia interpretato così duramente le mie parole.
Al tempo stesso, capisco cosa si prova quando si guarda oltre gli aspetti tecnici di scrittura. Sono convinto che quando si arriva a padroneggiare il come, arrivi il momento di farsi domande sul cosa. La scelta di tema e punto di vista tematico (o premessa, come lo chiamano spesso) è ciò che differenzia un esercizio stilistico e/o un testo dilettantesco da un'opera di narrativa, breve o lunga che sia.
La mediocrità che menzioni secondo me non c'entra nulla, in questo caso. Qui si sta facendo ragionamenti su un percorso, mica su un risultato. Il risultato specifico è oggetto d'analisi solo in vista del percorso. E questo percorso è tutt'altro che mediocre.

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Adriano Strinati nono, sono del tutto consapevole che intendevi "apprezzabile" in chiave positiva tranquillo :P e mi ha fatto comunque piacere! Il mio mediocre viene proprio dalla mancanza di un "cosa" ben definito (e per cui probabilmente, se avessi fatto una revisione, avrei cambiato del tutto alcune scene per rendere meglio il senso di ciò che volevo comunicare).

O forse semplicemente mi ci vuole più spazio per un "cosa" che mi cosi qualcosa.
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