Re: En un lugar de la Mancha

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Ciao @massimopud ,

ma che carino questo racconto, davvero delizioso.

Le osservazioni che seguono, te lo preciso adesso così non ho bisogno di ripeterlo di continuo, sono ovviamente la mia opinione, del tutto discutibile. Perciò valuta cosa ritieni veramente interessante. in ogni caso spero di darti qualche spunto di riflessione sul tuo racconto.
Cominciamo...
massimopud ha scritto: Io l’ho amata davvero la vecchia Castiglia di pietra, con le sue infinite strade bianche, segnate dal passo di uomini e asini; li vedevo tornare insieme nel tramonto, camminando e parlando piano, come fratelli. E i campi di stoppie bruciati dal sole, frustati dal vento; le piogge avare e oblique, le ombre veloci delle nuvole arrivate dai lontani castelli del maestrale.
Questo incipiti è molto bello, sarà che rimango sempre impressionata dalle descrizionipaesaggistiche naturali, ma mi hadavvero "acchiappato". Insomma, secondo me funziona, anche perchè, con l'iniziale inversione, si entra subito nella dimensione dialogata. E le immagini che crei sono affatto banali. Forse un pochino troppo poetiche, ma è funzionale al personaggio anche se questo lo capirò solo alla fine. Mentre leggevo pensavo che avevi costruito questo Miguel un po' troppo "uomo di lettere" :P ma c'era un perchè, eccome.
massimopud ha scritto: Lo so cosa dice: atomi, tutto un gioco di atomi che si aggregano e disaggregano a formare pianeti, stelle, pietre, uomini, farfalle, lo so. E allora, caro Perez, dove andremmo? Che bussola avremmo, se è tutto e solo questo? Ascolta: tu sei un mucchietto di atomi tenuti insieme da forze invisibili o che so io, giusto?
Allora, qui vorrei sollevarti una questione scientifica. Cervantes nasce a metà del Cinquecento. Ora io non sono così ferrata in storia della scienza ma parlare di "aggregati di atomi" e "forze internucleari" mi sembra troppo per l'epoca. Sono sicura che il modello atomico, più grezzo ma più vicino a quello delle teorie attuali, risale a Dalton nel XIX secolo. E' vero che anche Democrito, molti secoli prima parlava di atomi nel senso di costituenti più piccoli della materia, ma era ben lontano dal modello degli atomi interagenti tramite "forze invisibili". Mi verrebbe di consigliarti, sempre se non sono io a sbagliare e tu ti sei documentato prima, di cercare quali erano le teorie correnti all'epoca.
massimopud ha scritto: Io davvero pensavo che ogni giorno fosse fantastico, che domani sarebbe stato ancora meglio e dopodomani ancora di più e così via, senza interruzioni: una festa senza fine.
Non so perchè, ma con questo passaggio mi hai fatto pensare al Candide di Voltaire, in particolare a Pangloss. Il tuo protagonista è un entusiasta, uno che ama la vita nonostante tutto, non importa la guerra, la prigionia, la mano mozzata e la patria ingrata, Miguel dice: io sono stato vivo. Con l'ottica del disvelamento finale non so dirti se questo può corrispondere a come era lo scrittore spagnolo veramente, però,dato il tenore della sua opera principale, direi che potrebbe essere che fosse un visionario entusiasta.
massimopud ha scritto: ah, uno dei due. Ed è per questo che ho sempre letto tutto quello che mi è capitato sottomano, raccoglievo perfino le carte gettate a terra per strada.
- Be’, quelle anch’io, non si sa mai: ci si può sempre guadagnare... voglio dire, imparare qualcosa. E poi?
Questo scambio di battute sulla cartacce gettate a terra non mi ha fatto impazzire. Forse c'è qualche aneddoto biografico che non conosco, ma se lo hai messo solo per rafforzare il concetto, cioè per sottolineare il fatto che il protagonista era un accanito lettore, non l'ho trovato molto coerente col resto del personaggio, poetico e romantico, che finora hai costruito. Poi magari è solo questioine di gusti e qualcun altro potrebbe dirti che funziona benissimo.
massimopud ha scritto: : è una storia buffa, quasi ridicola, ma accadde realmente. Ho pensato di provare a scriverla per cavarci qualche soldo: la storia di un povero pazzo che credeva nella cavalleria, nei giganti, i draghi, l’onore, l’altruismo, la patria;
Arrivata qui ho capito chi era Miguel. Non penso che tu volessi che il lettore ci arrivasse prima, però a rileggere bene, poni indizi molto concreti. A parte che citi luoghi e dettaglibiografici che, se il lettore conosce la vita di Cervantes, ci arriva molto prima di me. Poi c'è l'indizio dei mulini a vento che metti quasi subito a inizio racconto. Messo lì almeno a me non ha creato sospetti, ho solo pensato che "sti spagnoli c'hanno la fissa coi mulini a vento", ma non credevo che stavi proprio raccontando del creatore di don Chisciotte.
massimopud ha scritto:Perez, Cervantes! F
Ho focalizzato giunta a questa riga che i due personaggi del racconto si chiamano uno per nome e uno per cognome (perchè Perez è un cognome , giusto?) tra loro e non l'ho trovata una scelta coerente. Avrei trovato più carino che entrambi si chiamassero per nome (ovvio che per cognome non potevi :lol: ). Arrivato a questo punto avresti potuto farli chiamare con nome e cognome dal carceriere e l'effetto sarebbe stato lo stesso.
massimopud ha scritto: Grazie, Sancho, anche a te.
- Com’è che mi hai chiamato?
- Eh? Ah, no, niente, ero distratto; scusa, Perez.
Questo finale strappa un sorriso, un po' malinconico, ma è giusto così.

Come ti dicevo all'inizio, ho davvero apprezzato il tuo racconto. La scelta del dialogo, non certo facile da condurre per u n brano intero, è ottima, perchè ti permette di inserire un sacco di informazioni che, altrimenti, avrebbero richiesto dei noiosissimi spiegoni. Nel complesso il dialogo mi è sembrato ben costruito e naturale. Un'eccezione la fa alcune frasi di Miguel, che, come ti dicevo sopra, sulle prime sembrano un po' sopra le righe, in termini poetici. Ma è evidente, giunti a fine lettura, che è una scelta voluta e funzionale al personaggio.
Ho apprezzato molto il tema e il finale ironico-amaro.

Spero di esserti stata almeno un po' utile.

Talia :happy-sunny:

Re: En un lugar de la Mancha

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Ciao, @Talia , grazie mille del tuo commento.
Talia ha scritto: Allora, qui vorrei sollevarti una questione scientifica. Cervantes nasce a metà del Cinquecento. Ora io non sono così ferrata in storia della scienza ma parlare di "aggregati di atomi" e "forze internucleari" mi sembra troppo per l'epoca. Sono sicura che il modello atomico, più grezzo ma più vicino a quello delle teorie attuali, risale a Dalton nel XIX secolo. E' vero che anche Democrito, molti secoli prima parlava di atomi nel senso di costituenti più piccoli della materia, ma era ben lontano dal modello degli atomi interagenti tramite "forze invisibili". Mi verrebbe di consigliarti, sempre se non sono io a sbagliare e tu ti sei documentato prima, di cercare quali erano le teorie correnti all'epoca.
Forse è vero, potrebbe esserci un anacronismo; davo per scontato che dopo Democrito, Lucrezio. etc., nel '500-'600 la teoria atomica fosse tra le scoperte o riscoperte della rivoluzione scientifica post-medioevale, ma in effetti bisognerebbe andarsi a studiare qual era lo stato dell'arte all'epoca.
Talia ha scritto: Forse c'è qualche aneddoto biografico che non conosco, ma se lo hai messo solo per rafforzare il concetto, cioè per sottolineare il fatto che il protagonista era un accanito lettore
Questo è proprio un aneddoto riportato tra gli altri da Borges: pare che Cervantes fosse un maniaco della lettura e leggesse qualsiasi cosa, anche semplici pezzi di carta che trovava a terra per strada.
Talia ha scritto: Il tuo protagonista è un entusiasta, uno che ama la vita nonostante tutto, non importa la guerra, la prigionia, la mano mozzata e la patria ingrata, Miguel dice: io sono stato vivo.
È vero, poi subentrò nella seconda parte della vita una grande disillusione (come nella maggior parte delle persone, del resto).
Questo breve racconto è basato proprio su questo, su un'ipotesi che si trova in L'umorismo di Pirandello: il Don Chisciotte non sarebbe altro che un'amara parodia di se stesso da parte di Cervantes, delle sue ingenue illusioni giovanili andate poi deluse nella maturità.

Grazie di nuovo, ciao, a risentirci.
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