Terra di nessuno (A.D. 1956)

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Abito al quarto piano di un palazzo dove c’è un cortile con una vasca di pesci rossi, che devo starci molto attento perché una volta sono caduto in acqua mentre cercavo di prenderne uno con le mani. Un ponticello di cemento con una ringhiera verde porta a un piccolo giardino, con una panchina di pietra e un’altalena. Su quella ci spingo mio fratello, che è molto pauroso, così forte che il telaio di ferro dove sono attaccate le corde si solleva davanti e dietro, lui piange e urla e la mamma si affaccia alla finestra gridando di tornare a casa se non la smetto. Non capisce che lo faccio a fin di bene perché pian piano diventerà più coraggioso.
Qui sono come un re perché solo nella nostra famiglia ci sono dei figli maschi, ovvero io e mio fratello che ha due anni meno di me ed è troppo piccolo per certe cose, mentre gli altri abitanti hanno solo figlie femmine. Anche se è Lauretta quella che mi ha fatto innamorare, tanto che da grande la sposerò. Così ho deciso e nessuno potrà farmi cambiare idea.
Per passare il tempo facciamo molte cose, ma a me piace più di tutto giocare al dottore con lei, e infatti le altre bambine si lamentano che non le visito abbastanza. Soprattutto Simona, la sua sorella più grande che mi sta antipatica, dice sempre che non si sente bene e le viene da svenire. Mi sta sempre attaccata e su un braccio ha un neo con dei peli neri dentro.
Però ha ragione, sono molto bravo come medico e faccio tutto quello che fa quello vero della nostra famiglia, anche se lui in più ha nella borsa quel coso che ci si mette nelle orecchie per sentire se il cuore batte. La mamma deve farlo venire spesso a casa perché purtroppo io sono molto malato. Quasi tutti i lunedì, infatti, dopo che la domenica mangio tantissimi dolci,per tutta la notte sto male con la febbre e gli incubi.
Quando visito, prima di tutto mi lavo le mani con l'acqua dei pesci rossi e mi metto addosso del dopobarba rubato a papà, quindi prescrivo molte cure e medicine, ma soprattutto con l'indice dritto faccio delle iniezioni sui sederini delle bambine, che è la cosa che mi piace di più e mi fa venire le ginocchia molli e l'acqua morta in bocca.
Dopo l’altalena c’è un muro grigio con una porta di ferro arrugginita, che è il limite vero del cortile. Nessuno ci va mai e solo un paio di volte ci ho visto gironzolare lì vicino il figlio grande della portinaia che abita nel casottino all’ingresso, quello che ha già un po’ di barba. Il muro c'è una zona inesplorata con l’erba alta. Lo so perché una volta ho aperto a fatica la porta e ho guardato dentro, ma ho chiuso subito perché ho sentito degli animali strisciare per terra pronti ad attaccarmi. Papà dice che quel terreno non si sa di chi è, in pratica è terra di nessuno. Quando hanno costruito la casa vicina, infatti, qualcuno ha fatto confusione con le misure dei metri e ora deve decidere il giudice.
Comunque, dopo che mi hanno letto un libro illustrato dove si racconta di Ngongo, un bambino negro che vive in Africa e si perde prima di essere riportato a casa da una leonessa, per me quella è diventata la savana a perdita d’occhio, assolata e percorsa dal vento, misteriosa e pericolosa. E infatti nel libro ci sono anche dei disegni che fanno impressione, tipo iene, serpenti, babbuini, coccodrilli, rinoceronti e altre bestie feroci.
Devo ammettere che ad andarci ho paura, come quella che mi viene di notte in estate nella mia camera quando le finestre sono aperte, le tende si muovono e penso che forse entrano in casa i ladri scendendo con una corda dai terrazzi di sopra; oppure quando mi mandano a prendere qualcosa in cantina che è poco illuminata, umida e fredda come le tombe dei morti, e trattengo il respiro per tutto il tempo che ci devo restare sino a quando non chiudo la porta e scappo di corsa su per le scale pensando che anche questa volta è andata bene.
Ma la voglia di esplorare è più forte di ogni altra cosa, soprattutto se penso che probabilmente sarei il primo a metterci piede, diventando famoso e magari anche ricco. Potrebbe infatti essere che i pirati, proprio perché è un luogo segreto, c'hanno nascosto un forziere come nell’Isola del Tesoro. La storia me l’ha raccontata mio nonno e, con il suo vocione, mi anche cantato una canzone che mette i brividi:

Quindici uomini, quindici uomini
sulla cassa del morto
io-ho-ho, e una bottiglia di rum!


All’inizio ho pensato di andarci con mio fratello, dicendogli che in due avremmo potuto difenderci meglio dalle belve, anzi era meglio che andasse per primo lui che è più piccolo e leggero e si nota di meno, ma si è rifiutato perché è un fifone. Così, per convincerlo, gli ho storto il polso con una mano da una parte e con l'altra mano dall'altra parte per fargli sentire gli spilli, ma lui ha urlato e chiamato la mamma.
Non resta che vedere se viene Lauretta.
«Però dobbiamo andarci di pomeriggio tardi col buio» le dico a bassa voce per non farmi sentire dalla sorella Simona che non ci lascia mai come fosse attaccata con una ventosa «di giorno c’è la portinaia che controlla tutto anche quando sembra che non c’è. Comunque, non avremo problemi: porterò una luce a pile, una carta geografica e una bussola.»
«Quante cose sai!» dice lei con ammirazione. Tutti sono convinti che mi hanno mandato a scuola a cinque anni perché sono molto intelligente. Anch’io lo credevo e infatti la notizia l’ho diffusa più che potevo, ma poi ho sentito la mamma che diceva al fruttivendolo che è stata una buona idea perché non ce la facevano più ad avermi sempre tra i piedi per casa a combinare disastri. Ma quando diventerò un famoso esploratore, le cose cambieranno.
Non passa neppure una settimana che con Lauretta, dopo uno scambio di bigliettini nel posto segreto, decidiamo di iniziare l’avventura.
Per un po’ l’aspetto vicino alla porta con la torcia soffocata dalla mano per farmi vedere solo da lei, poi finalmente mi sento toccare il braccio da una mano tremante.
Entriamo e la luce inquadra uno spettacolo terrificante. Le sterpaglie sono secche, altissime e piene di spine, ci sono rumori inquietanti ovunque, ma per fortuna sono solo lucertole. Di tesori neanche l’ombra, ma facciamo una scoperta sconvolgente. Per terra c’è una coperta con intorno degli strani palloncini sgonfi che sembrano giochi di Carnevale. Quindi, qualcuno lì c’è già stato!
La delusione è fortissima, ma poi scopriamo un contenitore, probabilmente quello dei palloncini, con scritta sopra quella che sembra una poesia, molto bella anche se non è chiaro quello che vuol dire.

Non più di pelle verace d’ovino,
siam fatti di gocce che stillano da tronchi feriti.
Più sottili della seta, più forti del tuo desiderio,
non ci dimenticare mai,
porta sempre con te i tuoi amici fedeli!
Grazie al nostro abbraccio
potrai amare senza timore.


La mia compagna mi stringe la mano e penso che è commossa da quelle misteriose parole. Poi mi dà un bacio sulle labbra, proprio come fanno i grandi quando decidono di avere dei figli. Non sapevo che lo potessero fare anche i bambini, e per un po’ rimango come stordito.
Insomma, oggi una grande scoperta l’ho fatta, anche se non è quella che credevo. Pure questo è un territorio inesplorato, e al suo confronto la savana non è niente!
Nella terra di nessuno da oggi non ci andrà solo il figlio della portinaia.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: Terra di nessuno (A.D. 1956)

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Ciao @Macleobond
1956 io avevo due anni, da quello che scrivi, tu qualcuno di più.
Anche nel mio ricordo il cortile era il regno di noi bambini, ed eravamo in tanti, era il periodo dei baby boomer e alle elementari eravamo in trenta in classe. Per questo motivo le cose che hai raccontato mi sono parse subito famigliari. Non so se possa essere altrettanto per chi è molto più giovane e ha passato l'infanzia con i videogiochi anziché costruire spade di legno con le cassette della frutta.
Il gioco del dottore è stato un classico, il primo approccio infantile alle curiosità sessuali. Chissà se i giovani si sono persi anche quello.
Hai descritto molto bene un periodo della vita poco frequentato in questi racconti. Una bella testimonianza.
Ora vado a leggere il seguito che promette bene solo dal titolo.
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