Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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Racconto traghettato dal Writer's Dream.
Autore @Plata

Piccolo Lupo

L'uomo aveva la faccia nella terra rossa e respirava polvere. Un solitario filo d'erba gli solleticava il naso senza che lui se ne rendesse conto. Le mani vicino la faccia sporca e smunta; le dita rattrappite parevano artigli di rapace in procinto di afferrare qualcuno o qualcosa.
La mente di Llewelyn era intenta a sondare ciò che viene dopo la morte, esercizio ignorato fin lì nonostante l'esistenza di uomo violento. In quel preciso momento parve essere vicino alla soluzione.
Il buco che aveva sulla schiena, sotto la scapola destra, cominciava a bruciare. L'esplosione avvertita poco prima dell'impatto e il suo eco che si propaga nella vasta desolazione alle sue spalle, infine il fischio del proiettile che fende l'aria del deserto, quella stessa aria che adesso uno dei suoi polmoni fatica a contenere. Llewelyn sa cosa sta accadendo. Ogni storia ha un inizio e una fine. Inutile cercare d'indovinare cosa verrà dopo, non funziona così. La vita non è un romanzo in cui i vili possano saltare direttamente al finale per saziare la curiosità. Bisogna farsi carico dei propri fardelli, che poi è il vero significato della vita.
Cominciava ad avvertire il polmone collassare: l'aria entrata nella pleura grazie al proiettile sarebbe potuta essere espulsa conficcando una sottile cannula di metallo tra le costole, picchiandoci sopra con un martelletto. Operazione non complessa ma nemmeno banale e discretamente dolorosa. All'età di nove anni aveva assistito alla medesima operazione subita da un cugino dopo che era stato ferito in una sparatoria tra ubriachi, dentro un saloon. Lustri dopo, una sera lo zio di Llewelyn gli aveva raccontato che anche il dottore che aveva operato il ragazzo, suo figlio, che poi era morto, era ubriaco pure lui. Lo zio gli aveva allora chiesto se secondo lui fosse stato il tizio che aveva sparato o il dottore che aveva cercato di accomodargli il polmone ad ammazzarlo, ma lui non aveva saputo rispondere. Lo stesso dottore era poi morto tempo dopo con un paio di proiettili nello stomaco, senza che mai si fosse scoperto per mano di chi; nessuno se ne era mai preoccupato e a Llewelyn era parso normale.
Stava pensando a tutte queste cose quando l'uomo che gli aveva sparato lo coprì con la sua ombra.

Lo sceriffo Wyatt arrivò sopra l'uomo prima degli avvoltoi che avevano cominciato ad orbitare nel cielo glabro di nuvole. Il fucile con cui gli aveva sparato poco prima era già freddo: poggiato sulla spalla dell'uomo pareva intento a scaldarsi sotto i raggi del sole come un rettile dalla pelle nera e lucida. Cercò di sputare a terra ma si rese conto di non avere più saliva. Era ormai chiaro che la polvere in bocca e la disidratazione avevano smesso di essere un fastidio. Il fastidio era diventato un processo inutile. Tolse il cappello dalla testa, leccò le parti scure di sudore della tesa, poi lo gettò a terra. Un peso inutile, ormai, quanto quello del proiettile che lo aveva accompagnato per tutto quel viaggio e che adesso si trovava dentro il petto dell'uomo ai suoi piedi. Il cavallo morto due giorni prima, l'acqua terminata poco dopo. Slacciò la borraccia di pelle vuota e gettò anch'essa nella polvere.
«Allora? Cos'hai da dire?» chiese.
«Vaffanculo» rispose Llewelyn.
Lo sceriffo Wyatt sorrise, le labbra gonfie e spaccate non gli facevano più male. Forse in un altro momento si sarebbe piegato in avanti con i palmi delle mani poggiati sulle ginocchia e avrebbe cominciato a ridere, ma il solo pensiero di farlo gli fece girare la testa. Prese la pistola dal cinturone e armò il cane. Era perfettamente consapevole che dopo aver premuto il grilleto e ucciso quell'uomo non avrebbe avuto più niente da dare a questo mondo. Un refolo di vento gli accarezzò la nuca sudata e lui ringraziò Dio per quello, proprio mentre una freccia gli bucava il cranio.

L'uomo bianco crollò in avanti, rigido come un tronco d'albero segato alla base. Una leggera nuvola di polvere si alzò per disperdersi nell'aria. Piccolo Lupo si riavvicinò al magro cavallo pezzato dietro di lui e gli domandò nella sua lingua gutturale cosa ne pensasse del tiro appena effettuato. L'animale non rispose e i suoi occhi continuarono a guardare l'orizzonte. Piccolo Lupo conservò l'arco sulla sella del cavallo, tirò indietro i lunghi capelli neri, prese le redini dell'animale e assieme si avviarono verso i due pistoleri.
L'uomo che aveva colpito era ormai morto, la faccia riversa per metà nella polvere, la punta della freccia spuntava da sotto lo zigomo sinistro. L'altro era sdraiato su un fianco, rantoli bagnati di sangue gli uscivano dalla bocca e gli occhi ancora vivi parevano guardarlo con curiosità. Piccolo Lupo allora estrasse il coltello dalla cintura dei pantaloni, si chinò sul morto, lo prese per i capelli, estrasse con cura la freccia dalla nuca, poi poggiò la lama luccicante dei raggi del sole sull'attaccatura dei capelli del morto e recise il suo trofeo. Si rimise in piedi, poggiò la striscia di pelle insanguinata sulla spalla, prese il cappello dell'uomo morto da terra e si diresse verso l'altro. Llewelyn era ancora lucido, per sua sfortuna, e osservava lo spettacolo quasi in estasi. Nonostante la disidratazione i suoi occhi erano lucidi quando l'indiano lo prese per i capelli e gli tagliò lo scalpo. Poi gli tirò la testa indietro e gli tagliò la gola, mise il cappello sotto l'incisione, aspettò che si riempisse del liquido scuro e denso, lo portò alla bocca e bevve. Non gli piacque molto ma aveva poca acqua e sotto il sole del deserto non gli andava rischiare. Poggiò la seconda striscia di pelle e capelli sulla spalla, salì sul suo cavallo pezzato e ritornò da dove era venuto.

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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https://www.writersdream.org/forum/foru ... ent=852634

La mente di Llewelyn era intenta a sondare ciò che viene dopo la morte
Una volta @Bob66 ha scritto che un testo, per essere incisivo, deve parlare di morte. Anch'io ne sono convinta: in un modo o nell'altro deve averci a che fare. Qui hai scelto una modalità a mio avviso perfetta. I due muoiono come fossero animali, e non se ne fanno un problema: l'Uomo (inteso in senso generale), chissà perché, per il fatto di essere Uomo crede immagina e spera che con lui la Morte userà guanti di velluto e molti riguardi. Invece non è così, e il tuo brano lo evidenzia con intelligenza toccando inoltre con mano leggera un'angoscia su cui la mente si rifiuta di sostare: essere ancora vivi mentre qualcuno, con indifferenza, ti toglie la vita. Il tuo racconto ha un merito eccezionale: in questo strano tempo in cui pare sia vietato ammalarsi e morire, sussurra beffardo la "normalità" della morte.
Una bella lettura per la quale mi complimento e ti ringrazio, @Plata (e grazie anche ad @Alba359 per averla riproposta).
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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@Plata non avevo letto questo racconto sul WD e sono contenta che sia tornato in lettura qui. Mi associo a quanto detto da @Ippolita. Il testo offre una visone macabra della normalità della morte (pur cambiando paesaggi ed epoche ci sono ambienti in cui questa è una prassi). Piccolo Lupo lo descrivi appena, arriva come un'ombra nell'ultima inquadratura, ma si impone sul testo con tutta la potenza del suo gesto.
Quello che sorprende nel tuo racconto è che non viene menzionato il motivo che ha portato i personaggi a uccidere, ma il lettore non ha alcun bisogno di sapere il perchè, hai catalizzato la sua attenzione nei gesti, come andavano le cose è cosa risaputa. Tu hai solo tracciato qualche linea, ma hai ricomposto davanti ai nostri occhi uno scenario intero. Ho percepito ogni minima azione descritta, il dolore fisico, l'esplosione, la polvere, il caldo, l'arsura, la "riflessione" del primo uomo a terra, la riflessione del secondo soddisfatto nel momento di dare il colpo di grazia tanto da credere che, compiuto il gesto, non avrà altro da dare a questo mondo; riflessione che diventa premonizione della sua stessa morte.
P.s. dai commenti al racconto di Alba, ho letto che il personaggio che viene ucciso da Piccolo Lupo è famoso e non è questa la fine che ha fatto, ma io non lo conosco quindi non ho avvertito alcuna distrorsione degli eventi.
Per quanto lo stile si differenzi, ho apprezzato l'affondo nella storia fatto da @Alba359 nel suo Piccolo Lupo. Ci sono i riti, le danze, i colori della battaglia dipinti sul volto e tanto altro di questo popolo annientato da più di 60 anni di guerra. Il racconto di @Alba359 è sicuramente più "dolce" (forse perché di mano femminile?) mentre il tuo ha la crudezza tipica e ampiamente mostrata nei film di genere, banditi. sceriffi, diligenze e pellirossa.
Mi hai catapultata lì, senza se e senza ma. Ecco perché, quando mi dicono che nei racconti manca l'immersione, io dico che è solo questione di narrazione e non di lunghezza (d'altrone anche il breve testo di una canzone ci trasporta lontano, no?); il tuo racconto ne è un esempio perfetto.
Bavo, bravo, bravo.
Grazie per la bella lettura.

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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Bel racconto, anche se non ho ben capito se l'autore sia soltanto @Plata o se sia stato rivisitato e parzialmente riscritto da @Alba359. Mi associo ai commenti precedenti che mi sembrano esaustivi. Per completezza di informazione, lo sceriffo e giocatore di poker Wyatt Earp, se di lui si tratta, è un personaggio realmente esistito, protagonista della "sfida all'OK Corral" celebrata in film famosi e ucciso alle spalle mentre si trovava al tavolo da gioco. Senza nulla togliere alla altrettanto ingloriosa fine decisa dall'autore (o autori?) del racconto.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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Ciao @Cheguevara il racconto, come specifico nel titolo, è tutto di @Plata .
Io l'ho soltanto portato qui su CdM prendendolo dal WD.
Mi è servito per il contest Caronte e per pertecipare ho scritto il sequel di Piccolo Lupo.
Curiosità: sei il secondo che mi fa notare che lo sceriffo Wyatt non muore ucciso da un indiano. Però entrambi avete dato una versione diversa reguardo alla morte del famoso uomo di legge.
@Macleobond afferma che morí di infezione urinaria.
Quindi con quella che ha descritto Plata sono tre le possibili dipartite. Ammesso che l'autore di Piccolo Lupo si riferisse al suddetto personaggio.
Chissá se ne esistono altre?

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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Alba359 ha scritto: ven gen 29, 2021 6:36 pm Ciao @Cheguevara il racconto, come specifico nel titolo, è tutto di @Plata .
Io l'ho soltanto portato qui su CdM prendendolo dal WD.
Mi è servito per il contest Caronte e per pertecipare ho scritto il sequel di Piccolo Lupo.
Curiosità: sei il secondo che mi fa notare che lo sceriffo Wyatt non muore ucciso da un indiano. Però entrambi avete dato una versione diversa reguardo alla morte del famoso uomo di legge.
@Macleobond afferma che morí di infezione urinaria.
Quindi con quella che ha descritto Plata sono tre le possibili dipartite. Ammesso che l'autore di Piccolo Lupo si riferisse al suddetto personaggio.
Chissá se ne esistono altre?
Mi ero già accorto del mio errore e stavo per rettificare. Earp morì a ottant'anni per la detta infezione, a conclusione di una vita in cui aveva spaziato tra la legge e l'illegalità trafficando in vari Stati e vari generi, dal gioco d'azzardo, al pugilato, al cinema. L'uomo ucciso alle spalle mentre era al tavolo da gioco si chiamava Bill Hicock, detto Wild, che assieme agli Earp aveva partecipato alla famosa sparatoria dell'OK Corral. I miei attempati neuroni hanno confuso i nomi nella memoria.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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@Alba359 ho scelto di commentare questo di @Plata semplicemente perché la storia, nella dualità espressa, mi è più vicina. Nulla toglie al tuo racconto, commenterò anche quello in settimana!

Parto con le pulci e poi lascio qualche considerazione generale.
Un solitario filo d'erba gli solleticava il naso senza che lui se ne rendesse conto
Questo è un mancato dettaglio di verosimiglianza. In una situazione del genere, e proprio in virtù del fatto che la morte è qui rappresentata in maniera quasi disinteressata, ininfluente agli occhi del/i protagonista/i, tutto il racconto per me sta in quel filo d'erba che solletica il naso. Avresti potuto rendere bene la disperazione di un uomo che, in punto di morte, è immobile a terra ed è più innervosito da quel filo d'erba che solletica al naso che non dal fatto di star morendo. Lì c'è tutta la forza di resistenza di un corpo che cerca sollievo (nella morte).

Questo per il mio gusto personale. Per la verosimiglianza, è un dettaglio che mi è saltato agli occhi quindi te lo segnalo.
L'uomo aveva la faccia nella terra rossa e respirava polvere ... Le mani vicino la faccia sporca e smunta
Due frasi consecutive e un po' ridondanti sulla descrizione della faccia.
in procinto di afferrare qualcuno o qualcosa
Qualcuno o qualcosa?
La mente di Llewelyn era intenta a sondare ciò che viene dopo la morte, esercizio ignorato fin lì nonostante l'esistenza da uomo violento. In quel preciso momento parve essere vicino alla soluzione.

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La vita non è un romanzo in cui i vili possano saltare direttamente al finale per saziare la propria curiosità. Bisogna farsi carico dei propri fardelli, che poi è sono il vero significato della vita.

Cominciava ad avvertire il polmone collassare: l'aria entrata nella pleura grazie al proiettile sarebbe potuta essere espulsa conficcando una sottile cannula di metallo tra le costole, picchiandoci sopra con un martelletto. Operazione non complessa, ma nemmeno banale. Ee discretamente dolorosa.

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Lustri dopo, una sera lo zio di Llewelyn gli aveva raccontato che anche il del dottore che aveva operato il ragazzo, suo figlio, che poi era morto,. Eera ubriaco pure lui.
Lo zio gli aveva allora chiesto se secondo lui fosse stato il tizio che aveva sparato o il dottore che aveva cercato di accomodargli il polmone ad ammazzarlo, ma lui non aveva saputo rispondere. Lo stesso dottore era poi morto tempo dopo con un paio di proiettili nello stomaco, senza che mai si fosse scoperto per mano di chi; nessuno se ne era mai preoccupato e a Llewelyn era parso normale.
Ti ho segnato qui un po di ripetizioni, troppe, e qualche parolina in corsivo che mi sembra troppo ricercata, fuori dalla portata di un soggetto simile, e che mi ha spezzato la lettura.

Sarebbe superfluo continuare a ripetere le stesse cose: bene o male, sono gli unici "errori" che ho trovato, e alcuni non sono neanche propriamente errori ma più vizi di forma. Che però si ripetono un po' troppo.

In linea generale, invece, sono totalmente d'accordo con @Ippolita: la normalizzazione della morte e la dualità dei due protagonisti mi ha affascinato ed è un peccato, perché invece per me è un po' un'occasione mancata di poter rendere il racconto ancora più indigeribile, più crudo: con parole magari più semplici e dirette, ma instaurando quel rapporto di tensione, di tira e molla tra volontà e possibilità, che avrebbe fatto vibrare il racconto.

Alla prossima :rosa:

Re: Piccolo Lupo [Autore @Plata]

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Beh, bello! Taglierei giusto qualche frase e riguarderei un attimo il paragrafo in cui si narra la storia del dottore, perché un po' ingarbugliato.
Bisogna farsi carico dei propri fardelli, che poi è il vero significato della vita.
Toglierei "che poi è il vero significato della vita". Secondo me, volendo affermare un verità forte, toglie in realtà un po' di forza a tutta la frase. Quello del racconto è un mondo duro, aspro, acre. Se trovi un significato alla vita, per quanto pessimista, offri comunque un certo qual sollievo, il che, appunto, indebolisce l'intera frase.

Lustri dopo, una sera lo zio di Llewelyn gli aveva raccontato che anche il dottore che aveva operato il ragazzo, suo figlio, che poi era morto, era ubriaco pure lui. Lo zio gli aveva allora chiesto se secondo lui fosse stato il tizio che aveva sparato o il dottore che aveva cercato di accomodargli il polmone ad ammazzarlo, ma lui non aveva saputo rispondere.
Faccio un po' il pignolo, perdonami: leverei "una sera" e lascerei solo "Lustri dopo". Inoltre cambierei in "che pure il dottore che aveva operato il ragazzo, suo figlio, poi morto, era ubriaco".
lewelyn era ancora lucido, per sua sfortuna, e osservava lo spettacolo quasi in estasi. Nonostante la disidratazione i suoi occhi erano lucidi
ancora pignoleria scusami ma qui farei attenzione a questa ripetizione di "lucido".

In generale comunque bel racconto, con un conflitto netto e chiaro e soprattutto un bell'incipit.
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