Gatti e gabbiani nel cielo grigio

1
https://www.writersdream.org/forum/foru ... lo-grigio/
https://www.writersdream.org/forum/foru ... io/?page=2
Ringrazio @Bef per il suggerimento di specificare, all'inizio, che l'aumento è relativo all'affitto.

Quel maiale ci ha aumentato l'affitto. Seicento al mese, per questo cesso di camera.
«Chiama la sorella, dai, sentiamo se ne è al corrente» mi dici, «è con lei che abbiamo preso accordi» e aggiungi «però è scorretto, non ha ancora fatto aggiustare la caldaia, non ci facciamo una doccia come si deve da due mesi, non può aumentare l'affitto, avrai capito male. Non abbiamo i soldi, come facciamo? Ci toccherà andare a prendere il pacco viveri che danno ai poveracci.»
Piantala! Sempre questa lagna. Lagna! Non ti sopporto più, te e questa vita.
E tu mi fai «ho il pacemaker, non dimenticarlo, non trattarmi così, non me lo merito.»
Insulsi esseri, ecco cosa siamo, rottami. Costretti a vivere in una camera dentro un appartamento lurido, abitato da un trentenne mantenuto che passa la giornata a farsi le canne o a letto con quella zoccoletta minorenne. Ma a lui la caldaia funziona, disgraziato, lui la doccia se la fa, mica come noi che dobbiamo riscaldare l'acqua sul gas. Come ho fatto a ridurmi così.
«È stata la malattia di tuo padre! Quello è stato l'inizio. Tutto a rotoli, da quel momento.»
E che, sono il primo uomo sulla terra a cui muore il padre a sedici anni, il primo che ha cominciato a lavorare presto? Non ripetermi più questa cantilena, fammi il favore.
«Ma tua madre con l'esaurimento... i debiti!» Taci. Due falliti, questo siamo.
«Se tu non avessi avuto l'incidente, adesso avresti fatto carriera in quell'hotel» mi dici, e io so che qui hai ragione. Hai ragione.
Però non aizzarmi, io non voglio parlare, non voglio neppure nominare la bestia, altrimenti esce dalla stanza del tossico e gratta alla porta, la maledetta.
«Ma non era mica lo stesso gatto» dici perplessa, e io ti rispondo che non capisci niente come al solito, sei buona solo a piagnucolare. Alza quella testa! Falliti, sì, ma con la schiena dritta. Certo che non è lo stesso gatto, visto che l'incidente è accaduto vent'anni fa, e a settecento chilometri da questa periferia di merda. Penso forse che sia lo stesso gatto che quando ero bambino quasi ha strappato un occhio a mia sorella? No! Non lo penso, scema che sei. I gatti sono tutti uguali, tutti immondi allo stesso modo, oggi come ieri, quindi per me non fa differenza. È l'idea stessa di gatto che andrebbe estirpata dal mondo. Bestia fasulla, ipocrita. Se voglio accarezzare un pelo morbido mi compro uno di quei cosi di peluche, che almeno hanno lo sguardo buono. Non si può andare in cucina perché quel satana fa i suoi bisogni nella cassettina putrida, e sul terrazzo lecca il suo latte, e il pelo schifoso va dappertutto. Non aveva detto che il gatto se lo teneva a cuccia nella camera, quel buono a nulla sempre fumato? Devo avere l'angoscia di andare al bagno a pisciare?

«Ecco come mai hai tanta paura. Perché per poco tua sorella non rimaneva cieca. La tua è proprio una fobia» dici col tuo solito tono da bambolina malata, che mi fa ragionare sul fatto che io devo essere stato un mentecatto a sposarti. Allora non hai compreso. Quell'episodio non è stato la causa di quella che tu chiami fobia, godendo nel sentire la tua bocca piena di un parolone così difficile. Quando c'è un gatto di mezzo qualcosa va storto, sempre. Pensa a Mario, te lo ricordi? Ed è un solo esempio tra tanti. La bestia della figlia gli si è piazzata tra le ruote della bici e lui è caduto faccia a terra, sull'asfalto: due denti di meno, il naso rotto, e la paura che non passa più. Mi fanno vomitare, i gatti, da prima che nascessi. Potessi ammassarli tutti in una grande buca, e dargli fuoco da vivi.
«Ma quello del tuo incidente era nero? Forse l'automobile t'è piombata addosso perché chi guidava s'è visto passare davanti un gatto nero» continui a cianciare guardando i gabbiani fuori dalla finestra, nel cielo grigio.
Non ho più voglia di ascoltarti. Mi annoi, come tutto qui dentro; mi dai fastidio perché sei inutile, come questa stanza sporca, come la nostra vita.
Il direttore dell'hotel mi aveva detto: corri al tuo paese, fai tutti i documenti che servono e io ti assumo a tempo indeterminato. Quella era la svolta. Lì avrei fatto carriera, ma quel sudicio animale ha voluto attraversare la strada nel momento esatto in cui io passavo sul marciapiede per andarmi a comprare le sigarette.
«Peccato che ancora non ti conoscevo! Ti avrei fatto tanta compagnia, sarei stata con te tutti quei mesi che hai passato in ospedale» blateri ancora, e io capisco di essere solo al mondo. Vorrei non essere mai nato, o diventare in questo preciso momento quel granello di polvere scura poggiato sulla mensola.
«Eccolo che gratta alla porta. Ma tu stai calmo, me ne occupo io. Mettiti sotto il copriletto, se vuoi, così non lo vedi» mi dici a bassa voce, miserevole donna senza passato e senza futuro, chiusa con me in questa prigione. Piccola donna che mi sei accanto in questo spreco di giorni, catena opprimente di ore inzuppate di vuoto.
«Va via, micio, torna dal tuo padrone, qui è vietato entrare, lo sai. Anzi, tu non dovresti uscire da quella stanza. Com'è che fai il comodo tuo? Bruno, vuoi che vada a vedere che succede? Apro piano piano, mica lo faccio entrare, figurati» sussurri delicata, ma io sento che l'allegria è dovuta alla presenza dell'animale, non al fatto che vuoi proteggere me da lui. Ti fa tenerezza immaginare che carezzerai la sua testolina, e assapori il solletico che proverai al naso quando affonderai il viso nella sua peluria di panna. Siete tutti uguali. Ma non importa, vai, vai pure a vedere se è stato il drogato a mandare la bestia alla nostra porta.

«Bruno! Ci ho parlato, stasera è normale, non sta con gli occhi semichiusi come al solito. Dice che hai ragione, seicento euro con la caldaia rotta sono troppi, adesso che andiamo incontro al freddo dell'inverno. Diamine, ho esclamato, mica possiamo puzzare! Già la vita è tanto difficile. Mi ha guardata con simpatia, mentre la sua ragazza gli massaggiava un orecchio, e pare che abbia chiamato l'idraulico per la nostra caldaia, anzi, pare che la voglia proprio sostituire: ha detto che tanto paga suo padre. Chiede se ti dà fastidio il gatto. Che gli devo dire? Se viene a sapere che hai la fobia, pensi che quello ci butta fuori di casa?»
Quanto ti piace questa parola. Ti piace pronunciarla, così gli altri pensano che sai cosa significa e appari una personcina di cultura. In fondo, anche tu mi disprezzi: ai tuoi occhi di farfallina appaio un insensibile. Quel ragazzino, invece, me lo fa apposta, gli piace stuzzicarmi.
Ma sì, digli che non mi dà fastidio pensare che ha un gatto: basta che sia sempre molto lontano da me. Non ho nessuna intenzione di cercare un'altra stanza, sono stanco. Mi voglio fare una bella doccia calda, finalmente; spruzzarmi l'acqua sulla faccia, rimanere così per delle ore. Per tutto l'inverno, forse.
Vieni qui, ora, e abbracciami.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Gatti e gabbiani nel cielo grigio

2
Buongiorno @Ippolita :) sono andata a ripescare un racconto vecchietto tuo per pubblicarne uno nuovo mio, spero non ti dispiaccia.

Intanto, complimenti per il titolo che trovo immaginifico e fantasioso. Mi piace anche l'incipit, d'impatto e mi colpisce subito l'uso della seconda persona, raro, pericoloso e molto affascinante.
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 am«Chiama la sorella, dai, sentiamo se ne è al corrente» mi dici, «è con lei che abbiamo preso accordi» e aggiungi «però è scorretto, non ha ancora fatto aggiustare la caldaia, non ci facciamo una doccia come si deve da due mesi, non può aumentare l'affitto, avrai capito male. Non abbiamo i soldi, come facciamo? Ci toccherà andare a prendere il pacco viveri che danno ai poveracci.»
Metterei un punto dopo accordi e sceglierei se eliminare il "mi dici" o "e aggiungi" che frammentano troppo la lettura di questa lunga frase. Metterei un punto anche dopo affitto. Eliminerei la frase "Non abbiamo i soldi, come facciamo?" che mi suona un po' come una spiegazione a uso del lettore. È ovvio che la persona con cui parla questo personaggio, sa già che sono senza soldi senza bisogno che gli venga ripetuto. Secondo me se la togli il testo ci guadagna; il fatto che siano senza soldi e in difficoltà da questo aumento dell'affitto rimane evidente e si toglie un suggerimento dell'autore.

Il fatto che il protagonista, che non ho ancora ben chiaro se è donna o uomo, risponda ai dialoghi con pensieri, mi confonde un po'. Mi confonde il fatto che i suoi pensieri siano sia risposte al dialogo che considerazioni sue senza essere differenziate dal punto di vista grafico.
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amCostretti a vivere in una camera dentro un appartamento lurido
sostituirei dentro con un semplice in
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amCome ho fatto a ridurmi così.
metterei un punto interrogativo, come mai non l'hai messo? Vedo bene che è una scelta, ma non la capisco.
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amaccaduto vent'anni fa, e a settecento chilometri da questa periferia
toglierei sia la virgola che e
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amPenso forse che sia lo stesso gatto che quando ero bambino quasi ha strappato un occhio a mia sorella?
Metterei: Credi forse che io pensi che... orribile il doppio che e ti suggerirei di evitarlo, ma messa così sembra una domanda che il personaggio fa a se stesso, mentre dalla frase successiva si capisce che è una domanda, forse retorica, che fa alla compagna, o nella mente o a voce, questo non riesco a capirlo.
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amtutti immondi allo stesso modo,
eviterei l'eccesso di m e l'assonanza che riprendi anche nella frase successiva con mondo
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amdici col tuo solito tono da bambolina malata,
toglierei il possessivo che qui non aggiunge niente, appesantisce e basta
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amsul fatto che io devo essere stato un mentecatto a sposarti
toglierei io, si evince anche se lo ometti
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amfai tutti i documenti che servono e io ti assumo
via tutti, è ridondante qui e poco utile
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amQuel ragazzino, invece, me lo fa apposta, gli piace stuzzicarmi.
qui non ho capito cosa intendi: cosa fa a posta?
Ippolita ha scritto: mer gen 27, 2021 11:12 amdigli che non mi dà fastidio pensare che ha un gatto:
perché questo pensare? Il gatto è concreto, a lui dà o non dà fastidio che l'altro abbia un gatto, il fatto che il gatto c'è insomma, non il pensarlo.

Che angoscia, eh? È solo un piccolo spaccato di vita, ma rende bene l'idea della psicologia dei tuoi personaggi. L'ho trovato meno curato degli altri tuoi racconti, come se fosse mancata una rilettura, o come se fosse un qualcosa ancora in lavorazione. Il sentimento c'è tutto però.
https://www.edizioniel.com/prodotto/lan ... 866568070/
https://www.edizionipiuma.com/it/i-disobbedienti/
Linda e la montagna di fuoco

Re: Gatti e gabbiani nel cielo grigio

3
Kikki ha scritto: sono andata a ripescare un racconto vecchietto tuo per pubblicarne uno nuovo mio, spero non ti dispiaccia.
Anzi, mi fa piacere, e ti ringrazio per il bel commento puntuale. 
Kikki ha scritto: Mi confonde il fatto che i suoi pensieri siano sia risposte al dialogo che considerazioni sue senza essere differenziate dal punto di vista grafico.
Ho virgolettato la voce femminile e lasciato nuda quella maschile sia nel parlato sia nel pensiero per vedere fin dove mi potevo spingere senza provocare fraintendimenti e confusione. Mi confermi che mi sono spinta troppo oltre.

Kikki ha scritto: metterei un punto interrogativo, come mai non l'hai messo? Vedo bene che è una scelta, ma non la capisco.
Qui mi sembrava più adatto mostrare l'attenuazione del tono interrogativo della frase, per mettere in evidenza il dato di fatto e aggiungere una sfumatura di  sconsolata accettazione. 

Kikki ha scritto: qui non ho capito cosa intendi: cosa fa a posta?
Il racconto aveva come traccia l'ailurofobia: l'uomo è ossessionato dai gatti ed è convinto, a torto, che il ragazzo faccia scorrazzare la bestiola per infastidirlo.
Kikki ha scritto: perché questo pensare? Il gatto è concreto, a lui dà o non dà fastidio che l'altro abbia un gatto, il fatto che il gatto c'è insomma, non il pensarlo.
Anche qui ho immaginato che per chi soffre di aiulorofobia anche solo il pensare che ci sia un gatto nei pressi sia doloroso.
Kikki ha scritto: mer apr 07, 2021 7:54 am[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]L'ho trovato meno curato degli altri tuoi racconti, come se fosse mancata una rilettura[/font]
Molto probabile, Era, come tutti i miei, un racconto per il Mezzogiorno d'Inchiostro: anche se leggo sempre più volte, qui evidentemente non è stato sufficiente. Quando, poi, l'ho postato di nuovo, ho raddrizzato un paio di storture più evidenti e non il resto.
Ti ringrazio pertanto per i validi suggerimenti, molto utili, e la lettura attenta.
Un saluto caro, @Kikki!
 
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Gatti e gabbiani nel cielo grigio

6
Ciao @Ippolita, passo per farti un po’ di pulci :D 

Mi piace molto la scelta della seconda persona, è sempre intrigante. Credo però che sarebbe meglio inquadrare subito a chi si sta rivolgendo il narratore, così da non creare confusione: per buona parte del racconto sono rimasta in attesa di una qualche trappola, come la voce di lei frutto del senso di colpa di lui. 
A rendere ancora più forte questa sensazione è stato il carico di informazioni che hai inserito nei dialoghi: i personaggi si conoscono da tempo, vivono insieme, soluzioni come questa
Ippolita ha scritto: però è scorretto, non ha ancora fatto aggiustare la caldaia, non ci facciamo una doccia come si deve da due mesi, non può aumentare l'affitto, avrai capito male. Non abbiamo i soldi, come facciamo? Ci toccherà andare a prendere il pacco viveri che danno ai poveracci.»
mi sono suonate poco naturali in una conversazione normale, facendomi pensare a soluzioni fantasmatiche o psichiatriche. 

Anche questa frase
Ippolita ha scritto: Costretti a vivere in una camera dentro un appartamento lurido, abitato da un trentenne mantenuto che passa la giornata a farsi le canne o a letto con quella zoccoletta minorenne.
Chi abita non è solo il trentenne. I due (e qui ancora facevo fatica a convincermi che fossero in due) convivono, in subaffitto. Cambierei allora la frase:
“Costretti a vivere confinati in una stanza d’appartamento lurido, condiviso con il padrone trentenne mantenuto etc” (o una cosa del genere, giusto per risolvere il corto circuito del lettore). 

Non è chiarissima anche la scansione tra quello il narratore dice e pensa, ma non mi è pesata particolarmente, sembrava voluta.

Credo tu sia riuscita a ricreare un senso di ammassamento: sensazioni marcescenti in stanza piccola, sgradevoli ma da osservare con attenzione, come una macchia di muffa dove riconosci la forma di qualcosa... che sia di un gatto? 

(Con questo non voglio dire che il racconto sia una macchia di muffa, eh, meglio chiarirlo  :facepalm: )

Sbroglierei l’inizio, dando più definitezza all’altra voce, al “tu”,  e cercherei di diluire le informazioni sul passato mettendone il meno possibile in bocca alla moglie. A parte questo, interessante; piaciuto!

Alla prossima!  
Rispondi

Torna a “Racconti”