Prima della neve

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Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.

"Stai sempre sul marciapiede, quando sei al semaforo fermati, anche se c'è il via libera tu guarda lo stesso la strada" - le ultime raccomandazioni della mamma di Pietro in quella mattina dal sole pallido, nessuna rondine in cielo, solo qualche soffio di vento di tramontana mostrava un po' di vita in una giornata che pareva immobile. Cappello, sciarpa e zaino in spalla, Pietro si avvia per la prima volta verso la scuola della sua piccola cittadina senza esser tenuto per mano da nessuno, senza un occhio che guardi per lui, senza una voce che gli dica cosa fare. Un gradino alla volta freme di guadagnar la libertà, un primo passo verso la paura che a quell'età non si prova per la curiosità di fare ciò che fanno i grandi. Pietro esce dal palazzo di quattro piani, il grande portone di legno si chiude alle sue spalle; come un uccellino che esce per la prima volta dal suo nido, fa un saltello per scendere dall'ultimo gradone che porta al marciapiede. Sotto i piedi di Pietro mattonelle grigio scuro che squadrano la città frammentata a lingue d'asfalto, sopra la testa di Pietro il cielo bianco, davanti a Pietro il suo giorno da pioniere. Le labbra di Pietro disegnano un sorriso, le sopracciglia un'espressione di curiosità sul suo faccino ancora da bambino. Il passo è sicuro, le gambe dentro dei pantaloni verdi come un grillo avanzano a buon ritmo. Alla sua destra il negozio di fiori della signora Maria gli da un buongiorno pieno di colori, più avanti il profumo di ciambelle e di cornetti caldi dal forno di Don Mimmo riempie il suo naso da fragranza. Il poco timore iniziale si trasforma in una valanga di emozioni interminabili, Pietro è all'ultima volata, come un ciclista che si stacca dal gruppo e va via da solo a tagliare il traguardo della vittoria, eccolo! è lì! sta arrivando! Pietro si ferma, sotto i suoi piedi le scale della rampa, davanti a lui la scuola, sopra la sua testa il cielo bianco. Il mondo si ferma, arriva la magia: dei fiocchi di neve iniziano a coprire il tetto della scuola, dolcemente ricoprono le strade di quella città di mare. La neve lentamente ricopre ogni cosa.

Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielonbianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.

-Possiamo cambiare! ci possiamo riprovare!-
mmhhh.. lascia perdere, siamo troppo diversi.
-ma Elisa, io ti amo... ti prego diamoci un'altra possibilità!
-ti ho detto di lasciare perdere, basta, lasciami in pace!!!
-per favore, ti prego... non mi lasciare!
L'amaro in bocca e il vuoto attorno, Filippo dagli occhi gonfi di lacrime riattacca desolato la cornetta del telefono. E' la prima volta che si sente solo, da solo senza Elisa, la sua ormai storica fidanzata. Storica perché già dalle scuole elementari si tenevano per mano, già alle gite dell'oratorio nel pullman si sedevano insieme, poi il loro primo bacio, la prima cotta. Quella notte fu la più solitaria per Filippo. Vagò per le strade di Sorgona, piangendo, guardando il mare. Un grande senso d'angoscia, anche una grande paura, nella prima volta in cui si ritrovò da solo a guardare le stelle, da solo a scrutare l'orizzonte e a pensare di doverlo raggiungere senza Elisa. Filippo continua a vagare per le vie di Sorgona, dalla spiaggia al porto, risale verso la piazza vicino alla chiesa, dietro le nuvole risale anche il sole, in una mattinata fredda, senza vento e con il cielo bianco. Il sole ormai è sorto da un pezzo, Filippo ha camminato tutta la notte, prosegue oltre la piazza, incrocia l'insegna del negozio “Maria Floreale”. . E' lì che aveva comprato il mazzo di fiori la prima volta che uscì insieme a Elisa, viso immobile, mani in tasca, una lacrima scende sul viso di Filippo, forse sarà l'ultima. Dal cielo, iniziano a scendere fiocchi di neve. C'è la neve che scende, c'è Filippo che guarda immobile il negozio di fiori, c'è una lacrima che scorre su una guancia, mentre la neve ricopre ogni cosa.

Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.

Chhqqq... un gorgoglio di bolle. Risalendo l'acqua attraversa i granelli di caffè. Il profumo invade la casa della signora Maria. Come ogni mattina: una zolletta di zucchero, una mescolata colcucchiaino e poi tanti piccoli sorsi per assaporarne bene l'aroma. Un freddo gelido passa per glispifferi della finestra. La signora Maria indossa il suo solito cappottone viola e poi giù per le scale.Qualche folata di vento le provoca un pizzicorio alla gola, con garbo ed eleganza la simpatica vecchietta percorre la strada che da casa la porta al suo negozio di fiori. Il negozio in cui ha iniziatoa lavorare fin da ragazza, è stato il suo primo ed unico lavoro, da domani sarà anche l'ultimo, si da domani, perché da domani chiuderà il negozio. Ancora ricorda quando ci entrò per la prima volta. Quando prese in affitto il locale guardando le pareti già immaginava come avrebbe posizionato gli espositori: lì avrebbe messo la cassa col bancone, finalmente avrebbe anche utilizzato quel lampadario che le piaceva tanto, la videro ballare la prima volta che entrò nel suo negozio, ballare sulle note della musica della sua fantasia. Quella mattina però, sarebbe stata l'ultima volta, l'ultima volta che avrebbe girato la chiave nella serratura, l'ultima volta che avrebbe posato il suo cappottone viola sull'appendiabiti arancione dietro la porta, l'ultima volta che avrebbe annaffiato i suoi fiori. La signora Maria si sistema dietro al bancone e questa sarà la sua prima ultima volta, il suo primo addio a un pezzo della sua vita. A fine giornata sarà la prima volta che quel bancone si ricoprirà di polvere, perché la polvere non si sa da dove viene, la polvere forse cade dal cielo, come la neve che in strada, fuori dal negozio sta coprendo ogni cosa.

Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima... c'è un bimbo che esce dal nido, un ragazzo che vaga, una signora che balla e c'è la neve che ricopre ogni cosa.
Si guadagna da vivere come collaboratore clinico degli aggiustaossa, scrittore per una naturale propensione a inventare storie assolutamente vere.

www.piovasco.weebly.com

Re: Prima della neve

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Bravissimo @Piovasco, o forse dovrei dire Nevasco, visto l'argomento. Mi è piaciuto veramente tutto di questo testo, un racconto fatto di tanti racconti uniti da un evento inaspettato e raro.
Mi è piaciuto così tanto che ti segnalo qualche refuso da correggere: tutto dev'essere perfetto e immacolato sotto la neve che scende.

Come ogni mattina: una zolletta di zucchero, una mescolata colcucchiaino e poi tanti piccoli sorsi per assaporarne bene l'aroma. Un freddo gelido passa per glispifferi della finestra. La signora Maria indossa il suo solito cappottone viola e poi giù per le scale.Qualche folata di vento le provoca un pizzicorio alla gola, con garbo ed eleganza la simpatica vecchietta percorre la strada che da casa la porta al suo negozio di fiori. Il negozio in cui ha iniziatoa lavorare fin da ragazza, è stato il suo primo ed unico lavoro, da domani sarà anche l'ultimo, si da domani, perché da domani chiuderà il negozio.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: Prima della neve

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Ciao, @Piovasco ... Possibile che ti leggo per la prima volta? Se è così, cosa mi sono perso!
Il racconto mi ha entusiasmato per originalità e costruzione. Un racconto impressionista, direi, in cui ci accompagni per varie scene. il bambino e la signora che chiude il negozio me li hai fatti proprio vedere: ho immaginato strade, scuole, vestiti... (col fidanzato mollato meno... sincero :-P). Avrei potuto uccidere per quella frase ripetuta sempre uguale... invece nel tuo racconto funziona perfettamente da cornice.
Possibile davvero che ti leggo per la prima volta? Non mi suona nuovo come nome utente wd... magari sono io che non ti avevo mai intercettato fin ora... bah...
comunque strapiaciuto. E questo, ai fini del contest Caronte, è un male, perché l'aspettativa sul nuovo brano è alta
Scrittore maledetto due volte

Re: Prima della neve

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Ciao, @Piovasco, per cominciare mi complimento per l'originalità della struttura del racconto. Tanti "frammenti" di storie, e di vite, che si dipanano in un sol giorno, il giorno più importante per la città di Sorgona: quello in cui nevicò per la prima volta. Mi piace l'idea. La lettura è scorrevole e mi predispone, di racconto in racconto, alla curiosità. E questo è sempre positivo, per chi scrive e anche per chi legge. Ti suggerirò soltanto alcuni spunti. E soprattutto, un uso diverso della punteggiatura, che, in alcuni passaggi, incide sul ritmo della narrazione per lo più, ma saranno spunti dettati da un gusto personale che vorrei condividere con te.
Allora, vado!
Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm
"Stai sempre sul marciapiede, quando sei al semaforo fermati, anche se c'è il via libera tu guarda lo stesso la strada" - le ultime raccomandazioni della mamma di Pietro in quella mattina dal sole pallido, nessuna rondine in cielo, solo qualche soffio di vento di tramontana mostrava un po' di vita in una giornata che pareva immobile.
Qui non capisco se Pietro sta già ricordando le raccomandazioni della madre, o se volevi fosse una frase da dialogo diretto, ma, dato che l'hai inserita fra le virgolette alte, immagino fosse un ricordo, sebbene recentissimo. Allora, ti suggerisco di usare il corsivo. E già che ci sono, provo a formulare il periodo modificando la punteggiatura.

"Stai sempre sul marciapiede! Quando sei al semaforo, fermati, anche se c'è il via libera tu guarda lo stesso la strada!" Queste, le ultime raccomandazioni della mamma di Pietro. Quella mattina dal sole pallido, nessuna rondine in cielo; solo qualche sbuffo di tramontana a movimentare una giornata che pareva immobile.
Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm
Cappello, sciarpa e zaino in spalla, Pietro si avvia per la prima volta verso la scuola della sua piccola cittadina senza esser tenuto per mano da nessuno,
senza che qualcuno lo tenga per mano, senza un occhio che guardi per lui...
Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm un primo passo verso la paura che a quell'età non si prova per la curiosità di fare ciò che fanno i grandi. Pietro esce dal palazzo di quattro piani, il grande portone di legno si chiude alle sue spalle; come un uccellino che esce per la prima volta dal suo nido, fa un saltello per scendere dall'ultimo gradone che porta al marciapiede.
un primo passo verso la paura, che, a quest'età, è curiosità di fare ciò che fanno i grandi. Pietro esce dal palazzo di quattro piani; (qui ho messo il punto e virgola per fare una pausa più lunga) il portone, che a lui appare gigante, (portone grande non funziona. Se è un portone, è già grande. Ma se l'idea che volevi esprimere è che per Pietro è tutto grande perché lui è ancora piccino, meglio magari specificarlo) si chiude alle sue spalle. Come l'uccellino vola per la prima volta lontano dal suo nido, Pietro fa un saltello...


Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm Sotto i piedi di Pietro mattonelle grigio scuro che squadrano la città frammentata a lingue d'asfalto, sopra la testa di Pietro il cielo bianco, davanti a Pietro il suo giorno da pioniere. Le labbra di Pietro disegnano un sorriso, le sopracciglia un'espressione di curiosità sul suo faccino ancora da bambino. Il passo è sicuro, le gambe dentro dei pantaloni verdi come un grillo avanzano a buon ritmo. Alla sua destra il negozio di fiori della signora Maria gli da un buongiorno pieno di colori, più avanti il profumo di ciambelle e di cornetti caldi dal forno di Don Mimmo riempie il suo naso da fragranza. Il poco timore iniziale si trasforma in una valanga di emozioni interminabili, Pietro è all'ultima volata, come un ciclista che si stacca dal gruppo e va via da solo a tagliare il traguardo della vittoria, eccolo! è lì! sta arrivando! Pietro si ferma, sotto i suoi piedi le scale della rampa, davanti a lui la scuola, sopra la sua testa il cielo bianco. Il mondo si ferma, arriva la magia: dei fiocchi di neve iniziano a coprire il tetto della scuola, dolcemente ricoprono le strade di quella città di mare. La neve lentamente ricopre ogni cosa.
Sotto ai piedi di Pietro, mattonelle grigio scuro squadrano la città frammentata a lingue d'asfalto; sulla sua testa, il cielo bianco; davanti a sé, il suo giorno da pioniere.
Eliminerei il dettaglio dei pantaloni verdi, se non è indispensabile alla narrazione, ma se lo è, perché vuoi evocare un grillo, che è verde, allora io scriverei così: le gambette, vestite di un pantalone verde, procedono a buon ritmo che quasi sembra zampettare come un grillo.
Alla sua destra, il negozio della signora Maria gli offre un buongiorno pieno di colori. Più avanti, il profumo di ciambelle e cornetti caldi proveniente dal forno di Don Mimmo, invade il suo naso.
"il poco timore" è un'espressione che mi convince poco. Metterei così: L'iniziale accenno di timore si trasforma in una valanga di emozioni....
eccolo! È lì, sta arrivando!
Pietro si ferma. (Qui ho messo punto, non virgola, per provocare una pausa molto più lunga perché precederà la meraviglia che sta per accadere.) Sotto ai piedi, la rampa di scale, sulle testa, il cielo bianco. Il mondo si ferma; arriva la magia: (qui stessa cosa, ho messo un punto e virgola per segnare una pausa maggiore rispetto alla virgola.

Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm -Possiamo cambiare! ci possiamo riprovare!-
mmhhh.. lascia perdere, siamo troppo diversi.
-ma Elisa, io ti amo... ti prego diamoci un'altra possibilità!
-ti ho detto di lasciare perdere, basta, lasciami in pace!!!
-per favore, ti prego... non mi lasciare!
Userei le caporali per il dialogo diretto, ma è una questione di puro gusto estetico.
Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm L'amaro in bocca e il vuoto attorno, Filippo dagli occhi gonfi di lacrime riattacca desolato la cornetta del telefono. E' la prima volta che si sente solo, da solo senza Elisa, la sua ormai storica fidanzata. Storica perché già dalle scuole elementari si tenevano per mano, già alle gite dell'oratorio nel pullman si sedevano insieme, poi il loro primo bacio, la prima cotta. Quella notte fu la più solitaria per Filippo. Vagò per le strade di Sorgona, piangendo, guardando il mare. Un grande senso d'angoscia, anche una grande paura, nella prima volta in cui si ritrovò da solo a guardare le stelle, da solo a scrutare l'orizzonte e a pensare di doverlo raggiungere senza Elisa. Filippo continua a vagare per le vie di Sorgona, dalla spiaggia al porto, risale verso la piazza vicino alla chiesa, dietro le nuvole risale anche il sole, in una mattinata fredda, senza vento e con il cielo bianco. Il sole ormai è sorto da un pezzo, Filippo ha camminato tutta la notte, prosegue oltre la piazza, incrocia l'insegna del negozio “Maria Floreale”. . E' lì che aveva comprato il mazzo di fiori la prima volta che uscì insieme a Elisa, viso immobile, mani in tasca, una lacrima scende sul viso di Filippo, forse sarà l'ultima. Dal cielo, iniziano a scendere fiocchi di neve. C'è la neve che scende, c'è Filippo che guarda immobile il negozio di fiori, c'è una lacrima che scorre su una guancia, mentre la neve ricopre ogni cosa.
In questo brano provo a giocare con la punteggiatura. Vedi se suona diverso, quando lo leggerai a voce alta. È un "trucchetto" che ho appreso sul WD e ora per me è imprescindibile, per testate l'efficacia del ritmo, e soprattutto, del fiato! Se non fatichi, funziona. ;)
L'amaro in bocca e il vuoto attorno. Filippo, con gli occhi gonfi di lacrime, riattacca, desolato. È la prima volta che si sente solo, senza Elisa. La sua ormai ex storica fidanzata. Storica perché sin dalle scuole elementari si tenevano per mano; alle gite dell'orario, sul pullman, si sedevano vicini. Poi, il loro primo bacio, la prima cotta... Un grande senso d'angoscia, anche una grande paura, la prima volta che si trovò solo, a guardare le stelle, a scrutare l'orizzonte e a pensare di doverlo raggiungere senza Elisa. Filippo continua a vagare per le vie di Sorgona. Dal porto, attraversa la sabbia e risale verso la piazza vicino alla chiesa. Dalle nuvole risale anche il sole. La mattina è fredda, senza vento, col cielo bianco [...] incrocia l'insegna del negozio: "Maria Floreale". È qui (lui il negozio immagino lo veda da vicino, a pochi passi da lui, quindi userei "qui") che aveva comprato [...] Viso immobile, mani in tasca. Una lacrima sul suo viso. Forse sarà l'ultima. Dal cielo iniziano a scendere fiocchi di neve. La neve scende. Filippo guarda, immobile, il negozio di fiori. Una lacrima scorre sulla guancia. E la neve ricopre ogni cosa.
Piovasco ha scritto: dom gen 24, 2021 6:59 pm Chhqqq... un gorgoglio di bolle. Risalendo l'acqua attraversa i granelli di caffè. Il profumo invade la casa della signora Maria. Come ogni mattina: una zolletta di zucchero, una mescolata colcucchiaino e poi tanti piccoli sorsi per assaporarne bene l'aroma. Un freddo gelido passa per glispifferi della finestra. La signora Maria indossa il suo solito cappottone viola e poi giù per le scale.Qualche folata di vento le provoca un pizzicorio alla gola, con garbo ed eleganza la simpatica vecchietta percorre la strada che da casa la porta al suo negozio di fiori. Il negozio in cui ha iniziatoa lavorare fin da ragazza, è stato il suo primo ed unico lavoro, da domani sarà anche l'ultimo, si da domani, perché da domani chiuderà il negozio. Ancora ricorda quando ci entrò per la prima volta. Quando prese in affitto il locale guardando le pareti già immaginava come avrebbe posizionato gli espositori: lì avrebbe messo la cassa col bancone, finalmente avrebbe anche utilizzato quel lampadario che le piaceva tanto, la videro ballare la prima volta che entrò nel suo negozio, ballare sulle note della musica della sua fantasia. Quella mattina però, sarebbe stata l'ultima volta, l'ultima volta che avrebbe girato la chiave nella serratura, l'ultima volta che avrebbe posato il suo cappottone viola sull'appendiabiti arancione dietro la porta, l'ultima volta che avrebbe annaffiato i suoi fiori. La signora Maria si sistema dietro al bancone e questa sarà la sua prima ultima volta, il suo primo addio a un pezzo della sua vita. A fine giornata sarà la prima volta che quel bancone si ricoprirà di polvere, perché la polvere non si sa da dove viene, la polvere forse cade dal cielo, come la neve che in strada, fuori dal negozio sta coprendo ogni cosa.

Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima... c'è un bimbo che esce dal nido, un ragazzo che vaga, una signora che balla e c'è la neve che ricopre ogni cosa.
Anche in questo ultimo brano provo a fare la stessa cosa:
Chhqqq... Risalendo, l'acqua [...] col cucchiaino, e poi [...] Gli spifferi [...] il suo solito cappottone viola e poi, giù per scale. [...] iniziato a lavorare sin da ragazza. È stato il suo primo e unico lavoro. Domani sarà anche l'ultimo. (Ecco, qui preferisco un ritmo più netto, categorico.) Sì, da domani. Perché domani chiuderà il negozio. [...] Quando prese in affitto il locale, osservando le pareti, già immaginava [...] quel lampadario che le piaceva tanto. La videro ballare quando entrò la prima volta nel suo negozio; ballare [...] Quella mattina però sarebbe stata l'ultima volta. L'ultima volta che avrebbe girato la chiave nella serratura, che avrebbe appeso il suo cappottone viola alla stampella arancione, dietro la porta, l'ultima volta che avrebbe innaffiato i suoi fiori. [...] che in strada, fuori dal negozio, sta coprendo ogni cosa.

[...] un ragazzo che vaga, una signora che balla, e c'è la neve che ricopre ogni cosa. (Io qui, nonostante la congiunzione "e", ho inserito la virgola. A me piace, risulta più incisiva la pausa. E non è sempre vero che la e sostituisce la virgola, o meglio, forse ci si può concedere di giocarci con le pause, anche se escono dallo schema. Perché ciò che avvantaggia il ritmo emoziona la lettura.

Spero di rileggerti presto! <3
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